VISITA AL MUSEO DEGLI ZATTIERI DI CODISSAGO |
- Sulle zattere si caricavano vari materiali: pietra grezza e lavorata (proveniente dalle cave di Castellavazzo, trasportata con carri o "lode" oppure fatta scivolare lungo la china fino al greto del Piave), ferro e carbone: tutto quello che Venezia richiedeva. Il peso variava da un minimo di 15 tonnellate ad un massimo di 40.
- Salivano persone ed anche bestiame, ma solamente da Belluno in poi, perché il fiume prosegue pių calmo e quindi il pericolo č minore.
-La zattera era governata da 4 zattieri, 2 davanti e due 2 dietro; il numero perō poteva variare fino ad un massimo di 18, a seconda delle dimensioni della zattera (specialmente i "rasi", cioč zattere formate da tronchi da utilizzare per lalberatura delle navi).
-Le tappe erano 5: Perarolo-Castellavazzo; Castellavazzo-Belluno (qui la zattera si fermava per una notte a comodo dei cittadini); Belluno-Falzč o Nervesa; Falzč-Ponte di Piave (qui si raggruppavano le zattere che, trainate con lunghe corde da cavalli, raggiungevano la laguna; gli uomini che li guidavano erano detti "paradori"); Ponte di Piave-Venezia ("squeri" della Misericordia, di San Marco, di Rialto)
-Il pericolo incombeva costantemente sugli zattieri! Un naufragio nel 1795 sulla tratta Perarolo-Castellevazzo ha coinvolto 13 zattieri di cui 7 sono morti.
-Quando uno zattiere si salvava da un naufragio ringraziava Dio o la Madonna con un ex voto.
-Solo chi era forte e coraggioso poteva essere zattiere.
-Provvedere al sostentamento della famiglia; avere un lavoro sicuro; rendersi utili nei 40 giorni di riposo.
-Il santo protettore degli zattieri č San Nicolō, infatti il 6 dicembre si faceva una gran festa che durava 3 giorni e i papā vi portavano anche i bambini. Dopo questa data, incominciava un riposo di 40 giorni che si concludeva il 17 gennaio, giorno in cui si ricorda S. Antonio abate.
-La scuola era la vita; i figli maschi, giā dai nove/dieci anni, seguivano i padri, gli zii, i nonni e imparavano il mestiere osservando gli adulti e aiutandoli nei lavori meno pericolosi e meno pesanti.
-Era il 1921, era arrivato il treno che ha soppiantato le zattere. Gli "squeri" di Venezia, perō, non volevano il legname trasportato in ferrovia, perché arrivava secco ed era difficile lavorarlo. Nellacqua esso si snerva, perde la sua forza e diventa facilmente lavorabile. I commercianti di legname, quindi, per poterlo vendere, praticavano abusivamente un foro nel legname, lo stesso foro che facevano gli zattieri.
-A differenza degli zattieri, i "menadās" avevano il compito di far pervenire la massa di tronchi alle segherie che sorgevano numerose (ben 13 da Perarolo a Fač di Longarone) lungo il Piave (la Menāda). Dal Cadore, ogni anno, fluitavano 270.000 tronchi. A fine marzo venivano lanciati nei torrenti affluenti del Piave. A Perarolo trovavano lo sbarramento del "Cidolo" che i "menadās" aprivano il 29 giugno, quando il Piave, finito lo sgelo delle nevi, rientra nel regime normale.I tronchi venivano infilati nella roggia. Quelli marchiati (al momento del taglio) entravano nelle segherie dei loro proprietari, gli altri fluitavano lungo il Piave fino a Fač di Longarone. I tronchi non procedevano regolarmente lungo il fiume: si accatastavano, si arenavano; spettava ai "menadās" controllarne il regolare deflusso nei punti pių difficili a colpi di "angčr" e accatastare i tronchi accanto alle segherie a colpi di "Zapėn". Lultima "Menāda" risale al mese di luglio 1942. Nel giugno 1982 abbiamo iniziato a farci conoscere con la "Menāda" rievocativa.
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