Sappiamo che il mondo in cui stiamo vivendo oggi non è proprio il Regno
di Dio. Abbiamo imparato che la storia umana è iniziata con il piede
sbagliato, dal lato del male; questo è il moti vo per cui la Bibbia
dice che il dio di questo mondo è Satana. A causa della caduta
dell’uomo Satana è dentro di noi al posto di Dio cosicché siamo la sua
incarnazione: discendiamo dal suo lignaggio invece che dal lignaggio
divino. Questo è contro la legge della creazione di Dio ed è il motivo
per cui ci sono stati così tanti martiri nella storia umana e nel mondo
religioso. Nelle religioni primitive a volte si offrivano dei sacrifici
umani; questo rappresentava, anche se in modo distorto, l’impulso a
versare sangue satanico. Di fronte a Dio noi non siamo persone frutto
della Sua creazione ma esseri in posizione di Suoi nemici in quanto
figli di Satana, il nemico di Dio. Questo è stato il risultato della
caduta umana e questo è il motivo per cui Gesù disse: “Voi che avete
per padre il diavolo” (Gv 8:44).
Contro il desiderio di Dio, i no stri antenati stabilirono fra loro una
relazione d’amore impura e prema tura. Per poterci restaurare perfetta
mente da questa linea di sangue impura dobbiamo trovare dei Veri
Genitori e inserirci nel loro lignaggio at traverso un processo di
rinascita.
Nella Bibbia leggiamo che quando Nicodemo fece visita a Gesù e lo sentì
parlare di rinascita, gli chiese: “Come potremo ritornare nel grembo di
nostra madre?” e Gesù rispose: “Tu sei maestro in Israele e non sai
cosa significa rinascita? Se uno non rinasce non può entrare nel Regno
di Dio”. La resurrezione significa nascere di nuovo e diventare parte
di un nuovo lignaggio. Essendo noi uomini e donne caduti e nati da un
lignaggio satanico, siamo desti nati a rinascere: solo allora potremo
entrare nel Regno di Dio. Il corso del la restaurazione è il processo
inverso del corso della caduta. Ciò significa che dobbiamo restaurare
il lignaggio divino originale. Per cambiare il nostro lignaggio
satanico in quello divino, dobbiamo condurre una vita ascetica, una
vita che presenta difficoltà e sacrifici, ma se desideriamo essere
restaurati è necessario attraversare questo percorso.
Nel processo della caduta Ada mo ed Eva credettero che Satana fosse di
più di Dio stesso. Questo è stato il primo passo sbagliato. Perciò nel
corso della restaurazione dobbiamo assolutamente credere in Dio in modo
totale. Il risultato finale del la caduta è stato il nostro lignaggio
satanico; il nostro sangue è stato contaminato, e Gesù ha dovuto offri
re il suo sangue per poter porre la condizione attraverso la quale noi
negassimo questo lignaggio. Abbia mo dovuto ricevere il suo sangue per
appartenere al suo lignaggio. Nella santa comunione il vino simboleggia
la linea di sangue divina e condivide re il vino e il pane significa
che noi possiamo innestarci al lignaggio di Dio.
L’umanità caduta ha portato sulle sue spalle il peso di un debito di
sangue, sudore e lacrime. Se chiedeste a Dio di raccontarvi alcune
esperienze dal momento della caduta in poi, non potrebbe narrarvi altro
che una sto ria di lacrime, sudore e sangue poi ché Lui non ha altra
storia all’infuori di questa. La maggior parte dei cristiani non
conosce veramente com’è Dio; loro Lo immaginano seduto su di un trono
glorioso che si gode la vita, ma questa non è affatto la Sua realtà.
Qualcuno deve liberare Dio dalla Sua pena perché Lui non può farlo da
solo. La sofferenza di un genitore può essere alleviata solo dai figli,
quella di un marito, dalla mo glie, e la pena di una moglie dal marito.
L’unico modo di liberare Dio dalla Sua sofferenza è quello di diventare
persone di pietà filiale che prendono su di sé il Suo tremendo dolore.
Dio voleva perdonare Adamo ed Eva, ma non era nella posizione di farlo
perché loro non si trovavano nella situazione di poter essere per
donati. Dobbiamo immaginare questo: supponiamo che ci fosse stata
un’altra persona non caduta, un fratello di Adamo che, incontaminato
dal peccato, fosse andato dal Padre a pregarlo di perdonare suo
fratello e sua sorella; che cosa sarebbe successo? Se una tale persona
pura fosse andata da Dio dicendogli che l’avrebbe aiutato prendendo su
di sé qualsiasi responsabilità, che avrebbe volentieri accettato di
essere punito lui a causa del peccato dei suoi fratelli, Dio li avrebbe
certamente perdonati.
Perché è necessario il
Messia
Questo avrebbe dovuto essere il mo do per arrivare al perdono o alla
salvezza di tutti gli uomini caduti. Una persona che non è caduta non
ha niente a che fare con Satana. Se Dio trova questo tipo di persona
può far procedere la Sua provvidenza di salvezza centrata su di lei.
Questo tipo di uomo è “Abele” o colui che si trova nella posizione di
“Abele”. Abele dovrebbe essere la persona qualificata per ricevere il
perfetto amore di Dio; dovrebbe essere capace di vincere su Satana, di
sacrificare se stessa per il bene dell’umanità. In altre parole
dovrebbe essere uno che si sacrifica volontariamente al posto dei
fratelli caduti per liberarli dal peccato. Questo fratello sacrificale
diventerà il Cristo. E qual è la missione del Cristo, il Messia? Cristo
è colui che prende il nostro peccato e il nostro indennizzo e paga per
noi. Per questo è il nostro salvatore. I fratelli nel peccato potranno
essere liberati solo a quella condizione.
Con l’avvento di quella persona in mezzo all’umanità potrà sorgere la
speranza della salvezza. I cancelli della salvezza saranno aperti da
quelle lacrime versate per alleviare il dolore di Dio e dell’uomo.
Allora, perché abbiamo bisogno del Messia? Qual è il suo scopo? E’
quello di ricollegarci all’amore di Dio. Noi vogliamo ritornare
indietro al punto in cui eravamo connessi a questo amo re, ma abbiamo
ereditato il lignaggio satanico e la linea di sangue degli uomini
caduti è separata dall’amore di Dio. Questo deve essere indennizzato.
Indennizzo significa in pratica che il peccato originale deve essere
rimosso. Il problema fondamentale è come rimuovere questo peccato.
Gli uomini caduti, da soli non posso no farlo, perciò è necessario il
Messia. Tuttavia affinché il Messia venisse era necessario che
l’umanità stabilisse una certa fondazione condizionale accettabile agli
occhi di Dio. Per arrivare a questa meta la strategia di Dio fu quella
di tirar fuori da questo mondo di male i Suoi campioni. Per comprendere
il modo di lavorare di Dio esaminiamo la storia della Sua provvidenza.
La famiglia di Adamo fu la prima fa miglia nella creazione di Dio. In
essa c’era un uomo, Abele, che Dio aveva scelto come Suo primo
campione. Abele serviva Dio con tutto il suo cuore e fu il primo a dare
la sua vita per lo scopo divino. Abele doveva rifiutare Satana e
ritornare a Dio lottando e sconfiggendo il male; dove va separarsi da
Satana ed essere di verso da suo fratello caduto. Essendo in quella
posizione poteva riceve re l’amore di Dio. La formula fonda mentale per
essere Abele è racchiusa in questi tre stadi: colui che è desideroso di
salvare il mondo deve lottare contro Satana e vincerlo, poi deve
penetrare nell’amore di Dio ed infine, sentendo il cuore di Dio e del
l’umanità caduta, deve volontaria mente sacrificare se stesso al posto
degli uomini caduti. Solo a questa condizione l’umanità caduta può
essere riportata a Dio. Perciò Abele avrebbe dovuto separarsi da
Satana, o Caino, penetrare nel profondo del l’amore di Dio e,
sperimentando il dolore di Dio e la sofferenza di suo fratello, avrebbe
dovuto sacrificarsi volontariamente per loro. Invece di essere
arrogante, Abele avrebbe dovuto essere desideroso di morire per Caino,
avrebbe dovuto salvare suo fratello a rischio della sua vita, pagando
con la sua stessa vita. Il suo sacrificio non avrebbe dovuto essere la
sua uccisione: egli doveva essere un sacrificio vivente cosicché Dio
potesse lavorare attraverso di lui. Doveva sacrificarsi senza essere
sacrificato da Satana: il suo sacrificio sul l’altare era offerto a
Dio. Ma nel fare questo egli fu ucciso da Caino.
Noè
In seguito Dio chiamò Noè e ne fece il Suo campione. E Noè adempì ad
una missione molto insolita: costruire una nave sulla cima di una
montagna. Ora, secondo il buon senso, una tale costruzione dovrebbe
essere fatta in un cantiere vicino all’acqua. Ma le istruzioni che Noè
aveva ricevuto erano di costruire l’arca in cima ad una montagna e non
sulla riva del mare o di qualche fiume. Quanti di noi saprebbero
accettare una simile missione? Quanti di noi potrebbero obbedire ad un
simile ordine e si impegnerebbero nel lavoro senza alcun’ombra di
dubbio? Al tempo di Noè nessuno poteva credere che egli avesse ricevuto
un ordine da Dio, né accettare quello che Noè diceva sul l’imminente
giudizio del diluvio.
Potete immaginare come appariva Noè agli occhi delle persone del suo
tempo? Per 120 anni salì e scese la montagna continuamente, lavorando
per la costruzione della sua arca. Alcune delle signore qui presenti
avrebbero forse desiderato essere nella posizione della moglie di Noè?
Non penso che sareste state mogli felici. La moglie di Noè deve avergli
portato ogni giorno una ben misera razione di cibo: lui era così
occupato con l’arca che non aveva il tempo di occuparsi della sua
famiglia. Nel giro di pochi mesi devono essere iniziate delle liti in
famiglia, ma non fu solo per 12 mesi o 12 anni che la moglie di Noè
dovette sostenere questa difficile situazione, bensì per 120 anni.
Perché allora Dio chiese a Noè di adempiere ad una missione così in
comprensibile? Perché Dio doveva lavorare in quel modo? C’era una
ragione: doveva agire così a causa del male. Dio non può convivere col
ma le. La direzione di Dio è di 180° contraria a quella del male. Dio
aborrisce il male e non può accettare le cose che il mondo di male
accetta, non vuole avere niente a che fare con il mondo di peccato o
con qualunque cosa che sia inquinata dal male. Tutti noi siamo stati
creati ad immagine di Dio e possiamo riconoscere nella nostra natura
umana dei tratti simili a Lui.
Supponete di avere un nemico verso il quale nutrite dei forti
sentimenti di odio; voi non desiderate neppure guardarlo. Allo stesso
modo Dio non vorrà aver niente a che fare con il malvagio mondo di
Satana. Perciò, dovendo trattare con esso, sceglie dei modi spesso
incomprensibili agli uomini. Dio vuole anche mettere alla prova la loro
fede e non può farlo chiedendo semplicemente delle cose ordinarie.
Dobbiamo essere disposti a conformarci alle straordinarie istruzioni di
Dio. Dobbiamo mo strare a Dio una fede assoluta. Questo non è un
compito facile. Le persone pensavano che Noè fosse pazzo costruendo
l’arca in quel modo e nessuno sapeva che invece egli occupava la
posizione centrale nella visione di Dio.
Abramo e Giacobbe
Non solo Noè, ma anche altre persone di Dio sembrano agire in modo
strano secondo il punto di vista del mondo. Consideriamo Abramo. Dio lo
prescelse dalla casa di un costruttore di idoli e non da una famiglia
ti morata di Dio. Gli ordinò di separarsi dall’ambiente contaminato dal
male in cui viveva e di lasciare la sua terra natìa. Dio voleva fare di
Abramo il Suo campione, e questo era il Suo or dine. Se Abramo avesse
allora di scusso la questione con suo padre, il fabbricante di idoli,
questi gli avrebbe indubbiamente detto: Ma sei pazzo?”. Abramo pensò
che era meglio non parlare con suo padre delle istruzioni ricevute da
Dio. Chi avrebbe potuto credergli? La sua missione non era semplice
perché Dio gli ave va chiesto di andare verso la terra straniera
d’Egitto. La decisione di Abramo perciò era da prendere in assoluta
solitudine sulla base della sua fede e della sua fiducia in Dio. Solo
per fede egli decise di partire non avendo in mente che il pensiero di
seguire l’ordine datogli da Dio. Fuggì di nascosto, di notte, e si
trovò a vagare come uno zingaro rinunciando a tutto ciò che aveva.
I campioni di Dio hanno una caratteristica in comune: iniziano le loro
missioni negando se stessi e il proprio ambiente. Il figlio di Isacco,
Giacobbe, non fece eccezione. Era un uomo che aveva una grande forza di
volontà e in virtù di questa servì Dio come nessuno aveva mai fatto
prima. Volle aprire una strada esemplare, realizzando qualcosa che
nessun altro poté mai ripetere. Nella Bibbia si narrano parecchie cose
su Giacobbe. Si descrive la sottile astuzia con la quale comprò il
diritto di primogenitura dal fratello maggiore, scambiandola con un
piatto di pane e lenticchie. Più tardi rubò la benedizione del padre
che doveva essere data a suo fratello Esaù. Agendo così Giacobbe sapeva
indubbiamente che suo fratello gli sarebbe diventato nemico, ma
nondimeno si impegnò a fare questo. Nel suo cuore il desiderio di
ricevere la benedizione di Dio era così ardente, così forte, che Dio ne
era veramente confortato.
Dopo aver ottenuta la benedizione di Isacco, Giacobbe sfuggì al peri
colo di essere ucciso da suo fratello maggiore, scappando dalla sua
terra nel territorio straniero di Harar. Per 21 anni sopportò una vita
di tribolazioni in Haran e durante quel periodo fu ripetutamente
ingannato da suo zio Labano. Dieci volte Labano imbrogliò Giacobbe che
non si lamentò mai. Lui perseverava e aspettava il giorno in cui
avrebbe potuto ritornare alla sua terra benedetta.
Allora, in che modo Giacobbe stabili una tradizione di fede che gli
permise di ricevere la benedizione e la protezione di Dio? Potrebbe
sembrare semplice, ma non erano sufficienti Giacobbe ed una offerta
solamente: c’era bisogno di qualcos’altro. L’offerta non era per un
beneficio personale: Giacobbe doveva farla per gli israeliti e la loro
nazione, che era stata scelta da Dio. In altre parole il sacrificio è
qualcosa che viene offerto per uno scopo più elevato, di natura
pubblica, per uno scopo familiare, nazionale e che colleghi ogni cosa a
Dio. Avere o non avere questa forte convinzione interiore determina il
ricevere o di non ricevere la benedizione di Dio e la Sua cooperazione.
Giacobbe, più opposizione e persecuzione riceveva da Labano, più
pensava alla sua terra in cui sapeva di dover riportare tutto quello
che avrebbe ottenuto da Labano. Non voleva semplicemente godersi la
vita in Haran con le benedizioni che Dio gli aveva concesso, ma
desidera va condividerle con suo fratello e i genitori, nella sua
terra. Questo desiderio di condividere la benedizione di Dio con la sua
famiglia fu l’origine del suo amore per la propria gente e per la
propria nazione.
Condividendo le benedizioni voleva armonizzarsi e unirsi con loro.
Giacobbe condusse una solitaria vita di pastore, ma per tutto quel
tempo il suo scopo ultimo non fu di guadagnare denaro o benedizioni
materia li. Sentiva tanto la mancanza della sua terra natìa e si
dispiaceva per quello che aveva fatto a suo fratello maggiore. Era
comprensibile che Esaù volesse ucciderlo poiché gli aveva strappato la
primogenitura ingannandolo ed egli capiva il sentimento di suo fratello.
In Giacobbe la cosa accettabile a Dio come offerta era il fatto che più
la sua situazione diventava difficile e solitaria, a causa delle
persecuzioni sempre più pesanti di Labano, più sentiva un attaccamento
profondo per i suoi genitori e familiari. Pensa va costantemente a cosa
avrebbe potuto fare per loro e questa era la sua preoccupazione
principale. Pensava che avrebbe potuto condivide re prontamente con
chiunque a casa ciò che aveva conquistato in 21 anni di duro lavoro. Se
si fosse centrato, anche solo un pò, su se stesso, pensando che tutte
le cose conquistate appartenevano solo a lui, Giacobbe avrebbe fallito
il suo corso. Questa fu la condizione che permise a Dio di dare tante
benedizioni a Giacobbe, che non fossero per un benessere e una
prosperità personali, ma per permettergli di stabilire la fondazione
nella quale tutti gli israeliti potessero goderne. In altre parole per
essere vittorioso, Giacobbe doveva pensare in termini di beneficio
pubblico. Quando ebbe completato con successo i suoi 21 anni di corso,
Dio lo benedì con ricchezze materiali e con tutte le altre cose
necessarie per la sua missione.
Durante il suo ritorno a casa, Dio mandò un angelo sul suo cammino, a
fronteggiarlo al guado di Jabbok. Soffermiamoci un attimo su questo
punto: un angelo gli apparve improvvisamente e lo attaccò come se fosse
un nemico. Dio incalzava vera mente Giacobbe mettendo alla prova la
forza della sua fede. Giacobbe doveva lottare con l’angelo e così fece.
Continuò la lotta per tutta la notte e non cedette un momento. Facendo
questo, Dio comprese che Giacobbe era determinato a combattere fino
alla fine, addirittura fino alla morte. Qual era la motivazione e il
significato della lotta? Se Giacobbe fosse stato sconfitto dall’angelo,
tutte le sue ricchezze, i suoi figli, le sue mogli e lui stesso, che
avrebbero dovuto essere totalmente uniti fra loro, sarebbero stati
fatti a pezzi dalle forze del male. Se invece avesse vinto, tutte
quelle cose sarebbero appartenute a lui e a Dio. L’angelo e Giacobbe
lottarono per tutta la notte fino a che entrambi non furono esausti, ma
non era ancora finita.
Come pensate che si svolse questa lotta? Era una lotta impari. C’erano
fasi alterne: in alcuni momenti Giacobbe stava qua si per essere
sconfitto. Pensate che fu Giacobbe o l’angelo a cadere più volte? E’
comprensibile che fu Giacobbe a cadere più spesso, ma non cedette
neanche di fronte alla morte. Lottò disperatamente per vincere
l’angelo. Deve averlo attaccato ripetutamente a rischio della vita, e
questo deve averlo inferocito. È esattamente ciò che accade sul cammino
della nostra vita di fede. Lottiamo disperatamente per vincere Sa tana,
ma Satana è così feroce che continuiamo a cadere. Ma per quante volte
possiamo arrivare sull’orlo della sconfitta, lo attacchiamo ancora e
ancora.
L’angelo sapeva che doveva lasciare Giacobbe allo spuntar del giorno.
Perciò, proprio prima dell’alba di venne disperato e gli spezzò l’anca.
Come pensate che poté fare questo? Deve averlo fatto in un momento in
cui Giacobbe era debole. Se, in quel momento Giacobbe non fosse stato
sul punto di perdere, l’angelo non ci sarebbe riuscito. Ma Giacobbe non
poteva cedere: anche con l’anca spezzata non poteva crollare. Al
pensiero della sconfitta divenne ancora più furioso e contrattaccò
ripetutamente il nemico. Sarebbe morto piuttosto che cedere e perdere
la battaglia. E alla fine vinse la prova. L’angelo di Dio si arrese e
gli disse: “Non ti chiamerai più Giacobbe, ma Israele, perché hai
combattuto con Dio e con gli uomini e hai vinto!” (Gn. 32:28).
Ora, Giacobbe era sulla strada di casa in cui avrebbe incontrato suo
fratello Esaù. Avrebbe potuto andare da qualche altra parte a godersi
la sua ricchezza se non avesse pensato alla volontà di Dio. Avrebbe
potuto dire: “Esaù è Esaù e io sono io; cosa ho a che fare io con la
sua vita?”. Ma la sua mente era così preoccupata per la volontà di Dio
che il suo desiderio era proprio di incontrare suo fratello,
riconciliare il passato e con solare il suo cuore fino a che ogni
risentimento fosse svanito.
Cosa doveva fare incontrando suo fratello maggiore Esaù? Innanzitutto
fu pronto a cedergli tutti i suoi averi, i suoi servi e i suoi figli
dicendogli che tutto ciò sarebbe appartenuto a lui. La sua attitudine
fu: “Tutto ciò che possiedo è tuo eccetto la volontà e la benedizione
di Dio che mi appartengono per l’eternità”. Adamo, che ignorava la
volontà di Dio e si centrò su se stesso preoccupandosi solo di sé,
perse i suoi figli e tutte le cose che Dio gli aveva dato in
benedizione. Al contrario Giacobbe fu così centrato in Dio da dar via
tutte le sue cose per la Sua volontà. Questo è ciò che rese Giacobbe di
verso da Esaù. Perciò, a livello familiare Giacobbe poté lottare con
Esaù e rischiare tutto ciò che possedeva. Egli pensava: “Esaù, tu non
puoi avere tutti questi beni se non mi su peri nell’esaltazione della
volontà di Dio”. Questa fu l’attitudine con cui sfidò ed ebbe a che
fare con Esaù: “Se accetti questi miei beni, significa che sei unito a
me nel realizzare la volontà di Dio”.
Dopo aver ricevuto i doni di Giacobbe, il cuore di Esaù si addolcì.
Così, i due fratelli che avevano fino allora nutrito risentimento e
ostilità l’uno verso l’altro, si abbracciarono versando lacrime e
benedicendosi l’un l’altro. In quel momento si apri una nuova era
storica, ad un livello più elevato, un’era in cui anche Esaù poté
condividere la benedizione di essere Israele, il vittorioso. Il corso
di Giacobbe potrebbe sembrare semplice, ma c’è un significato storico
in esso poiché tutte le condizioni che dovevano essere realizzate per
la provvidenza di Dio si condensarono nel suo corso.
Più tardi Dio scelse Mosè come Suo campione. Immaginate quanto fu
fortunato Mosè a crescere nel palazzo del Faraone, in cui poteva godere
una vita piena di agi. Ma un giorno, quando era ancora giovane, egli
improvvisamente emerse come campione del suo popolo, non sopportò più
l’oppressione della sua gente da parte degli egiziani. In quel momento
egli seppe che Dio era con lui. Ri fiutò il suo ambiente, rinnegò se
stesso e andò nel deserto di Midian. Aspettò la sua missione definitiva
per 40 anni, perseverando e preparandosi a diventare sempre più degno
della benedizione di Dio. La vita di Mosè fu molto umile e mite. Ogni
giorno rinnovava la sua attitudine di sottomissione allo scopo di Dio
chiedendogli la Sua divina guida, aspettando ardentemente il momento in
cui avrebbe realizzato la sua missione di condurre il suo popolo fuori
dal l’Egitto.
Dedicare la propria vita
a Dio
Questi uomini, Abele, Noè, Abramo, Giacobbe e Mosè furono campioni di
Dio. Consideriamo ora anche Giovanni Battista. Descritto nella Bibbia
come un grande santo e profeta, Giovanni Battista peregrinò per tutto
il paese vivendo come un comune vagabondo: scalzo, vestito di pelle di
cammello stretta in vita da una cintura di cuoio, si sosteneva
mangiando locuste e miele selvatico. Non era un modo di vita consueto,
neppure ai tempi di Giovanni, e non penso che i suoi genitori fossero
molto orgogliosi del loro figlio. Devo no essersi vergognati di lui.
Mettetevi nella posizione di genitori di Giovanni Battista, che se ne
va girovagando nel deserto anno dopo anno, vivendo come un mendicante.
Come vi sentireste? Io ho viaggiato in Israele e non credo che ci siano
molte locuste e molto miele selvatico nel deserto. Giovanni dovette
mendicare il suo cibo molte volte. Immaginatelo, semicoperto dalla
pelle di cammello, scalzo e barbuto mentre va da un posto all’altro
mendicando il suo cibo. Se stasera io fossi venuto qui sul podio,
scalzo con barba lunga e vestito di pelle di animale e vi avessi detto
di essere venuto per proclamare la parola di Dio, sono sicuro che
avreste pensato che ero un pazzo.
Dobbiamo essere curiosi riguardo gli obbiettivi e le motivazioni che
stanno dietro a questi personaggi della provvidenza di Dio. Tutti
questi grandi uomini iniziarono la loro vita di fede centrandosi non su
se stessi, ma su Dio. Perché dobbiamo rispettarli, onorarli e
riconoscere il valore del loro contributo? Semplicemente perché essi
ricevettero le istruzioni da Dio e non da loro stessi. Dovremmo anche
conoscere che tipo di vita vissero per Dio in quel determinato tempo
storico. Scopriremmo che dovettero aver avuto dei conflitti tra la loro
vita di fede e la vita reale e che di fronte al conflitto in cui si
trovarono erano combattuti da opposti desideri. Ma scopriremmo anche
che essi risolvevano i loro problemi solo quando si centravano in Dio e
non su se stessi. Sappiamo che a causa di questo conflitto tra il lato
di Dio e il lato del mondo le loro persecuzioni e la loro sofferenza
venivano moltiplicate. Questo è il motivo della loro grandezza.
La loro vita in questo mondo fu sempre solitaria perché dovettero
sopportare tante prove e tante persecuzioni dal mondo. Quando non aveva
no nessuno verso cui convogliare tutti i loro pensieri e sentimenti,
potevano andare solo da Dio e parlare solo con Lui. Guardando alle loro
vi te materiali, ci accorgiamo di quanto fossero misere e povere al
punto che non potevano fare altro che rivolge re i loro cuori a Dio e
dedicare a Lui la loro vita. La loro consapevolezza era così limitata
che dovevano riferirsi, per qualsiasi cosa, a Dio. Questa era la loro
vita.
Di fronte a qualsiasi cosa con cui avevano a che fare nella loro realtà
quotidiana, dal rapporto con gli altri al livello di conoscenza o
comprensione delle cose, finivano sempre col rivolgersi a Dio,
stabilendo una relazione con Lui, perché non trovavano nessun altro a
cui potersi appoggia re. Non c’era alcun oggetto con cui potessero
stabilire una relazione orizzontale di dare e ricevere perciò dovettero
concentrarsi nel cercare il loro oggetto in Dio molto più seria mente
di quanto non cercassero un oggetto in questo mondo. Poiché la realtà
terrena era per loro così limi tata, dovevano affidarsi al cielo per
andare al di là di quella ristretta apertura verso Dio; così facendo,
furono capaci, abbracciando Dio, di aprire un nuovo regno.
Anche se, per andare a Dio loro e anche noi dobbiamo intraprendere una
via angusta, non dobbiamo essere depressi. C’è sempre un’uscita. Non
possiamo essere scontenti. Dio ha creato tutte le cose per uno scopo di
felicità, di soddisfazione, di appagamento. Percorrendo questa strada
angusta troveremo una via di uscita con il Suo aiuto. Su questa strada
incontreremo la vera felicità e il vero appagamento. Da quella
strettoia comincerà ad aprirsi davanti a noi la possibilità di una
relazione nuova con Dio.
Facciamo un esempio. S. Francesco pose molta enfasi sull’assoluta
povertà, un niente in cui però egli poté trovare la felicità, il
valore, ogni appagamento e soddisfazione. Da quel punto Dio poté
muoversi e poté far gli sentire una sensazione di gioia e di felicità.
L’unità con Dio può cominciare da quel punto. Dobbiamo renderci conto
che noi, come umanità caduta, ci troviamo in mezzo a due linee che
delimitano il territorio di Dio e del mondo. Dobbiamo sapere quando
queste linee si restringono, così capiremo anche quando inizierà una
nuova era di felicità e gioia.
Per Tamara una prova
difficile
Esaminiamo ora la situazione di Gesù. Sono sicuro che ci sono molti
cristiani devoti fra di voi che hanno va rie opinioni circa la vita di
Gesù. Come vi immaginate che egli si sia manifestato? Che cosa fece
durante i 30 anni di vita prima di iniziare il suo ministero pubblico?
Andò forse in collegio a studiare? La Bibbia non di ce neppure se
frequentò le scuole elementari. Egli fu un lavoratore, un assistente
carpentiere. C’è così tanto da sapere, così tante verità nascoste nella
Bibbia che non sono scritte esplicitamente. Se vi rivelassi alcuni di
questi segreti sono sicuro che ne rimarreste sbalorditi. Anche se
conosco queste cose non posso comunicarvele apertamente, perché voi mi
chiedereste senz’altro: “Come fai a saperle?” Le ho imparate da Gesù.
Si, e le ho imparate da Dio. Ricorda te, al tempo di Noè nessuno poteva
credergli, così pure al tempo di Abramo nessuno credette in lui. Allo
stesso modo, anche se io onesta mente vi dicessi ciò che è effettiva
mente accaduto al tempo di Gesù, nessuno mi crederebbe facilmente.
Chi è il Messia? Il Messia è totalmente unito al cuore di Dio, come un
filo diretto dal cielo alla terra. Quando Dio mandò Gesù come Messia,
lo pose sulla terra che era già bambino oppure si servì del corpo di
una donna per farlo nascere? Gesù nacque da Maria: ma questo vuoi forse
dire che Maria era Dio? Maria aveva i suoi genitori qui sulla terra o è
discesa dal cielo? Poiché Maria aveva dei genitori terreni dev’essere
discesa anche lei dalla linea di sangue caduta. Anche se Maria era nata
da geni tori caduti deve esserci qualche pro va che lei non aveva
niente a che fa re con la linea di sangue satanica.
C’è un’altra questione che potremmo porci: “Come facciamo a sapere che
Gesù Cristo era veramente il Figlio di Dio? Dov’è la prova di ciò?”.
Per quanto concerne l’attività religiosa, potremmo dire che Budda ha
fatto un lavoro molto più grande di Gesù poiché ha avuto molti più
discepoli che lo hanno seguito durante la sua vita. La stessa cosa si
potrebbe dire di Confucio. Anche Maometto è stato un leader religioso
di molto più successo. Guai è per noi quindi il criterio per il quale
osiamo affermare che Gesù è il Figlio di Dio? La spiegazione inizia con
lo stesso principio: Gesù era il figlio di Dio perché a differenza
degli altri fondatori religiosi, egli proveniva dalla linea di sangue
celeste. Non importa quanto quelli abbiano realizzato, essi non aveva
no la stessa qualifica di Gesù Cristo.
Per capire come Maria poté essere separata dalla linea satanica,
dobbiamo ritornare indietro fino a Giacobbe e ai suoi immediati
discendenti. Giacobbe ed Esaù avevano circa 40 anni quando finalmente
realizzarono la volontà di Dio, ed il beneficio della loro vittoria si
trasmise solo ai loro coetanei o a quelli più anziani di loro. Nessuno
inferiore ai 40 anni poté beneficiare di questo progresso nei cammino
della restaurazione. Perciò Dio preparò un altro stadio nella Sua
dispensazione che avrebbe protetto i Suoi figli sin da quando erano
ancora nel ventre del la loro madre fino all’età di 40 anni. Questo fu
concretizzato durante le tre successive generazioni dei di scendenti di
Giacobbe. E’ registrato in Genesi cap. 38.
Giuda era il quarto figlio di Giacobbe ed il suo primogenito prese in
moglie una donna chiamata Tamara. Secondo la Legge, se un figlio moriva
senza lasciare eredi, suo fratello doveva prenderne la moglie ed essere
lui a continuare la linea di sangue del fratello morto. Tamara non ebbe
figli dal primo marito e quando il secondo rifiutò di realizzare la sua
responsabilità verso di lei, anche lui morì. Quando Tamara si rese
conto che anche attraverso il terzo fratello non avrebbe avuto speranza
di partorire figli, sapendo che la sua missione era quella di
continuare la famiglia di suo marito e di Giuda, suo suocero, decise di
sacrificare persino il suo onore pur di arrivare a realizzare questa
missione per Dio. Si vestì da prostituta e sedusse suo suocero cosicché
lo indusse ad avere una relazione con lei. Senza sapere che la
prostituta era sua nuora, Giuda si la sciò sedurre. A quel tempo
l’adulte rio era punito con la morte. Per salvare la sua vita, affinché
il bimbo concepito potesse nascere, Tamara chiese a Giuda il suo
sigillo, il cordone e il bastone come pegno di paga mento e li tenne
con sé. Tre mesi dopo, quando fu evidente la sua gravidanza, Tamara fu
rimessa al giudizio di Giuda. Potete immaginare l’orrore di Giuda
all’udire la notizia “Portatela fuori e bruciatela! “, fu il suo
ordine. Ma lei rispose: Io sono incinta dell’uomo a cui appartengono
questi oggetti” e mostrò le cose che Giuda le aveva dato in pegno.
Adamo ed Eva caddero a causa della fornicazione e Tamara fu uno degli
esempi di come Dio lavorò frequentemente attraverso donne con un
carattere fuori dal comune per por tare avanti la Sua restaurazione.
Perché Dio si è servito di adultere nella dispensazione? Esse agiscono
in posizione satanica, ma facendo così, negano la natura satanica con
la totale obbedienza a Dio. In questo modo possono essere restaurate da
un estremo all’estremo opposto. Dio scelse i Suoi campioni traendoli
dalle situazioni più miserabili. Tamara era una donna onesta, e sebbene
fosse stata messa in una posizione peccaminosa, si dedicò totalmente
alla missione per Dio, rischiando il suo onore, il prestigio e la sua
stessa vita. Si può fare un parallelo tra il modo in cui Eva ingannò
Dio e il suo futuro marito, nel processo della caduta, e il modo in cui
Tamara ingannò suo suocero e il suo futuro marito, il terzo figlio di
Giuda, per la volontà di Dio. Tamara invertì la posizione di Eva,
invertendone le azioni, e significati vo è il fatto che lei rischiò la
sua vita nel fare questo, proprio come fece Eva peccando a rischio
della sua vita. Perciò Dio poté rivendicare il frutto del ventre di
Tamara. Tamara concepì due gemelli e la lotta tra Caino e Abele iniziò
già nel suo grembo.
La fede di Maria
La Bibbia racconta come anche Re becca sentisse i suoi gemelli lottare
dentro di sé e pregasse Dio per capi re che cosa stesse succedendo,
ricevendo da Lui questa risposta: Due nazioni sono nel tuo seno e due
popoli dal tuo grembo si divideranno; un popolo sarà più forte
dell’altro e il maggiore servirà il più piccolo”. E in fatti, alla fine
Giacobbe si conquistò il diritto di primogenitura da suo fratello Esaù.
Quando venne il tempo di partorire, per Tamara la lotta fra i due
gemelli si determinò già all’in terno del suo ventre. Il primo figlio
incominciò ad uscire, tanto che la levatrice legò un nastro rosso al
suo posto. Questo segno preannunciava l’emergere del comunismo negli
ultimi giorni. Anche Esaù fu chiamato “Edom” che significa “rosso” (Gn
25:30). Tuttavia, prima ancora che il primo figlio di Tamara potesse
uscire totalmente dal grembo di sua madre, ci fu una lotta ed il
fratello più giovane respinse l’altro dentro, uscendo lui per primo.
Questo figlio fu chiamato Perez e l’altro Zerah. Il risultato di questa
lotta fu che, per la prima volta nella storia dell’umanità, la
restaurazione di Caino e Abele avvenne all’interno del ventre ma terno,
avendo il secondogenito sottomesso il primogenito prima ancora della
nascita. L’atto straordinario di Tamara purificò la linea di sangue di
Giuda e la rese incontaminata dal l’invasione satanica sin dal tempo
del concepimento. Attraverso questa vittoria con Tamara e la prece
dente vittoria di Giacobbe su Esaù, Dio poté reclamare una fondazione
estendentesi per tutto l’arco di una intera vita, dal concepimento alla
morte.
Gesù nacque dal lignaggio di Giuda e Satana non aveva alcun modo di
invadere la sua vita nel ventre materno perché il processo di
purificazione era già stato portato a termine. Gesù nacque molti anni
dopo la dispensazione di Giacobbe e Tamara perché Dio doveva aspettare
che Israele, come popolo, stabilisse una fondazione a livello
nazionale. Le condizioni per ricevere il Messia era no state realizzate
a livello familiare al tempo di Giacobbe, di Tamara e Giuda, ma Dio
aveva bisogno di creare una fondazione nazionale per permettere a Gesù
di essere accolto il più facilmente possibile sia a livello nazionale
che internazionale.
Quando ritenne che il tempo fosse opportuno, Dio scelse una donna di
nome Maria per la realizzazione del la Sua volontà. Maria era una
rivoluzionaria donna di fede che seppe s secondare le tattiche
rivoluzionarie di Dio. Poiché la caduta fu causata dall’angelo, per
invertirne il processo era necessario che un angelo fosse accanto a
Maria per portarle la rivelazione di Dio. Maria credette totalmente a
ciò che l’angelo le disse riguardo alla sua missione: che avrebbe
concepito un figlio grande e santo a cui avrebbe posto il nome di Gesù.
La situazione di Maria era parallela a quella di Eva nel giardino di
Eden. Maria e Giuseppe erano fidanzati ma non ancora sposati; Adamo ed
Eva erano anch’essi in un periodo di maturazione in funzione di una
loro futura unione. Un angelo spinse Eva a peccare, ma un angelo portò
Maria al compimento della dispensazione divina. Maria era anche nella
posizione di ingannare suo marito e suo padre. Pensate forse che Maria
avesse potuto discutere con il padre o con Giuseppe circa il miracoloso
concepimento di suo figlio? Lei rischiò la sua vita perché a quei tempi
un’adultera veniva punita con la lapidazione.
Maria fu la terza donna che Dio scelse per la Sua provvidenza di
restaurazione. Con le vittorie precedenti tramite Rebecca e Tamara
tutte le relazioni per un’invasione satanica erano state purificate
nella linea di sangue di Gesù, ed anche se Maria concepì Gesù al di
fuori del suo matrimonio Satana non poté accusarla in alcun modo. Anche
nel suo seno materno Gesù era già l’unigenito figlio di Dio e dopo la
sua nascita ogni cosa che lui faceva era fatta con l’autorità del
Figlio di Dio.
Senza aver avuto queste origini totalmente diverse da chiunque altro,
non ci sarebbe stato alcun modo per Gesù di essere il Messia,
l’unigenito figlio di Dio. Qual è la differenza tra Gesù e tutti gli
altri bambini nati da genitori fisici? La differenza sta nel tempo
storico: esteriormente i geni tori potevano sembrare uguali a tutti gli
altri, ma attraverso un lungo processo di purificazione della loro
linea di sangue, risultò totalmente diversa la preparazione che avevano
alle loro spalle. Maria fu una figura storica. Per migliaia di anni
lungo il corso della storia Dio e Satana lottarono per arrivare
finalmente ad un accordo prima ancora che Maria nascesse. Dio sapeva di
aver bisogno del corpo di una donna per far nasce re Suo figlio e per
poter trovare quel la donna portò avanti un lungo lavoro di
preparazione per migliaia di anni. Eppure, dal punto di vista della
società di quel tempo, Gesù era un figlio senza padre, un figlio
illegittimo. Agli occhi di Dio, egli era stato concepito dallo Spirito
Santo, ma non c’era alcun modo per provarlo alla gente Perciò cercate
di pensare in una maniera molto realistica e valutate in questo modo
ciò che sto per dirvi.
Maria concepì Gesù prima del suo matrimonio. Per la legge giudaica una
simile donna avrebbe dovuto essere condannata a morte con la
lapidazione. Giuseppe, venendo a conoscenza della situazione di Maria,
fu molto indignato e aspettava il mo mento opportuno per porre termine
al loro fidanzamento. Ma un angelo gli apparve e gli disse: “Devi
prendere Maria in sposa. Non condannarla perché lei ha ricevuto una
missione speciale da Dio”. Se Giuseppe non fosse stato un uomo giusto,
Ma ria sarebbe stata automaticamente condannata alla lapidazione. Ora
pensate che Giuseppe avrebbe potuto discutere questa questione con i
suoi genitori in questi termini: Padre, madre, la mia futura sposa, la
mia fidanzata ha concepito un figlio, ma un angelo mi ha detto che
questa è la volontà di Dio, perciò io devo sposarla e prendermi cura di
lei”? Che cosa avrebbero detto i genitori di Giuseppe? Mettetevi nella
loro posizione. Non gli avreste creduto se vi avesse parlato in questo
modo. Giuseppe perciò dovette prendere una decisione da solo. Senza
parlare con nessuno della situazione, accettò la sua fidanzata e la
portò lontano da occhi indiscreti.
Ora pensate al loro viaggio verso Betlemme. Era quasi giunto il tempo
in cui Maria avrebbe dovuto partorire. Se le circostanze fossero state
tali da permetterle di preparare ogni cosa per quell’evento, lei lo
avrebbe fatto, ma non poté preparare niente per il bambino. Quando Gesù
nacque Maria lo adagiò sulla mangiatoia di una stalla e lo avvolse in
fasce. Se Gesù avesse avuto dei parenti uniti a Maria e a Giuseppe, non
avrebbero forse aiutato Maria a preparare ogni cosa in anticipo? Da
tutte queste cose possiamo renderci conto di quanto terribilmente
solita ria fosse la situazione di Maria al mo mento di dare alla luce
Gesù.
A quel tempo Dio spinse tre saggi verso il luogo in cui era nato Gesù.
Essi avrebbero dovuto prendersi cura di lui proteggendolo e aiutandolo
a crescere fino al momento del suo matrimonio. Che cosa sarebbe
accaduto se quegli uomini, quando venne detto loro di ritornare ai loro
paesi attraverso strade diverse, avessero portato Maria e suo figlio
con loro? Se Gesù fosse cresciuto protetto nei paesi dei tre saggi,
essi sarebbero diventati delle figure storiche famose in tutto il
mondo. Non so se quelle persone provenivano da una sola nazione o da
tre differenti paesi; sarebbe stato meglio se fossero venute da nazioni
diverse cosicché, se Gesù, dopo essere stato accolto in una del le tre
nazioni, fosse stato ancora per seguitato, avrebbe potuto spostarsi
nelle altre due nazioni. Se quei saggi avessero aiutato Gesù ad avere
una serena crescita, al sicuro da ogni invasione satanica, sarebbero
diventati veramente molto famosi. Poi, sarebbero stati anche discepoli
di Gesù e le cose sarebbero andate molto meglio. Poiché niente di tutto
questo si realizzò, Gesù dovette cercarsi da solo i suoi discepoli.
Sono sicuro che Giuseppe dovette passare dei momenti molto difficili, a
volte preso da profondi dubbi circa la situazione di Maria. Deve averle
chiesto più volte: “Maria, ora siamo molto vicini e non abbiamo segreti
l’un per l’altra. Dimmi che cosa ti è veramente successo. Chi è il vero
padre del bambino nel tuo grembo?”. Sono sicuro che qualsiasi marito
sarebbe molto curioso di sapere una cosa simile. Se io fossi stato
nella posizione di Giuseppe, avrei fatto questa domanda a Maria. Ma
Maria diceva la verità quando rispondeva: “Veramente non so chi è il
padre di questo bambino. E’ stato concepito da Dio”. Quanti di noi
potrebbero credere a questa affermazione? E’ più facile crederci ora
perché sappia mo chi era Gesù, ma non era certo la stessa cosa ai suoi
tempi. È naturale che Giuseppe nutrisse dei sospetti e avesse
dei sentimenti feriti dentro al cuore. A volte avrà pensato: “Mia
moglie non è leale fino in fondo con me”. A causa di queste circostanze
deve esserci stato un conflitto di emozioni nella famiglia di Gesù dopo
la sua nascita. Un fatto può testimoniare di questo. Un giorno Gesù
incontrò sua madre ad una festa di nozze in Galilea, Maria gli fece
presente che gli sposi avevano finito il vino. Ma Gesù le r spose: “Che
ho da fare con te,o donna?” (Gv 2:4).
Il punto da notare che egli non la chiamò “madre”,ma “donna”. In un
altro momento, un suo discepolo venne a dirgli: “Ecco tua madre, i tuoi
fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano” e Gesù rispose: “Chi
è mia madre e chi sono i miei fratelli? . . .Ecco mia madre e miei
fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella
e madre” (Mc 3:33-35).
Questo sta a indicare che agli occhi di Gesù i membri della sua
famiglia non sta vano facendo la volontà di Dio.
Nessuno aiutò Gesù
Gesù viveva con tanta angoscia nel suo cuore quando era nella sua fami
glia. Ci sono molte cose non ancora rivelate. Molte situazioni, a causa
delle quali lui ha sofferto sono ancora sconosciute. La Bibbia non dice
quasi niente circa i trent’anni che precedettero il ministero pubblico
di Gesù. Se fosse stato un periodo glorioso possiamo star sicuri che
Dio e i discepoli di Gesù celo avrebbero fatto conoscere, ma la vita di
Gesù fu piena di tristezza ed egli rimase un’oscura figura per 30 anni.
Già da bambino Gesù capì di essere una persona speciale. Sentiva ciò
che la gente pensava di lui, ma l’immagine che aveva di se stesso era
completamente differente. Sin da piccolo non poteva mai parlare
apertamente e l’unico conforto che poteva trovare era nella sua
relazione con Dio, ed egli passava molto del suo tempo pregando Dio e
cercando la Sua guida. Così facendo Gesù diventava spiritualmente
sempre più forte e in quel periodo le circostanze lo spingevano verso
un’unica direzione: Dio e la realizzazione del Suo ideale. Sapeva che
il modo di pensa re del mondo era molto diverso dal modo di pensare di
Dio e bisognava correggerlo. Sentiva anche che gli uomini non
conoscevano ciò che Dio voleva e che lui stesso avrebbe dovuto cambiare
la loro opinione.
A causa di queste circostanze avverse Gesù dovette veramente pregare
Dio con tanta intensità al punto di spingerlo a parlargli ed
insegnargli che cosa avrebbe dovuto fare nella sua missione futura. A
mano a mano che Gesù cresceva e conosceva sempre di più Dio,
comprendendo sempre meglio la sua missione, egli sentiva che il suo
cuore diventava sempre più pesante e sofferente ed il suo ambiente
sempre più difficile da sopportare.
A quel tempo il suo compleanno, il Natale, non era un giorno speciale.
L’amico più prezioso per Gesù sarebbe stata la persona che fosse venuta
a lui non portandogli regali o parole di augurio, ma che, con un cuore
comprensivo lo avesse confortato nella sua situazione e avesse di
scusso con lui della sua missione fu tura. Se ci fosse stato qualcuno
così accanto a lui, Gesù sarebbe stato molto più felice che se avesse
ricevuto tanti regali. Quella persona avrebbe potuto essere uno dei
suoi fratelli o delle sue sorelle. Conoscendo la pena del suo cuore,
questo amico avrebbe potuto portargli un piccolissimo pezzo di dolce
avvolto in un fazzoletto, per il suo compleanno, e gli avrebbe potuto
dire: “Le perso ne non ti capiscono, ma io cercherò di aiutarti. Non
devi essere triste”. Gesù avrebbe certamente accolto quella persona con
molta più gratitudine di quanto avrebbe accolto uno che fosse andato
via subito. Se ci fosse stato un simile fratello o una simile sorella
nella sua famiglia, che avesse fatto questo per lui, allora Gesù
l’avrebbe ricordato per lungo tempo e avrebbe parlato di lui.
Gesù aveva un profondo desiderio che i suoi genitori, i suoi fratelli e
parenti lo aiutassero nella missione: se non erano i suoi genitori ad
aiutarlo chi altri lo avrebbe fatto? Gesù era la figura centrale, la
persona che aveva una missione divina e che Dio aveva mandato dopo una
preparazione durata 4000 anni. C’erano persone preparate per riceverlo.
Perché lui potesse stabilire il Regno dei Cieli in terra, avrebbe
dovuto essere capace di realizzarlo prima di tutto nella sua propria
famiglia. Gesù conosceva la legge divina della famiglia celeste, perciò
la sua stessa famiglia avrebbe dovuto vivere in accordo ad essa:
Giuseppe avrebbe dovuto amare e proteggere Gesù e altrettanto avrebbe
dovuto fare sua madre, Ma ria. Gesù avrebbe dovuto educare persino i
suoi genitori, i suoi fratelli e sorelle ed essi avrebbero dovuto
amarlo più di chiunque altro, prendendosi cura di lui ed aiutandolo
nella sua missione.
Gesù era un principe del Regno dei Cieli, non un normale principe di un
regno terreno. Era il solo figlio di Dio, mandato da Lui a svolgere
questa missione come figura centrale. La sua famiglia avrebbe dovuto
essere una famiglia esemplare e costruire la tradizione divina,
educando e proteggendo Gesù. Preparando il cibo, i vestiti per lui,
facendo qualsiasi cosa per lui, i suoi familiari avrebbero dovuto
mantenere un’attitudine molto sincera e coinvolgere totalmente il loro
cuore e il loro sentimento. Gli altri fratelli avrebbero dovuto aiutare
Gesù a portare avanti la sua missione. Ma non fu proprio così: Gesù vis
se in una situazione di conflitto tra circostanze e sentimenti
contrastanti che lo portarono a condurre una vita solitaria in
preparazione al la sua missione, fino al suo trentesimo anno di età.
Gesù conosceva il piano che Dio aveva per lui, per Israele e per il
resto dell’umanità. Dio è immateriale, ma Gesù, avendo un corpo fisico,
poteva sperimentare la condizione umana e sapeva di dover diventare il
punto centrale che avrebbe riportato il mondo a Dio. Pensate che
cercasse qualcuno che gli mostrasse un po’ di comprensione o che
desiderasse sentire anche solo una parola di amore per lui, sapendo che
senza di lui nessuno avrebbe potuto avere la possibilità di ritornare a
Dio? Gesù desiderava sentire i sommi sacerdoti dire: “Dobbiamo
prepararci a riceverti perché questo è l’unico modo che abbiamo di
ritornare a Dio”. Ma sappiamo di qualcuno che capì questo e gli disse
queste cose? I capi del suo popolo non solo non vennero a lui, ma gli
si opposero direttamente. La gente perciò rimase stupita all’u dire le
sue parole: “Io sono il completamento della Legge” oppure Mosè ha
scritto di me”. Egli proclama va: “Io sono il Figlio di Dio”; “Il Padre
in cielo mi ha mandato”; “Io so no la Via, la Verità, la Vita, nessuno
va al Padre se non attraverso di me”.
La volontà di Dio è
salvare il mondo
Se fossimo vissuti a quei tempi quanti di noi avrebbero saputo ac
cettare delle affermazioni così straordinarie? Gesù sconcertava le
persone; le sue parole risuonavano estremamente oltraggiose. Persino
Giovanni Battista ebbe difficoltà a vedere Gesù come Figlio di Dio, pro
prio lui che avrebbe dovuto prepara-re le persone ad accogliere il
Cristo e avrebbe dovuto appianare la strada al Signore. L’unico
obiettivo di Gesù era quello di portare il Regno di Dio sulla terra a
livello nazionale e mondiale e con questa determinazione nel cuore, che
cosa pensate che avesse predicato? Avrebbe detto: “Fratelli, io sono il
Figlio di Dio e ho molti doni e benedizioni in serbo per voi. Se vi
unite a me vi darò cose confortevoli, una vita agiata e abbondanti
benedizioni. Vi renderò re potenti nel mondo”? O non avrebbe detto
invece: “Fratelli, anche se voi ed io dovessimo essere sacrificati, Dio
vuole salvare il mondo. Diventiamo quei campioni che possono salvarlo”.
Oggi è molto facile accettare Gesù Cristo come Figlio di Dio perché per
2000 anni il Cristianesimo lo ha glorificato come Dio. Ma a quel tempo
gli anziani non lo accettarono e neppure i sacerdoti. Loro non erano
meno intelligenti di noi oggi. Infatti, se fossimo vissuti ai tempi di
Gesù, noi stessi avremmo probabilmente commesso gli stessi errori fatti
da loro. Le personalità del suo tempo videro in Gesù solo un vagabondo,
un blasfemo e un oltraggioso eretico. Non riuscivano a vedere in lui il
Figlio di Dio.
Gesù era stato atteso a lungo, in Israele aspettavano il Messia da 2000
anni, ma quando egli finalmente apparve non fu ricevuto. La fede del
popolo di Israele a quel tempo non era meno forte e meno sincera della
fede dei cristiani oggi. Tuttavia noi sappiamo che le persone che
frequentavano Gesù non erano certo allo stesso livello del resto della
società: era circondato da poveri pescatori, prostitute e collettori di
tasse. Conosciamo l’episodio in cui, un giorno, una giovane donna versò
il suo unguento prezioso sul capo di Gesù e gli lavò i piedi
asciugandoli con i suoi capelli. Se avessimo veduto queste cose, quanti
di noi potrebbero dire onestamente che avrebbero accettato Gesù come
Figlio di Dio?
Gesù fece delle affermazioni a causa delle quali era prevedibile che
sarebbe finito sulla croce. Disse che chi amava la propria famiglia più
di lui, non era degno di lui e questo voleva dire ripudiare tutti.
Perciò tutti gli si opposero perché videro in lui una persona che
incoraggiava la divisione delle famiglie; lo consideravano un
distruttore dei legami familiari e sociali.
I tre anni di ministero pubblico di Gesù furono molto diversi dal
Messianesimo che era stato predetto e che ci si aspettava. Nessuno
comprese la vera missione del Cristo. Le persone giudicarono il Figlio
di Dio da un punto di vista sbagliato, e secondo uno standard troppo
terreno, così finirono per trattarlo come piacque a loro.
Nella città di Gerusalemme a volte Gesù si arrabbiò contro il comporta
mento immorale della gente tanto che in un momento di impeto arrivò
persino a rovesciare i tavoli dei cambiavalute che mercanteggiavano nel
tempio . Secondo il codice civile avrebbe dovuto essere arrestato e
nessun tribunale avrebbe potuto prenderne le difese. Ma per la legge di
Dio, Gesù non aveva commesso alcun peccato. La legge civile non è la
legge celeste e questo mondo pie no di peccato non avrebbe mai potuto
accogliere la purezza del Cristo.
Come ho già detto, tutti i santi, i profeti e gli uomini giusti della
storia dovettero prima di tutto negare se stessi e affidarsi totalmente
a Dio. Quando Lui li chiamava essi doveva no lasciare le loro case, i
loro beni, le loro famiglie, la loro nazione. Dio vuole dei campioni a
livello individuale, familiare, tribale, nazionale e mondiale. Ha
chiamato i Suoi campioni ad ogni livello e la qualifica per essere
campioni di Dio ad ogni livello rimane sempre la stessa: devono avere
l’assoluta e instancabile fede necessaria per seguire il Suo
comandamento in qualunque direzione questo li conduca. Dio ha bisogno
di persone di totale obbedienza alla Sua volontà.
Dobbiamo esaminare quindi qual è la volontà di Dio. Perché fa passare
dei momenti così difficili al Suo popolo? La salvezza dell’individuo è
certamente importante agli occhi di Dio ed Egli non la trascura
affatto, però questa non è lo scopo ultimo del Suo lavoro. La volontà
di Dio è la salvezza del mondo Dio ha bisogno di una persona che si
qualifichi come Suo campione per la realizzazione della meta finale che
è appunto la salvezza del mondo. Dio ha chiamato una famiglia affinché
fosse uno strumento di salvezza, poi ha chiamato un popolo per questo
stesso scopo. Egli vuole avere una nazione che sia nella posizione di
Suo campione e che completi la salvezza del mondo.
Le persone al tempo di Gesù stava rio ansiosamente aspettando il
Messia, ma molti pensavano solo alla loro gloria nazionale. Non
capirono l missione universale di Gesù Cristo Lo scopo di Dio era di
mandare i Messia in mezzo al popolo scelto d Israele cosicché egli
potesse unirsi quel popolo. Insieme sarebbero diventati dei soldati
della fede, che avrebbero combattuto per la salvezza del mondo. La
fondazione per ricevere il Messia era stata posta da Giacobbe, il
campione a livello familiare, e da Mosè, campione di un intero popolo.
Il Messia che venne in Israele, doveva essere il campione di Dio a
livello nazionale e mondiale.
Lo scopo di Dio non è la salvezza di una singola chiesa o di una
singola nazione: la Sua volontà è sacrificare il più piccolo per il più
grande. Perciò sacrificherà la chiesa o la nazione singola per uno
scopo mondiale. Se oggi i cristiani pensano solamente alla loro propria
salvezza, al loro paradiso e alloro benessere, allora non stanno
vivendo in accordo allo scopo di Dio. Se ci preoccupiamo solo della
salvezza delle nostre famiglie, non siamo degni di ricevere la Sua bene
dizione. Se le persone lavorano sola- mente per il beneficio della loro
pro pria nazione, stanno andando contro la volontà di Dio.
Dio vi darà la vostra salvezza: quando diventerete Suoi campioni per la
salvezza del mondo, allora anche la vostra salvezza individuale sarà
assicurata. I cristiani sono probabilmente un settimo della popolazione
mondiale, ma fra loro molto pochi so no veramente dei cristiani devoti.
E fra i devoti quanti lottano seriamente per la salvezza dell’umanità?
Dobbiamo dedicare tutto noi stessi alla salvezza del mondo.
Dio non può essere contento di noi se viviamo troppo centrati su noi
stessi. Io incontrai Gesù personalmente e ricevetti una rivelazione da
lui, attraverso la quale mi resi conto di quanto è grande il dolore di
Dio. Il Suo cuore è spezzato. Oggi Dio sta lavorando incessantemente
per la salvezza finale di tutta l’umanità. Lui ha bisogno del Suo
campione perché questo lavoro abbia successo. Lo scopo della chiesa di
Dio è quello di salvare il mondo intero. La chiesa, Israele di Dio, è
lo strumento di Dio, e proprio questo è ciò che è stato dimenticato al
tempo di Gesù.
Nel periodo dell’Antico Testamento gli uomini facevano delle offerte a
Dio attraverso le cose della creazione. L’offerta doveva essere fatta
su base nazionale con il Messia come simbolo del sacrificio universale
per l’umanità. Perché è necessario il Messia come consumazione fisica
del sacrificio? Gesù Cristo come Messia venne per essere il sacrificio
sull’altare della nazione di Israele, ma aveva bisogno degli uomini per
completare il sacrificio perché erano proprio loro che ne dovevano
beneficiare, non il Messia. Egli non viene per se stesso, ma per
l’umanità. Il Messia universale venne nella posizione di Israele,
l’altare universale, e il popolo doveva unirsi a lui totalmente per
fare l’offerta insieme. Ma quell’unità non si creò: Gesù fu offerto
come sacrificio sull’altare, ma non c’era nessuno ad offrire quel
sacrificio a Dio. Non c’era nessuno unito a Gesù.
Qual era la differenza tra Gesù e gli agnelli che venivano offerti
all’Era dell’Antico Testamento? Gli agnelli erano ignoranti, ma Gesù
era pienamente consapevole del peccato che l’umanità aveva commesso e
di ciò che era necessario per purificarlo e, allo stesso tempo, come
offerta lui sentiva un profondo dolore. Prima di Gesù né l’offerta, né
gli uomini che la facevano comprendevano pienamente la necessità di
offrire un sacrificio e nèppure erano consapevoli di qual era il
peccato dei loro antenati, ma con Gesù era l’offerta stessa che
conosceva la profondità del peccato umano.
Come ha potuto Gesù diventare un’offerta? Mostrando, con la sua vita,
il cammino che tutta l’umanità dovrebbe intraprendere. Infatti Gesù
voleva ardentemente dire: “Ciò che io sto facendo adesso è proprio
quello che voi stessi dovreste fare, ma poiché non capite io devo
mostrarvelo”. Che tipo di vita ha con dotto Gesù? Lottava forse con gli
altri o ostentava il suo potere? Non era la conoscenza intellettuale
che lui cercava di trasmettere alle persone: il suo insegnamento era
molto più profondo. Di certo non offriva ricchezze, ma mostrava la via
del cielo. Quale fu il suo modo di vita? Fu quello di sacrificare se
stesso e di portare il vero amore. Perché la sofferenza e il sacrificio
sono stati necessari? È per lo stesso motivo per cui, in questo mondo,
qualcuno soffre dopo aver fatto qualcosa di sbagliato. Noi abbiamo
violato così enormemente la legge dell’ideale di Dio da render ne
impossibile la realizzazione stessa, e per compensare questa
trasgressione dobbiamo soffrire. Il Regno dei Cieli e l’amore tra uomo
e donna venne perso e Gesù ci fece capire che esso non potrà essere mai
riconquistato senza pagare un prezzo: ciò che ci mostrò fu come
sacrificarci. Perché fu necessario il suo e l’altrui sacrificio? A
prezzo della sua sofferenza Gesù voleva mostrarci come superare il
peccato.
Pensate che i peccatori si rallegrarono avendo finalmente incontrato
l’uomo che poteva liberarli dal peccato? Gesù portò con sé tutto
l’amore che era stato perduto, ma all’avvento del Messia, quale
reazione è più prevedibile che venga da parte delle persone? Potrebbero
essere semplicemente felici, dimenticando tutto ciò che hanno fatto, o
dovrebbero superare un grande conflitto di sentimenti prima di sentirsi
degne di andare verso il loro salvatore? Potrebbe una persona ignorare
ciò che ha fatto di male e andare dal suo salvatore molto serenamente,
o dovrebbe invece sentire tanto rimorso per i gravi peccati del passato
da non sapere neanche come comportarsi? E’ più probabile che,
rendendosi conto della vastità del suo peccato, chiunque tremerebbe al
solo pensiero dell’incredibile differenza che c’è tra se stesso e il
Messia.
Il sacrificio della croce
Quando il Messia viene per risolvere il peccato, è forse il peccatore
ad andare da lui per dirgli cosa deve fare? Invece di dire a Gesù cosa
deve o non deve fare, il nostro sentimento dovrebbe essere di profondo
rispetto, tanto da non sentirci degni neppure di parlargli. Dopo averlo
visto, la prima cosa che dovremmo sperimentare dovrebbe essere quella
di versare tante lacrime da non riuscire più neppure a distinguere cosa
c’è intorno a noi.
Dopo la caduta, l’umanità si trovò nell’oscurità più profonda e non
seppe più cosa fare; così le lacrime versate alla vista di Gesù
dovrebbero essere così abbondanti da non per- metterci di vedere odi
fare qualcosa. Ma, contemporaneamente, dovremmo sentirci anche ripieni
di speranza.
Ai tempi dell’Antico Testamento le persone facevano delle offerte a Dio
senza conoscerne il significato, ma Gesù si sacrificò per l’umanità
nella piena consapevolezza di morire per essa. Se un uomo o una donna
sono disposti a morire per il Messia, in quel caso la morte effettiva
potrebbe anche non essere necessaria. Questo è stato un valore
tradizionale nel Cristianesimo, ma possiamo chiaramente vedere che,
paragonato a questo standard, il Cristianesimo moderno ha deviato
dall’insegnamento di Gesù.
Noi possiamo rivivere quando siamo totalmente disposti a sottomettere
noi stessi e a morire senza fare domande. Se una persona è disposta a
morire, allora quella persona vivrà e potrà dimorare in cielo. Questo è
ciò che Gesù insegnava. Guadagnarci la nostra vita tuttavia è solo
l’inizio: poi dobbiamo morire per il resto del l’umanità, creando con
tutti gli uomini una relazione tale al punto che essi siano disposti a
morire per noi. Su quella fondazione potremo andare in cielo.
Che cosa sarebbe accaduto se tutti gli apostoli si fossero offerti di
essere crocifissi al posto di Gesù? Come si sarebbe sviluppata la
storia del mondo? Pensate che Dio avrebbe re- suscitato solo Gesù e non
i suoi apostoli? No, Dio è imparziale e ama tutti e certamente avrebbe
resuscitato anche loro. Sarebbero forse ascesi al cielo con Gesù? Gli
apostoli non avrebbero abbandonato il mondo, ma sarebbero ritornati con
Gesù e avrebbero aiutato tutti gli uomini in terra a rivivere. Prima
della caduta gli angeli erano costantemente in comunicazione con il
mondo umano sulla terra e gli apostoli avrebbero potuto avere la stessa
possibilità.
Perché Gesù ascese al cielo da solo? Perché non ci fu nessuno disposto
a morire con lui. Se tutti avessero avuto questa disponibilità, Dio
avrebbe innalzato l’intera nazione in cielo insieme a Gesù? Forse, ma
poiché il Suo scopo è quello di salvare il mon do, Dio probabilmente
avrebbe deciso di creare il cielo sulla terra proprio in quel momento.
L’influenza di Israele si sarebbe espansa in tutto il mondo nel giro di
poco tempo e se ciò fosse accaduto la storia umana avrebbe raggiunto in
breve il suo apice e il Cristianesimo non avrebbe avuto una storia così
piena di martiri. Dio avrebbe iniziato il Regno dei Cieli a quel punto
e Gesù non avrebbe dovuto tornare di nuovo. Ma poi ché Gesù ascese al
cielo da solo, fu necessario che anche i discepoli fossero martirizzati
prima di andare in cielo e solo dopo questo poterono avere una profonda
relazione con Gesù. Per 400 anni i cristiani dovettero letteralmente
versare sangue. Molte persone si sono chieste per ché mai Dio
richiedesse il martirio delle persone religiose ed ora è chiaro che
tutta l’umanità doveva per correre lo stesso cammino di Gesù.
Quando Gesù fu crocifisso nessuno di quelli che lo avevano
accettato era con lui. I sacerdoti e tutti i discepoli erano scomparsi:
nessuno era là ad offrire Gesù come sacrificio sul l’altare. Un’offerta
sacrificale viene presentata a Dio per la salvezza del l’umanità ma se
non c’è nessuno presso l’altare ad accoglierne il beneficio, allora che
valore ha l’offerta? L’unico modo possibile affinché il sacrificio
potesse essere ancora valido era quello di considerare separati lo
spirito e il corpo di Gesù.
In quella maniera il corpo di Gesù rappresentava la nazione, mentre il
suo spirito prendeva la posizione dell’effettivo sacrificio. Essendo lo
spirito di Gesù unito con Dio, egli rese il suo sacrificio accettabile
ai Suoi occhi. L’offerta di Gesù fu accettata come offerta spirituale:
il sacrificio che lui fece fu un sacrificio spirituale. Da allora in
poi Gesù ha lavorato su quella base per stabilire la fondazione
spirituale a livello familiare sociale, nazionale e mondiale fino a
quando sarà possibile realizzare un’offerta fisica.
Poiché la nazione, nella sua totalità, non si unì a Gesù, non poté esse
restaurata né poté diventare la nazione di Dio. La responsabilità di
Gesù fu di riparare a tutto questo, perciò fece un grande sacrificio
per preservare ed espandere la sovranità Dio. Con Gesù terminò l’era
dell’Antico Testamento, quella in cui l’uomo poteva andare a Dio solo
attraverso i sacrifici, ed iniziò una nuova era in cui Gesù stesso
divenne il sacrificio. I cristiani desiderano essere uniti a Gesù e a
Dio, cioè vogliono portare unità tra Gesù, Dio e tutti gli uomini:
questo è lo scopo del Cristianesimo.
Partendo da questo principio affermano: “Amate Gesù Cristo più di
chiunque altro. Solo così potrete trovare la salvezza, perché Gesù ha
già stabilito la condizione per ottenere la salvezza spirituale e
unendovi a lui potrete velocemente raggiunge re la meta”. Il
Cristianesimo pone enfasi su come diventare uno in cuore con Gesù
Cristo: questo è il nucleo centrale della sua fede e del suo credo. La
nostra vita dovrebbe esse re parallela a quella di Gesù: questo è il
segreto; dovremmo condivider ne persino il dolore. Quando lui è
gioioso, dovremmo essere gioiosi, quando lavora duramente e la
sofferenza lo opprime dovremmo sopportare questa sua sofferenza insieme
a lui. Questo tipo di unità è l’ideale cri stiano.
Se i credenti costituiscono il corpo di Cristo, potrebbe esserci più di
una chiesa? Ci sono molte diverse denominazioni e anche tipi diversi di
Cristianesimo che indicano come il corpo di Gesù sia stato lacerato e
questo non è accettabile agli occhi di Dio. Deve essere fatta
un’ulteriore offerta sostanziale, universale, che non sia divisa tra
corpo e spirito e questa deve essere fatta da un p0- polo unito che,
insieme, offra un sacrificio vivente accettabile a Dio. Affinché possa
servire come fondazione il Cristianesimo deve essere unito in un unico
corpo: questa è la prima e più importante condizione da realizzare. Il
cuore di Gesù Cristo è pieno di sofferenza nel vedere il suo corpo così
vergognosamente diviso. Oggi il Cristianesimo è nella posizione del
corpo di Gesù, ma quando c’è un’unica mente, come possono esistere 1000
corpi? Dovrebbero esser ci una mente e un corpo soli.
E voi chi siete?
Tutte le gerarchie esistenti nel Cristianesimo sono veramente l’unico
corpo di Cristo? Può il papa proclamare di essere totalmente unito a
Cristo e che la mente di Gesù e il corpo del papa sono una cosa
unica? Originariamente Dio voleva che il papa fosse l’unico
corpo simbolico di Gesù, come rappresentante di tutti i cristiani del
mondo.
In realtà c’è un distacco tra Gesù e gli uomini che non si riesce a
colmare per quanto entrambe le parti cerchino di unirsi fra loro.
Poiché la mente e il corpo di Gesù non furono sacrificati insieme 2000
anni fa, oggi è impossibile per i cristiani unirsi totalmente a Gesù.
Un ulteriore, gigantesco passo è necessario per completare l’offerta
universale profetizzata in cui il corpo e la mente di Gesù sono
totalmente uniti per essere il sacrificio vivente sull’altare. Gesù
venne per portare unità attraverso il suo sacrificio.
Dovete comprendere molto chiaramente una cosa: quando Gesù venne
avrebbe dovuto forse essere lui ad unirsi al popolo o piuttosto avrebbe
dovuto essere il popolo ad unirsi a lui in posizione di sacrificio? Voi
chiedereste a Gesù di venire a voi, promettendo di aspettarlo con fede
o gli direste: “Signore, rimani dove sei; io mi precipiterò da te”?
Siamo noi che dobbiamo muoverci e agire: questo è ciò che Dio e Gesù si
stanno aspettando da noi. Gesù non disse che si sarebbe pentito per noi
e poi ci avrebbe portato il Regno dei Cieli mentre noi ce ne stavamo
fermi. Egli disse: “Pentitevi, perché il Regno dei Cieli è vicino!” Noi
siamo quelli che devono adattarsi; Gesù non venne per essere cambiato
perché siamo noi a dover cambiare. Questo punto deve essere
assolutamente chiaro.
Considerate la vostra situazione alla stessa maniera in cui Gesù
considerava la sua. Attraversando la sua terra di Israele Gesù non
pensava che essa appartenesse ad altri che a lui. Pensava: “Dio è il
mio Dio, Israele è la mia nazione, questo è il mio popolo”. Il suo
cuore era costante mente preso da questo intenso sentimento: avete voi
lo stesso tipo di attitudine? Pensate: “Dio è il mio Dio, l’umanità è
il mio popolo e io sono qui per salvarlo”?
Qual era la convinzione filosofica di Gesù? La sua preoccupazione era
forse quella di mangiare e bere bene ogni giorno, trascorrendo
pigramente la sua vita e pensando a come vi vere il più a lungo
possibile? No. Gesù pensava: “Dio è il mio Dio. L’umanità sono i miei
fratelli e il mondo intero sta aspettando di essere ricreato dal Figlio
di Dio. Io sono qui per realizzare questa missione.” E Dio pensava allo
stesso modo.
Gesù voleva donare la sua eredità al mondo cristiano, ai suoi fratelli
e sorelle. Voleva dare ad ogni cristiano questa convinzione: “Dio è il
mio Dio, l’umanità sono i miei fratelli e sorelle. Questa terra
appartiene a me ed io sono responsabile di fronte a Dio di ricrearla
secondo il Suo piano”.
Quei leaders di tante denominazioni diverse, che sono preoccupati solo
di portare avanti gli obiettivi della propria chiesa, stanno
percorrendo una strada sbagliata. Ciò che dobbiamo fare è ereditare la
filosofia e l’ideologia di Gesù. Il denominazionalismo è come un blocco
stradale per Dio: bisogna abbattere tutte le barriere del settarismo
per poter arrivare veramente al cuore delle persone. Se i ministri
della fede, che danno sermoni ogni domenica mattina, non sentono di
poter parlare di Dio come del “mio Dio” o dell’umanità come del “mio
popolo”, o del mondo come della “dimora” di un’unica famiglia umana,
essi sono degli eretici. Sono degli imbroglioni se non sentono di
parlare con convinzione di queste cose.
E voi chi siete? Sentite che Dio è il “vostro Dio”? Al di là dei
confini del la vostra nazione, avete mai considerato tutte le terre
come appartenenti a voi? Avete mai pensato: “Io sono responsabile di
questa terra, devo investire tutto me stesso nella restaurazione di
questa terra di fronte a Dio?” Questo è il tipo di religione che Dio ha
sempre atteso. Dobbiamo sentirci totalmente responsabili, come se
questo mondo ci appartenesse, poiché nessun altro si prenderà cura di
esso. “Devo prendermi responsabilità per le chiese che oggi stanno
sgretolandosi, per i giovani che hanno perso i valori morali. Io vedo
il mondo crollare a causa del l’infiltrazione del comunismo perciò devo
prendermi responsabilità per risolvere questa situazione”. Ognuno di
noi dovrebbe pensare in questo modo.
Quando vi sdraiate dovete pensare di essere il corpo di Gesù che si
riposa: “Il mio corpo è il corpo risorto di Gesù, io sto facendo
rivivere il respiro di Gesù che fu soffocato 2000 anni fa”.
Considerandolo alla luce della Bibbia, vi sembra riprovevole tutto
questo? Assolutamente no. La Bibbia ci insegna a diventare “uno” con il
corpo di Gesù. Gesù proclamava:
“Io sono nel Padre e il Padre è in me”, “voi siete in me e io sono in
voi”, intendendo dire che ognuno di noi poteva diventare un
rappresentante del Messia, una parte di lui. Diventare la
manifestazione fisica del Messia è l’essenza dell’ideologia di Dio e di
Gesù. Dio creò ogni uomo perché fosse un messia: finché esistono
persone che hanno bisogno di essere salvate è necessario un messia.