Johannes Cremerius
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Sabina
Spielrein, una vittima precoce della professione psicoanalitica.
Per una preistoria del movimento psicoanalitico. (Tratto da Forum der Psychoanalyse, Springer 1987, pp.127-42)
Il potere non ha ali candide |
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Si dimostra, sulla base del rapporto che Jung intraprese con la giovane paziente russa S. Spielrein negli anni 1908-9, come Freud sia caduto in una complicità con Jung. I motivi di tale complicità di Freud stanno nel fatto che egli aveva bisogno di Jung - non ebreo e psichiatra della rinomata clinica psichiatrica di Bleuler quale guida del movimento psicoanalitico. Uno Jung, ridimensionato da uno scandalo, non avrebbe potuto assumere questo incarico. I documenti presentati mostrano come S.Spielrein divenga vittima di questi interessi di politica di potere da parte di Freud, la prima vittima del movimento psicoanalitico. Così divengono evidenti le prime tracce di un pensiero relativo ad una politica di potere da parte di Freud, che si manifestò poi, nel 1910, nella fondazione del movimento psicoanalitico a Norimberga. Questo frammento della preistoria del movimento psicoanalitico non è stato sinora ancora descritto. Si mostrerà poi come la storia in cui si coinvolsero Freud e Jung sia determinata nel contenuto dalle prime basi concettuali dei fenomeni del transfert e del controtransfert. Le loro fantasie maschili si abbatterono sulla donna pericolosa e folle d'amore, di cui l'analista cade vittima. Il lettore partecipa ad un momento della storia del tempo e viene condotto sulla scena della ambigua morale vittoriana. Nell'aprile 1904 viene ricoverata nella clinica psichiatrica di Zurigo, il Burghölzli, una giovane russa, Sabina Spielrein, che soffre da molti anni di una grave malattia psichica. Il primario della clinica, C.G. Jung comincia il trattamento. Egli si risolve a provare su lei, per la prima volta, il "metodo freudiano". A quel tempo egli aveva già un pò di famigliarità con gli scritti freudiani. Aveva letto al suo apparire la "Traumdeutung", citandola nella sua dissertazione sull'occultismo, nel 1902. Faceva parte di un gruppo di cui il direttore della clinica, Eugen Bleuler, scrive a Freud nel 1904, affermando che egli e i suoi collaboratori si occupavano da alcuni anni di psicoanalisi e avevano trovato varie applicazioni di essa. Al gruppo appartenevano due medici, che avrebbero rivestito un ruolo notevole nella storia della psicoanalisi, Max Eitingon e Karl Abraham. Gli eventi esterni di un trattamento fallito Le cognizioni psicoanalitiche di Jung erano, tuttavia, di natura prevalentemente teorica. Quando il quasi trentenne Jung incontrò la quasi diciannovenne Sabina, le sue esperienze terapeutiche fondate sul metodo psicoanalitico erano scarse. Jung parla del suo caso, come di un caso classico della psicoanalisi. Come accade spesso quando un medico con entusiasmo terapeutico e ambizioni scientifiche inizia un trattamento (Jung stava per abilitarsi e documentò immediatamente il caso sotto l'aspetto della ricerca) si perviene ad un sorprendente successo: 8 mesi più tardi, nell'agosto del 1905, la paziente può lasciare la clinica, prendere una abitazione in città, iscriversi all'università di Zurigo (Medicina) e studiare con profitto; Jung la tratterrà ancora in forma ambulatoriale. Nel 1907, dunque ancora durante la terapia, egli presenta il caso al 1° Congresso Internazionale di Psichiatria e Neurologia di Amsterdam come "isteria psicotica" e nello stesso anno lo pubblica nel suo libro "La teoria freudiana dell'isteria" (G.W., 4,53-58). In breve, nella primavera del 1908, si giunge ad un rapporto inconsueto tra i due: si sviluppa un'impetuosa relazione amorosa, mentre continuano il trattamento e la collaborazione scientifica, che terminano drammaticamente nel giugno del 1909. Sabina Spielrein riprende in forma epistolare il rapporto con Jung, nel 1910. Nel maggio 1911 si laurea con il lavoro concepito insieme con Jung "Sul contenuto psicologico di un caso di schizofrenia", che viene pubblicato sotto il suo solo nome proprio nello stesso anno nello "Jahrbuch der Psychoanalyse", di cui Jung era redattore. Alla fine degli studi di medicina, ella vola via dal drammatico intreccio con Jung alla volta di Vienna. Intreccio che permane irrisolto, benchè Jung si sia separato da lei. Qui viene ricevuta cordialmente da Freud, che l'incontra personalmente per la prima volta l'11.10.1911, ascolta le sue conferenze e viene ammessa alle sedute del mercoledì, presso l'Associazione. Ma da allora ella è inquieta e turbata. Nel 1912 evade dall'amore ancor vivo per Jung in un matrimonio, nel 1913, in settembre, partorisce una figlia. Incostante, cambia domicilio: dopo un soggiorno di nove mesi a Vienna, va a Berlino, poi a Monaco. Nel 1911, nel corso di un breve viaggio in Russia, tiene una conferenza intorno alla psicoanalisi nella sua città natale, Rostov sul Don, la troviamo poi a Losanna, Chateau d'Oex e Ginevra, sino al 1923. Qui nel 1921, diviene per otto mesi l'analista di Jean Piaget. Nel 1923 si decide a ritornare in patria ove rimane fino alla morte. Collabora dapprima con Wulff, come analista didatta presso l'Istituto psicoanalitico di Mosca, poi ritorna a Rostov, ove fonda un asilo psicoanalitico e insegna nella locale Università, sino alla legge che vieta la psicoanalisi, sotto Stalin, nel 1933. Nello stesso anno, il suo nome si trova ancora nella lista della Società Psicoanalitica Russa (Bollettino dell'IPA). Sino alla ricerca del giornalista svedese Ljunggreen si credeva che ella fosse scomparsa nelle epurazioni staliniane. Egli ha potuto dimostrare che la Spielrein fu fucilata in quanto ebrea, con i suoi figli, nel 1941, dai tedeschi, quando questi conquistarono Rostov. Suo marito era morto alcuni anni prima. Che cosa è accaduto tra il medico e la sua paziente? Una semplice storia d'amore tra un uomo e una donna, svoltasi sfortunatamente nella stanza del trattamento medico, o un amore da transfert, nato dalle oscure terre dell'inconscio? Chi può decidere, chi può distinguere tra le due cose? Entrambi gli attori del dramma parlano di amore da transfert. I documenti a nostra disposizione ci offrono un aiuto solo parziale, per poter rispondere a queste e altre domande. Essi sono talmente carenti, da offrire molto spazio al gioco della fantasia.(1) Il diario di Sabina Spielrein, infatti, va dal 1909 al 1912: in esso mancano proprio gli anni decisivi della relazione con Jung. Esso inizia solo alla fine della stessa, nell'agosto del 1909. Anche il diario disponibile è incompleto, poichè mancano alcune pagine. In esso c'è la corrispondenza di S.Spielrein con Jung ( 12 lettere) e con Freud. Delle ultime sono conservate solo 2 lettere, delle quali solo la prima è completa. Ci sono, inoltre, 20 lettere di Freud a Sabina Spielrein, datate una dopo l'altra. E, infine, 45 lettere di Jung a Sabina Spielrein (2). Credo che anche in esse manchi qualche cosa. Mi sembra inverosimile che Jung, proprio al tempo del più appassionato innamoramento - aprile 1908/ giugno 1909 - abbia potuto scrivere solo 4 lettere. Qui debbono mancare delle lettere. Lo credo soprattutto per il fatto che in quel periodo vi furono separazioni della durata di settimane - una volta per le ferie di Jung, con la famiglia, fuori di Zurigo, un'altra, per un viaggio in Russia, di Sabina Spielrein. Lascia particolarmente a desiderare sul piano della ricerca, l'impossibilità di avere accesso alla storia clinica della Spielrein, che si trova al Burghölzli, per motivi di discrezione, riguardo ad eventuali parenti vivi della Spielrein. Essa poteva darci qualche informazione sullo sviluppo del rapporto tra medico e paziente. Esisteva, già, invece, la corrispondenza Freud-Jung, in cui il caso Spielrein viene trattato espressamente (Freud-Jung 1974). L'attualità della storia Perchè m'interessa questa storia, perchè mi sento autorizzato ad entrarvi, dopo che Carotenuto l'ha fatto in modo fondamentale e io mi sono occupato di essa nella introduzione al libro di Carotenuto? (Cremerius 1986a, pp. 9-28). M'interessa, in essa, il pezzo di preistoria del movimento psicoanalitico che non è stato sinora ancora descritto. Si trovano qui le prime tracce di quello sviluppo della politica di potere, assunto dalla psicoanalisi istituzionalizzata. Nel congresso che si tiene poco dopo a Norimberga, nel 1910, non vi sono più tracce ma segni marcati, visibili per ognuno, di potere. Il nome che qui Ferenczi crea in accordo con Freud "movimento psicoanalitico", segnala la rottura in questa nuova era. Il movimento psicoanalitico come strumento di potere, doveva presto esperire il destino di ogni movimento di natura politica o religiosa, che lotta per l'instaurazione e la conquista d'un potere, che vuol difendere le sue idee dai mutamenti e dal passato, dietro le mura di un'istituzione. Per acquisire potere, come ho notato altrove, Freud e dopo di lui i funzionari del potere, hanno dovuto adattarsi, addivenire a compromessi e prepararsi ad alleanze profane e ad ambigue complicità. Così le mani non rimangono pure, i principi debbono essere abbandonati, punti essenziali di un programma devono essere sacrificati ( 1986a e 1986b). Questa traccia, come mostrerò in seguito, prende inizio proprio nella storia Spielrein-Freud-Jung. Qui accade per la prima volta che Freud, già impegnato nei suoi piani di potere (vedi anche la sua lettera a Ferenczi, Jones 1962,II,p.90) si contamini le mani nell'interesse del potere: per non perdere Jung come principe e erede e futuro capo della Associazione Psicoanalitica Internazionale, inizia una complicità con lui, che sacrifica molte cose, prima di tutto l'onore di Sabina Spielrein. Quando parlo di mani sporche, ciò non implica l'ideale di mani pure. Il fatto che coloro che vogliono istituzionalizzare le idee, si sporchino le mani, rientra, purtroppo, nella triste realtà. La questione allora è come le mani possano diventare sporche. Questo come, io credo, è determinato dal grado di deviazione dai principi fondamentali di una teoria. E da questi Freud si è molto allontanato. Mi chiedo se in tal caso non vi fosse alcun altro mezzo per risolvere il problema che questo; ritengo che il mezzo della psicoanalisi sarebbe bastato a ciò. Non sarebbe stato naturale, che Freud avesse analizzato la sua complicità e aiutato gli interessati a fare la stessa cosa? In questo modo sarebbe stato dato aiuto a tutti e la cosa da tutti temuta, lo scandalo, sarebbe stato attivamente impedito. La "cosa " della psicoanalisi non avrebbe ricevuto alcun danno. La complicità tra Freud e Jung La complicità assunta da Freud nei riguardi di Jung, per il bene del futuro movimento psicoanalitico, prese inizio proprio allorchè Freud ricevette la seconda lettera da Jung, in un contesto extra-analitico (3). "Devo abreagire su di lei un'esperienza recente. Sto applicando attualmente il suo metodo alla cura di un'isteria. E' un caso difficile: una studentessa russa ventenne, ammalata da sei anni." (Lettera di Jung del 23.10.1906, Freud-Jung 1974, p.7).(4) Perchè Freud non si sorprese per la parola "abreagire"? Nella sua lettera di risposta egli reagisce al desiderio di consigli di Jung solo come supervisore. E' manifestamente entusiasta di comunicare al richiedente ciò che egli già sa su tali casi. Tralascia così di porre altre domande sulla sintomatologia acuta e sulla "gravità della malattia" citata da Jung. Questa domanda mancata contrasta col tipico bisogno di esattezza nelle domande cliniche, permane tale in Freud, anche dopo la successiva lettera di Jung, che si riferisce alla difficoltà del trattamento d'una paziente isterica. Così egli non pone la semplice domanda se si tratti della paziente già nota. Ecco la seconda lettera, del 6.7.1907: "Qual'è il desiderio supremo della paziente? Ella dice: "Vorrei aiutare, nella mia esistenza, una qualche persona a conquistare la libertà mediante il trattamento psicoanalitico.. Nei suoi sogni, è stato dimostrato, si condensa con me. Come essa ammette il suo massimo desiderio sarebbe precisamente di avere un bambino da me, un bambino che realizzerebbe tutti i suoi desideri inappagabili. Per farlo, naturalmente, dovrei prima dar via libera all'uccello." (ibidem,pp.79-80) Anche dopo la lettera successiva, del 7.3.1909, di Jung (per due anni questi non aveva menzionato più il tema), in cui egli si riferisce ad una paziente precedente- devo qui ricordare che Freud aveva appreso per sentito dire una storia d'amore di Jung con una paziente (Amitai-Cremerius 1983) - Freud non solleva la domanda:"Buon ultimo motivo- anzi piuttosto pessimo ultimo- è il fatto che attualmente sono terribilmente perseguitato da un complesso: una paziente che anni fa ho strappato con estrema dedizione a una gravissima nevrosi ha deluso la mia fiducia e la mia amicizia nel modo più offensivo che si possa immaginare. Mi ha provocato un orribile scandalo unicamente perchè ho rinunciato al piacere di darle un figlio. Mi sono sempre comportato come un gentiluomo con lei, ma non mi sento limpido di fronte alla mia coscienza troppo sensibile, e questo mi fa soffrire più di ogni altra cosa, perchè le mie intenzioni sono sempre state oneste." (Freud-Jung 1974, p.229) Freud risponde il 9.3.1909: "Anche a me è arrivata notizia di quella paziente che Le ha insegnato la gratitudine nevrotica dell'amante disprezzata. Muthmann, durante una visita parlò di una certa dama, che s'era presentata a lui come la sua amante......eravamo ambedue concordi nel supporre che le cose stessero altrimenti e non si potessero spiegare, senza tenere conto della nevrosi di chi (s.Spielrein) ce le aveva raccontate." Pienamente convinto del fatto che si tratti di un puro fenomeno di transfert cioè di una confusione derivante dalla paziente, egli prosegue: "Essere calunniati, e rimanere scottati dall'amore con cui operiamo, questi sono i pericoli della nostra professione...(ibidem, p.233) A ciò risponde Jung, l'11 marzo 1909: "La storia che Muthmann ha riferito di casa in casa... mi riesce completamente oscura. Non ho davvero mai avuto un'amante, anzi sono proprio il marito più innocuo che si possa immaginare. Questo spiega la mia forte reazione morale. Non riesco assolutamente ad imma ginare chi possa essere stato. Non credo che si tratti della stessa persona. Storie del genere fanno orrore."(ibidem p.235) Il 30 marzo 1909 Sabina si rivolge, nella sua disperazione, a Freud e lo prega per un colloquio, senza tuttavia indicargliene la ragione. Freud invia, il 3 giugno la lettera a Jung e chiede: "Che roba è questa? Millanteria, smania di pettegolezzo o paranoia?" e gli chiede un giudizio telegrafico, nel caso che egli "sappia qualcosa della scrivente". Telegraficamente? Perchè questa fretta? Potrei pensare che Freud conoscesse il suo Jung, sapesse quali impulsi, desideri e fantasie agitassero il giovane marito infelice. Questi poco prima dell'inizio dell'affare Spielrein, gli aveva scritto una lettera, il 25.9.1907, su Otto Gross, suo paziente (Green 1974), in cui egli lo cita ammirato: "Lo stato veramente sano del nevrotico sarebbe l'immoralità sessuale." Il contesto depone dell'ammirazione. Qualche riga più giù, infatti, si dice che invidierebbe Eitingon per l'abreazione senza riserve degli istinti poligami (Freud-Jung 1974 pp.99-100). Il fatto che Jung non volesse allinearsi alla morale sessuale borghese- che gli serviva solo come facciata protettiva - lo dimostrano le lettere a Sabina Spielrein: il 4.12.1908 egli scrive "non posso fare a meno per la mia vita della felicità dell'amore, dell'amore impetuoso, eternamente cangiante," (Carotenuto, pp. 195-6). A Sabina Spielrein parla inequivocabilmente di amore libertino:" Egli predica la poligamia, la sua donna sarebbe d'accordo", comunica lei, il 10.6.1909 (ibidem.pp. 91-2) La signora Jung non era affatto d'accordo. Era presumibilmente lei, colei che aveva scritto alla madre di Sabina una lettera anonima, in cui aveva messo alla luce "l'affaire". Come la cosa sia apparsa a Jung, lo sappiamo da una lettera di Jung a Freud dell' 11.2.1910, scritta pochi mesi dopo "la risoluzione della faccenda Spielrein": "Crede che quest'Ordine (Freud gli aveva comunicato che egli prendeva in considerazione l'annessione ad un gruppo più grande, cioè l'ordine internazionale per l'etica e la cultura di Forel) potrebbe avere una qualche utilità pratica? Non è una di quelle coalizioni alla Forel contro la stupidità e la malvagità, che pure va amata da noi per liberarci un poco dall'ossessione della virtù, che ci rende malati e ci interdice la gioia dell'esistenza? Se una coalizione deve significare qualcosa sul piano etico, non deve essere mai artificiale...io m'immagino per la psicoanalisi un compito ben più bello e ben più vasto del semplice approdo in un ordine etico. Penso che occorrerebbe ancora lasciare alla psicoanalisi il tempo di filtrare da molti centri nei popoli, di ridar vita negli intellettuali al senso del simbolico e del mitico, di ritrasformare pian piano il Cristo nel profetico dio della vite che egli fu, e di assorbire così quelle forze propulsive estatiche, e tutto all'unico scopo di fare del culto e del mito sacro ciò che essi furono, ossia l'ebbra celebrazione della gioia, dove l'uomo può essere animale in ethos e santità" (Freud-Jung 1974, 323-25). Non posso immaginare che questo Jung dovesse essere rimasto nascosto
a Freud. Jung reagisce allo scritto di Freud del 3.6.1909 proprio
il giorno successivo con un telegramma dettagliato: "La
Spielrein è la stessa persona della quale le ho scritto.
Il suo caso è stato pubblicato in forma abbreviata nella
mia relazione di Amsterdam di beata memoria. E' stato il mio caso
psicoanalitico da manuale, per così dire, ragione per cui
ho conservato per lei una particolare gratitudine e affezione. Poichè
sapevo per esperienza che sarebbe ricaduta subito se le avessi rifiutato
la mia assistenza, il rapporto si è trascinato per anni..Essa
aveva naturalmente programmato di sedurmi, cosa che io consideravo
inopportuna..Essa è al pari di Gross, un caso di lotta contro
il padre, caso che ho voluto guarire "gratissime" in nome
di tre diavoli, impiegando quintali di pazienza e, per farlo, ho
dovuto abusare dell'amicizia...In tutta questa faccenda anche le
idee di Otto Gross mi hanno occupato un po' troppo il cervello...Gross
e la Spielrein sono amare esperienze. Non ho dato tanta amicizia
a nessuno dei miei pazienti, e con nessuno ho mietuto tanto dolore"(Freud-Jung,
1974, p.252). Ora diviene palese la complicità di Freud con Jung. Poichè Freud sa che la scrivente è la stessa persona della paziente citata da Jung, senza indicarne il nome, egli dunque sapeva di essere stato ingannato da Jung; poichè nella cerchia degli analisti s'era parlato d'un "affaire" di Jung, sarebbe stato difficilmente comprensibile che egli si rifiutasse per la seconda volta di ricevere Sabina Spielrein. Il 7 giugno egli scrive a Jung: "Io scrissi alla Spielrein una lettera, in cui facevo l'ingenuo, come se avessi da giudicare l'offerta di una seguace troppo entusiasta.... e perciò la pregavo di comunicarmi prima di tutto per lettera di che genere fosse la questione". Seguono poi considerazioni sul controtransfert (un termine che emerge qui per la prima volta nella storia del pensiero psicoanalitico ), che lasciano chiaramente intendere che jung è stato abbindolato, che egli ha risposto all'amore da transfert con agiti amorosi. Implicitamente egli lo ammonisce a diventare padrone del controtransfert, a spostare i suoi affetti e a piazzarli in modo opportuno (ibidem,pp. 254-55). Sabina dà a Freud l'informazione desiderata, ma si limita, apparentemente a nominare Jung e ad alcuni cenni. (Tra i documenti manca la lettera). Freud risponde a quella lettera il giorno dopo della lettera suddetta, l'8 giugno. Egli segue con ciò la descrizione di Jung secondo cui egli sarebbe la vittima d' un innamoramento della sua paziente: "Stimatissima collega, il Dr.Jung è mio amico e collega; inoltre credo di conoscerlo e posso supporre che egli sarebbe incapace di comportarsi in modo leggero o indegno...Vorrei invitarla ad esaminare con sé stessa se non sia preferibile reprimere e liquidare all'interno della Sua anima i sentimenti che sono sopravvissuti a questa relazione, senza l'intervento esterno e il coinvolgimento di terze persone". (Carotenuto 1986, pp.115-16) Jung ringrazia Freud, il 12 giugno, per la complicità mostrata nella sua lettera del 7 giugno e per il fatto che Freud non gli ha fatto nessuna "predica punitiva". Egli chiude con una frase ancora mascherata sulla linea dell'interpretazione di Freud intorno all'affare come dramma del transfert:"Tutto ciò è troppo stupido, ma utile" (Freud-Jung 1974 pp.255-56). La reazione di Freud alla lettera di Jung del 4 giugno e la lettera non documentata è ora così palesemente parziale, che non si può più dubitare della sua complicità. Invece di offrire alla giovane donna il suo aiuto, egli le consiglia di sbrigarsela da sola e di mantenere anzitutto il silenzio all'esterno. Per contro egli protegge e consola il colpevole: "La signorina Spielrein mi ha confessato in una seconda lettera che si tratta della Sua persona, ma senza rivelare altra intenzione. Ho risposto in modo straordinariamente saggio e penetrante, facendo le viste d'indovinare le situazioni reali in base a tenui indizi, come Sherlock Holmes (cosa naturalmente che doveva riuscirmi dopo le sue comunicazioni), e le ho suggerito una dignitosa liquidazione, per così dire, endopsichica di tutta la vicenda.." E in seguito il cinismo di questa lettera diviene perfetto: "La prego tuttavia di non cader preda di un pentimento e d'una reazione troppo forti. (Frase non compresa nella traduzione italiana esistente). Si ricordi del bel paragone di Lassalle a proposito dell'alambicco spezzato in mano al chimico:"Un leggero corrugar della fronte per la resistenza della materia e poi il ricercatore prosegue il suo lavoro". Data la natura del materiale con cui lavoriamo, piccole esplosioni in laboratorio non potranno essere mai evitate. Forse davvero non si è tenuta la provetta abbastanza inclinata o la si è riscaldata troppo presto. In questo modo si impara cosa c'è di pericoloso sia nel materiale, sia nel maneggiarlo."(lettera del 18.6,ibidem,pp.258-9). Frattanto Sabrina si è risolta ad affrontare Freud dettagliatamente. Ora ella descrive la relazione amorosa espressamente dal suo punto di vista. Vi sono parecchie lettere (la prima porta la data del 10.6, l'ultima del 20.6), che ella invia verosimilmente tutte insieme. le lettere la mostrano avveduta e piena di amore nei confronti di Jung: "Non vengo a lamentarmi d'un amante infedele," Provo però amarezza per la lettera che Jung ha scritto alla madre. "Un bacio senza conseguenze costa costa dieci franchi": per questa espressione prova sarcasmo e scherno. Esprime però delusione anche per il comportamento di Freud: "Lei è per me anche sagace: -audiatur et altera pars- ( si riferisce qui ad una lettera di Freud a lei stessa dell' 8.6-Carotenuto 1986, pp.115/16- ove egli aveva scritto che doveva, per poter giudicare, ascoltare dapprima Jung, seguendo l'antico motto giuridico: audiatur et altera pars). Da ciò risultava che lei in primo luogo doveva darmi ascolto senza la minima resistenza. Ma si vorrebbe risparmiare un momento sgradevole. No? Anche il grande Freud non sempre può valutare le sue debolezze"(ibidem p.90 e ss.). Segue poi la copia di una lettera di Jung a sua madre: "Io da medico le sono diventato amico, poichè ho smesso di tenere in disparte i miei sentimenti. Potevo abbandonare facilmente il ruolo di medico, poiche non mi sentivo impegnato come tale, non avendo mai preteso un onorario. E' quest'ultimo che segna chiaramente i limiti a cui è sottoposto il medico. Lei capirà che è impossibile per un uomo e una ragazza avere alla lunga soltanto rapporti di amicizia, senza che a un certo punto subentri qualche altra cosa. Ma in fondo cosa potrebbe impedire ai due di accettare le conseguenze del loro amore? Un medico e la sua paziente invece possono parlare di qualunque intimità per un tempo illimitato e la paziente può aspettarsi dal medico tutto l'amore e la cura di cui ha bisogno. Il medico però conosce i suoi limiti e non li varcherà mai, perchè è pagato per la sua fatica. E questo gli pone la necessaria limitazione. Pertanto, per rimanere nella posizione di medico, come Lei desidera, Le propongo di fissare un adeguato onorario per le mie prestazioni. In questo modo lei sarà assolutamente sicura che io rispetterò -in ogni circostanza- il mio dovere di medico. Come amico di sua figlia, invece, si dovrebbe lasciare al destino quello che succederà, poichè nessuno può impedire a due amici di fare quello che desiderano. Spero, cara e stimata signora, che lei mi capirà e comprenderà che in tutte queste cose non c'è alcuna bassezza, ma solo l'esperienza e la conoscenza di sè. Il mio onorario è di franchi 10 per consultazione. Le consiglio di cogliere la soluzione prosaica perchè è la più prudente e non crea obblighi per il futuro...Io ho detto sempre a sua figlia che il sessuale era escluso e che con il mio modo di agire volevo solo esprimere i sentimenti di amicizia. Quando successe questo io mi trovavo in uno stato d'animo dolce e compassionevole e volevo dare a sua figlia una prova tangibile di fiducia e di amicizia per liberarla interiormente. Questo però è stato un grande errore di cui ora mi pento... Il mal di testa del quale soffre, le viene ogni tanto ed è dovuto a desideri non esauditi e sfortunatamente non esaudibili da parte mia. non sono in grado di trascrivere la lettera N.3; potrei soltanto fargliela vedere: per me è ancora più offensiva della lettera N.2....(ibidem, pp. 92- 3). Jung che apparentemente non sa nulla di queste lettere, si sente indotto, grazie alla lettera di Freud del 18.6, a diventar più chiaro. Presumibilmente ha concorso a ciò anche la minaccia della madre di Sabina di rivolgersi al professor Bleuler. Per prevenire le conseguenze di una simile iniziativa, già nel marzo 1909 Jung aveva rinunciato al suo posto presso il Burghölzli. Il 21.6 egli scrive a Freud: "Senza cadere in un rimorso impotente, deploro comunque le colpe che ho commesso, perchè sono in larga misura colpevole delle eccessive speranze della mia ex-paziente... Preso dalla falsa persuasione di essere quasi la vittima delle insidie sessuali della mia paziente, scrissi a sua madre che io non ero l'appagatore della sessualità di sua figlia, ma semplicemente il medico, per cui doveva liberarmi da sua figlia. Considerando il fatto che ancora poco tempo prima la paziente era mia amica, che godeva della mia larga fiducia, il mio modo di agire è stato una bassezza suggerita dalla paura, cosa che, molto a malincuore, confesso a Lei in quanto padre." Prega poi Freud di comunicare brevemente alla signorina Spielrein "d'essere pienamente al corrente della faccenda, tramite lui, anche e specialmente della lettera ai genitori.. Desidero di buon grado dare alla mia paziente questa soddisfazione, e che Lei e la mia paziente sappiano della mia -perfect honesty-". Anche qui falsità e cinismo: Freud era solo parzialmente a conoscenza del contenuto della lettera. La cosa più grave Jung l'ha taciuta. E di "honesty", conoscendo la sua lettera d'amore a Sabina egli non può assolutamente parlare. Alla fine della lettera egli capovolge il suo comportamento prima definito come bassezza in stupidità" (Freud-Jung 1974, pp.260-61). La fine "dell'affaire" e l'ambivalenza Dopo essere stato informato da ambo le parti, Freud scrive due lettere, una a Sabina Spielrein il 24.6, l'altra a Jung il 30.6. Esse dimostrano che egli opera ulteriormente in senso tattico e che non è incline a vedere la piena dimensione della "bassezza" di Jung, e tanto meno a trarne le conseguenze. "Gentilissima signorina collega, ho ricevuto oggi dallo stesso Dr.Jung un chiarimento sulle ragioni per cui voleva venire a farmi visita; ora mi rendo conto di aver indovinato alcuni aspetti del problema, ma anche di aver costruito, per il resto, illazioni false a Suo danno. Di queste ultime, La prego di perdonarmi. Però il fatto che mi sia sbagliato e la colpa vada imputata all'uomo e non alla donna, come ammette anche il mio giovane amico, corrisponde al mio bisogno di tenere in alta considerazione le donne. Riceva l'espressione della mia piena simpatia per il modo dignitoso con cui Lei ha risolto il problema." (Carotenuto 1986,p.117) E nella lettera a Jung afferma: "La Sua lettera mi avrebbe conciliato anche con misfatti maggiori da parte Sua; forse sono già troppo parziale nei suoi riguardi. Subito dopo ho scritto alla signorina Spielrein alcune righe amabili, che offrivano soddisfazione e in cambio oggi ho ricevuto una risposta stranamente impacciata...La conclusione, del resto, è soddisfacente per tutti." (Freud Jung 1974, p.262) Anche Jung trova la conclusione soddisfacente: "Vorrei prima di ogni cosa ringraziarla di cuore per il suo amichevole aiuto nella faccenda Spielrein, che si è risolta ora in modo così positivo.", risponde egli il 13.7 a Freud (ibidem, p.265). "Risolta in modo positivo", significa per entrambi, senza danni per Jung e Freud. Il cinismo di questa complicità è intenso nei confronti della paziente, che, gravemente sconvolta e danneggiata, diviene vittima. Freud minimizza il danno come un incidente di lavoro. Jung trova per l'opera distruttiva, che egli ha tramato per aver modo di concludere la sua relazione, i termini "faccenda Spielrein" e "risolta". (Si osservi il doppio senso, che il termine ha in tedesco: risolvere, distruggere, uccidere). Sino alla rottura finale con Jung, Freud mantiene il suo atteggiamento ambivalente nei confronti di Sabina Spielrein. Per un verso egli la rispetta, nel momento in cui la invita a presentare il suo lavoro "Die Destruktion als Ursache des Werdens" nei mercoledì della società, fa pubblicare i suoi lavori nelle riviste ufficiali dell'Associazione psicoanalitica e medita di inserire il suo nome nel comitato della "Zeitschrift fur Psychoanalyse". D'altra parte egli non protesta contro il tono con cui Jung parla di lei:"la piccola", "la piccola autrice"(5). Anche dopo la rottura con Jung egli mantiene l'ambivalenza: da un lato egli corrisponde sino al 1923 in forma amichevole, dall'altro lato in "Al di là del principio del piacere" (1920), ove egli sviluppa per la prima volta la sua teoria duale delle pulsioni, egli "dimentica" di citare il suddetto lavoro, in cui ella aveva anticipato le sue idee sucessive sull'istinto di morte. Anche nel 1930, quando parla della sua prima difesa contro la teoria duale degli istinti, egli non ricorda che inizialmente, quel mercoledì sera dell'anno 1911, allorchè Sabina l'aveva sviluppata, egli si era pronunciato contro di essa. ( Freud 1930a, p. 419) (6). Il movimento psicoanalitico e la politica professionale alle origini Mi domando come si debba intendere il fatto che Freud si lasci trascinare nella parzialità e nella complicità con Jung. Perchè egli, più anziano, che sapeva tanto più sugli abissi umani e utilizzava ogni giorno gli strumenti della psicoanalisi, non si è adoperato per gli interessati? Penso che questa sia stata la via più umana e senza dubbio più sicura per evitare il minaccioso scandalo. Se tento di comprendere i motivi del comportamento di Freud, ciò mi riesce più facile, nel momento in cui tengo presente la situazione in cui egli si trovava tra il 1909 e il 1912. Preoccupato dell'avvenire della sua "dottrina", egli si adoperava a progetti di istituzionalizzazione. Nacque l'idea di creare un "movimento psicoanalitico", con un vertice addetto all'insegnamento e alla disciplina, e di fondare un comitato che dovesse proteggere in maniera "strettamente privata" la psicoanalisi contro personalità e incidenti (Jones 1962,II, pp. 186 bis-188) e di fondare ovunque nel mondo "gruppi locali", che fossero guidati da persone, che egli stesso aveva analizzato. (Con questa pretesa l'analisi didattica fu capovolta e resa indottrinamento). Altrove ho riprodotto questo sviluppo e ho descritto come "il movimento psicoanalitico", muovendo da questi inizi, si sia successivamente sviluppato in una rigida associazione del tipo di una comunità religiosa, in cui i membri furono vincolati con giuramento alla dottrina e furono sorvegliati in caso di tradimento del capo; veniva espulso chi deviasse dalla dottrina. Il prezzo per questa rigida forma organizzativa sono i movimenti scismatici, che caratterizzano la storia del movimento psicoanalitico da allora sino ai giorni nostri. Questa storia comincia con lo scioglimento della società dei merccoledì. Adler uscì, e con lui uscirono altri nove membri. Tra i quali anche l'amico di Freud, Max Graf, il padre del "piccolo Hans". Seguirono ulteriori separazioni. Bleuler, Stekel, Jung e con quest'ultimo, parecchi membri del gruppo zurighese abbandonarono Freud. Freud cadde nel pensiero tipico delle istituzioni religiose, basato sull'opposizione amico-nemico. Egli definiva la vera e la falsa dottrina. Chi aderiva ad un'altra dottrina non poteva più appartenere alla comunità religiosa (Cremerius 1986b). Dopo l'uscita dal gruppo di Adler egli ottenne che nessuno dei membri del suo gruppo potesse partecipare agli incontri del gruppo di Adler, senza mettere in gioco la propria appartenenza alla cerchia di Freud. (Nunberg/Federn 1979,III, p.277). A Sabina Spielrein, che intrattenne ulteriori contatti con Jung, egli scrisse il 20.4.1915: "Lei sarà cordialmente benvenuta, se rimarrà tra noi, ma allora dovrà riconoscere dall'altra parte il nemico." (Carotenuto,1986,p127) In questi progetti di Freud, Jung giocava il ruolo centrale. Rispetto al fatto che quasi tutti i membri della cerchia erano ebrei, egli aveva bisogno di un ariano come guida del gruppo, per poter bilanciare la dominante corrente semita. Qui era Jung l'uomo giusto. Egli era distinto inoltre dalla qualifica di psichiatra e di allievo di Bleuler. Wittels parla di Jung quale "Sigfrido del Burghölzli" (Clark 1981, p. 337). Quando il gruppo viennese lo rifiutò come presidente, Freud in una drammatica seduta del congresso di Norimberga del 1910, chiese: "Uno psichiatra ufficiale e un non ebreo deve essere il capo del movimento" (Stekel 1911). Dopo il Congresso nel 1911, Freud scrive a Binswanger che quando il regno da lui fondato sarà abbandonato, Jung dovrà ereditare tutto (citato da Clark 1981, p.338) (7). E' indubbio che questo progetto di Freud sarebbe fallito, se dall' "affaire" Spielrein fosse nato un pubblico scandalo. Molti membri del gruppo viennese, ma anche membri stranieri come Jones e Abrham, violenti avversari di Jung e critici dell'associazione zurighese, avrebbero utilizzato ciò per porre Freud sotto pressione e ottenere la detronizzazione di Jung. Come l'atmosfera in questa cerchia fosse ostile, si deduce dal fatto che i fondatori del comitato, nel 1912 non invitarono Jung a farne parte e con l'allineamento di Freud decisero di mantenere segreto a lui il comitato. Freud fece allora un compromesso per accontentare questo gruppo ed evitare una rottura aperta; egli sviluppò nei confronti di Jung uno scotoma, per non dover vedere che questi s'era già molto allontanato dalla sua dottrina, così che egli non era più in questione quale erede. lo scotoma è dimostrato dal fatto che egli non contestò abbastanza energicamente le opinioni divergenti di Jung (cifr. Lettere di Jung a Freud dopo il 27.4.1912; Freud Jung 1974, pp.555 e ss). Solo dopo le conferenze di Jung alla Fordham University egli potè aprire gli occhi sul fatto che Jung cominciava a battere un'altra via. Ora si preparava la rottura. Questi processi lasciano apparire la sua complicità con Jung nell'affare Spielrein come un aspetto parziale della sua propensione a non porre in dubbio assolutamente Jung. L'equivoco del controtransfert e la tarda formazione del concetto in Freud Furono questi motivi di politica di potere a far scivolare Freud nella complicità con Jung, a impedirgli di valutare la "bassezza" di Jung come tale e a trarne le conseguenze. Una volta imbocata la via del "movimento psicoanalitico", egli non volle vedere che -Jung lo aveva ingannato con menzogne nell'affare Spielrein, -Jung aveva carpito il termine freudiano di "controtransfert", per giustificarsi. se Freud lo intendeva come qualcosa che s'instaura "attraverso l'influsso del paziente sui sentimenti inconsci (virgolette-Cremerius) del medico" e connetteva ad esso la decisa pretesa di dominio (1910,d, p.198) - il 7.6.1909 Freud gli scrisse di dover "spostare gli affetti" e "piazzarli in modo opportuno"" (Freud-Jung 1974, p.258) (8)-, Jung giustificava con il concetto il suo agito, cioè il suo attivo "affaire" amoroso. Jung utilizzò a fini di giustificazione personale anche il concetto di complesso elaborato nello stesso anno da Freud, nei quali precoci esperienze e vissuti inconsci, che erano stati rimossi, furono spostati su persone e situazioni attuali (1910h, pp.73 e ss.): "Come se non bastasse, s'è anche aggiunto si capisce un complesso che mi ha anche gettato un robusto bastone tra le ruote. Come le ho già accennato una volta, la mia prima visita a Vienna ha avuto un epilogo inconscio 'molto' lungo, anzitutto l'innamoramento coatto ad Abbazia, poi l'ebrea viennese riemerse in altra forma, ossia nelle sembianze della mia paziente. ora naturalmente vedo chiaro in tutto l'incantesimo" (ibidem, pp. 252 -53). (9) L'abuso del concetto di controtransfert a fini di autogiustificazione mostra i rischi, che si trovano nell'uso di esso. Forse è questa la ragione per cui Freud voleva tenere segreti i suoi pensieri su ciò, prima della pubblicazione (Freud- Jung 1974, p.527); è questa, inoltre, la ragione per cui dal 1915, anno in cui Freud cita Jung per la seconda e ultima volta, sino al 1939 egli non viene più menzionato e solo all'inizio degli anni 50 viene accolto in teoria e in clinica. Furono questi motivi che impedirono a Freud di percepire i suoi veri sentimenti nei confronti di Jung e di osservare che egli provava sentimenti di delusione e odio e li reprimeva. Solo dopo che Jung si fu allontanato da lui, e Freud dovette rinunciare alle speranze riposte in lui, questi potè sfogarsi: "Finalmente siamo liberi dal brutale, santo Jung e dai suoi seguaci" (Lettera del 20.7.1914, Freud Abraham, 1965a, pp.178 e 180). Anche lo svenimento, che Freud il 20.9.1908, la sera prima della partenza da Brema con Jung per gli USA - due mesi dopo, dunque, il misfatto di Jung - patì in presenza di Jung conferma questa linea. Invece di accettare la spiegazione di Freud per questo fatto ( i desideri di morte di Jung nei suoi riguardi), propongo di adottare anche per il primo episodio la spiegazione proposta da Freud per il secondo svenimento in presenza di Jung, nel novembre 1912, a Monaco (immediatamente prima della rottura con Jung): ne sarebbero responsabili i desideri di morte rivolti contro Jung (Jones 1962, II, p. 178 e ss.). Dopo che ebbe superato la sua delusione verso Jung e la sua rabbia per i piani falliti nei confronti dello sperato principe ereditario, erede futuro del movimento psicoanalitico, Freud scrisse il brano didattico "Osservazioni sull'amore di traslazione" (1915a). Al lettore di questo testo che conosce la storia dell'affare Spielrein unitamente a tutti i testi che Carotenuto ha raccolto intorno a ciò, questa sembra una lezione impartita "a posteriori " a Jung. Se Freud avesse fatto tutto ciò nel 1909, allorchè la situazione era acuta, rinnegando l'eccesso della "bassezza" di Jung avrebbe dunque fatto i conti con lui. Senza nominare il nome di Jung, il testo segue gli errori di percorso che Jung gli aveva comunicato di aver incontrato nel trattamento di Sabina Spielrein. Pezzo a pezzo, Freud dimostra che si tratta realmente di falsi sentieri. Freud inizia il suo testo col citare l'esempio di un analista, che aveva risposto al transfert amoroso di una paziente (va osservato che in tutto il testo Freud parla sempre di paziente donna e non uomo), con un controtransfert "pronto". Questo analista dovrebbe riconoscere, egli prosegue, che l'innamoramento della paziente era indotto dalla situazione analitica e non poteva essere ascritto ai tratti della sua persona. "Egli non aveva alcun motivo per insuperbirsi di una simile 'conquista' "(1915a, p.308)- Allora egli sceglie una via di mezzo, cui Jung gli aveva comunicato di essere giunto. (Ho dimostrato che questa era una asserzione difensiva di Jung e che questi in realtà aveva avuto con Sabina Spielrein un'autentica relazione amorosa, Carotenuto 1986). Questa via di mezzo consisterebbe nel fatto che "l'analista afferma di ricambiare i teneri sentimenti della paziente, fino a quando può riportare la relazione in zone più sicure e collocarla ad un livello più elevato. ho da obiettare contro questo espediente il fatto che il trattamento psicoanalitico è basato sulla verità". - "Oltre a ciò il tentativo di lasciarsi scivolare in sentimenti teneri verso la paziente, non è affatto privo di rischi. Non ci si domina tanto bene da non dovere trovarsi all'improvviso, oltre le proprie attese" e ammonisce a "contenere il controtransfert" e a "restare indifferenti" (ibidem, pp. 312-13). Freud prosegue con la considerazione che sarebbe un gran trionfo per la paziente, e una totale sconfitta per la cura, se il suo corteggiamento venisse contraccambiato.- La relazione amorosa pone appunto un termine all'influenzabilità attraverso il trattamento analitico; un'unione di entrambe le cose è un'assurdità (ibidem, p.314). Questa è la risposta a ciò che Jung aveva scritto di aver tentato, la risposta che Freud allora non aveva dato. Seguono poi consigli, che spiegano all'analista il fondamento infantile dell'amore da transfert, tra l'altro quelli che vogliono mostrare come tratti l'amore da controtransfert molto opportunamente: "La paziente ha da imparare da lui il superamento del principio del piacere, il rifiuto di un soddisfacimento ovvio, ma non ammesso socialmente, a vantaggio di un soddisfacimento più lontano, forse in primo luogo insicuro, ma psicologicamente e socialmente incensurabile" (ibidem, p.319). La mancata rinuncia e il sacrificio della donna Questo monito dovrebbe valere in eguale misura per l'analista. Era esattamente ciò quel che Jung aveva negato: la rinuncia. Egli voleva conservare il matrimonio e la sua posizione di galantuomo e allo stesso tempo i suoi desideri poligami. Con Sabina Spielrein egli voleva una soddisfazione non accettata socialmente, ella doveva essere, così intese Sabina Spielrein, la sua "maitresse" (Carotenuto 1986, p.50). In conclusione - qui la relazione del testo con la corrispondenza Freud-Jung nella questione Spielrein diviene inequivocabilmente chiara -Freud ricorda il rischio del metodo psicoanalitico e si serve nuovamente dell'analogia del chimico, che lavora, come l'analista, con forze esplosive. In contrasto con la sua lettera a Jung del 18.6.1909, in cui egli prega Jung di pensare al bel paragone di Lassalle sulla provetta scoppiata nelle mani del chimico e di non passare attraverso la mala sorte al rimorso e alla reazione, egli ora ammonisce a rinunciare ed essere consapevole (1915a, p.320). Per quanto io ne sappia, il nesso tra l'affaire Spielrein e il testo sull'amore da transfert del 1915 non è stato sinora proposto. Sabina Spielrein, la vittima che Freud sacrifica alla sua politica di potere, è rimasta sino ad oggi la vittima. Essa è la seconda vittima donna, che ha pubblicato contributi essenziali alla teoria psicoanalitica (10). Di lei esistono in tutto circa 30 lavori in lingua tedesca o francese (Grinstein, 1952-59). Due di essi -la sua dissertazione "Il contenuto psicologico di un caso di schizofrenia" (1911) e "La distruzione come causa della nascita"(1912) - sono da annoverare tra gli scritti psicoanalitici eminenti. Malgrado la sua importanza l'autrice è oggi completamente dimenticata. Così fa sentire i suoi effetti postumi quella parte della storia antica, che schiude un frammento della storia contemporanea. Storia contemporanea in forma di "dramma borghese": l'amante di un uomo sposato, che si separa da lei, per salvare matrimonio e carriera, viene resa responsabile di tutto ciò che ne è derivato, ella diviene il capro espiatorio. In un grandioso capovolgimento ella deve pagare per ciò che il seduttore ha combinato. Egli allevia i suoi sensi di colpa con l'aiuto della proiezione. L'oblio dei suoi scritti indica come il meccanismo difensivo della proiezione, che Freud e Jung utilizzarono contro di lei, continui ad agire all'interno della comunità psicoanalitica, rimanendo attivo. Completare questo pezzo sinora a lungo sconosciuto della storia delle origini del "movimento psicoanalitico", cioè della psicoanalisi istituzionalizzata, potrebbe confermare tracce, che portano fino al nostro tempo. Tracce di ingiustizia, repressione della verità e sacrificio dei principi essenziali della psicoanalisi nell'interesse del potere (Cremerius 1986a e 1986b).
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