In
senegal, basta un copricapo di fiori gialli e arancio per
prendere parte alle danze che festeggiano la bella stagione.
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In Oriente è il colore
del sole,della fertilità e della regalità, ma per
alcuni monaci buddisti è segno di lutto. Nell'antica Grecia
era il colore dei pazzi (per essere riconosciuti erano obbligati
a vestire di giallo). Nel Giappone imperiale poteva indossarlo solo
chi apparteneva alla famiglia reale. Nel medioevo era la tonalità
della veste imposta agli ebrei come distintivo ingiurioso, ma anche
la sfumatura più mondana, usata dalle ricche cortigiane per
gli abiti delle feste. <<Ogni popolo, in ogni tempo ha
attribuito ai colori significati simbolici diversi» dice
l'antropoioga Cecilia Gatto Trocchi. «E anche i nomi dati
alle tinte variano da una cultura all'altra. Non pensate che in
ogni lingua esista una traduzione dei nostri giallo, rosso, blu,verde.
Le tribù della savana africana, per esempio, non distinguono
tra verde e azzurro. Alcune popolazioni della Nuova Guinea non hanno
nomi per i colori, ma usano solo le espressioni chiaro e scuro.
Mentre gli Eschimesi hanno coniato sette termini diversi per indicare
il bianco, tonalità dominante nel loro mondo gelato. Secondo
i cromoterapeuti il colore del sole, regala energia, forza, vitalità,
perchè le sue vibrazioni sono le più simili per intensità
e frequenza a quelle dei raggi solari. Forse per la carica di
cui è portatore, il giallo è stato spesso usato come
colore di guerra. I Masai si preparavano alla battaglia, dipingendo
il proprio corpo e gli scudi di ocra. E molte tribù degli
indiani d'America, prima degli scontri, si cerchiavano gli occhi
di giallo intenso, pensando così di ipnotizzare il nemico.
Rubando il look alle vespe, indossavano casacche a strisce gialle
e nere, un abbigliamento che, nel mondo animale, serve da avvertimento:
chi sfoggia queste tonalità (come anche il rosso e il nero)
nasconde un pericoloso veleno.
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