Luigi Ravizza è direttore del dipartimento di neuroscienze dell' Università di Torino, ha insegnato psicofarmacologia e dirìge la Scuola di specializzazione in psichiatria. Qui spiega cos'è la depressione.
E quando e perché è bene curarla con gli psicofarmaci.

D.: Si parla tanto di "depressione", ma i casi veri sono pochi. E' d'accordo?
R.: "No, anzi. Il 60 per cento dei casi non viene diagnosticato. Il depresso, all'inizio, si rivolge al medico di base, che spesso non è in grado di riconoscere il problema, specie nelle forme cosiddette mascherate, in cui prevalgono sintomi come dolori alla schiena, pesantezza alle gambe, stanchezza o mal di testa. E del restante 40 per cento di persone a cui viene diagnosticata la depressione, solo la metà viene curata adeguatamente".

D.: Esistono degli esami clinici particolari per scoprirla?
R.: "Per ora no. Ma in futuro si potranno esplorare meglio i meccanismi labirintici del cervello".

D.: Che cosa succede nella mente?
R.: "I neuroni, che sono le cellule del cervello, si trasmettono impulsi l'uno con l'altro, e si "parlano" liberando sostanze come serotonina, noradrenalina e dopamina, chiamate neurotrasmettitori. Da queste sostanze dipendono tutte le funzioni cerebrali, compresi l'emotività e l'umore. La depressione sopraggiunge quando i neuroni liberano meno serotonina e meno noradrenalina del solito".

D.: In questo caso, come agiscono gli psicofarmaci?
R.: "Riportano alla normalità il livello dei neurotrasmettitori".

D.: Quali sono i sintomi?
R.: "Ce ne sono diversi e solo nelle forme più gravi compaiono tutti insieme. Ne bastano da tré a cinque per diagnosticare la depressione.1) Cala il tono dell'umore: il depresso piange facilmente, è pessimista e si sente senza speranza. 2) Diminuisce lo spirito d'iniziativa: la persona è indecisa e non prova gusto neppure a svolgere le attività che prima amava di più. 3) Crolla l'autostima: il soggetto si ritiene incapace di svolgere qualsiasi attività e prova dei sensi di colpa immotivati. 4) Scompare o aumenta esageratamente l'appetito.5) Si soffre d'insonnia o di eccessiva sonnolenza. 6) Si è volubili: il depresso può essere agitato, irrequieto e lamentarsi sempre. Oppure, può muoversi lentamente, essere passivo e stare per lo più seduto o a letto. 7) Mancano anche le energie mentali: il soggetto fa fatica a pensare e a concentrarsi. 8) Si tende ad avere pensieri di morte ricorrenti e, nei casi più gravi, si tenta il suicidio

D.: Questi disturbi possono scomparire anche senza cure?
R.: "Sì. gli episodi di depressione possono guarire da soli, ma non prima di sei mesi, e talvolta anche dopo uno o due anni. Se si pensa, però, alla sofferenza del malato e al rischio di suicidio, è meglio intervenire presto con i farmaci".

D.: Se la depressione e' dovuta a un lutto, a una separazione o alla perdita del lavoro, servono comunque del medicinali?
R.: "Oggi si ritiene che tutte le forme depressive debbano essere curate con i farmaci. Ma non si può parlare di depressione nei primi sei mesi dalla morte di una persona cara, perché l'abbattimento è più che normale. E sufficiente un sostegno psicologico".

D.: Quanto consiglia di aspettare prima di andare da un medico?
R.: "Il consiglio è di consultare al più presto uno specialista, perché se si tratta di depressione, occorre intervenire subito per evitare che la malattia diventi cronica".

D.: È meglio rivolgersi al neurologo?
R.: "No, perché il neurologo cura malattie come l'epilessia, il morbo di Parkinson o la sclerosi multipla. L'indirizzo giusto è uno psichiatra, che studia i disturbi psichici del cervello, dovuti a situazioni relazionali e ambientali".

D.: Quali errori bisogna evitare perché i farmaci abbiano effetto?
R.: "Bisogna attenersi alle prescrizioni e informare il medico di eventuali effetti collaterali. Succede infatti che il paziente prenda meno farmaci di quelli prescritti, non ricavandone alcun effetto. Oppure che interrompa la cura dopo 15-20 giorni perché sta già meglio. Rischiando così la ricaduta. Non dimentichiamo che gli antidepressivi danno i primi risultati dopo almeno tre settimane: è bene non interrompere troppo presto la terapia. Mentre, se la cura non da segni di efficacia, è inutile continuarla oltre i due mesi. Infine, non bisogna curarsi da soli perché si rischia di non prendere il farmaco giusto: ogni tipo di depressione richiede un medicinale specifico".

D.: Dopo quanto tempo si capisce se la cura non fa effetto?
R.: "Io non cambio la terapia prima di 40-45 giorni, perché se ci vogliono almeno 20 giorni per vedere dei risultati, è possibile che alcune persone migliorino dopo un mese. Se, invece, il paziente non tollera la sostanza contenuta nell'antidepressivo, bisogna sostituirlo immediatamente."

D.: È possibile che una persona prenda delle pillole che non hanno efficacia e che guarisca per il solo fatto di crederle degli antidepressivi?
R.: "Per gli antidepressivi, l' effetto placebo non è frequente. Si ha invece per gli ansiolitici. Molte persone che prendono da tempo un ansiolitico per addormentarsi, potrebbero sperimentare con successo l'effetto placebo".

D.: Conta l'atteggiamento che il paziente ha verso il fàrmaco?
R.: "Molto. Tanti pazienti hanno paura degli psicofarmaci e non li assumono volentieri. Dunque, stanno male non per colpa del farmaco, ma perché la loro paura scatena degli effetti collaterali".

D.: Quanto incide, oltre alla cura farmacologica, il poter cambiare stile di vita?
R.: "Nelle depressioni che nascono da diffìcili situazioni familiari,sentimentali o di lavoro, può essere utile anche cambiare ambiente.E possibile che un depresso esca dalla sua condizione e stia bene per mesi, o per anni e poi all'improvviso abbia una ricaduta. Con la depressione, però si può imparare a convivere. L'importante è rivolgersi a un esperto che sappia trovare una terapia adatta".