IL VECCHIO CERVI
In occasione delle onoranze nazionali per i sette fratelli
Cervi fucilati a Reggio Emilia nel dicembre 1943 dai tedeschi, il Presidente
della Repubblica ha ricevuto al Quirinale il vecchio padre Cervi, trattenendolo
affettuosamente a colloquio.
16 Marzo 1954 Entrano nello studio del presidente della Repubblica il
padre dei sette fratelli Cervi fucilati dieci anni fa dai nemici degli
uomini, il magistrato Peretti Griva, già presidente della Corte
di Appello di Torino, l'on. Boldrini, medaglia d'oro della resistenza
e Carlo Levi, scrittore e pittore, il quale reca l'originale del ritratto
da lui dipinto dei sette fratelli.
Il padre, xche porta sul petto le medaglie dei sette figli morti per la
patria, ricorda al presidente di averlo già incontrato in Reggio
Emilia. Il presidente aveva letto, in un articolo di Italo Calvino, che,
tra i libri, dei sette fratelli, si annoverano alcuni fascicolo della
rivista La Riforma Sociale, un tempo da lui diretta e poi soppressa dal
regime fascistico e dice al padre della sua commozione per poter così
pensare con orgoglio ad un suo rapporto spirituale coi martiri.
Il padre racconta :
- Si, i miei figli leggevano molto, erano abbonati a riviste: e cercavano
di imparare. Se leggevano qualcosa che pareva buono per la nostra terra,
si sforzavano di fare come era scritto. Quando abbiamo preso il fondo
in affitto, ed erano 53 biolche di 2922 metri quadrati l'una (circa 15
ettari e mezzo), vedemmo sul terreno ponticelli e buche. I figli avevano
letto che se la terra sopravanzante sui ponticelli fosse stata trasportata
nelle buche, il terreno sarebbe stato livellato e sul terreno piano i
raccolti sarebbero venuti meglio. Subito acquistarono vagoncini di quelli
usati dai terrazzieri sulle strade e si diedero a levare la terra dai
tratti alti e metterla nelle buche. I vicini passavano, guardavano e scuotevano
la testa: " I Cervi sono usciti pazzi. Dove andrà l'acqua
che ora finisce nelle buche? Quando tutto sarà piatto come un biliardo,
l'acqua delle grandi piogge ristagnerà dappertutto e frumenti ed
erbai intristiranno annegati". Ma i figli avevano dato al terreno
fatto piano, una leggerissima inclinazione; sicchè quando le grandi
piogge vennero e quando, d'accordo con altri tre vicini, fittaioli di
poderi appartenenti alla stessa famiglia del nostro padrone, facemmo un
impianto per sollevare le acque ed irrigare a turno i terreni, dopo due
ore la terra è irrigata ma l'acqua non ce n'è più.
Coloro che avevano detto che i Cervi erano pazzi, ora riconoscono che
noi eravamo i savi e tutti nei dintorni ci hanno imitato.
- Anch'io, osserva il presidente, quando un terzo di secolo fa smisi di
fare i fossi in collina per le vigne e di riempirli di fascine e di letame,
ed invece eseguii lo scasso totale, senza concimazione e misi le barbatelle,
innestate su piede americano, in terra tali e quali, quasi alla superficie,
dopo aver resecate le radichette ad un centimetro di lunghezza, i vicini
i quali dallio stradone provinciale osservavano quel brutto lavoro, scuotendo
il capo se ne andavano, il professore è uscito matto e dovrà
rifare il lavoro. Quando videro però che le viti venivano su più
belle di quelle dei fossati e del letame, ci ripensarono e ora tutti fanno
come avevano visto fare a me.
Il presidente : Ed in quanti vivete su quelle 53 biolche?
Il padre : - Io, il nipote, le quattro nuore vedove, e gli undici figli
dei figli, in tutto diciassette. I figli prima ed ora noi abbiamo faticato
assai. Abbiamo ricevuto dal padrone la casa e la terra; ed avevamo quattro
vacche e pochi arnesi. A poco a poco i figli comprarono due trattori,
uno grande per i grossi lavori e uno più piccolo per i lavori più
leggeri; abbiamo falciatrici, mietitrici, aratri ed ogni sorta di arnesi.
Il fondo di fieno e mangime è tutto nostro. Nelle stalle vivono
una cinquantina di vacche ed un bel toro. Il toro lo comprammo in Svizzera
,a viene dall'Olanda ed è originario americano. Col toro ci hanno
dato le sue carte; ma noi siamo stati sicuri di lui solo quando abbiamo
conosciuto la figlia sua e poi la figlia della figlia. A venderlo come
carne prenderemmo pochi soldi; ma vivo, non lo do neppure se mi offrono
un milione di lire. Questo - trattori, macchinari, fondo di vettovaglie,
vacche, toro - è il "capitale" ed è nostro, di
tutti noi.
- Anche del nipote?
- Il nipote non è figlio ma è come se lo fosse. Quando uscii
dalla prigione e , tornato a casa, non trovai più i figli e mi
dissero che li avevano uccisi, vidi il nipote.
Le nuore: - E' venuto per aiutarci, mentre eravamo sole.
- Dopo qualche giorno, poiché il nipote aveva dimostrato di essere
un buon ragazzo, radunai le nuore e: "Bisogna stabilire le cose per
il nipote. Lo teniamo come giornaliero? Avrà diritto alle otto
ore, alle feste, al salario che gli spetta. Lo fissiamo come servo? Dovrà
essere trattato come salariato ad anno e dovranno essergli riconosciuti
salario e gli altri diritti del salariato. Lo riconosciamo parente? Il
trattamento sarà quello che gli spetta come parente. Che cosa ne
dite voi?
Le nuore : Padre, quello che voi direte per noi è ben detto. Voi
dovete decidere.
Il padre : No, voi, nuore rappresentate i figli uccisi e i figli dei morti
sono vostri figli. Voi dovete parlare.
Le nuore: noi non sappiamo parlare, chi deve parlare siete voi, padre.
Il padre : Siccome lo volete, il mio avviso è questo; ed ho detto
quel che pensavo. Avete quattro giorni di tempo per pensarci. Adesso non
dovete parlare. Quando i giorni saranno passati ritornerete e direte il
vostro pensiero. - E le donne ritornarono al lavoro.
- Prima che fossero trascorsi i giorni fissati, dopo soli due giorni,
le donne tornarono dal padre, dicendo: Abbiamo pensato e quel che è
il vostro consiglio rispetto al nipote è anche il nostro.
- Il padre : Sapete voi se il nipote intenda rimanere con noi?
- Le donne : Si padre, noi lo sappiamo.
- Il padre: - ciò è bene, ma io non posso parlare al nipote
prima di aver parlato al padre ed alla madre di lui. Il nipote non può
uscire dalla sua famiglia ed entrare nella nostra se i suoi genitori e
i suoi fratelli non lo sanno o non sono contenti.
Non stavano in un paese molto,lontano ed andai a parlare al padre del
nipote, che era mio fratello. Fratello, dissi, il nipote tuo figlio ha
detto di voler rimanere con noi.
Il fratello e la cognata : - Lo sapevamo. Il figlio l'aveva detto quando
era partito di qui per andare ad aiutare le donne, a cui avevano uccisi
i mariti. Noi siamo contenti.
- Se è così il nipote entrerà nella nostra famiglia.
E, tornato a casa, radunai le quattro donne e il nipote e dissi: "Il
fratello e la cognata sono contenti che il nipote rimanga con noi. Ed
io dico: i sette figli sono stati uccisi e voi, donne, siete al loro luogo.
Ma abbiamo bisogno di un uomo, che diriga le cose. Io sono vecchio e non
posso più fare come una volta. Il nipote starà insieme con
noi e sarà come fosse un figlio. Quando io non ci sarò più
il "capitale", sarà diviso in parti uguali, fra le nuore
e il nipote.
Così fu deciso e così si fa. Nella casa lavoriamo, ciascuno
secondo le sue forze, in diciassette; ed il nipote sta a capo, lavora,
compra e vende. Lui e le donne chiedono sempre il mio consiglio ed io
consiglio per il bene di tutti.
Poi i genitori del nipote e i suoi fratelli vollero spartire quel che
c'era in casa al momento che il nipote li aveva lasciati e diedero a lui
la parte che gli spettava. Ed egli volle che fosse data alla famiglia
in cui era entrato. Ed io dissi : noi non l'avevamo chiesta. Ma tu la
darai alla famiglia ed entrerà a far parte del "capitale".
Diventerà proprietà comune; e come il resto sarà
diviso in cinque parti.
Il presidente, il magistrato, la medaglia d'oro e lo scrittore-pittore
guardavano al padre e vedevano in lui il patriarca, il quale, all'ombra
del sicomoro, dettava le norme sulla successione ereditaria nella famiglia.
Assistevano alla formazione della legge, quasi il codice civile non fosse
ancora stato scritto.
Il presidente, rivolto allo scrittore - pittore, il quale conosce i contadini
dei sui paesi - e sono uguali ai contadini di tutta Italia - interrogò:
forsechè i sette fratelli si sarebbero sacrificati se non fossero
stati un po' pazzi costruttori della loro terra e se il padre non fosse
stato un savio creatore della legge buona per la sua famiglia?
Si sarebbero fatti uccidere per il loro paese, se fossero stati di quelli
che noi piemontesi diciamo della "lingera" e girano di terra
in terra, senza fermarsi in nessun luogo? Lo scrittore - pittore rispose:
Credo di no; il magistrato e la medaglia d'oro consentirono. Ed il presidente
chiuse: Credo anch'io di no e strinse la mano al padre e a tutti.
Luigi Einaudi
da Il Mondo
16 marzo 1954
Tratto da fratellicervi.it
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