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LA RELAZIONE
UOMO-ANIMALE:
La relazione uomo-animale ha delle caratteristiche che la rendono
diversa da altri tipi di rapporto, per esempio da quelli interumani: nell'interazione
con l'animale domestico, infatti, vi è un basso gradiente di sfida,
non si subisce il vincolo del giudizio e della censura, vi è una
forte plasticità identificativa, vi è una pluralità
comunicativa. Sono proprio tali caratteristiche a predisporre la relazione
zooantropologica tanto al ruolo educativo quanto a quello assistenziale.
È peraltro evidente che quanto più il rapporto è
compiuto, ovvero non semplificato ne' omologato sulle proiezioni umane,
tanto più esso potrà dare i suoi frutti, anche a livello
assistenziale. L'animale diventa un rifugio tutte le volte che il prossimo
umano è avvertito come qualcosa di minaccioso e ostile. Le persone
che soffrono dei disturbi descritti solitamente provengono da un'esperienza
fortemente negativa e desiderano uscire dalla spirale di rifiuto e di
giudizio propria del rapporto interumano. Hanno cioè bisogno di
staccare la spina da quel vorticoso mondo della sfida e della competizione,
vogliono recuperare le forze ed evitare quello sguardo umano che anche
quando è compassionevole reca in sé un inappellabile giudizio
di fallimento. Queste persone, che a prima vista desiderano solo isolarsi
per evitare di sentirsi addosso il peso dell'inadeguatezza, in realtà
hanno un bisogno immenso di comunicare, di relazionarsi al mondo esterno,
di dare un
significato alla propria condizione. L'animale non li trova diversi,
inutili o terminali: l'animale si rapporta con loro in modo diretto li
considera unici e insostituibili, eterni nell'esaltazione dell'attimo.
Un malato terminale, per esempio, non può costruire la sua
progettualità in tempi lunghi e quindi si trova quasi sempre in
discronia con il prossimo umano che, anche involontariamente, lo mette
in difficoltà.
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