Ogni contenuto che si presenta alla coscienza è un prodotto della differenziazione derivato da altri contenuti che da un punto di vista psicologico sono più antichi. Tale contenuto viene adattato al presente e riceve un'immediata coloritura specifica che gli fa assumere il carattere di relazione con l'io. Ne consegue che in noi esiste una tendenza alla differenziazione. Se noi vogliamo rendere comprensibile, cioè accessibile anche ad altri questo specifico contenuto che è accessibile solo a noi stessi, dobbiamo operare una differenziazione all'inverso: spogliamo il contenuto di ciò che è specificatamente personale e lo esprimiamo nella forma universalmente valida per la specie, cioè nella forma simbolica. In tal modo seguiamo in noi la seconda tendenza che sta in opposizione alla prima, cioè la tendenza all'assimilazione o dissoluzione. L'assimilazione fa sì che da un'unità che vale per "l'Io" venga costruita un'unità che vale per "il Noi". la dissoluzione e assimilazione di un esperienza personale nella forma di un'opera d'arte, di un sogno o di un simbolismo patologico trasforma la prima in una esperienza della specie e fa dell'Io un Noi. Il manifestarsi del piacere o del dispiacere è collegato rispettivamente alla produzione e alla scomparsa della relazione con l'Io. Se l'esperienza personale si è già trasformata in un'esperienza della specie noi di fronte ad essa ci comportiamo come spettatori che possono partecipare affettivamente solo se riescono ad immedesimarsi in essa. Questi spettatori sono i malati di demenza precoce e anche noi stessi quando sogniamo. All'istinto di conservazione corrisponde in noi la tendenza alla differenziazione e la forza d'inerzia di una particella dell'Io che si è cristallizzata separatamente oppure di tutta la personalità dell'Io. L'istinto di conservazione della specie è un istinto alla riproduzione e anche dal punto di vista psichico si manifesta nella tendenza alla dissoluzione e all'assimilazione (trasformazione dell'Io in un Noi) con la successiva nuova differenziazione dalla "materia originaria". "Dove regna l'amore muore l'Io, il truce despota". Nell'amore la dissoluzione dell'Io nell'amato è contemporaneamente la più forte affermazione di sè, è una nuova vita dell'Io nella persona dell'amato. Se nell'amore non c'è la rappresentazione di una trasformazione dell'individuo psichico o fisico sotto l'influsso di un potere estraneo, come nell'atto sessuale, è allora una rappresentazione di annientamento e di morte. L'istinto di conservazione è un istinto semplice che consiste solo in un elemento positivo, l'istinto di conservazione della specie invece, che deve dissolvere ciò che è vecchio affinchè il nuovo possa nascere, consiste in una componente positiva e in una negativa, l'istinto di conservazione della specie è per sua natura ambivalente; perciò la stimolazione della componente positiva evoca anche quella negativa e viceversa. L'istinto di autoconservazione è un istinto "statico" in quanto deve proteggere l'individuo già esistente contro influenze estranee, l'istinto di conservazione della specie è un istinto "dinamico" che tende alla trasformazione, alla "risurrezione" dell'individuo in una nuova forma. Nessuna trasformazione può verificarsi senza l'annientamento dello stato precedente. |