Qual
è il grado di correlazione tra i dati relativi agli Abbandoni scolastici
e quelli che connotano le più eclatanti défaillances dei nostri
ragazzi, quali le Ripetente, i Ritiri e le Bocciature [1]
?
Tenteremo
di sbozzarne una motivata risposta in questa ultima parte del presente saggio.
Anzitutto
confrontiamo questi aggregati: i tassi di successo scolastico [2] e quelli degli abbandoni.
Nelle nostre scuole superiori parliamo di successo quando una leva di
studenti consegue il Diploma agli esami di Stato (ex Maturità) entro il
quinquennio previsto dalla legge [3].
Nella
Tavola 16 sono riportati i valori assoluti degli alunni delle SSS
italiane che hanno mancato quell’obiettivo; e nella Tavola successiva (Tav.
17) è evidenziato il relativo tasso. Quei valori assoluti,
naturalmente, sono stati ottenuti sottraendo ai diplomati in quinta
dell’anno scolastico considerato (“t”) il numero degli alunni iscritti
nella stessa scuola quattro anni prima (“t-4”). Ovviamente, il tasso di
successo è dato dal rapporto tra quei valori e 100 alunni iscritti,
appunto, dell’anno scolastico “t-4”. Pertanto, nel complesso delle
Secondarie italiane queste décables ammontano a oltre 200.000 ogni anno,
di cui 90.000 negli Istituti Tecnici. Analizzando il tasso di successo
risulta evidente, purtroppo, che circa un terzo dei nostri alunni delle
superiori ha un curriculum scolastico irregolare, non riuscendo a
diplomarsi nei cinque anni previsti [4].
Ma a leggere con una certa attenzione questi tassi – che quindi, di
fatto, rilevano più gli insuccessi che i successi – si possono
cogliere anche delle indicazioni positive; il trend di tali insuccessi,
infatti, tende verso valori sempre più confortanti: nelle SSS dall’a. sc.
93-94 al 96-97 in Italia si passa da –35,3% a –30,7%, in Puglia da –36,4%
a –27,2% e a Bari da -33,5% a –27,0%.
Ancora più rassicuranti i dati degli Istituti Tecnici, perché sono mediamente
di 3-4 punti percentuali inferiori rispetto a quelli del Totale SSS: si tratta
di un elemento sotto certi aspetti sorprendente, perché ciò significa che gli
alunni dei Tecnici in realtà hanno un curriculum scolastico alquanto più
regolare dei loro colleghi di altre scuole superiori.
Da rilevare, inoltre, che il numero delle alunne dal curriculum discontinuo
è sempre inferiore a quello dei colleghi maschi: circa 10 punti percentuali in
meno.
Passiamo
ora a confrontare i dati dei “non promossi” di un certo anno scolastico
(“t”) con quelli dei “ripetenti” iscritti nell’anno successivo
(“t+1”). Dalla Tavola 18, in cui sono esposti i valori assoluti,
appuriamo che nelle SSS, dei bocciati nel 91-92,
186.183 alunni – di cui la gran parte maschi (124.626) – non hanno
rinnovato la propria iscrizione nel 92-93; nell’a. sc. 94-95 il loro numero si
era assottigliato raggiungendo quota 102.828, ma già due anni dopo esso è
daccapo aumentato (110.343); parallelo l’andamento in Puglia negli stessi anni
(13.581; 7.142; 8.222) e in provincia di Bari (4.575; 2.042; 3.246).
Scorrendo
la Tavola 21 esaminiamo, infine, il grado di correlazione [6]
tra il tasso degli Abbandoni nella provincia di Bari, nella Puglia e in
Italia da una parte, e dall’altra quello delle Ripetente, dei Ritiri
e delle Non Promozioni, sia nelle SSS che negli IT.
Un
dato in linea di massima sembra emergere con tutta evidenza: se da un lato
risulta una fortissima correlazione tra queste dinamiche negli Istituti Tecnici
(Italia, Puglia e Bari), parallelamente per l’insieme delle Secondarie
Superiori se ne registra una forte tra gli abbandoni e le non
promozioni, nonché tra gli abbandoni e le ripetente; mentre
per i nostri calcoli gli “abbandoni scolastici” non sembrano affatto
correlati con l’andamento dei ritirati. Questi, infatti, i relativi
coefficienti di correlazione: Italia 0,08; Puglia –0,04 e Bari 0,08.
Probabilmente inciderà su questa “mancanza di correlazione” il cosiddetto
fenomeno dei rientri, già più volte sottolineato in questa nostra
ricerca. Intanto tra le correlazioni registrate nelle tre aree oggetto
dell’indagine si nota una proporzionalità diretta sia nelle SSS che negli IT.
Gli
“abbandoni scolastici” raggiungono, quindi, i livelli massimi di correlazione
soprattutto negli IT: in particolare quando sono rapportati alle “non
promozioni” (Italia: 0,99; Puglia: 0,98 e Bari 1,00) e ai “ritiri”
(Italia: 0,99; Puglia: 0,99 e Bari: 0,98).
[1] Ormai si preferisce parlare di Non Promozioni anziché Bocciature.
[2] Ci ripromettiamo di analizzare il Successo scolastico in un prossimo lavoro che riguarderà ancora una volta le SSS e gli IT (M, F, Tot,) in Italia, in Puglia e nella provincia di Bari.
[3] Ricordiamo,intanto, che a
norma dell’art. 2 comma 2 del DPR 323/98 “…possono sostenere, nella
sessione dello stesso anno, il corrispondente esame di Stato, gli alunni
che, nelle scrutinio finale per la promozione all’ultima classe, abbiano
riportato non meno di otto decimi in ciascuna materia”. In pratica,
alcuni alunni di quarta superiore potrebbero conseguire il diploma in
quattro anni anziché in cinque. Quanti alunni in Italia si sono avvalsi di
questa possibilità? E con quali esiti?
[4] Ecco cosa scrive a tale proposito A. Micali :”Su 100 giovani iscritti al primo anno di corso, solo il 66,8% consegue la maturità (o essendo stato respinto ripete nell’anno successivo); un terzo invece si disperde nel corso degli studi. Le donne completano gli studi nel 70% dei casi circa, mentre gli uomini solo nel 61,5”(La selezione scolastica, op.cit., pag. 40).
[5] Chi può mettere in dubbio l’attendibilità dei dati di fonte ISTAT? Eppure… Per fermarci soltanto alle”Interruzioni di frequenzs” nelle SSS, per l’a. sc. 93-94 a pag. 419 dell’Annuario 1996 troviamo che il totale delle “interruzioni” nelle classi prime è di 94.708 unità, mentre più correttamente dovrebbe essere 94.724, cioè la somma di 57.077 M e 37.647 F. Altri errori di calcolo anche nelle seconde (38.265 e non 38.263) , nelle terze (39.066 e non 38.930) e nel totale (209.012 e non 208.858). Altre sviste si trovano l’anno successivo ancora nelle “interruzioni” delle terze, quarte e quinte (Annuario 1997, pag. 413), ecc., ecc..
[6] Si tenga presente a tale proposito che tra due serie storiche da confrontare, la correlazione diventa più forte a mano a mano che il corrispondente coefficiente di correlazione dallo “zero” si avvicina a +1. Correlazione inversa si ha quando quel coefficiente è negativo.