Sagrado (capoluogo)
Storia
Il paese di
Sagrado si sviluppa tra le prime pendici del Carso e il fiume Isonzo
dove si concentra un patrimonio di testimonianze storiche e di paesaggi
naturali. La sua preistoria ricalca probabilmente quella degli altri
insediamenti dell’area, legati alla storia dei castellieri,
villaggi fortificati risalenti all’età del Bronzo.
La sua importanza nei tempi antichi è dovuta alla presenza
di un guado. Dopo la dominazione romana, nel secolo VI si stanziarono i
Longobardi che rafforzarono castellieri e fortezze. Le prime notizie
scritte risalgono al 1177, quando in un documento vengono citate le
ville di Sagrado, Peteano e Sdraussina come donazioni al Patriarca
d’Aquileia a differenza del Monte S. Michele e di altre
località del Carso che restarono alla Contea di Gorizia.
Queste vicende segnarono l’inizio di un’epoca di
conflitti e rivendicazioni fra la Contea e il Patriarcato e,
successivamente, tra la Repubblica di Venezia e l’Impero
asburgico. Ancora oggi è visibile un cippo, testimonianza di
quel labile confine. Nella seconda metà del Cinquecento il
paese divenne feudo dei Conti della Torre.
Agli inizi del
Novecento il
paese era un vivace centro economico e di traffico grazie alla presenza
della stazione ferroviaria e del ponte sull’Isonzo. In questo
periodo si svilupparono l’industria della seta e la
lavorazione della pietra.
La Parrocchiale, dedicata a S.
Nicolò, preceduta da una lunga
scalinata e affiancata da snello campanile, è del 1901. Ai
primi anni del ’900
risale anche la rosta in pietra, monumentale struttura idrica per lo
smistamento delle acque, mentre il ponte in ferro che collega Sagrado
alla
vicina Gradisca è del 1912-14. Bella costruzione
ottocentesca in stile
eclettico è il Castello degli Alimonda (famoso il
centro per cure
elettroterapiche ospitato nello stesso).
Fra il 1915 e
il 1917 il paese e le sue frazioni divennero uno dei più
sanguinosi teatri di guerra; in questo periodo scomparve la frazione di
San Martino del Carso e Sdraussina venne distrutta. Numerose sono le
testimonianze del conflitto sparse sul territorio.
Raccomandabile
un’escursione sul Monte
S. Michele, teatro di cruentissime battaglie e di uno dei
più crudeli episodi
della Prima Guerra Mondiale: l’uso di gas asfissianti da
parte austriaca che in una
sola notte (29/VI/1916) provocò la morte di 6000 fanti
italiani. L’area
monumentale del monte S. Michele ospita un piccolo ma interessante
museo dedicato alla Grande Guerra (vedi
seguito n. 2).
Frazioni
Peteano, Poggio Terza
Armata, San Martino del Carso