ARLECCHINO
La maschera di ARLECCHINO è
di tradizione italiana, proviene dalla Lombardia. E’ tra le
maschere più famose. Nato a Bergamo, è molto
conosciuto per il suo vestito di “cento” colori. Il
suo vestito è così colorato perché,
essendo povero, i suoi amici, in occasione del Carnevale, gli regalano
dei pezzi di stoffa avanzati dai loro costumi, in modo che possa averne
uno anche lui. Pare anche che la madre, poverissima, gli abbia cucito
il vivace costume con stoffe di vari colori. Secondo un’altra
versione, sembra che Arlecchino sia stato al servizio di un avarissimo
speziale che lo vestiva con le toppe dei propri abiti sdruciti. Durante
il periodo della Commedia dell'Arte, nella quale le Maschere Italiane
raggiunsero un grande successo ed ebbero anche un pubblico europeo, gli
attori che impersonavano Arlecchino, la trasformarono, conservando la
maschera nera e il berretto bianco, sostituendo l'antico abito
rappezzato con un elegante costume, nel quale le toppe dei tempi poveri
sono vagamente ricordate da losanghe a colori alterni, ma ben disposte.
Ha una maschera nera e una spatola di legno. E’ stravagante e
scapestrato, ma pieno di astuzia e di coraggio. Soffre di una brutta
malattia: la pigrizia. Le sue doti caratteristiche sono
l'agilità, la vivacità e la battuta pronta. Il
suo principale antagonista è Brighella, che come dice il
nome, è attaccabrighe e imbroglione, ossequioso con i
potenti e insolente con i deboli.
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BURLAMACCO
Il BURLAMACCO
è il ‘logo’ del Carnevale di
Viareggio ma è generalmente considerata
l’ultima maschera italiana. Il nome Burlamacco fu suggerito a
Bonetti da Buffalmacco, pittore fiorentino e personaggio del
Decamerone. Bonetti sostituì la radice
“buffa” con “burla”;
ma l’idea gli dovette arrivare anche dal cognome
lucchese Burlamacchi, già utilizzato per il canale del
porto, il Burlamacca. E’ un pagliaccio con
un insieme d’indumenti propri
delle maschere italiane della Commedia dell’Arte:
una tuta a scacchi biancorossi suggerita dal vestito a pezzi di
Arlecchino, un ponpon da cipria rubato dal camicione di Pierrot, una
gorgiera bianca e ampia alla Capitan Spaventa, un copricapo rosso a
imitazione di quello in testa a Rugantino, un mantello nero
svolazzante, tipico di Balanzone.
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COLOMBINA
E’ una
maschera del Veneto, nata a Venezia. L’unica maschera
femminile ad imporsi in mezzo a tanti personaggi maschili è
Colombina, briosa e furba servetta. E’ vivace, allegra e
sapiente, civetta e furba, graziosa, bugiarda, maliziosa e pungente,
spensierata, chiacchierina e parla veneziano. E’ molto
affezionata alla sua signora, altrettanto giovane e graziosa, Rosaura,
e pur di renderla felice è disposta a combinare imbrogli su
imbrogli. Con i padroni vecchi e brontoloni va poco d’accordo
e schiaffeggia senza misericordia chi osa importunarla mancandole di
rispetto. Indossa una cuffia e un vestito a fiori bianchi e blu che
spiccano sulla gonna blu e sulle calze rosse. Sulla fibbia delle scarpe
c’è un fiocchetto azzurro. Prende in giro le
persone che le stanno vicino ed è portata a farsi beffe di
loro
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FAGIOLINO
Fagiolino nasce
nel teatro dei burattini ed ha un nome e cognome: Fagiolino Fanfani.
Maschera attiva a Bologna nell’800 grazie all’opera
dei maestri burattinai Filippo Cuccoli e Augusto Galli.
Rappresenta un
giovane bolognese, intelligente e forte di salute. E’ un
chiacchierone ed è pronto a caricare di randellate chi se le
merita; è ignorante anche se si crede molto istruito.
Ha il viso
paffuto, sorridente e sulla guancia sinistra ha un neo. Non si ammala
mai e non invecchia mai. Il suo nome sembra derivare da un bruco, che
vive sui faggi e che ha nelle zampe posteriori due appendici che
assomigliano a bastoncini che usa per picchiare gli altri bruchi.
Fagiolino ha un berretto da notte con un grosso fiocco, indossa una
corta giacca, ha la camicia con una cravatta a farfalla e calze bianche
a righe rosse.
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MEO PATACCA
Meo
Patacca è la maschera romana, che assieme a quella di
Rugantino, rappresenta il coraggio e la spavalderia di certi tipi di
Trastevere, il quartiere più popolare di Roma. Spiritoso ed
insolente, Meo Patacca é il classico bullo romano, sfrontato
ed attaccabrighe, esperto ed infallibile tiratore di fionda, ma in
fondo, generoso e di animo aperto. Gli piace é vero fare lo
spaccone e parlare in dialetto romanesco, in modo declamatorio, ma poi
all’occorrenza non fugge. Anzi, quando ci scappa la rissa, si
getta nella mischia e la sua fama é ben nota in Trastevere e
in tutta Roma. Il
suo nome deriva dalla “patacca”, il soldo che
costituiva la paga del soldato. Il suo costume è costituito
da calzoni stretti al ginocchio, una giacca di velluto strapazzata e
per cintura una sciarpa colorata nella quale è nascosto un
pugnale. I capelli sono raccolti in una retina dalla quale sporge un
ciuffo caratteristico.
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PANTALONE
Maschera
veneziana, vive nel Veneto, con alcuni aspetti che la legano alla
maschera di libertino credulone, beffeggiato e sempre scontento,
dell’antico teatro classico.
Assomiglia alla maschera bolognese del dottor Ballanzone e ad alcuni
personaggi di Molière come Arpagone e
Sganarello.Pantalone è sempre d’età
avanzata, impersona infatti un vecchio mercante veneziano avaro e
brontolone, talora scapolo con tutto il ridicolo di chi, ormai maturo,
vuol piacere ancora. Crede solo nel denaro e nel commercio: autoritario
e bizzarro è però facilmente raggirato dalla
moglie e dalle figlie quando è sposato.
Arricchito, burbanzoso e sputasentenze, avaro e diffidente,
per far sfoggio della sua autorevolezza si intromette, non invitato, in
dispute e alterchi e, puntualmente, finisce col ricevere botte da
entrambi i contendenti. Veste sempre molto semplicemente: ai piedi
porta le pantofole; ha un camicione e una calzamaglia rossi con un
colletto bianco e sopra indossa un mantello nero. Porta una maschera in
faccia e una cinta alla vita. In testa ha una cuffia aderente che
sembra un tutt’uno con la maschera. Nel tempo il costume di
Pantalone è cambiato, ma ha sempre conservato la
caratteristica zimarra nera. Pantalone ha un carattere particolare:
è nervoso e “rompiscatole”
perché è il vecchio brontolone e testardo. Lui
spende poco, è attaccato al suo denaro. Qualche volta la
gente lo lascia perdere perché si lamenta sempre. |
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ROSAURA
Rosaura vive e
abita a Venezia con il genitore Pantalone, ricco mercante, in un bel
palazzo sul Canal Grande. La cameriera è Colombina che si
presta sempre ad aiutare Rosaura anche a spedire lettere indirizzate a
Florindo l'innamorato.
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SANDRONE
E’ una tipica maschera
dell’ Emilia Romagna. Il suo cappello sembra una
cuffia da notte: e’ di lana rossa. Porta una giubba
verde, una panciera bianca con pallini rossi, i calzoni corti color
marrone, le calze rigate bianche e rosse. Le scarpe sono
molto grosse. Ha il faccione color vino, di cui e’
molto amico; spesso ha in mano un fiasco di vino rosso.
E’ il caratteristico contadino ignorante, ma pieno di buon
senso e di furberia: talvolta e’ falso e bastonatore,
cioe’ ama picchiare, a ragione o torto.
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TARTAGLIA
TARTAGLIA
(Campania) – Maschera della Commedia dell’Arte di
origine napoletana. Prese il nome di Tartaglia dalla balbuzie che la
distingueva. Si prestò ad impersonare ora il servo astuto,
ora il pedante, ora l’avvocato intrigante, ora lo speziale.
E’ una maschera spassosa e ridanciana e non riveste mai parti
tristi o tragiche.
Celebre Tartaglia fu il comico napoletano Nicola Cioppo, con il quale
deve essere ricordato il suo successore Agostino Fiorilli.
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BEPPE NAPPA
Beppe Nappa fa
parte di quelle maschere che nascono tra sei e settecento con la
Commedia dell’arte e le sue caratteristiche, come nel caso di
tutte le maschere di carattere, si sono sedimentate nei secoli. La
città d’elezione è Messina e la
maschera indossata è un abito ampio di colore azzurro, con
un berretto di feltro bianco o grigio sopra la calotta bianca. Tratti
peculiari del carattere: golosità e pigrizia. La maschera,
come Arlecchino, rappresentava nelle commedie un servitore.
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BRIGHELLA
Brighella da Bergamo dal carattere
scaltro e astuto, è il cuoco, il cameriere, il capo
servitù, antagonista di Arlecchino e primo Zanni
della Commedia dell'Arte. Attaccabrighe, imbroglione, chiacchierone;
insolente con i sottoposti e insopportabilmente ossequioso con i
padroni.
L'abito che Brighella si vanta di indossare è la
"livrea", simbolo dell'appartenenza al padrone: calzoni larghi e giacca
bianchi, listati di verde, un mantello bianco, anch’esso con
due strisce verdi, un berretto a sbuffo e la mezza maschera sul viso.
E' con questa uniforme che esercita il suo potere sui
semplici servitori.
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CAPITAN SPAVENTA (o
Capitan Fracassa)
Il suo nome per intero è
Capitano Rodomonte Spaventa, anche chiamato Capitan Fracassa. Capitan
Spaventa è una maschera tradizionale italiana della regione
Liguria dell'XI secolo. Ha un vestito a strisce colorate, gialle e
arancioni, un cappello a larghe tese abbellito con piume colorate,
ricchi stivali e una spada lunghissima che trascina facendo molto
rumore. Ha baffi e un pizzo castano. E’ uno spadaccino
temerario che combatte più con la lingua che con la spada
(cioè parla e discute molto). Era solito prendere in giro
gli ufficiali di quel tempo.
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DOTTOR BALANZONE
ll Dottor
Balanzone e’ un costume tipico di Bologna; e’ una
maschera che rappresenta un personaggio pedante e brontolone; spesso
parla tanto e non conclude niente, ma e’ anche dotto e
sapiente. In testa ha un cappello nero a larghe falde;
indossa una toga lunga e nera, il panciotto e i pantaloni
neri. Ha un merletto bianco sui polsi e, sul collo, un bel
colletto di pizzo. Porta le calze bianche e delle scarpe nere
con tanto di tacco. Ha i baffetti
all’insu’. Molto spesso tiene un libro
sotto il braccio che completa la sua immagine. Procede
imperterrito nei suoi discorsi senza spaventarsi delle colossali
baggianate che dice.
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GIANDUJA
Gianduja
è originario di Caglianetto, in quel di
Asti, è una maschera popolare torinese nata nel 1798.
Gianduia, deriva dall'espressione piemontese "Gioan d'la douja", che
vuol dire Giovanni del boccale. Questa maschera, prediletta dai
piemontesi, deve il nome a una precauzione politica: fino al 1802,
infatti, l’avevano chiamata Gerolamo, ma
quell’anno, ai primi del nuovo secolo, i comici pensarono
bene di ribattezzarlo per evitare che si potesse scorgere allusione al
nome di Gerolamo Bonaparte, parente dell’imperatore. Ha tutte
le buone qualità di un popolano piemontese, ma è
caparbio e sospettoso, se non vede chiaro in quanto gli accade intorno.
Indossa in testa un tricorno e la parrucca con il codino. Ha un costume
di panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto giallo e le
calze rosse. Sul collo porta un fiocco verde oliva e un ombrello sempre
dello stesso colore. Ha le scarpe di color nero e i calzini rossi.
Gianduja è un galantuomo, con buon senso e coraggio che ama
il buon vino, la buona tavola e l'allegria. E' proverbiale la sua
distrazione. |
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GIOPPINO
Maschera di Bergamo compare tra la fine
del '700 e i primi del '800 nelle province di Bergamo e Brescia.
Gioppino è un personaggio rubicondo, buffo e simpatico, con
una gran risata contagiosa.
Fa il contadino, ma questo lavoro non gli va perché deve
faticare troppo e guadagnare poco.
Pieno di buon senso e di furbizia, cerca di arrangiarsi con
lavoretti per arricchire di cibo la sua tavola.
Indossa dei calzoni corti una camicia ed una giacchetta; in testa porta
un cappello morbido, porta con sè un bastone e si
caratterizza per tre enormi gozzi, chiamati da lui "coralli" o
"granate".
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MENEGHINO
Meneghino è una maschera che
viene dalla Lombardia, precisamente da Milano. Meneghino o Domenichino
è la maschera milanese quindi per eccellenza, inconfondibile
con il suo cappello a tre punte e la parrucca con codino alla francese.
Vestito di una lunga giacca di velluto, calzoni corti e calze a righe
rosse e bianche, Meneghino impersona un servitore rozzo ma di buon
senso, che non fugge quando deve schierarsi al fianco dei suoi simili.
Generoso e sbrigativo, è abile nel deridere i difetti degli
aristocratici.
Pur affermandosi come maschera della Commedia
dell’Arte nel Sei, Settecento, probabilmente le origine del
suo nome risalgono ai "Menecmi" di Plauto, al "Menego" di Ruzante,
oppure più semplicemente dal nome dei servi utilizzati nelle
ricorrenze domenicali, chiamati dai milanesi "Domenighini".
E’ un
servo vestito alla popolana e non porta la maschera. Spavaldo a parole,
ma cauto nei fatti è all’apparenza egoista ma con
un’anima caritatevole.
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PIERROT
La maschera di
Pierrot nasce in Italia verso la fine del Cinquecento.
Il nome di
Pierrot è un francesismo che deriva dal personaggio italiano
della Commedia dell’Arte Pedrolino, uno dei primi Zanni,
interpretato, nella celebre Compagnia dei Gelosi, da Giovanni
Pellesini, alla fine del ’500.
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PULCINELLA
Questa maschera con due gobbe e il naso
adunco può considerarsi la più antica del nostro
Paese. Già conosciuta ai tempi dei Romani e sparita con
l'arrivo del Cristianesimo, la maschera di Pulcinella è
risorta nel '500 con la Commedia dell'Arte.
Da allora questa maschera personifica virtù e vizi, del
borghese napoletano, ma, accolto in tutta Europa ha assorbito
le caratteristiche nazionali: in Inghilterra è Punch,
corsaro e donnaiolo; in Germania è Pulzinella e I-lanswurst
cioè Giovanni Salsiccia; in Olanda è Tonelgeek;
in Spagna è Don Christoval Polichinela.
La maschera di Pulcinella si adatta ad ogni ruolo: padrone, servo,
domestico, magistrato, ma in nessun caso atletico. Sobrio nei
movimenti, lento, goffo e di poche parole, ma, quando parla,
è sempre secco e mordente. Derivazioni locali della figura
di Pulcinella possono essere considerati i trasteverini Meo Patacca e
Marco Pepe, il bravaccio popolare napoletano Sitonno, e forse anche la
caratteristica figura bolognese del Birichino.
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RUGANTINO
Personaggio del
teatro popolare romanesco, il cui nome sembra derivare dal dialettale
“ruganza ” (arroganza). Il romanissimo Rugantino
deve il nome all'abitudine di "rugà", di agire e parlare con
strafottenza.
Il suo tratto caratteristico è quello di un
provocatore, linguacciuto e insolente, ma in realtà,
è un can che abbaia ma non morde. In fondo è
anche un pò vile.
"Cerca rogna, je puzza de campà, je rode", minaccia,
promette di darle, ma le prende, consolandosi con la battuta divenuta
giustamente celebre: "Me n'ha date tante, ma quante je n'ho dette!".
Agli inizi della sua carriera era vestito come un gendarme,
si ricollegava in questo ai Capitani della commedia
dell’arte, ma con il tempo, ha indossato i panni civili,
assumendo un carattere più pigro e bonario, che ne
farà l'interprete di una Roma popolare ricca di sentimenti
di solidarietà e giustizia. Vero e proprio antenato del
moderno bullo di periferia sempre pronto a sbeffeggiare il potere
costituito e a difendere coloro che la miseria finisce col porre fuori
legge.
Povero l'abito, ma pieno di baldanza: pantaloni consunti al ginocchio,
fascia intorno alla vita, camicia con casacca e fazzoletto intorno al
collo.
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STENTERELLO
E’ una maschera della
tradizione italiana, tipica della Toscana. Indossa una giacca blu con
il risvolto delle maniche a scacchi rossi e neri. Ha un panciotto
puntinato verde pisello e dei pantaloncini scuri e corti. Ha una calza
rossa e una a strisce bianco e azzurro con le scarpe nere. In testa
porta un cappello a barchetta nero e una parrucca con il codino.
E’ molto generoso con chi è più povero
di lui, è dotato di arguzia e di saggezza che, unite
all’ottimismo, gli fanno superare le avversità
della vita. Spesso è ricercato dai suoi creditori.
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