Medico e omeopata, dieci anni fa Armida Rebuffì ha fondato la Scuola medica omeopatica Hahnemanniana. Nell'intervista riportata dal libro Ritorno alla luce, parla delle terapie omeopatiche e spiega che cosa possono fare contro il male di vivere.

D.: Si può curare la depressione con l'omeopatia?
R.: "Si, anche se è più esatto dire che questa terapia ha successo su un certo numero di depressi. Per altri, invece, l'omeopatia è destinata all'insuccesso. Questo accade con tutti i metodi di cura, anche con quelli della medicina tradizionale".

D.: Quali sono le forme di depressione che non possono essere curate con l'omeopatia ?
R.: "Alcune persone non possono trarre alcun benefìcio da questa terapia a causa della gravità del loro disturbo. Si tratta, cioè, di depressi per i quali è necessario un ricovero in una struttura ospedaliera, dove ci sia un controllo continuo. Mi riferisco, per esempio, a quelli che potrebbero tentare il suicidio o che l'hanno tentato ripetutamente, oppure a quei pazienti totalmente rinchiusi in se stessi, che smettono perfino di mangiare e si lasciano andare. In questi casi, lo psichiatra dovrà prescrivere degli psicofarmaci. Anche se, in linea di principio, sono contraria a questo tipo di cura farmacologica, devo riconoscere che talvolta è davvero necessaria".

D.: Ipotizziamo che venga da lei un paziente depresso...
R.: "Supponiamo che abbia avuto una delusione sentimentale, che pensi sempre agli eventi tristi del passato e non riesca a immaginare alcun futuro, perché quell'evento doloroso gli ha tolto la voglia di vivere. E gli impedisce di provare piacere nelle attività quotidiane. Soffre d'insonnia e, quando riesce a dormire, è disturbato da sogni e da incubi spaventosi. La sua tristezza si aggrava alle dieci di mattina, ha molta sete e un gran desiderio di mangiare cibi salati. Soffre anche di vertigini che si aggravano se si muove in fretta o quando si alza da una sedia o dal letto".

D.: Fin qui, i sintomi. A questo punto, lei fa una diagnosi?
R.: "Tutti questi sintomi mi portano certamente alla diagnosi di una depressione. Ma, per scegliere il rimedio omeopatico più indicato, non potrò tener conto solo di questo. Nella medicina ufficiale, ogni tipo di patologia richiede un determinato tipo di farmaci e di dosaggio. Nell'omeopatia, invece, si devono considerare i sintomi presentati dal paziente, specialmente quelli che caratterizzano di più il suo modo di soffrire".

D.: In sintesi, voi medici omeopati siete attenti soprattutto al "come" una persona vive la depressione.
R.: "Esatto. L'attenzione per l'aspetto psichico del paziente è fondamentale nell'approccio omeopatico. E questo avviene non soltanto quando la patologia del paziente è di tipo psichico, ma anche quando manifesta dei sintomi solo sul piano fisico. A noi interessa capire che cosa sente il paziente, cosa manifesta. In base a questo, gli si da il rimedio simillimum, cioè il più simile. Ossia quel farmaco che nella sperimentazione sull'uomo sano ha provocato proprio quei sintomi. Somministrerò al mio paziente un rimedio che somiglia molto alla sua sofferenza. Nel caso ipotizzato prima, per esempio, potrei prescrivere l'essenza del Natrum Murìaticum".

D.: Siete, allora, anche una sorta di psicoterapeuti?
R.: "Direi di si. In omeopatia vale il principio olistico (da olos che in greco vuoi dire tutto) che considera l'individuo nella sua totalità. Qualcosa di più, quindi, della semplice somma delle parti. E' importante, infatti, vedere non solo come una persona soffre di un disturbo, ma anche come è inserita nell'ambiente sociale. Qual è stata, anche a grandi linee, la storia della sua vita, quali sofferenze ha patito e quali sono i suoi progetti futuri. Il paziente è un enigma e l'arte terapeutica consiste nel riuscire a innescare quel meccanismo che permette al malato di svelarsi al medico e anche a se stesso".

D.: Quanto dura una visita?
R.: "La prima seduta può durare anche più di un'ora, a seconda della gravita della patologia. Si chiede al paziente qual è il motivo per cui è venuto e lo si lascia parlare fino a quando spontaneamente non si interrompe. Nel caso di un depresso, si cerca di avere più notizie possibile su come era la persona prima di ammalarsi e su come è cambiata poi. Quali situazioni familiari, lavorative. sentimentali, affettive, cioè sono intervenute".

D.: Esaminate anche i sogni del paziente?
R.: "Certo. I sogni, i deliri, le sensazioni strane ci aiutano nella scelta del rimedio. E ci danno le chiavi per entrare nel mondo inconscio del paziente".

D.: Come scegliete la cura?
R.: "I rimedi che prescriviamo dipendono dal modo di soffrire del paziente: in omeopatia la cura è rivolta al malato, non alla malattia. Cioè viene decisa in base ai sintomi caratteristici e peculiari di quel paziente. I rimedi per i sintomi della depressione sono moltissimi, nell'ordine di qualche decina".

D.: L'omeopatia è famosa per le dosi minime di sostanze che prescrive. Ci può spiegare perché si fa così?
R.: "Hahnemann, il padre di questa medicina, scoprì che l'effetto di un farmaco continua a persistere anche se questo viene diluito moltissimo. Anzi, constatò che quanto più il farmaco veniva diluito, tanto più riusciva ad agire su piani profondi (la mente, la psiche). Mentre, se lo si diluiva poco, funzionava maggiormente sulla sfera organica, cioè sui disturbi fisici".

D.: Ma come funzionano i rimedi omeopatici?
R.: "Nella fase di preparazione, il farmaco viene agitato con un apparecchio. In questo modo si rompono i legami molecolari e la materia libera energia. E' proprio questa energia che permette di curare le malattie, che sono causate da un disequilibrio della forza vitale"

D.: Durante il trattamento omeopatico, si devono osservare delle precauzioni?
R.: "Sì, bisogna limitare il consumo di alcune bevande, come il caffè e il tè (non più di una o due volte al giorno) ed evitare i superalcolici, perché contengono dei principi medicinali che potrebbero interferire con l'azione dei rimedi omeopatici. Lo stesso succede se si prendono sostanze come la menta, l'eucalipto e le spezie piccanti".