mario salvi

21 anni

Roma 7 aprile 1976

 

A Roma, in occasione della trattazione in Cassazione del caso Marini, per il quale è riconfermata la condanna, manifestano gli anarchici e la sinistra rivoluzionaria dinanzi al ‘Palazzaccio’ e al ministero di Grazia e giustizia.

 

 

Extraparlamentari appartenenti all'area dell'Autonomia Operaia lanciano bottiglie molotov contro la parte posteriore del ministero di Giustizia.

L'agente di custodia in borghese Domenico Velluto si lancia all'inseguimento dei giovani.

Prende accuratamente la mira e spara ad altezza d'uomo.

Lo studente Mario Salvi di 21 anni rimane ucciso sul colpo. Un proiettile lo ha raggiunto in pieno alla nuca.

Il giorno successivo, nel corso delle manifestazioni di protesta per l'uccisione di Salvi i carabinieri sparano tra la folla a Campo dei Fiori.

Il 15 aprile la guardia carceraria Velluto viene arrestato su ordine del sostituto procuratore Gianfranco Viglietta che conduce l'inchiesta.

L'accusa è quella di omicidio preterintenzionale per il quale è prevista una pena da 10 a 18 anni di reclusione. L'arresto di Velluto non ha precedenti. Finora infatti non era mai avvenuto che un agente fosse stato incarcerato per aver ucciso qualcuno nel corso di una manifestazione.

L'assassinio di Salvi ricorda un'altra esecuzione a freddo, quella di Pietro Bruno, avvenuta con le stesse modalità e per la quale l'inchiesta è ferma da mesi alla Procura Generale.

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