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D.A.P.: Per i familiari

La prima cosa che ci viene da suggerire ai familiari dei "dappisti" è quello di non diventare per forza "medico", ma di non lasciarsi intrappolare dalle crisi della persona cara. Semmai, l'"obbligo" per chi ha un parente colpito da questa patologia, di INFORMARSI. Di sapere quali sono le manifestazioni della malattia e come curarla. E' necessario avere nei confronti della persona cara, un atteggiamento di sostegno "non colpevolizzante". La sicurezza di comportarsi bene, arriva solo dalla conoscenza. Dal sapere che è importante chiedere subito aiuto a uno specialista e che non è giusto "accontentarsi" di vivere evitando. Dal viaggio in treno alla festa con gli amici. La solitudine, a parenti e pazienti, porta solo cattivi consigli. Quindi, va stipulata una sorta di "alleanza" tra il medico e il familiare di chi soffre di attacchi di panico. Questa permetterà di fronteggiare le situazioni di emergenza ma anche di capire quando va meglio e di intuire i segni del progresso verso la guarigione. verso la consapevolezza, da parte del malato, di essere dominatore e non dominato dall'attacco. Importante, dunque, è sapere cosa fare, ma altrettanto importante, sapere cosa non fare.

Cosa fare

L'obbiettivo che si deve raggiungere, con il consiglio dello psichiatra, è quello di armonizzare gli "interventi" per riuscire a tranquillizzare il malato e ridurre al minimo la tecnica dell'evitamento. Ridurre, in casa, il contrasto con il malato può essere un modo per permettergli di vivere meglio stimoli e ansie. sarebbe un grave errore colpevolizzare la persona quando ci si rende conto che la sua malattia non ha fatto passi avanti, che i "blocchi" persistono o , addirittura, aumentano. E' bene aspettare che sia il malato a chiedere aiuto, piuttosto che farsi avanti con eccessive premure. Soffocarlo con altrettanti evitamenti potrebbe, in molti casi, peggiorare la situazione. Piuttosto è importante riuscire a convincere il malato a rivolgersi a uno specialista. Inutile vagabondare da un medico all'altro, dal cardiologo piuttosto che dall'esperto di polmoni. Bisognerà ovviamente, riuscire a sfatare tutti i pregiudizi che aleggiano attorno alla figura dello psichiatra. Non è il "medico dei pazzi" e i parenti devono saperlo bene. Devono essere anche in grado di farlo capire al malato. Potrebbe non essere una cattiva idea citare i nomi dei personaggi famosi che hanno dichiarato pubblicamente di aver cambiato vita, una volta che lo psichiatra ha indicato la terapia giusta. Comprensione e disponibilità all'ascolto sono doti fondamentali per chi vuole convincere o stare accanto di chi soffre di attacchi di panico. Riconoscere i piccoli miglioramenti del malato è fondamentale. Il condividere la gioia, può trasformarsi in un forte bastone su cui appoggiarsi. E' un pò come dire :" Tranquillo, ti siamo vicini, ti accettiamo, ti capiamo e con te aspettiamo che tutto passi".
Infine il parente deve accettare l'idea che al miglioramento corrisponderà un naturale "distacco" e maggiore autonomia della persona ex-dappista!!

Cosa non fare

Evitare critiche e apprezzamenti sul comportamento di chi soffre di attacchi di panico. Meglio dare piccoli suggerimenti piuttosto che scatenare scontri violenti. Il malato è già particolarmente sensibile alle sue critiche, a quelle degli "estranei", per essere in grado di recepire altri suggerimenti "dal tono imperioso". Mai gonfiare il problema, mai farlo più grande di quello che è contrastando con la volontà di trovare soluzioni più lontane possibili dall'evitamento. Importante è riuscire a dividere l'istintiva avversione verso i timori e le "pigrizie" del malato e l'affetto che si prova verso la persona.Controllare che la persona segua la terapia e vigilare sugli eventuali effetti collaterali. Non decidere  mai che il medico va interpellato solo nelle urgenze;piuttosto tra i familiari, lo specialista e il terapista si deve creare un'alleanza mirata al buon esito della terapia. Ovviamente è vietata qualsiasi presa in giro degli atteggiamenti del malato e non dire mai che non si crede a ciò che dice. Lo "strozzamento alla gola" è avvertito davvero!!!! Anche il batticuore, le sudate fredde, le gambe tremolanti, la sensazione di svenimento. E' bene ricordarlo sempre, anche quando si vorrebbe partire e quell'amico, quel figlio o quella compagna non riesce a venire con voi.

I si e i no

I si
I no
1) Convincere il malato ad andare dallo specialista, lo psichiatra, e ad accettare sia i farmaci che la psicoterapia. 1) Mai dire al paziente: <<Dai sforzati>>_; << E' tutta colpa tua>>: <<Sei solo un pigro>>.
2) far capire che il disturbo da attacchi di panico è una malattia. Come tale può guarire, se curata. 2) Mai prenderlo in giro se non riesce a intraprendere un viaggio, a prendere l'aereo o a entrare in un grande magazzino.
3) Stare vicino al malato, accettare senza condividere paure e timori. 3) Non assecondare il malato quando vorrebbe smettere la cura o psicoterapia.
4) Credere ai sintomi che il malato accusa. 4) Non mettere fretta nè far mai capire che i timori potrebbero seriamente compromettere la vita futura.
5) Aiutare i malato a rinforzare la stima nei propri confronti senza mai spingerlo in situazioni che potrebbero spaventarlo. 5) Non farsi prendere dalle sue stesse paure.
6) Ripetere di avere pazienza, che la cura può avere dei tempi lunghi prima di fare effetto. 6) Non evitare di controllare se il malato segue la terapia.
7) Imparare a riconoscere i piccoli miglioramenti e condividerle con la persona cara. 7) Non esagerare con le critiche: l'avversione è verso la malattia e non verso la persona cara.