Verbale della riunione di Giuria della XXI edizione del Premio letterario “Tulliola”, “Renato Filippelli”
A
Formia, il giorno tredici gennaio dell'anno 2013, alle ore 16,35 si è riunita
la Commissione giudicatrice del Premio “Tulliola”, nell'abitazione di Carmen
Moscariello, fondatrice e presidente del concorso letterario in oggetto.
Sono
presenti: Carmen Moscariello, Marina Argenziano, Gelsomina Formicola, Erasmo
Magliozzi e Giuseppe Napolitano. Sono assenti i sigg.: Ugo Piscopo, Mary
Attento, Ernesto D’Argenio, Franco De Luca, Manfredo Di Biasio, Michele
Graziosetto e Domenico Pimpinella, Maria Pia Selvaggio. Fa da segretario
Giuseppe Napolitano, Presiede per delega di Ugo Piscopo Carmen
Moscariello.Tutti i commissari, anche quelli assenti alla seduta, hanno inviato
alla segreteria del premio, tramite e-mail o per posta, le scelte effettuate
relative alla rosa dei
vincitori e dei segnalati.
Risulta
assente e non votante (non ha fatto pervenire la scheda) un solo giurato.
I
componenti presenti, preso atto delle scelte effettuate dagli assenti e avendole
tenute in massima considerazione, dopo aver letto e verbalizzato le proprie
schede e quelle dei giurati assenti,
relative alle opere selezionate, si sono intrattenuti a lungo in un dibattito
critico che ha fatto registrare punte di vivacità in modo particolare
nell'esame di alcuni lavori particolarmente eccellenti, soprattutto per la
poesia (alla sezione poesia hanno partecipato alcuni dei
più importanti nomi del diorama contemporaneo).
Si
è poi proceduto al riesame collettivo dei lavori più votati dai singoli membri
ed alla formulazione delle rose dei
finalisti per ciascuna sezione del Concorso. Su di essa ogni giurato ha
nuovamente espresso il suo parere.
Infine,
e sempre all’unanimità, la Commissione giudicatrice del Premio ha deciso di
assegnare i premi nel modo seguente:
Sezione
Poesia – Renato Filippelli :
terzo
premio a Giulio Marchetti per “ La notte oscura”, Editore
Puntoeaccapo, Noviligure;
secondo
premio a Nazario Pardini per “Alla volta di Leucade” Mauro Baroni Editore ,
Pisa;
primo
premio a Serena Dal Borgo per “Non ancora” Book Editore, Ferrara.
Inoltre
sono stati segnalati al quarto posto a pari merito i seguenti poeti: Carmelo
Consoli: L’ape e il calabrone; Salvatore Cangiani: Ed è martirio e canto
; Maria Luperini Panna: Verrò
a passeggiare i ricordi;; Pasquale Balestriere: Il sogno della luce; Pietro
Secchi : Modernità d’amore; Guglielo Wurzburger: Otantacinque;
Liliana Paisa: Pensieri bianchi; Silvia
Viola: Infinito insperato; Nicoletta Corsalini: Di fronte al destino; Magnavacco:
Soste;
Sezione
narrativa edita:
terzo
premio ex aequo a Domenico Americo per “Only you”, editore Albatros,
Roma e a Leonardo Mastia per “Il
viale degli angeli Boulevard Sérurier”, Guida Editore, Napoli;
secondo
premio a Sergio Ruggiero per “Il respiro del mare”, Editore Mannarino
Franco, Brescia;
primo
premio ad Arnaldo Manuele per “Il disagio dell’alfiere” Editore
Albatros.
Al
quarto posto segnalati a pari merito:Massimo Meoni: Maia; Roberto Guerrini: Il
bagliore d’un sogno.
Sezione
saggistica edita:
terzo
premio a Pino Pecchia per “Il colonnello Michele Pezza”,Editore Arti
grafiche Kolbi di Fondi;
secondo
premio a Veniero Scarselli per “Indagine molecolare sul bello”, Editore
Prometheus, Milano;
primo
premio a Giuseppe Manitta per “Giacomo Leopardi, percorsi critici e
bibliografici (1998-2003)". Il Convivio, Castiglione di Sicilia (CT).
Segnalati
al quarto posto a pari merito: Vincenzo Iannuzzi: L’uomo e il determinismo
cosmico;Mauro Valentini: Il crepuscolo delle due libertà; Renzo Piccoli:
Tentazioni occidentali; Mauro Montacchiesi:Opus de ho minibus .
Sezione
saggistica sulle opere poetiche dello scrittore Renato Filippelli:
Sono
stati degni(ex aequo) di molto apprezzamento le opere sulla saggistica dedicate
alla poesia di Renato Filippelli.
Gli autori di seguito
ordinati alfabeticamente sono :
Carmine
Brasile; Giuseppe Centore; Dante Iagrossi; Giuseppe Limone; Felice Londrino;
Elio Meschinelli; Nicola Terracciano; Antonio Villa; Marcello Villucci.
La
commissione ha molto apprezzato anche un video di Fert Alvino,considerato
fuori concorso.
La
seduta viene sciolta alle ore 20, dopo aver data lettura del presente verbale.
P.S.
Nei giorni successivi sono stati inviati al Presidente della Giuria al Poeta
Ugo Piscopo le proposte dei giurati, il quale ha condiviso in tutto e
per tutto le scelte della Commissione. Si precisa che al Presidente della
Giuria erano state consegnate, man mano che pervenivano, tutte le schede dei
giurati e le relative opere.
PREMIO “TULLIOLA”
Edizione 2012-2013
Motivazioni
Poesia
Il giovane Giulio Marchetti con “La notte oscura” propone un diario di singolare densità e intensa forza dialogica. Consapevole di una lezione classica assimilata con personale gusto (“come lampi di antica memoria”) e aperto a forme espressive altrettanto ben possedute, il poeta ragiona sul perpetuo divenire del mondo e sull’instabilità della nostra presenza. Facendo attenzione a non cadere nella pretesa filosofica, tesse invece una tela di preziosi fili a proteggere la paura di vivere. Non è poco: il poeta conosce e invita a rendersi conto di avere limiti pur nella nostra grandezza. “Qui e ora”, lo sa, è il nostro compito: “avere una direzione non basta – e dobbiamo inventarci l’immenso” con “la piccola gioia di essere umani”. (Giuseppe Napolitano)
La poesia di Giulio Marchetti si pone tra “ l’eruzione continua delle cose”, forme destinate ad entrare nel buio, e la ricerca dell’essenza. Immerso nell’apparenza, consapevole di essere tempo, Marchetti è simultaneamente esposto all’ attrazione del divenire e dell’atemporale. Sul filo sottile dell’ignoto indaga scie di eterno per rintracciare la radice della vita, così “nominata eppure così oscuramente innominabile”. La via verso l’essenza richiede una radicale estraniazione, una convinta cancellazione dell’io, una spoliazione di ogni sentire. Mentre il mondo si scorpora e allontana, ci si offre all’assenza, al vuoto. È la situazione di arretramento, di sottrazione che i mistici conoscono bene. Nello spazio senza spazio, nel tempo senza tempo Meister Eckhart incontra Dio, e nella “notte oscura” Juan de la Cruz, “straniato e assorto”, nel segreto, senza vedere più nulla, dimentico di tutto, sente l’essenza divina. Ma ormai una distanza incolmabile ci separa da quella splendente pienezza, ormai “siamo così poco”. Di quale sovrumano coraggio avremmo bisogno, noi, che abbiamo smarrito il senso del sacro, per istallarci nell’Indicibile, nell’Invisibile? Eppure nella poesia di Marchetti si apre, a volte, il miracolo dell’infinità feconda dell’amore; e le azzurre profondità degli occhi della persona amata si spalancano nell’immensità di sconfinati cieli. Una poesia non certo facile, quella di Giulio Marchetti, ma, nello stesso tempo, limpida nel lessico trasparente; solo nel filo sotteso tra una parola e l’altra si addensano i significati della sua alta poesia. (Marina Argenziano)
Da “una bestemmia di cielo” (quando la speranza sembra “senza scampo”) al “Dio della tua mente e del tuo cuore”(allorché la fede guida il passo estremo – e ne è salvo anche chi resta): due facce dello stesso specchio riflettono in questo appassionato “Sogno della luce” di Pasquale Balestriere il turbamento del poeta uomo che sa di non dover mostrare altra faccia che la sua – e lo fa con lieve segno di parola che parla a mente e cuore, ma senza retorica senza lamentele o compiacimenti, piuttosto facendo della malattia (la propria) e della stessa morte (di sua madre) esemplari momenti di virile riscatto. (Giuseppe Napolitano)
“Ed è martirio e canto” di Salvatore Cangiani mostra “il disorientamento interiore” dell’uomo contemporaneo, afflitto da insipienza e cultura dell’immagine, timoroso di scoprire “che Itaca è ormai disabitata”, e insieme la volontà del poeta di non cedere all’inganno dell’esistenza, ricostruendo anzi per sé – e per chi avrà orecchie per intendere – una proposta di “canto” che faccia superare il “martirio” accettandone la fatica in nome del premio finale – non il presuntuoso azzardo di “superare la morte” ma la “beatitudine” del naufrago che tocca un salvifico “altrove”. (Giuseppe Napolitano)
“Modernità d’amore” di Pietro Secchi gioca con la filosofia (con le diverse facce della filosofia: Cartesio e Galilei, Pascal e Campanella), dichiaratamente fra ragione e non senso ma nella certezza che pure al filosofo fa difetto il cuore e ha bisogno d’amore. Negli undici frammenti lirici dedicati a ciascuno (a volte argutamente parafrasati), i quattro grandi del pensiero sono in difficoltà, inchiodati alla difficoltà di uscire dal loro “sistema”, pur sapendo che il “rigore” non sempre aiuta a capire se stessi e il prossimo. “Forse il cuore”… (Giuseppe Napolitano)
Della
nostra storia triste si è fatta meraviglia la voce tutta della terra”: è la
sintesi di questo doloroso diario che si fa viatico per chi abbia pena di vivere
– “L’ape e il calabrone”
di Carmelo Consoli è una storia vera che diventa storia di tutti, mediata,
sublimata nella dimensione poetica. Qui la sofferenza privata è paradigma di
accettazione, la poesia che ne scaturisce è consolatoria ma senza scadimenti
retorici. Il canto d’amore per la propria donna è la via di salvezza al
momento della perdita irreparabile.
Motivazioni per l’opera di Guglielmo Wurzburger. Titolo dell’opera”Ottantacinque” Guida edito
Qui il pensiero poetico ha una precisa finalità: difendere i deboli, amare l’uomo . Si può dire che questa poesia è fortemente ragionata e diventa dolorosamente critica per le condizioni in cui, in particolar modo l’operaio, sia sfruttato e venduto ai potenti dagli stessi sindacati. C’è poi una seconda parte dell’opera che è di ricerca del tempo , delle persone amate o perdute, ma anche questi incontri sono all’insegna della logica, un urgenza di capire i percorsi, i moti del cuore o gli abbandoniNarrativa
Se sullo sfondo narrativo incombe la guerra straziante tra cristiani e
mussulmani o l’incubo delle continue scorribande dei saraceni lungo le
coste della città marinara di Amantea o di quelle tirreniche tra XV-XVI
SEC., il romanzo di Sergio Ruggiero, Il
respiro del mare, edito da Mannarino, Brescia, si connota per
l’intrigo delle vicende individuali e collettive e, in particolare, per la
riuscita dipintura psicologica delle figure femminili. In una terra intrisa
di sangue, con il respiro cupo di angosce e sofferenze secolari, segnata da
odi religiosi e da passioni violente e inestinguibili, l’Autore fa vibrare
due grandi affetti: l’amore e l’amicizia. Il primo, tra due poveri
giovani, Mariella e Sbardo, che dopo mirabolanti peripezie coroneranno la
loro sacra unione; il secondo, tra il coraggioso Petrilishca e Sbardo, fin
da ragazzi schierati in opposte bande che si fronteggiano a colpi di
sassaiole e di randellate, per poi ritrovarsi e aiutarsi l’un l’altro
fino all’estremo sacrificio dell’uno a salvezza dell’altro. Sulle
vicende di questi protagonisti s’intrecciano, su piani diversi, le varie
storie dei fatti d’arme e si dipana l’ordito stesso della trama.
Tuttavia, nello scorrere veloce delle pagine, il romanzo si fa coinvolgente,
oltre che per il prorompente e a volte fascinoso linguaggio nella
rappresentazione di miti e favolose leggende, anche per le coraggiose
incursioni nelle tradizioni popolari rievocate, in più punti, con il
dialetto. Anzi, sarebbe venuta meno quella speciale patina di autenticità
narrativa che il romanzo gelosamente custodisce, qualora l’Autore ne
avesse sottratto la sapida sapienza degli stacchi lessicali con abili
intarsiature, ora in di un latino chiesastico – adattissimo per la
creazione di densa atmosfera di denuncia di sette e di stregoneria, in uno
scenario sacrale e orripilante, ora di formulari o conversari vernacolari
studiati con cura dall’Autore, tanto che Egli stesso si premura, nella
pagina dei ringraziamenti, di ricordare gli studiosi e gli amici le cui
fonti gli hanno permesso spunti e riferimenti preziosi per la tessitura del
suo testo.
Leonardo Mastia vince ex aequo il terzo premio per la narrativa col
romanzo Il viale degli angeli.
Boulevard Sérrurier, Napoli, Guida, 2011, dove i fatti narrati non sono
invenzioni della fantasia, ma tracce e testimonianze di un itinerario nella
verità del dolore. La vicenda riguarda direttamente l’autore, che nella
scrittura si osserva e si confida per un’esperienza che ha segnato
profondamente e per sempre l’esistenza sua e della compagna di vita.
E’ l’esperienza di un padre e di una madre che devono prima assistere
alla fine di un figlio e poi verificare giorno per giorno la durezza
dell’esser-ci in rinunzia e solitudine. Nei due, lentamente, senza che essi ne
prendano subito consapevolezza maturano germi di accettazione, che apre
interstizi verso la luce, verso la comprensione della precarietà del tutto.
“Il
viale degli angeli” di
Leonardo Mastia è un libro
di quelli che aiutano a vivere, anche il lettore, ma soprattutto consentono a
chi scrive di liberarsi di un dolore privato – parzialmente almeno, proprio
nel condividere la pena in aspetto letterario (anche se la prosa di Mastia è
volutamente asciutta, “funzionale ai fatti” e pertanto “di grande
presa”). Una testimonianza che si fa messaggio di speranza, di augurio:
l’uomo è forte quando accetta il male pur senza potersene dare spiegazione.
In questo suo “romanzo-verità” l’autore ci consegna un manuale di
istruzioni dal quale apprendere una lezione di vita. (Giuseppe Napolitano)
La grande storia filtrata nelle nostre quotidiane vicende, e viceversa le microstorie che fanno la Storia con la maiuscola: così può leggersi “Il disagio dell’alfiere” di Arnaldo Manuele, un vasto romanzo di stampo classico e di sicura presa. All’inizio del secolo scorso, un giovane siciliano vive i drammi che fecero la nuova Italia (fra Giolitti e gli anarchici, fra il terremoto di Messina e quello delle avanguardie artistiche), fino a morirne per eccesso d’amore. La scrittura di Manuele è sempre misurata; carezza i personaggi (i protagonisti e gli altri tutti) e disegna gli episodi (anche quelli che sembrano marginali) con ampie digressioni e rapide sintesi, accompagnando sempre il lettore e tenendolo sospeso nel succedersi degli eventi e il crescere dei sentimenti fino al tragico scioglimento della trama. (Giuseppe Napolitano)
Saggistica
Per la seconda volta Pino Pecchia è tra i vincitori del Premio Tulliola Renato Filippelli, La Giuria all’unanimità ha giudicato l’opera “Il colonnello Michele Pezza” Editore Kolbe, un grande contributo allo conoscenza e alla verità storica . E’ stata ritenuta un’opera di valore e soprattutto di grande onestà nella lettura dei fatti . L’autore ben cosciente del “mito” che Frà Diavolo rappresenti per Itri e non solo, sa restituire al personaggio una dimensione nuova, di uomo del popolo coraggioso , ma “usato” per le esigenze del regno. E’ la pietas la forza dominante, che accoglie le sofferenze di un popolo e lo eleva ad eroe non più disposto a subire soprusi. L’opera con uno stile elegante e raffinato ci pone di fronte a una realtà umana e storica spesso dilaniata e ce la restituisce nelle sue più autentiche motivazioni. (Michele Graziosetto)
"L'uomo e il determinismo cosmico" di Vincenzo Iannuzzi è un sorprendente affresco di conoscenze e proposte sul tema "Realtà e utopia". L'autore spazia per milioni di anni seguendo "scoperte e invenzioni" dell'uomo, cercando la chiave della conoscenza e dell'intelligenza. Ne viene un quadro esaustivo che dovrebbe convincerci della nostra umanità nel senso più profondo: siamo degni di essere in questo (nostro) mondo se sappiamo riconoscercene signori. La trattazione scientifico-filosofica di Iannuzzi si avvale di una chiara capacità espressiva che fa di questo suo libro una piacevole anamnesi della storia universale offrendo più di uno spunto di riflessione sull'attualità. (Giuseppe Napolitano)
“Indagine
molecolare sul bello” è un saggio di Veniero Scarselli, uno scienziato-poeta
che affronta la relazione poesia e razionalità,
arte e scienza, inserendola in quel campo di indagine nuovissimo che è
la Neuroestetica, che indaga le aree del cervello che risultano attive nella
fruizione di opere d'arte. Un saggio accattivante che ci spiega perché… “la
razionalità, in quanto tale possiede pur sempre un valore emotivo”, come…”d’altra
parte l’emozione per esprimersi ha bisogno di un apparato logico per
comunicare i suoi contenuti.”.