Eusebio Giambone (Franco)
Di anni 40 - linotipista - nato a Camagna Monferrato (Asti) il 1°
maggio 1903 -. Militante comunista, non ancora ventenne è accanto
a Gramsci e Parodi nelle vicende dell'occupazione delle fabbriche -
nel 1923 è costretto ad esiliare in Francia - all'occupazione tedesca
della Francia entra nel movimento clandestino e vi svolge azione
particolarmente intensa fra i suoi connazionali - nel 1942 è arresta-
to dalla polizia del governo di Vichy e internato nel campo di con-
centramento di Vernay - espulso dalla Francia dopo il 25 luglio 1943
rientra a Torino - all'indomani dell'8 settembre 1943 si unisce al
movimento clandestino torinese - è designato a far parte del i° Co-
mitato Militare Regionale Piemontese quale rappresentante del Par-
tito Comunista Italiano, col particolare incarico di organizzare squa-
dre operaie torinesi per la difesa della città -. Arrestato il 31 marzo
1944 da elementi della Federazione dei Fasci Repubblicani di Tori-
no, mentre partecipa ad una riunione del cmrp nella sacrestia di
San Giovanni in Torino -. Processato nei giorni 2-3 aprile insieme
ai mèmbri del cmrp, dal Tribunale Speciale per la Difesa dello Sta-
to -. Fucilato il 5 aprile 1944 al Poligono Nazionale del Martinetto
in Torino, da plotone di militi della gnr, con Franco Balbis ed altri
sei mèmbri del cmrp -. Medaglia d'Oro e Medaglia d'Argento al
Valor Militare.


Torino, Carcere Giudiziario
Lunedì, 3 aprile, ore 22
Cara adorata Luisetta,
le cose che vorrei dirti sono tante che non so dove comin-
ciare, nella mia testa vi è una ridda di pensieri che potrei
esprimerti bene solo a voce, pur essendo calmo, cercherò di
coordinare per esprimerti esattamente tutto ciò che penso
e il mio vero stato d'animo in questo momento.
Sono calmo, estremamente calmo, non avrei mai credu-
to che si potesse guardare la morte con tanta calma, non in-
differenza, che anzi mi dispiace molto morire, ma ripeto so-
no tranquillo.
Io che non sono credente, io che non credo alla vita del-
l'ai di là, mi dispiace morire ma non ho paura di morire:
non ho paura della morte, sono forse per questo un Eroe?
Niente affatto, sono tranquillo e calmo per una semplice
ragione che tu comprendi, sono tranquillo perché ho la co-
scienza pulita, ciò è piuttosto banale, perché la coscienza
pulita l'ha anche colui che non ha fatto del male, ma io non
solo non ho fatto del male, ma durante tutta la mia vita
breve ho la coscienza di aver fatto del bene non solo nella
forma ristretta di aiutare il prossimo, ma dando tutto me

stesso, tutte le mie forze, benché modeste, lottando senza
tregua per la Grande e Santa Causa della liberazione del-
l'Umanità oppressa.
Fra poche ore io certamente non sarò più, ma sta pur
certa che sarò calmo e tranquillo di fronte al plotone di ese-
cuzione come lo sono attualmente, come lo fui durante quei
due giorni di simulacro di processo, come lo fui alla lettura
della sentenza, perché sapevo già all'inizio di questo simu-
lacro di processo che la conclusione sarebbe stata la con-
danna a morte.
Sono cosi tranquilli coloro che ci hanno condannati? Cer-
tamente no! Essi credono con le nostre condanne di arre-
stare il corso della storia; si sbagliano! Nulla arresterà il
trionfo del nostro Ideale, essi pensano forse di arrestare la
schiera di innumerevoli combattenti della Libertà con il
terrore? Essi si sbagliano! Ma non credo che essi si faccia-
no queste illusioni: essi sanno certamente di non poter ar-
restare il corso normale degli avvenimenti, ma agiscono con
il terrore per prolungare il più possibile il momento della
resa dei conti.


Ad ogni modo siamo una famiglia predestinata a dare
tutto per la causa: io oggi, come prima Vitale sul campo di
battaglia.
È venuto in questo momento il sacerdote col quale ho di-
scusso a lungo: è afflitto perché non ho voluto confessarmi,
poiché non sono un credente sarebbe stata da parte mia una
incorrettezza il confessarmi, ma mi pare tanto un bravo uo-
mo che gli ho chiesto di venir a trovarti perché ti confer-
masse a voce come veramente mi ha visto tranquillo.
Forse ti appaio un po' egoista quando ti parlo solo della
mia calma, della mia serenità, del mio Ideale, per il quale
sto per dare la vita, ma tu lo sai che ciò non è, tu sai, mia
adorata Luisa, che col mio Ideale si confonde l'amore per
tè e Gisella con l'amore per l'Umanità intera, e se, come ti
ho detto, mi dispiace morire è perché non potrò più godere
del vostro affetto, è perché mi addoloro del vostro dolore.
In questo momento rivedo come se li vivessi i ventun
anni del nostro grande amore, amore che si è confuso e rin-
novato nei nostri figli: non vedo una differenza o una man-
canza di continuità fra il nostro ardente amore giovanile ed
il calmo amore della nostra maturità che si esprime con la
passione che tutti e due abbiamo riservato alla nostra Gi-
sella.

compromettere l'avvenire di Gisella se è possibile farle con-
tinuare gli studi.
Termino, non che abbia più nulla da dirti, ma potrei con-
tinuare per ore a parlarti del mio amore per voi, credo che
non sia necessario.
Non scrivo a Pietro perché dopo che avrò scritto a Gisel-
la non mi resterà che poco tempo per riposarmi : di loro che
li ricordo con affetto come Nanda, Luigina, Pierina e Rina;
abbracciali tutti per me e di' loro di parlare a Elsa e Franco
del loro zio Eusebio. Saluta tutti gli amici, giovani e anzia-
ni: i tuoi genitori, quando potrai rivederli di' loro che io li
ho sempre considerati e affezionati come i miei.
Sii forte per tè, per Gisella, sono certo che lo sarai, come
sono certo che vedrete il mondo migliore per il quale ho
dato tutta la mia modesta vita e sono contento di averla
data.
Coraggio, vi amo quanto può amare uno sposo ed un
padre.
Vi stringo in un abbraccio ininterrotto per tutte le ore
che mi restano a vivere.
Eusebio