Forse l'affermazione che, dal punto di vista psichico, noi non sperimentiamo niente nel presente potrà suonare paradossale, tuttavia essa é esatta. Un avvenimento ha per noi una connotazione affettiva solo se riesce a suscitare in noi dei contenuti a connotazione affettiva precedentemente sperimentati che stanno nascosti nell'inconscio. Ciò é riscontrabile assai chiaramente in questo esempio: una ragazza legge con grande piacere storie di streghe; si scopre che da bambina essa imitava spesso il personaggio della strega e dall'analisi risulta che nella fantasia della ragazza la strega rappresenta la madre con cui essa si identifica. Quindi per la ragazza le storie di streghe sono semplicemente delle metafore che rappresentano il luogo di storia della vita in cui si colloca l'oggetto desiderato che si trova già realizzato nella madre, e su tali metafore si sposta semplicemente l'affettività. Senza questa esperienza materna le storie di streghe non avrebbero alcuna connotazione affettiva. In tal senso "tutto ciò che trapassa" é solo una metafora di qualche avvenimento originario che si sta cercando degli avvenimenti analoghi nel presente; in tal senso noi non sperimentiamo niente nel presente, per quanto proiettiamo l'affettività sull'immagine presente. Nel mio esempio l'immagine attuale delle streghe é cosciente, e nell'inconscio avviene l'assimilazione con il passato (esperienza delle streghe -esperienza della madre) da cui il presente si differenzia. Ogni contenuto cosciente di pensiero o rappresentazione viene accompagnato dallo stesso contenuto inconscio che traduce i risultati del pensiero cosciente nel linguaggio specifico dell'inconscio e tale sviluppo parallelo del pensiero può essere riconosciuto più facilmente nello stato di stanchezza descritto dal Silberer. Due esempi di Silberer ce lo chiariscono: Esempio 1) "Penso di voler aggiustare un punto scabroso". Simbolo: "Mi vedo mentre sto piallando un pezzo di legno". Esempio 2) " Io penso alla penetrazione dello spirito umano nel difficile e oscuro ambito del problema della madre" ( Faust, seconda parte). Simbolo: "Sto su una spiaggia pietrosa e solitaria che si spinge molto avanti in un mare oscuro. All'orizzonte l'acqua del mare si confonde con l'aria scura e misteriosa che ha anch'essa una tonalità profonda". Interpretazione: L'esser posto avanti nel mare oscuro corrisponde al penetrare nell'oscuro problema. Il confondersi dell'aria nell'acqua, la scomparsa del sopra e del sotto potrebbe simbolizzare che nelle madri ( come dice Mefistofele) tutti i tempi e i luoghi si confondono tra loro, e non vi sono più limiti fra il sopra e il sotto e perciò Mefistofele può dire a Faust che é prontoper il viaggio: " Dunque sprofonda e potrei! E potrei anche dire sali!". Gli esempi sono assai indicativi: essi dimostrano come il corso dei pensieri adattato al presente venga nell'inconscio assimilato alle "esperienze" accumulate in parecchie generazioni. L'espressione "luogo scabroso" nel lavoro ( esempio 1) viene tratto come metafora da un'altro contenuto rappresentativo, quello del piallare il legno. Nella coscienza, l'espressione é adattata al senso del presente e viene perciò differenziata in rapporto alla sua origine. Contrariamente l'inconscio attribuisce di nuovo alle parole il significato originario del luogo scabroso che si incontra nel piallare il legno; in tal modo trasforma l'azione attuale dell'aggiustare il lavoro nell'azione spesso ricorrente del piallare il legno. Anche il secondo esempio é interessante perché, come nei popoli antichi, anche in esso il mare viene rappresentato come madre ( l'acqua materna creatrice da cui sono nati tutti gli esseri viventi). Il madre ("la madre") in cui si penetra é l'oscuro problema, la condizione senza tempo né luogo né opposti (sopra e sotto) perché é ancora qualcosa d'indifferenziato, che non crea niente di nuovo e perciò é qualcosa di eterno. L'immagine del mare (madre) é anche allo stesso tempo l'immagine della profondità dell'inconscio che vive contemporaneamente nel presente nel passato e nel futuro, cioè fuori del tempo, e per cui tutti i luoghi si confondono (nel luogo originario) e per cui gli opposti hanno lo stesso significato. Ed é proprio in questa madre originaria (l'inconscio) che ogni rappresentazione da essa differenziata aspira ad essere dissolta, cioè vuole trasformarsi nello stato indifferenziato. Se per esempio la paziente da me analizzata dice:"La terra fu forata" invece di dire "io fui fecondata" la terra é la madre originaria nella rappresentazione conscia o inconscia di qualsiasi popolo. La madre-paziente da essa differenziata si trasforma in questa madre originaria. Non a caso alcuni filosofi greci come ad esempio Anassagora hanno cercato l'origine della sofferenza universale nella differenziazione dell'essere dai suoi elementi originari. Questa sofferenza consiste proprio nel fatto che ogni particella del nostro essere aspira a ritrasformarsi nella propria origine da cui poi nasce il nuovo divenire. Freud ricollega i nostri istinti amorosi adulti, siano essi diretti o sublimati, all'età infantile in cui abbiamo provato le prime sensazioni di piacere nel rapporto con le persone che ci accudivano. Noi cerchiamo di rivivere sempre di nuovo tali sensazioni piacevoli e anche se la coscienza ha elaborato a lungo una normale meta sessuale l'inconscio si occupa d'immagini che nella prima infanzia avevano per noi una caratteristica piacevole. I critici di Freud si oppongono più che altro alla sessualizzazione di innocenti sensazioni piacevoli dei bambini. Chi ha fatto l'analisi non avrà alcun dubbio che le zone erogene dell'innocente bambino nell'adulto si trasformano, consciamente o inconsciamente, in fonti di appagamento sessuale. Può dipendere dalla costituzione dell'individuo il dar la preferenza all'una o all'altra zona, ma in ogni caso, nei nevrotici constatiamo in modo particolarmente chiaro che la zona che nell'infanzia aveva una connotazione piacevole diviene la fonte di eccitazione sessuale rivolta verso le persone che accudiscono il bambino, con un corrispondente simbolismo inconscio. Questo ci autorizza ad affermare insieme a Freud che nelle fonti di piacere dell'infanzia noi troviamo le origini del piacere sessuale dell'adulto. Nelle discussioni sul ruolo della sessualità mi é stato fatto notare che, con un pò di buona volontà, si potrebbe dedurre tutto altrettanto legittimamente dall'istinto nutritivo. A questo punto vorrei citare le idee di uno studioso francese che deduce tutta la vita psichica dall'istinto nutritivo. Egli pensa cioè che la madre ami il bambino perchè egli succhiando allegeriisce le sue ghiandole mammarie, che si ami una donna o un uomo perchè durante il coito le secrezioni che infastidiscono l'organismo vengono estromesse divenendo così innocue. La sensazione piacevole viene così trasferita sull'oggetto che procura il sollievo. Queste obiezioni non sono affatto in contrasto con gli insegnamenti di Freud: Freud non si occupa di definire che cosa sia la sensazione piacevole e come nasca. Egli inizia dallo stadio in cui la sensazione piacevole è già presente, e a questo punto dobbiamo effettivamente constatare che le sensazioni piacevoli dell'infanzia sono stadi preliminari delle future sensazioni sessuali piacevoli. E' proprio come quando riceviamo con piacere la mano benefica dell'infermiera che soddisfa in noi il bisogno di nutrimento. Il rapporto tra l'istinto nutritivo e, rispettivamente l'istinto di auto-conservazione con l'istinto di conservazione della specie (e quindi anche con l'istinto sessuale) è indubbiamente assai ristretto. E' stato constatato nell'esperienza che nell'eccitazione sessuale a volte il mangiare può sostituire il coito. In questo ambito agiscono due fattori: da una parte il piacere nel processo del mangiare e dall'altra l'appetito che, in seguito alla generale eccitazione, spesso aumenta. E' stato constatato anche l'inverso: senza dubbio il desiderio di nutrimento non può essere del tutto sostituito col coito, ma spesso troviamo questo prepotente istinto sessuale proprio in individui dalla costituzione fisica indebolita. Per quanto riguarda la nostra ricerca sulla causa movens del nostro Io conscio e inconscio, ritengo che Freud abbia ragione quando ipotizza che la tendenza al raggiungimento del piacere e l'eliminazione del dolore sia il fondamento di tutte le produzioni psichiche. Il piacere si ricollega con le sue origini infantili. Ora però si presenta il problema se tutta la nostra vita psichica consista o meno in questa vita dell'Io. Non vi sono in noi forse, delle forze istintuali che, indifferenti al benessere o al malessere dell'Io mettono in movimento la nostra vita psichica? I ben noti istinti fondamentali, cioè quello di auto-conservazione e di conservazione della specie hanno per l'intera vita psichica lo stesso significato che per la vita dell'io, cioè la fonte del piacere e del dolore? Sono decisamente convinta che la psiche dell'Io, anche quella inconscia, sia guidata da impulsi che stanno ad un livello ancora più profondo e non si curano affatto delle nostre relazioni sentimentali alle esigenze che ci pongono. Il piacere è semplicemente una reazione di consenso dell'Io a queste esigenze che scaturiscono dal profondo, e possiamo provare direttamente piacere nel dolore che, preso in sè ha una forte connotazione spiacevole perchè corrisponde senz'altro ad un danno subito dall'individuo a cui si oppone in noi l'istinto di auto-conservazione. Perciò nel nostro profondo esiste qualcosa che, per quanto paradossale possa sembrare, desidera questo autolesionismo, poichè l'io reagisce senz'altro a ciò con il piacere. Il desiderio di autolesionismo, il piacere nel provare dolore è però assolutamente incomprensibile se consideriamo esclusivamente la vita dell'Io che desidera solo provare piacere. Mach sostiene che l'Io sia qualcosa di assolutamente inessenziale, costantemente mutevole, un collegamento solo momentaneo delle eterne sensazioni elementari. Come filosofo Mach si accontenta di questo schema. Il nome di Mach è per me strettamente legato a quello di Jung; quest'ultimo concepisce la psiche come formata da diversi esseri particolari. Jung parla dell'autonomia del complesso, per cui, secondo la sua teoria, in noi abbiamo non un Io indiviso, ma diversi complessi che si combattono tra loro per ottenere la supremazia. La migliore conferma della sua tesi ce la forniscono i malati di demenza precoce che avvertono con tale violenza i poteri di singoli complessi separati dall'io, che considerano i loro desideri inconsci (la mia paziente chiama i desideri "supposizioni") quasi come degli esseri ostili capaci di vita autonoma. "La supposizione ha potuto realizzarsi per dimostrare i propri diritti di esistenza" dice la malata da me analizzata. Sono giunta perciò alla conclusione che la caratteristica fondamentale dell'individuo consista nell'essere"dividuo" cioè divisibile. Quanto più ci avviciniamo al pensiero cosciente, tanto più differenziate diventano le nostre rappresentazioni e quanto più profondamente penetriamo nell'inconscio tanto più generiche, tipiche diventano le rappresentazioni. La profondità della nostra psiche non conosce nessun "Io", ma semplicemente la sua somma, cioè il "Noi", oppure, L'Io attuale considerato come oggetto, viene subordinato ad altri oggetti analoghi. Un malato veniva trapanato al cranio, e nella narcosi la coscienza dell'io scomparve progressivamente e insieme ad essa anche il dolore, ma in tale stato egli percepiva le impressioni del mondo esterno fino a tal punto che quando si batteva con lo scalpello sul suo cranio egli diceva:"Avanti!". Ciò dimostra che egli sicuramente percepiva la propria testa, ma solo in forma di oggetto separato dall'Io, chiaramente in forma di stanza. In modo simile vengono oggettivate le singole parti della personalità. Nell'esempio successivo troviamo un'oggettivazione dell'intera personalità. La mia paziente mi raccontava di un suo stato durante la narcosi in cui essa non avvertiva più il dolore provocatole dall'operazione; in tale stato ella non vedeva più se stessa, ma dei soldati feriti per cui provava compassione. Su questo fenomeno si fonda anche l'azione lenitrice del ritornello per bambini: "..questo possa far male al cane, al gatto ma non a questo bambino". Invece di vedere di fronte a sè il ditino ferito egli lo vede in un altro essere, invece di "il mio dito" abbiamo usato l'immagine più generica di un dito qualsiasi. Capita spesso di consolarsi di un cruccio personale col pensiero che la stessa cosa capita a molti o addirittura a tutti, come se il dolore trovasse un sollievo nel pensiero della regolarità con cui si manifesta, nell'eliminazione dell'elemento personale e casuale. Ciò che è accaduto e che accade sempre non è più un guaio ma un fatto oggettivo. Il dolore è fondato sulla differenziazione della rappresentazione separata dell'Io. Per essa intendo una rappresentazione che è collegata con la coscienza dell'Io. E' noto che la compassione nasce quando ci si immedesima nello stato di colui che soffre. Nei malati di demenza precoce che trasformano le rappresentazioni dell'Io in rappresentazioni oggettive o della specie, l'inadeguatezza dell'oggetto è particolarmente appariscente; essa scompare subito se riusciamo a produrre un rapporto con l'Io, cioè se, per esempio, il paziente invece di dire" la terra è stata sporcata dall'urina" dice: " Io sono stata sporcata nell'atto sessuale". In ciò è contenuto a mio parere il senso del modo espressivo simbolico. Il simbolo significa senz'altro la stessa cosa della rappresentazione dolorosa, ma è meno differenziato come rappresentazione dell'io: nel nome "donna" uno può immaginarsi numerosi contenuti perchè è sufficiente che essi si assomiglino solo nell'essenziale piuttosto che nella rappresentazione dell'Io Martha N. che è molto più esattamente determinata. Si potrebbe obbiettare; se colui che sogna, invece di se stesso, prende un'altra persona come soggetto, quest'ultima non è meno esattamente differenziata della persona del sognatore stesso. Ciò è vero solo da un punto di vista oggettivo: per ogni uomo esistono altre persone solo nella misura in cui sono accessibili alla sua psiche, e dell'Altro per noi esiste solo ciò che ci corrisponde. Se chi sogna si sostituisce con un'altra persona, non si preoccupa minimamente di presentare la persona in causa nel modo più chiaro possibile, ma si verifica addirittura una condensazione di più persone in una sola; a chi sogna interessa solo di rappresentare nella persona da sostituire quella particolarità che corrisponde alla realizzazione del suo desiderio: se per esempio chi sogna viene invidiato per avere degli occhi più belli degli altri, egli condensa diverse persone con occhi belli in una persona mista per cui per cui anche in questo caso ne risulta un tipo e non un individuo, un tipo che come dimostrano gli studi sui sogni e sugli ammalati di demenza precoce, corrisponde a modelli di pensiero arcaici. Nell'isteria che presenta una "ipertrofia dell'Io", è riscontrabile anche un corrispondente aumento della sensibilità. Sarebbe tuttavia assai inesatto sostenere che la vita psichica dell'isterico sia più ricca di quella del demente precoce: nei malati di demenza precoce troviamo forse i pensieri più significativi. La mancanza di attività dell'io fa si che in questo caso abbiamo a che fare solo con modelli di pensiero tipici, arcaici e analogici. Freud pensa che nella demenza precoce si tratti solo di una sottrazione della libido, di un ritorno della libido e successivamente della lotta tra sottrazione e investimento della libido. A mio parere si tratta di una lotta fra le due correnti della psiche dell'Io e della specie. La psiche della specie vuole rendere tipica e impersonale la rappresentazione dell'io, mentre la psiche dell'Io si difende contro tale dissoluzione facendo sì che i malati, per paura, trasferiscano la tonalità affettiva del complesso che scompare su una qualsiasi associazione collaterale e fissino su di essa l'Io (affetto inadeguato). Gli stessi malati però si accorgono che la tonalità affettiva non corrisponde alla rappresentazione su cui viene trasferita e che essi "rifanno" l'affezione un tempo provata. Così si spiega perchè essi nello stesso tempo ridano anche sul loro patetismo e considerino tutto una commedia. All'inizio della malattia constatiamo spesso una forte paura e stati depressivi perchè il malato ha la tendenza a livellare le parti dell'io con connotazione affettiva come corrente antagonistica ai bisogni di rapporti con l'Io e di adattamento al presente. E' come se la tonalità affettiva precedentemente evocata non fosse ancora scomparsa, mentre gli oggetti non stanno già più in nessun rapporto con l'Io. La sensazione dominante in tale stato è: il mondo è trasformato, paurosamente estraneo, è come una rappresentazione teatrale; contemporaneamente emerge l'idea:" Io sono completamente estraneo a me stesso ". I pensieri vengono spersonalizzati, essi vengono "fatti" al malato perchè appunto provengono dalle profondità che stanno fuori dell'Io, da profondità che hanno già fatto dell'Io un "Noi" o piuttosto un " Essi". Il sentimento ancora presente viene rappresentato in modo patetico perchè non trova più oggetti, come un oratore che esprime il sentimento invece della rappresentazione corrispondente suona eccessivamente patetico. La paura si manifesta perchè il sentimento già presente, cioè il bisogno di rapporto con l'io fa avvertire al malato la scissione dell'Io (potenza estranea) e, con il progredire della malattia si instaura il ben noto atteggiamento d'indifferenza: i malati non provano più niente a livello personale; anche quando dicono "Io" sono degli oggetti che non significano io e non obbediscano al volere dell'Io. Così una donna che desidera tanti bambini può raccontare sorridendo dei suoi ventiduemila piccoli come se questo non fosse la sua reale nostalgia. D'altra parte i malati a volte possono avere sentimenti puri adeguati, e questo l'ho constatato nella produzione del rapporto diretto e quindi non simbolico con l'io. In alcuni casi trattati nell'istituto il disturbo è chiaramente ad uno stato così avanzato che il paziente ricade subito nel suo atteggiamento inadeguato; se l'analisi sia in grado di migliorare molto tale situazione rimane un problema ancora da risolvere. Con il ridursi delle sensazioni di piacere e di dolore scompare quindi la vita psichica, non nella stessa misura, ma senz'altro scompare il bisogno di differenziazione e realizzazione di desideri personali, mentre al contrario, si verifica l'assimilazione (cioè la dissoluzione) delle rappresentazioni differenziate dell'io con le rappresentazioni che interi popoli hanno creato, cioè la trasformazione in rappresentazioni tipiche di origine antichissima. Tali rappresentazioni anafettive che interi popoli hanno creato ci danno un'indicazione del contenuto che accompagna i nostri impulsi. La psiche dell'Io può desiderare solo sensazioni di piacere, ma la psiche della specie ci indica cosa desideriamo, che cosa ha una connotazione affettiva positiva o negativa, e allora vediamo che i desideri specifici che vivono in noi non corrispondono affatto ai desideri dell'Io e che la psiche della specie vuole assimilare la recente psiche dell'Io, mentre l'Io, anzi, qualsiasi particella dell'Io possiede la tendenza all'autoconservazione nella forma presente (forza d'inerzia). La psiche della specie che quindi nega l'io attuale, con questa negazione quasi lo ricrea perchè la particella dell'Io che era affondata riemerge più ricca che mai sotto forma di nuove rappresentazioni. Ciò può essere chiaramente riconosciuto nelle produzioni artistiche. Certamente la regressione all'interno dell'Io consiste nel fatto che si vorrebbero rivivere esperienze infantili piacevoli, ma perchè le esperienze infantili hanno per noi una connotazione così piacevole? Perchè abbiamo il piacere nel riconoscere il già noto? Perchè esiste una rigida censura che cerca di modificare le nostre esperienze vissute anche molto dopo che non avvertiamo più su di noi il potere dei genitori? Perchè piuttosto non proviamo sempre lo stesso sentimento e non riproduciamo la stessa cosa? Dunque accanto al desiderio di inerzia esiste in noi il desiderio di trasformazione, e ciò significa che un contenuto individuale di rappresentazione deve essere dissolto in un materiale ad essa analogo che deriva da tempi passati e così, a spese dell'individuale deve diventare un desiderio tipico cioè appartenente alla specie, che dall'individuo inteso come opera d'arte viene proiettato all'esterno. Si cerca ciò che ci assomiglia ( i genitori, gli antenati) ciò in cui la propria particella dell'Io possa dissolversi, perchè la dissoluzione nel simile non avviene in modo violentemente distruttivo ma quasi inavvertitamente. E tuttavia che cosa significa questa dissoluzione per la particella dell'Io se non la morte? Può darsi che esso ritorni in una nuova e più bella forma, ma non è la stessa particella dell'Io, ma qualcosa d'altro che è nato alle spese di questa particella, come un albero che nasce dal seme è lo stesso in rapporto alla specie ma non in rapporto all'individuo, ed è più una questione di gusti il voler vedere più marcata nel nuovo prodotto nato alle spese del vecchio l'esistenza o la scomparsa della vita precedente. A ciò corrisponde anche il piacere o il dolore che proviamo al pensiero della dissoluzione dell'intero complesso dell'Io. Vi sono esempi di nevrotici che dicono direttamente di avere paura del rapporto sessuale perchè con l'emissione del seme va perduta anche una parte dell'individuo. Tutto ciò che ci muove aspira ad essere condiviso e compreso o, rispettivamente, percepito: qualsiasi rappresentazione che noi trasmettiamo ai nostri simili direttamente o in forma di opera d'arte è un prodotto di differenziazione delle esperienze originarie di cui la nostra esperienza è costituita. Prendiamo come esempio un'esperienza già differenziata, p.e. una giornata di sole di primavera che ha allietato infinite generazioni prima di noi. Se riproduciamo questa esperienza noi dobbiamo operare delle differenziazioni perchè diamo agli alberi, all'erba e al cielo una forma corrispondente all'attuale contenuto della coscienza. Non abbiamo più a che fare con un qualsiasi giorno di primavera, ma con un giorno di primavera tutto speciale che possiede una connotazione personale. E all'inverso se questo prodotto della differenziazione giunge nella psiche di un altro individuo si verifica una nuova trasformazione: nella elaborazione cosciente da parte dell'altro individuo il giorno di primavera riceve un'altra impronta individuale; oltre ad essere elaborata coscientemente la rappresentazione cade in balia della elaborazione inconscia che le porta via l'impronta individuale attuale, la riporta giù fino alle "madri" e la dissolve in esse. Nell'inconscio troviamo forse il giorno di primavera scisso nei suoi elementi, il sole, il cielo, le piante, e questi ultimi li troviamo trasformati, o forse sarebbe meglio dire "rimodellati" nelle figure mitologiche che la psicologia etnologica ci ha fatto conoscere. Già in qualsiasi espressione di un pensiero o raffigurazione di un'immagine facciamo una generalizzazione perchè le parole sono senz'altro dei simboli che servono a dare a ciò che è personale una forma universalmente umana e comprensibile, cioè a togliergli l'impronta individuale. Ciò che è puramente personale non può mai essere compreso dagli altri, e non ci meraviglia che Nietzsche, un uomo che aveva una grande coscienza del proprio Io, giunga alla conclusione che il linguaggio sia fatto apposta per confondere se stessi e gli altri. E tuttavia noi proviamo un sollievo nell'espressione verbale quando, alle spese della nostra rappresentazione dell'Io formiamo una rappresentazione della specie; anche l'artista prova piacere nei suoi "prodotti della sublimazione", quando invece dell'individuale crea il tipico. Qualsiasi rappresentazione cerca qualcosa di simile ad un materiale non identico ma analogo, in cui possa essere dissolta e trasformata. Questo materiale analogo è la comprensione fondata sugli stessi contenuti rappresentativi con cui l'altra persona percepisce le nostre rappresentazioni. Questa comprensione evoca in noi un sentimento di simpatia che significa semplicemente che si vorrebbe darsi ancora di più, fino a che la propensione, specialmente quando si ha a che fare con individui di sesso diverso, sale a tal punto che vorremmo darci totalmente(l'intero Io). Questa fase dell'istinto di riproduzione (trasformazione), che è la più pericolosa per l'Io, è accompagnata da sensazioni piacevoli perchè avviene la dissoluzione nell'amato simile (= nell'amore). Poichè nell'amato si amano i genitori che ci assomigliano è possibile che con ciò si cerchi di rivivere anche nella realtà il destino degli antenati, specialmente dei genitori. (Jung- Il significato del padre per il destino del singolo). Il caso ha un suo ruolo nella vita solo nella misura in cui l'esperienza sessuale già predestinata viene messa in atto, oppure continua ad esistere nella psiche come possibilità di esperienza. Nel primo caso il complesso è soddisfatto, nell'altro invece l'elemento che provoca la tensione non è superato e deve continuamente liberarsi facendo scorrere via i contenuti di rappresentazione analoghi sempre nuovamente completati. Per la vita psichica l'attuazione del vissuto ha perciò un significato negativo perchè elimina il contenuto di rappresentazione insieme alla rispettiva tensione. Poniamo ad esempio che si sia raggiunta la desiderata unione con l'oggetto amato; appena la realtà entra nei suoi diritti, appena la parola diviene fatto si dissolve il corrispondente gruppo di rappresentazioni creando una piacevole sensazione di distensione; in quel momento si è del tutto improduttivi dal punto di vista psichico. Ogni rappresentazione, raggiunge il suo massimo di vitalità quando attende molto intensamente la propria trasformazione in realtà; con la realizzazione essa viene contemporaneamente annullata. Ciò non significa che con la realizzazione di un potente complesso l'intera vita psichica si fermi, perchè un complesso è solo un piccolo frammento effimero che si distacca differenziandosi dall'esperienza originaria. Questo avvenimento crea sempre nuovi prodotti di differenziazione che vengono trasformati in senso psichico ora come abreazione, ora come opera d'arte. E' assai importante sottolineare che tutti i prodotti di sublimazione nel loro contenuto non sono affatto delle forze che si oppongono al desiderio di riproduzione adattato alla realtà. Essi sembrano solo essere in certo modo qualcosa di opposto perchè sono meno adattati al presente, meno differenziati. Essi sono più tipici nella forma, come per esempio le rappresentazioni dell'amore "più elevato" per la natura o per Cristo. Jung dimostra che nel sole si adora la propria libido ( Jung- Simboli della trasformazione) il padre che dimora nell'Uno. Poichè queste rappresentazioni non vengono annullate con la loro attuazione, esse rimangono nella psiche come potente nostalgia di un ritorno alle origini, specialmente dopo la dissoluzione nei creatori. (questo sarà dimostrato più avanti). In tal modo si spiega perchè la religione intesa come la cosa più nobile divenga così spesso un simbolo di ciò che è più basso, cioè l'attività sessuale,come per esempio nel conte von Zinzendorf analizzato da Pfister o nella signora M. da me analizzata. A causa del continuo rinnegamento dell'oggetto d'amore che si trova fuori dell'Io si ottiene solo di divenire noi stessi l'oggetto della propria libido con l'autodistruzione che ne consegue. Nei suoi "Contributi" all'interpretazione dei sogni Stekel osserva:"Proprio come il sogno non conosce in generale un diniego, esso non conosce neanche una negazione della vita. Morire significa nel sogno la stessa cosa che vivere e proprio la più grande gioia di vivere si esprime spesso in un desiderio di morte. Analoghi punti di vista psicologici valgono del resto anche per il suicidio e anche la scelta del modo in cui il suicida vuole morire viene influenzata da certe fantasie erotiche. Molti poeti hanno espresso questi concetti e anche alcuni filosofi hanno ripetutamente chiarito questi nessi fra Eros e Thanatos. Anche il sogno di uccidere è, come così spesso avviene nella vita, solo un omicidio a sfondo sessuale e spesso non rappresenta nient'altro che un atto sessuale con tendenze fortemente sadiche." Fino a questo punto concordo con Stekel. Egli però osserva più avanti:"Un sogno tipico delle ragazze giovani è quello in cui esse si vedono nude nella strada e un grande uomo si getta su di loro e le trafigge al ventre con un coltello. In questo caso l'omicidio è una allegoria della deflorazione violenta, è l'onore che viene ucciso per sempre; è la morte della verginità che a sua volta significa la vita della donna". Ora io non trovo nessuna spiegazione che ci autorizzi in questi sogni ad attribuire alla morte il valore di una morte morale. Tuttavia Stekel stesso ha visto persino nella morte reale un atto sessuale che possiede semplicemente una forte coloritura sadica. Per questo gli avvenimenti di guerra sono così adatti a far scoppiare la nevrosi che senz'altro ha la sua causa nei disturbi della vita sessuale. La guerra procede di pari passo con le rappresentazioni di distruzione. Ora, poichè una rappresentazione ne richiama altre ad essa collegate, insieme alle rappresentazioni di distruzione in guerra vengono evocate quelle collegate alla componente distruttiva dell'istinto riproduttivo. Queste ultime rappresentazioni possono anche disturbare l'esistenza all'individuo normale come qualcosa di passeggero e senza importanza e possono nuocere seriamente solo al nevrotico in cui, anche in altri casi, le rappresentazioni di distruzione superano quelle del rinascere, ed egli attende solo dei simboli adatti a raffigurare questa sua fantasia di distruzione. Individui giovani e specialmente ragazze hanno spesso in sogno fantasie di giacere in una bara. Freud insegna che lo stare nella bara è un simbolo dello star dentro il ventre materno (bara = ventre materno). Stekel integra assai correttamente questa teoria osservando che anche la tomba ha lo stesso significato della bara, mentre "scavare"(scavare e seppellire) ha un significato inconfondibile di forare e nascere. così la tomba diviene il cielo, come anche la rappresentazione umana giunge fino al punto che dalla tomba (con la morte) "si va in cielo". La mia paziente signora M. passa ad una nuova vita per il fatto che, come dice la fede cristiana, muore in Cristo. Se la morte viene pensata come unione sessuale, e ciò del resto è confermato dalla paziente stessa con numerose fantasie che si riferiscono al Cristo, essa dovrebbe come abbiamo spiegato prima, identificarsi con il Cristo (l'amato), trasformarsi in Cristo. Essa diventa effettivamente Cristo, giace distesa a terra e sostiene di essere crocifissa, vuole redimere tutti i malati; infine essa come Cristo è la tomba che dà la vita. Il professor Forel = Dr.Jung, con cui ha avuto un transfert viene da lei come se fosse il Cristo nella camera ardente (la sua camera): egli viene "seppellito vivo" e ritorna di nuovo nel mondo sotto forma di vite. Questa vite che significa la nuova vita, nella sua interpretazione è il bambino. A volte anche la paziente dice di essersi trasformata in una piccola trota. Essa diviene dice, una piccola trota perchè viene maltrattata, picchiata, cioè di nuovo a causa della distruzione. Un'altra volta il suo organismo che produce i bambini è una bara di vetro o un guscio rotto di porcellana. Lì stanno le ossa del suo bambino nato morto; affinchè nasca un figlio i frammenti di porcellana devono essere finemente tritati insieme alle ossa del bambino e ad altre sostanze fecondatrici cotte.. ecc.. E' essenziale che per la nascita della vita sia necessaria la morte e come nella credenza cristiana ciò che è morto venga resuscitato con la morte. Nella rappresentazione mitologica il seppellimento corrisponde alla fecondazione.Per chi si occupa di mitologia è facile intuire la verità. "Tutto il corpo deve essere preparato alla creazione della nuova generazione" dice la paziente, "dalla testa (psiche) e dallo sviluppo spermatico nell'animale nasce la nuova generazione. Il "Novozoon" è una materia morta". L'ultima frase dimostra anche che lo sperma viene concepito come un morto escremento. La Irma analizzata da Binswanger ha disgusto del coito e del pranzo funebre. Se il mangiare ha per lei lo stesso significato dell'accoppiarsi, allora il cadavere è uguale allo sperma che viene accolto dentro. Irma ha anche un ampio simbolismo della bara, ma a differenza di un normale individuo essa prova un orrore duraturo difronte a queste rappresentazioni: per una ragazza normale la rappresentazione di un seppellimento appena essa si immagina il dissolversi nell'amato. Una ragazza giovane disse a Binswanger che "per lei la più grande felicità sarebbe quella di stare nel corpo dell'amato". Irma a volte si immagina anche che "la morte sia un bell'uomo", ma solo per brevissimi attimi perchè subito hanno il sopravvento le rappresentazioni di pura distruzione, con la comprensibile paura che ne consegue. Irma la descrive come una sensazione di"..selvaticità, di essere frugati, di abbandonarsi e di essere violentata, e di fronte a ciò non si sa cosa fare nè cosa ci sarà fatto". Si viene avvelenati (per questo il serpente con la sua forma allungata è così adatto a rappresentare un animale sessuale) ci si ammala pericolosamente, come vuole il simbolismo della signora M. e di altri malati. Poi durante la gravidanza si viene distrutte dal bambino che si sviluppa a spese della madre come un tumore maligno. Le mie colleghe medico avevano a disposizione una notevole quantità di materiale per una formazione simbolica corrispondente, e anche l'inconscio sapeva bene come usarlo. Così una sognava che il fratello più piccolo (persona desiderata) avesse "un tumore dei colombi" allo stomaco (la colomba simbolo dell'innocenza); poi gli veniva fuori dalla bocca una colomba. All'altra collega veniva un ascesso alla gola, come alla signora M. A un'altra ancora venivano in sogno dei tumori cancerosi alle dita; un qualsiasi professore con cui essa aveva avuto un transfert la interrogava in sogno sui tumori cancerosi (sogno di esibizione). Altre ancora prendevano la scarlattina ecc... Ogni simbolo sessuale ha nel sogno come nella mitologia il significato del dio che dà la vita e la morte: un esempio per tutti il cavallo, uno degli animali sessuali più noti, è l'animale che porta la vita, il dio del sole, ma il cavallo è anche l'animale dei morti, anzi, il simbolo della morte. Sono assai indicative le immagini di distruzione riscontrabili in alcune forme di auto erotismo. L'autoerotismo psichico può essere studiato molto bene in Nietzsche. In Nietzsche che rimase solo per tutta la vita, tutta la libido era rivolta verso la propria persona. Come concepiva l'amore, o, più esattamente, in che modo ha provato l'amore Nietzsche? La solitudine affligeva a tal punto il poeta che egli si creò un amico ideale Zarathustra, con cui si identificava. La nostalgia di un oggetto d'amore fece sì che Nietzsche diventasse all'interno di se stesso uomo e donna contemporaneamente e ambedue si unissero nella figura di Zarathustra. "Poichè già viene l'ardente, viene il vostro amore per la terra! Innocenza e brama creatrice è ogni amore solare! Guardate come impaziente s'avanza sul mare! Non sentite la sete e l'alito caldo del suo amore? Al mare esso vuol bere e suggere la sua profondità alla propria altitudine: ecco che la brama del mare si leva con mille seni. Baciato e bevuto esso vuol essere dalla sete del sole; aria vuol diventare e altitudine e sentiero della luce e luce esso stesso! In verità al pari del sole io amo la vita e tutti i mari profondi. E questo si chiama per me conoscenza: tutto il profondo deve salire a me -alla mia altezza-. Così parlò Zarathustra". Come l'amore, così anche la conoscenza per Nietzsche consiste nel risucchiare in sè, come fa il sole, il profondo mare. Perciò per Nietzsche la conoscenza non è altro che una bramosia d'amore, di creazione. Il sole splendente succhia il mare come un amante e il mare selvaggiamente mosso si solleva con mille seni contro il sole, avido di baci come una donna fremente d'amore. La fantasia del succhiare il seno indica che il sole nei confronti del mare si comporta come se fosse un bambino. Ricordo che anche Silberer, nel suo secondo esempio di fenomeno ipnagogico rappresenta la terra delle madri come un mare. Come il sole succhia dentro di sè il mare, così lo Zarathustra conoscente succhia in sè la profondità (il profondo mare). Il continuo desiderio di conoscenza è quindi per il poeta nient'altro che la nostalgia per la madre che vive nella sua profondità. Se la madre è la sua profondità, la congiunzione con la madre deve essere intesa anche in senso autoerotico, cioè come unione con se stesso. In un altro passo Nietzsche ironizza sulle prediche dell'amore puro, della conoscenza pura, cioè priva di qualsiasi desiderio, che si ingannano da sè nascondendo, il serpente sotto le spoglie di un dio(Jung: divinità=libido=serpente). "In verità non amate la terra come generatrice, procreatrice e diveniente!" dice egli ancora. "Dov'è innocenza? - Laddove è la volontà di generare, e possiede la più pura volontà solo chi vuole creare al di là di se stesso. Dov'è la bellezza? Dove io devo volere con tutta la mia volontà; dove io voglio amare e morire, e che un'immagine non rimanga solo un'immagine". ( vedi la precedente discussione: con l'attuazione viene annullato un contenuto psichico "immagine" o con l'annullamento esso viene attuato). " Amare e morire fanno rima fin dall'eternità. Volontà d'amare: significa essere anche desiderosi di morire!". Con questa congiunzione amorosa con la madre Nietzsche stesso diviene una madre feconda, creatrice, in continua trasformazione. Questo senso dell'essere madre si esprime ancora più chiaramente nel seguente discorso: " Oh voi creatori, uomini superiori! Chi deve partorire è malato; ma chi ha partorito è impuro. Chiedetelo alle femmine: non si partorisce per divertimento: il dolore fà fare coccodè alle galline e ai poeti. Oh voi creatori, in voi c'è molta impurezza! Ciò significa che dovreste essere delle madri". Così come sembra nell'esempio di Nietzsche abbiamo capito molte cose e credo che questo processo possa chiarirci perchè nei malati di demenza precoce che vivono in uno stato di isolamento autoerotico troviamo così spesso la componente omossessuale.(otto Rank- Beitrage zum Narzissimus) Nietzsche diviene donna perchè si identifica con la madre, per cui egli succhia in sè quest'ultima. A determinare ciò contribuisce il fatto che Nietzsche, a causa dell'isolamento autoerotico, anche nella sua coscienza non vive nel presente ma nella propria profondità che appartiene ancora al tempo in cui il bambino che è ancora insufficientemente differenziato nella propria vita sessuale, nel succhiare il seno si comporta in modo passivamente femminile nei confronti della madre. Se Nietzsche è femminile sua madre nei suoi confronti si comporta come un uomo, e così farà anche la profondità che più tardi prenderà il posto della madre, o il suo "pensiero abissale" di cui parlerà subito dopo, contro cui lotta come contro se stesso. La madre è per Nietzsche la sua stessa persona ed egli è sua madre. In ogni amore è necessario distinguere due direzioni della rappresentazione: una è quella del modo in cui si ama, e l'altra riguarda il modo in cui si è amati. Nella prima direzione siamo noi stessi il soggetto e amiamo l'oggetto proiettato verso l'esterno, nella seconda si è trasformati nell'amato e si ama se stessi come proprio oggetto. Nell'uomo che ha il compito attivo di conquistare la donna predomina la rappresentazione del soggetto, nella donna al contrario, che deve attirare l'attenzione dell'uomo, normalmente prendono il sopravvento le rappresentazioni opposte. A ciò è collegata la ben nota civetteria femminile: la donna pensa a cosa deve fare per piacere a lui, e a questo si collega anche la più forte omosessualità e autoerotismo della donna rispetto all'uomo; trasformata nel suo amato la donna si deve sentire fino ad un certo punto maschile, in quanto oggetto dell'uomo essa può amare se stessa o un'altra ragazza che rappresenta la sua persona ideale, cioè è come l'amante vorrebbe vedere se stessa, naturalmente sempre bella. Una volta incontrai una collega che era fortemente irritata a causa di una serie di buste da lettera da lei scritte; su nessuna di esse le riusciva quella callegrafia con cui aveva scritto sulla prima. La calligrafia la conoscevo. Quando le domandai che cosa significasse per lei quella callegrafia, le venne d'un tratto in mente molto a proposito del suo uomo che scriveva in quel modo. Dunque il bisogno di identificazione con l'amato era così grande che essa si poteva tollerare solo identificandosi con lui. In "Tristano e Isotta" troviamo la stessa cosa. Tristano: " Tristano, tu - non più Tristano io - Isotta". Isotta:" Isotta, tu - non più Isotta io - Tristano". Anche il bambino è autoerotico perchè assume un ruolo passivo nei confronti dei genitori; egli deve lottare per ottenere l'amore dei genitori e deve sforzarsi di suscitare il loro compiacimento: deve immaginarsi come può essere amato, perciò deve trasferirsi nel ruolo dei suoi genitori. Nella tarda adolescenza la ragazza vede la madre come rivale, ma anche come propria "persona ideale" e come tale la ama; altrettanto fa il ragazzo col padre. Quando il bambino viene fatto arrabbiare dai genitori la reazione normale dovrebbe essere un atto di vendetta; il bambino non può mettere in atto tale vendetta, per cui la rabbia o viene rivolta verso un oggetto qualsiasi, oppure nel primo attacco di furore egli non sa fare niente di meglio che, per esempio, prendersi per i capelli, e con tale atto si sostituisce al posto dei genitori che lo fanno arrabbiare. Ne "l'ispettore generale" di Gogol, per esempio viene descritto un governatore terribilmente vanitoso che sfrutta spudoratamente i suoi sudditi. Alla fine però lui stesso viene ingannato da un giovane impostore che egli ritiene sia il tanto atteso ispettore generale. Quando l'impostore in una lettera di cui tutti stanno ascoltando la lettura si prende gioco di tutti, compreso il governatore, quest'ultimo rivolge lo scherno contro se stesso. Egli dice: "Ecco il vecchio pazzo..."ecc.. Anche in questo caso l'aggressione fallita evoca a ritroso la serie delle rappresentazioni, la trasformazione nel soggetto che schernisce con l'azione rivolta verso se stesso come se fosse l'oggetto. In corrispondenza alla componente distruttiva contenuta nell'istinto sessuale l'uomo, che ha una disposizione più attiva, manifesta desideri più sadici: l'uomo vuole distruggere l'amata, mentre la donna, che s'immagina più come oggetto di amore, vuole essere distrutta. Naturalmente non è possibile tracciare i limiti così nettamente perchè ogni uomo è bisessuale, e inoltre perchè nella donna possiamo trovare rappresentazioni del soggetto come nell'uomo rappresentazioni oggettuali; quindi anche la donna può essere sadica e l'uomo masochisata. Se attraverso l'immedesimazione con l'individuo amato le rappresentazioni oggettuali aumentano d'intensità, l'amore rivolto verso se stessi porta all'autodistruzione, come ad esempio nell'auto-umiliazione e nel martirio, se non addiritura al completo annientamento della propria sessualità, come nella castrazione. Queste sono solo forme e gradi diversi dell'auto-annullamento. Lo stesso atto della procreazione consiste in un autoannullamento. Ce lo ricordano le parole di Nietzsche: "L'uomo è qualcosa che deve essere superato", insegna Zarathustra, " affinchè possa nascere il superuomo". " E se alla fine ti vengono a mancare tutte le scale devi imparare a salire sulla tua testa: in che altro modo vorresti tu salire in alto?" Il senso di questa frase è: devi capire come fare per superare te stesso(distruggerti). Come potresti altrimenti creare la cosa più alta, il bambino? Nel capitolo "Beatitudine contro voglia" Zarathustra si lamenta così:" Ma io giacevo incatenato all'amore per i miei figli: la brama mi aveva messo questi lacci, la brama d'amore, di diventar preda dei miei figli e di perdermi per loro". Il figlio di Zarathustra, il "pensiero abissale" dell'eterno ritorno di tutte le cose minaccia di morire in Zarathustra ancora prima di nascere, tuttavia Zarathustra lo richiama in vita. " Ti muovi, ti stiri, gorgogli? Alzati, alzati! non gorgogliare - parlami, invece! Zarathustra ti chiama, il senza dio! Io, Zarathustra, il difensore della vita, il difensore della sofferenza, il difensore del circolo - te chiamo, il più abissale dei miei pensieri! Salute a me! Tu vieni, - ti sento! Il mio abisso parla, ho ribaltato nella luce la mia ultima profondità! Salute a me! Accostati! Dammi la mano - ahi! Lasciala! Ahi,Ahi, - Ribrezzo, ribrezzo, ribrezzo ahimè!" Come Zarathustra in quanto sole (l'altissimo) succhia in sè il profondo mare, così egli ora rovescia fuori di sè alla luce il suo più profondo essere (l'amore è il corrispettivo del sole). Noi sappiamo che Nietzsche stesso è la luce(l'altezza) che succhia in sè la propria madre (il profondo mare). Con questa unione con la madre Nietzsche diviene la madre procreante. Anche in questo caso egli rovescia la sua profondità nella sua luce e la invia nel mondo come il suo bambino. Questo ci fa ricordare la fonte dei bambini nella mitologia: i morti vengono trasformati in bambini e come tali fatti rinascere.( Otto Rank - Lohengrinsage. Schriften zur angewandten Seelenkunde, heraus von Freudgegeben) Wunsche che porta molti esempi sull'argomento ad un certo punto osserva esplicitamente: "Le anime dei morti che salgono verso il cielo nel regno di Holda non possono però tranquillamente ritornare, ma devono essere prima rinnovate alla sua fonte". Wunsche ritiene che alla base dell'immagine in cui i rinati escono fuori da fonti o stagni sta il concetto che la vita vegetale e animale si sviluppi dal regno inferiore. Ciò è molto esatto ma se l'inconscio trae dal mondo vegetale il simbolismo che rappresenta la nascita dell'uomo, in quest'ultima deve verificarsi qualcosa di essenzialmente analogo: i bambini nascono da stagni perchè effettivamente nel ventre materno essi sono immersi in uno stagno (= liquido amniotico) dal quale devono uscire per entrare nel mondo esterno. Così Jung, nel suo saggio "Sui conflitti della psiche infantile" mostra come la piccola Anna che si impegna con entusiasmo a risolvere il problema della nascita, ne cerchi la soluzione nel regno vegetale. Essa si domanda come le sono cresciuti gli occhi la bocca e i capelli, e infine come ha fatto il suo fratellino Fritz a nascere dalla mamma (mamma=terra) e chiede al padre: "Ma come è entrato Fritzschen nella mamma? Qualcuno lo ha messo (piantato), qualcuno ha messo un semino?". Essa vede anche altri processi analoghi nel mondo vegetale verso cui il suo inconscio rivolge l'attenzione perchè le piante sono appropiate come simboli del mistero che si deve risolvere. All'età di tre anni Anna sentì dire che i bambini sono degli angioletti che abitano in cielo e che vengono portati sulla terra dalla cicogna. Un giorno essa chiede alla sua nonna: Anna: "Nonna, perchè hai gli occhi così avvizziti?". La nonna: "Perchè sono già molto vecchia". Anna: "Ma è vero che poi diventi di nuovo giovane?". La nonna: "No sai, io invecchio sempre di più e alla fine morirò". Anna: " E poi diventerai di nuovo una piccola bambina?". E' assai interessante che la piccola Anna trovi del tutto naturale l'idea che la sua vecchia nonna possa ritrasformarsi in una bambinetta. Prima che la vecchia nonna parli ancora della morte e degli angioletti (che come sentì dire Anna, vengono dalla terra) essa chiede spontaneamente alla nonna se ritornerà giovane; ciò significa che non si meraviglia che la nonna diventi un angioletto, piuttosto essa completa subito la risposta nel senso di una ritrasformazione. Vi sono esempi abbastanza noti di malati che vogliono avere dei bambini e si sentono trasformati in bambini. Un bell'esempio è la suora nel tempio di Amida in Riklin. (Riklin, Realizzazione dei desideri e simbolismo nelle favole) La signora M. con l'atto sessuale con il professor Forel diviene una piccola trota, Rank indica dei sogni in cui il simbolismo della nascita viene rappresentato a rovescio; invece che una persona che tira fuori dall'acqua un bambino, si tratta di uno che lo mette nell'acqua. Questo simbolo nasce sulla traccia dell'identificazione. Una sera una mia collega(medico) mi raccontò che avrebbe desiderato avere un bambino. Nella notte successiva ella sognò che doveva infilarsi dentro uno stretto passaggio che non aveva nessuna apertura laterale e finiva in una costruzione (come il canale della nascita nel ventre materno). Mi feci mostrare come aveva fatto a infilarsi e lei si ricordò che imitava perfettamente i movimenti di un bambino durante la nascita nella prima o seconda posizione della testa. In quella situazione ella aveva paura di non poter più entrare e il passaggio era troppo stretto e diventava sempre più stretto, per cui si sentiva quasi schiacciare. La paziente signora M.(demenza precoce) si vede abbandonata nell'acqua con i bambini e le loro anime vengono poi salvate dal Cristo, cioè ritornano al mondo come bambini(perchè la distruzione determina senz'altro la creazione). Anche Nietzsche presenta un analogo simbolismo della distruzione nella nascita del suo pensiero che in lui rappresenta il bambino. Zarathustra si guarda dall'atto della procreazione con espressioni di disgusto come se la procreazione fosse qualcosa di sporco. Questo ci ricorda le sue parole: "Chi deve procreare è malato, ma chi ha procreato è impuro". Naturalmente il pensiero che ha preso il posto del bambino deve avere una forma tale da contenere, accanto a ciò che è sommamente desiderabile anche la cosa più orribile per poter soddisfare la nostalgia di Zarathustra di perdersi nei suoi figli. Inoltre avviene anche che il pensiero esprime il Sublime, cioè che il superuomo tornerà sempre e l'Infimo (che anche il più piccolo uomo ritornerà sempre). Ora dal momento che Nietzsche tende continuamente verso la più alta affermazione della vita, il suo pensiero ideale gli suggerisce anche che questa affermazione non può verificarsi senza una negazione, che nel Sublime è contenuto anche l'Infimo. Questa componente di orrore è anche effettivamente capace di sopraffare Zarathustra: per sette giorni egli giace come morto senza dar segni di vita; in quel periodo egli lotta contro una terribile bestia cheè la sua stessa profondità, cioè la sua personalità sessuale. A questa battaglia egli strappa via la testa con un morso, cioè uccide la propria sessualità e quindi uccide se stesso, e il suo pensiero abissale acquista la più grande forza vitale e con essa il risorto Nietzsche. E' interessante citare la saga del principe russo Oleg, a cui viene profetizzato che sarà ucciso dal suo cavallo preferito. Per sottrarsi a tale profezia egli affida il cavallo ai servitori a cui ordina di trattarlo con particolare riguardo. Dopo un po' di tempo viene a sapere che il suo cavallo è morto. Sta piangendo sulla sua tomba e maledisce il falso indovino; mentre si duole in tal modo dal cranio del cavallo esce un serpente che dà all'eroe il morso mortale. Il cavallo è la sessualità di Oleg che muore, e con essa anche Oleg perchè il serpente (il desiderio sessuale) si rivolge contro di lui. Alla distruzione non segue qui la creazione, come ad esempio nel caso di Nietzsche, ma al contrario l'aneddoto significa che l'oggetto più caro, l'animale sessuale che porta la vita può divenire causa della morte. Salta agli occhi di tutti quanto volentieri i poeti appassionati muoiano nelle loro opere. Prendiamo ad esempio Romeo e Giulietta di Shakespeare. Già è indicativo il motivo dell'amore che nasce tra figli di genitori che si odiano. In un certo senso psicologico l'odio è simile all'amore; le stesse azioni vengono compiute per odio come per amore violento. L'odio, in rapporto al presente cosciente, cioè in rapporto all'attuazione è un amore negativo. Ma poichè l'odio si ribella contro l'annullamento del contenuto di rappresentazione che è effetto dell'attuazione, nell'inconscio di colui che odia le rappresentazioni d'amore sono straordinariamente vivaci. Se la libido normalmente mansueta si accompagna a deboli rappresentazioni di annientamento, come per esempio al punzecchiare, al far male, e ciò ha giustificato l'invenzione del proverbio"chi si ama si punge", la selvaggia passione di un sadico si scarica in scene raccapriccianti che possono giungere fino all'omicidio a sfondo sessuale. Se, con la scomparsa delle cause che impedivano una connotazione positiva delle rappresentazioni libidiche, dalla leggera avversione nasce una leggera simpatia allora con la liberazione delle rappresentazioni di cui l'odio non ha permesso l'attuazione si giunge ad una calda passione. Questa passione deve distruggere perchè è troppo forte per potersi arrestare di fronte ad un qualsiasi limite di autoconservazione. Questa passione è ben rappresentata da Shakespeare: i suoi eroi che amano violentemente non si possono accontentare dell'attuazione di una piccola parte della libido, che sarebbe necessaria ad una normale unione amorosa. Essi devono avere sempre più ostacoli su cui scaricano l'istinto distruttivo, ma nessun ostacolo è sufficientemente grande per soddisfare la passione che può trovar pace solo con la completa distruzione, cioè con la morte della persona. Come da una parte la eccessiva fissazione della libido sui genitori rende impossibile un suo trasferimento sul mondo esterno, perchè nessun oggetto corrisponde completamente ai genitori, così anche la libido insoddisfatta si fissa di nuovo sui genitori; nascono delle fantasie d'incesto rivolte verso la realtà o sintomi di fantasie più sublimati, per esempio in forma di culto della natura o di sintomo religioso. Poco a poco l'istinto distruttivo insoddisfatto che è contenuto nell'istinto di riproduzione aumenta di tensione, producendo contemporaneamente fantasie di morte più concrete o più sublimate. la rappresentazione di morte collegata con il desiderio d'incesto non significa però: "Io muoio perchè non voglio fare questo peccato" ma: "Io sono morto" significa "ho raggiunto il mio tanto desiderato ritorno al creatore, io mi dissolvo in esso". Il desiderio di distruzione espresso più vigorosamente corrisponde al più forte desiderio di divenire riconoscibile nell'amore incestuoso che è poco differenziato. Che non si debba cercare in pensieri d'incesto la fonte delle rappresentazioni di morte lo dimostrano a sufficienza i sogni e i miti in cui si hanno dei figli da genitori o fratelli, figli che perciò sono delle fantasie di rinascere. Freud ha dimostrato che qualsiasi immagine onirica significa anche il proprio negativo, e inoltre che la linguistica conosce un "senso contrario delle parole originarie". Bleuler con il concetto di ambivalenza e Stekel con il suo concetto di bipolarità affermano che accanto all'impulso positivo è sempre presente in noi anche quello negativo. Jung ritiene che ambedue gli impulsi siano ugualmente forti se non li notiamo; ma è sufficiente una piccola prevalenza di un impulso, di un desiderio sull'altro che noi percepiamo solo il primo. Questa teoria è molto adatta a spiegare perchè negli istinti sessuali si tenda a trascurare l'istinto di morte. In condizioni normali le rappresentazioni della nascita dovrebbero predominare, anche perchè la nascita è il risultato della distruzione, è condizionata dalla distruzione; ora è molto più semplice pensare agli effetti invece di ricercare sempre la causa. Tuttavia tale spiegazione non è molto adatta a spiegare la prevalenza delle rappresentazioni di distruzione che si manifestano specialmente nei bambini o negli uomini particolarmente emotivi. Nella nevrosi predomina la componente distruttiva e si manifesta in tutti i sintomi della resistenza contro la vita e il destino naturale. |