VIA RASELLA: MORTA LA PARTIGIANA CARLA CAPPONI

ROMA, 24 NOVEMBRE - È morta Carla Capponi, ex membro dei Gruppi di azione patriottica (Gap), tra i sedici partigiani che parteciparono il 23 marzo del '44 all'azione di Via Rasella contro una colonna di soldati tedeschi, alla quale seguì, come rappresaglia, l'eccidio delle Fosse Ardeatine.

Carla Capponi, medaglia d'oro al valor militare, aveva 82 anni ed è morta nella sua abitazione di Zagarolo, a pochi chilometri da Roma. Esponente di rilievo della resistenza romana, Carla Capponi fu protagonista di numerose azioni contro i nazisti e i fascisti: l'8 settembre del '43 a Porta San Paolo salvò un ufficiale italiano ferito; da sola fece saltare in aria un automezzo tedesco e attaccò postazioni tedesche. Assunse anche il comando di un'unità partigiana nei pressi di Roma. Fu eletta deputato per il Pci per due legislature e divenne anche componente della commissione giustizia alla Camera. Una settimana fa, il 15 novembre, era stato presentato in Campidoglio il suo libro autobiografico "Con cuore di donna".

È stata la sua "compagna di vita e resistenza". E proprio così Rosario Bentivegna, ex gappista, ex marito di Carla Capponi vuole ricordare chi lo ha accompagnato per 15 lunghissimi anni, "anni di amore ma anche di guerra, sangue, dolore". "Carla è morta con gioia, ridendo" dice commosso mentre cerca, tra mille telefonate, di organizzare l'ultimo omaggio alla sua ex compagna, ovvero un funerale di Stato. "Se n'e andata improvvisamente, forse non se n'è neanche accorta, per un arresto cardiaco. Aveva problemi di salute, i lunghi anni di guerra l'avevano segnata anche nel fisico, la tubercolosi le aveva portato via un polmone. Ma era sempre forte", confida Bentivegna.

Ed è un ritratto granitico della Capponi quello che ci consegna Bentivegna: "era dolcissima ma era anche forte come una roccia. Più di noi uomini, molto di più. Era un pilastro della resistenza romana: era determinata, sicura ma anche umana. Non arretrava mai". Impossibile per il giovane gappista non innamorarsi di "quella compagna conosciuta nel Pci e poi amata durante la militanza nei Gap e sposata nel '44 in chiesa perchè incinta". "Andavamo a casa sua, in piazza Foro di Traiano, facevamo riunione politiche. Ma con i Gap diventammo clandestini: una gioventù spesa a nascondersi in case diroccate, in montagna, in rifugi di fortuna, braccati dai tedeschi", racconta. Una gioventù segnata dall' episodio più significativo e doloroso della resistenza romana: l'azione di via Rasella. Per quell'azione Bentivegna, Capponi ed un altro ex gappista, Pasquale Balsamo, erano stati citati quattro anni fa da alcuni parenti delle vittime civili dell'azione militare nella quale morirono anche 32 soldati del Battaglione Bozen.

Un'azione che la Cassazione definì "un legittimo atto di guerra", dunque non punibile, chiudendo così il capitolo giudiziario. "Come potrò mai dimenticare quel giorno ? - dice Bentivegna - eravamo ragazzi e stavamo facendo una cosa importante. Non dimenticherò mai lo sguardo di Carla mentre mi aspettava all'angolo di via delle Quattro Fontane: quello sguardo era una cosa bella in mezzo ad una cosa brutta, sporca. Mi dava sicurezza, mi diceva di non cedere".

Una forza che alla Capponi "era derivata anche da una famiglia conservatrice ma antifascista - ricorda Bentivegna - i genitori, profondamente cattolici, non la mandarono alle elementari per evitarle l'indottrinamento fascista. Più tardi approdò al liceo "Visconti" uno dei centri antifascisti. E da lì iniziò la sua vita di resistenza, una vita che non si potrà mai raccontare tutta. Se penso che oggi c'è chi vuole riscrivere la storia che noi abbiamo vissuto: l'unica risposta a questi signori sono i personaggi come Carla. Loro a confronto sono nulla".

Tratto da "Il giorno"