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Castelvecchio           [ora Castelnuovo]

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Titolo Castelvecchio ( ora Castelnuovo)

STORIA DI SAGRADO E DEL CARSO DI CASTELNUOVO (ora Castelnuovo)

Sagrado fu un feudo dei nobili Della Torre di Valsassina-Hofer-Hohenlohe-Thurn-und-Taxis dal 1566 fino alla seconda metà del 1800 allorchè a Sagrado si istituì la prima amministrazione comunale. L'ultima discendente, Marie, vendette definitivamente il possedimento in Sagrado nel 1902 all'irridentista Triestino Spartaco Muratti, poeta e pittore. Dal 2014 al 2018 il paese di Sagrado ed il Carso di Castelnuovo furono investiti in pieno dal conflitto mondiale. Sul Carso di Castelnuovo furono combattute ben 6 delle 12 battaglie dell'Isonzo, dal 24 giugno 1915 fino ai primi di agosto del 1916 causando 300 mila tra morti, feriti e dispersi tre i due schieramenti belligeranti. In seguito, il Carso di Castelnuovo, si trasformò in retrovia di rifornimento e di accampamento militare per fronte che avanzava verso Caporetto. Qui sul Carso di Castelnuovo il poeta fante Giuseppe Ungaretti, trovò ispirazione e compose alcune delle poesie del Porto Sepolto. In onore ed a ricordo del più grande poeta del novecento italiano è stato realizzato all'interno del possedimento di Villa Veneta, oggi di proprietà della Castelvecchio Società Agricola arl, un Parco, dedicato alle poesie del Porto Sepolto. Il Parco e' stato concepito dall'architetto Paolo Bornello, dal Direttore Gianfranco Trombetta e da Della Valle Mirella. Si snoda su un percorso con varie stazioni simili ad una ''Via Crucis laica" con sculture, poesie incise su pietra, su corten e su vetro. Due grandi opere artistiche dello scultore Paolo Annibali e del Maestro Incisore Franco Dugo, segnano l'inizio e la fine del percorso. Nell'area di Castelnuovo, troviamo ancora oggi molti reperti che hanno alimentato un museo all'interno dell'ufficio Telefonico e Telegrafico, all'interno delle riservette e delle trincee. Nella Villa Veneta che divenne ricovero degli intrasportabili, sono ancora visibili i graffiti dei soldati sulle pareti dei saloni della Villa. Nell'ottobre del 2014 venne rinvenuto in un sotterraneo, materiale bellico ospedaliero, fiale, boccette e disinfettanti. Oggi l'area è stata restituita all'umana operosità con il reimpianto della vite e dell'ulivo, le stesse coltivazioni già riportate nel 1578, nei documenti del Fondo Della Torre-Tasso presente nella biblioteca Civica di Trieste. Citazioni sull'agricoltura vocata del Carso di Castelnuovo si trovano anche in "Naturalis Historia", del 77 DC di Plinio il Vecchio: "ad occidente delle bocche del Timavo si maturano poche anfore di un vino negrissimo "Pucimun" che veniva spedito dal porto di Aquleia all'imperatrice Livia, moglie di Cesare Ottaviano Augusto. A questo vino si deve la promulgazione di vita nonostante l'imperatrice fosse di salute cagionevole. Anche nel libro del "Castello di Duino" di Rudolf Pichler, in un capitolo dedicato a ''Castel Pucino'', l'autore asserisce di avere bevuto di quel prezioso liquido alla mensa della Castellana di Duino, che proveniva se non proprio da Val Catino da un vigneto ad un ''trar d'arco di là nascosto", facendo riferimento al possedimento agricolo dei Della Torre sito sul Carso di Castelnuovo. Ancora oggi il turista che si reca sul Carso di Castelnuovo può trovare: Vino di vitigni autoctoni e vocati, Olio 100% extra vergine di oliva, spremuto a freddo, proveniente dagli oliveti di 8 varietà di olivi, in particolare dalla Bianchera, tipica del Carso, Miele di acacia, marasca e sambuco proveniente dal pascolo nel querceto di 20 Ha, Grappa ricavata dalle vinacce del Terrano. Sul Carso di Castelnuovo si degustano le specialità tipiche degli allevamenti suini, ovini e bovini. Gli Agriturismi in sostenibilità ambientale del Carso di Castelnuovo offrono al turista un'esperienza a tutto tondo che lega la letteratura alla storia della Grande Guerra, ai prodotti autoctoni in una sorta di oasi della storia e del piacere del vivere.


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