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Lettera aperta a Pizzimenti

ovvero l'ambiente a Bologna

20/11/2002

Caro Pizzimenti sono d'accordo con tutto quello che hai detto. Quel viaggio immaginario del cittadino che è venuto qui dopo un po' di tempo potrebbe proseguire parecchio in questa città e ne troverebbe di tutti i colori. Persino buche sempre più profonde, le cave, perché questa città la usano anche come miniera pur di far soldi. La cosa più incredibile è che se il viaggio segue la traccia impostata in questo convegno, se prosegue cioè nella prima cintura cittadina, scopre un disastro urbano con caratteristiche omogenee. Tutto quel che vede il nostro viaggiatore e' un fenomeno coerente e strutturato.
Se si vuole rispondere a questo fenomeno ci si deve dare quindi una strategia integrata. Stiamo però parlando dell'aspetto ambiente che solleva problemi ben più seri di quelli estetici (la città diventa brutta) o funzionali (ci si vive male). 
Partiamo dalle cose che ha detto Tagliati. 
In centro e in tanti altri pezzi di Bologna la condizione non è solo di fastidio e di malessere urbano ma abbiamo un attentato pesante alla salute dei cittadini. Ormai nessuno nega l' evidenza. 
Io non posso fumare perché sottopongo altri al rischio di cancro. Però se sono un commerciante posso farci passare quante macchine voglio davanti al mio negozio? Se c'è il divieto, giusto, di non fumare in luogo pubblico ci deve essere il divieto di traffico quando comporta danni gravi alla salute. Lo dice anche la Costituzione : il diritto alla salute innanzitutto. 
Il problema non può essere se chiudere il centro storico, ma cosa fare per alleviare i disagi della chiusura del centro storico. La decisione e' obbligata se no si ammazza della gente. (Giusto quindi denunciare il Sindaco, per omicidio colposo.) 
La decisione e' di chiudere i centri storici. Noi abbiamo detto: riscoperta dei centri storici, anche di quartiere, della città ed è chiaro che in questi centri dobbiamo costruire condizioni di vivibilità tutte particolari che vanno oltre al limite invalicabile della salubrità,che deve valere ovunque.
I centri devono avere la condizione di vivibilità delle antiche piazze. Se ti scappa un bambino non deve andare subito sotto una macchina. Deve essere possibile parlare con un conoscente incontrato e magari anche sedersi senza dover essere caricato da obblighi di consumazione esosi.
Se si chiude il centro si adatta. Come? Con qualche aggiustamento, qualche attività qualche studio di avvocato potrà voler migrare dove i clienti possono arrivare in mercedes; qualche attività commerciale si sposterà; calerà il valore immobiliare del metro quadro e ritornerà l'abitazione. 
Io dico che al centro storico aumentare la capacità di essere abitato cioè residenza fa proprio bene, adesso è completamente squilibrato. Questo riaggiustamento e' necessario se vogliamo rivitalizzare i centri storici periferici. Non possiamo tenere tutto quanto in centro, qualcosa dovrà spostarsi e sarà un bene per la città. 
L'operazione di chiusura secondo me è un'operazione necessaria e se noi la posponiamo alla realizzazione del tram e del servizio ferroviario metropolitano, non la faremo mai perché non avremo mai avviato il processo di riadattamento del centro e perché tram e ferrovie saranno al servizio di un bubbone urbanistico e non di una citta'equilibrata. Le nuove modalità di mobilità saranno inefficienti ed inefficaci e la situazione diventerà sempre più degradata. 
Sopratutto non saremo in grado comunque di affermare il principio che la salute è comunque un vincolo, un vincolo insormontabile ed ordinatore.
La tecnica non e' neutra perché non sono tali le conseguenze della sua applicazione.
Non ci sono soluzioni puramente tecniche alla strozzatura dell' autostrada sulla circonvallazione. Ogni soluzione tecnica va valutata sugli effetti sul territorio. E' in questa valutazione che giocano i principi per noi sociali e ambientali. Ogni soluzione tecnica presuppone quindi decisione politica. L' urbanistica e' un insieme di decisioni politiche.
Chi ci garantisce che la bretella non mi trasformi in cemento edificato? È chiaro che succederà proprio questo. Quei quattro nuovi caselli cosa comporteranno? 
Oltre a dire che quel nuovo fiume di cemento e asfalto ha un bell'impatto di consumo del territorio agricolo dobbiamo valutare cosa comporta che aree industriali diventano appetibili aree residenziali e commerciali. Se le aziende migrate sulla cintura dopo aver incassato il premio di succulenti speculazioni edilizie ora si spostano ancora , magari in Romania, allora il disastro diventa completo.
Meno lavoro ma tantissime automobili. Una morte moderna delle città.
Per questo non ci accontentiamo di riaffermare la nostra soluzione (la banalizzazione dell' autostrada nel tratto bolognese) ma vogliamo contrastare con fermezza un modello di sviluppo che e' mortale per la nostra città.
Per finire due cose bisogna evitare:

  • la banalità, purtroppo molto diffusa, che riduce la proposta programmatica alle parole " Bologna deve essere ricca bella, colta e solidale";
  • ma anche il tecnicismo che affida a soluzioni infrastrutturali, quasi sempre al di fuori della nostra pur ricca economia, la soluzione vera dei problemi urbani.

Chissa' perche' alla fine si dimostra sempre che non si può fare niente se non interventi marginali.
La tecnica ma anche gli aggettivi seguono le decisioni politiche e queste sono spesso difficili e cozzano con forti interessi.
Le proposte devono essere non solo idee, ma anche decisioni politiche, ma soprattutto un programma per mettere in moto quelle volontà per fare cose che qui non si sono mai fatte. 
Quello che noi proponiamo se preso sul serio qui proprio non l'ha mai fatto nessuno.


Per ulteriori informazioni, contattare:
Commissione Ambiente PRC Bologna
Via Menganti, 8 - Bologna
Tel: 051-311476
Posta elettronica: lari@ira.cnr.it

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Aggiornato il: 22 novembre 2002

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