Perche' gli USA appoggiano Israele
Stephen Zunes

Negli Stati Uniti e nel mondo molti si chiedono perche', malgrado qualche delicato rimprovero, Washington mantiene l'enorme sostegno militare, finanziario e diplomatico per l'occupazione israeliana di fronte alle violazioni senza precedenti delle leggi sui diritti dell'uomo e del diritto internazionale da parte delle forze israeliane dell'occupazione. Perche' c'e' questo forte sostegno, da ambo le parti del governo americano per la politica reazionaria del primo ministro Ariel Sharon nei territori palestinesi occupati? Da quasi trentacinque anni l'amicizia tra gli Stati Uniti e Israele e' una delle caratteristiche piu' rilevante della politica estera americana. I membri del congresso americano parlano raramente degli oltre 3 miliardi di dollari di sussidio militare ed economico che Washington spedisce annualmente a Israele. Non ne parlano i liberali, che normalmente si oppongono ai sussidi che gli Stati Uniti inviano ai governi che violano sfacciatamente e continuamente i diritti dell'uomo, e non ne parlano i conservatori, che di regola si oppongono all'idea del sussidio in generale. Praticamente tutti i paesi occidentali sostengono e condividono, insieme agli Stati Uniti, il legittimo diritto d'Israele di esistere in pace e in sicurezza, pero' tutte queste nazioni si sono rifiutate di fornire armi e aiuti mentre continua l'occupazione delle terre confiscate nella guerra del 1967. Nessun altra nazione ha mai offerto il livello di supporto diplomatico che Washington offre a Israele. Gli Stati Uniti sono anche gli unici ad affiancare Israele quando l'ONU ed altri fori internazionali deplorano le continue violazioni delle leggi internazionali e dei problemi che ne conseguono. Anche se la protezione degli Stati Uniti per i governi israeliani che si succedono e' razionalizzata, come lo sono la maggior parte delle decisioni in politica estera, da motivi morali, e' poca l'evidenza che nel Medio Oriente piu' che in qualunque altra parte del mondo, siano gli imperativi morali a giocare il ruolo piu' determinante nel guidare la linea politica statunitense. La maggior parte degli americani condivide l'impegno morale per la sopravvivenza dello stato ebreo, tuttavia questa condivisione non basta a giustificare il livello di supporto finanziario, militare e diplomatico al quale provvedono gli Stati Uniti. Il sussidio americano va ben oltre la protezione del bisogno di sicurezza all'interno dei confini internazionalmente riconosciuti a Israele. L'assistenza degli Stati Uniti include il supporto della politica israeliana, che per quanto riguarda i territori militarmente occupati, e' spesso in violazione con gli accordi internazionali oltre che con la condotta etica e legale. Se davvero fosse una questione di interessi di sicurezza, gli aiuti americani a Israele sarebbero stati di piu' durante i primi anni dell'esistenza dello stato ebreo, quando le sue istituzioni democratiche erano piu' forti e le sua situazione strategica piu' vulnerabile, e sarebbero diminuiti con il drammatico sviluppo della sua potenza militare e l'aumento della repressione contro i Palestinesi nei territori occupati. Invece la tendenza e' stata quella di muoversi in senso opposto: l'assistenza militare ed economica degli Stati Uniti non e' cominciata se non dopo la guerra del 1967. Non a caso, il 99% del sussidio militare e' cominciato ad arrivare soltanto dopo che Israele ha dimostrato di essere molto piu' forte di tutti gli eserciti arabi messi insieme, e soltanto dopo che le forze israeliane dell'occupazione hanno cominciato a dominare il popolo palestinese. Gli Stati Uniti inviano piu' aiuti ad Israele oggi che venticinque anni fa, quando il grande e ben fornito esercito egiziano minacciava la guerra. Oggi Israele ha un trattato di pace con l'Egitto e il controllo internazionale di una vasta zona demilitarizzata che mantiene a distanza l'esercito egiziano. In quegli anni, la potenza militare della Siria andava espandendosi velocemente grazie alla tecnologia sovietica. Oggi che le sue capacita' militari sono diminuite, indebolite dal crollo del patrono sovietico, la Siria ha reso chiara la sua disponibilita' di vivere in pace con Israele in cambio delle Alture del Golan. Negli anni settanta la Giordania rivendicava ancora la Cisgiordania ed aveva stazionato le sue truppe lungo il confine e la linea di delimitazione con Israele; oggi la Giordania ha firmato un trattato di pace e ha stabilito rapporti completamente normalizzati. A quel tempo, l'Iraq aveva intrapreso un vasto programma di espansione militare; da allora l'esercito iracheno e' stato decimato, prima dalla Guerra del Golfo, e poi delle sanzioni internazionali e dal continuo monitoraggio. Tutto cio' solleva seri interrogativi sul perche' gli aiuti americani continuano ad arrivare regolarmente, aumentando anno dopo anno. Nell'ipotetico evento che gli americani tagliassero tutti gli aiuti a Israele, ci vorrebbero molti anni prima che una minaccia militare significamente superiore a quella di oggi, possa materializzarsi. Attualmente Israele e' in possesso di un'importante industria domestica di armi e di una forza militare molto piu' abile e molto piu' potente di ogni esercito avversario in qualsiasi combinazione immaginabile. Non ci sono dubbi che la sopravvivenza d'Israele non e' collegata al rischio di un attacco militare in un futuro tanto prossimo. Quando Israele era militarmente meno dominante, negli Stati Uniti non c'era un consenso cosi' compatto per la sua protezione. Va inoltre notato che nonostante il recente aumento di attacchi terroristici contro Israele stia diffondendo inquietudine riguardo la sicurezza del popolo israeliano, il grosso del sussidio militare americano non e' correlazionato agli sforzi di controterrorismo. In breve, il contributo americano [in perenne aumento] al governo israeliano - come tutti i contributi che l'America offre ai suoi alleati - non e' motivato da un obiettivo riconoscimento del bisogno di sicurezza o da un forte impegno morale nei confronti di quel paese, ma dalla politica estera americana, la quale mira principalmente all'avanzamento dei suoi interessi strategici e favorisce quello che percepisce come tale. Ragioni Strategiche del Continuo Supporto Americano L'opinione generale fra i politici americani di ambo i partiti e' che Israele abbia soddisfatto gli interessi degli Stati Uniti nel Medio Oriente e oltre il Medio Oriente. * Israele ha impedito con successo l'ascesa di movimenti radicali nazionalisti in Libano, in Giordania e in Palestina. * Israele ha mantenuto la Siria, per molti anni un alleato dell'Unione Sovietica, sotto controllo. * L'aeronautica israeliana predomina su tutta la regione. * Le frequenti guerre d'Israele sono servite a collaudare le armi americane sul campo di battaglia, spesso contro le armi sovietiche. * Israele ha fatto da intermediario per le forniture di armi americane ai regimi e ai movimenti troppo impopolari negli Stati Uniti per essere assegnati apertamente assistenza militare diretta: apartheid in Sudafrica, la Repubblica Islamica dell'Iran, la giunta militare nel Guatemala e i Contras in Nicaragua. I consulenti militari israeliani hanno aiutato i Contras, la giunta del Salvador e le forze dell'occupazione del Namibia e del Sahara occidentale. * I servizi di intelligenza israeliani hanno aiutato gli Stati Uniti nello spionaggio e nelle operazioni segrete. * Israele ha missili capaci di raggiungere l'ex Unione Sovietica, possiede un arsenale nucleare di centinaia di armi ed ha cooperato con il complesso militare-industriale statunitense di ricerca e sviluppo per i nuovi cacciareattori e i sistemi di difesa antimissilistica. Il Sussidio Americano Cresce Insieme Alla Forza Militare D'Israele Il disegno del sussidio americano a Israele e' rivelatorio. Non appena Israele dimostro' la sua superiorita' militare nella regione, ovvero immediatamente dopo la spettacolare vittoria della guerra del 1967, gli aiuti americani aumentarono del 450%. Parte di questo aumento, secondo il New York Times, apparentemente era da ricollegare alla compiacenza israeliana di fornire agli Stati Uniti esemplari di nuove armi sovietiche confiscate durante la guerra. A seguito della guerra civile del 1970-71 in Giordania, quando l'abilita' israeliana di porre un freno ai movimenti rivoluzionari intorno ai suoi confini era diventata apparente, l'ammontare del sussidio americano venne moltiplicato per sette. Dopo che l'offensiva degli eserciti arabi nella guerra 1973 fu contrattaccata con successo dagli americani con il piu' grande ponte aereo nella storia, e non appena Israele dimostro' di poter sconfiggere eserciti sorprendentemente forti, armati dai russi, il sussidio militare aumento' di nuovo, questa volta dell'800%. Questo aumento avvenne in parallelo con la decisione dell'Inghilterra di ritirare le truppe "ad est di Suez". La ritirata inglese condusse a un'abbondante vendita di armi allo Shah in cambio della cooperazione logistica dell'Iran, una delle componenti chiave della dottrina di Nixon. Nel 1979 il sussidio fu quadruplicato di nuovo subito dopo la caduta dello Shah, l'elezione del governo di destra Likud e la ratifica del Trattato di Camp David, che includeva le disposizioni per un aumento in assistenza militare e fu piu' un patto militare tripartito che un tradizionale accordo di pace. (Va notato che il sussidio supplementare concordato nel trattato fu messo messo in atto malgrado il rifiuto del governo di Begin di rispettare le disposizioni prese a riguardo dell'autonomia palestinese). Il sussidio aumento' di nuovo nell'82, subito dopo l'invasione israeliana nel Libano. Nel 1983 e nel 1984, quando gli Stati Uniti e Israele firmarono il protocollo d'intesa sulla cooperazione strategica e sulla pianificazione militare, e cominciarono a svolgere insieme le prime esercitazioni militari navali e aeree, Israele ricevette per ricompensa 1 miliardo e mezzo di dollari in aggiunta al sussidio economico. Piu' un altro mezzo milione di dollari per la creazione di un nuovo caccia. Durante e immediatamente dopo la Guerra del Golfo, gli Stati Uniti hanno aggiunto 650 milioni di dollari. Con l'aumento della repressione nei territori palestinesi occupati, incluse le incursioni nelle aree dichiarate autonome nei trattati garantiti dal governo degli Stati Uniti, c'e' stata un'ulteriore aggiunta, e a quell'aggiunta se n'e' aggiunta un'altra dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre. La correlazione e' chiara: piu' Israele collabora con gli Stati Uniti, piu' soldi riceve. L'Importanza Della Superiorita' Militare d'Israele Quindi il continuo supporto americano non e' legato alla preoccupazione per la sopravvivenza dello stato ebreo, ma al desiderio degli Stati Uniti che Israele continui a dominare: politicamente sui palestinesi e militarmente sulla regione. I politici di entrambi i partiti americani non vogliono saperne di mantenere un equilibro militare tra Israele e i paesi confinanti, gli Stati Uniti vogliono assicurarsi la superiorita' militare dello stato israeliano. Dopo gli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti dell'11 settembre ci sono stati una serie di dibattiti interni per stabilire fino a quando gli Stati Uniti possono sostenere la linea politica israeliana ora sotto il controllo della destra di Ariel Sharon. Alcuni dei conservatori piu' pragmatici del governo di Bush padre, come il ministro Colin Powell, hanno avvertito che la protezione incondizionata del governo di Sharon in questo periodo di feroce repressione nei territori occupati rendera' piu' difficile la cooperazione dei governi arabi nella campagna contro le cellule terroristiche affiliate con il network di al-Qaeda. Alcuni tra gli elementi dell'estrema destra, come Paul Wolfowitz del Ministero della Difesa, sostengono che Sharon e' un alleato indispensabile nella guerra contro terrorismo e che la resistenza palestinese fa essenzialmente parte di una cospirazione terroristica internazionale contro le societa' democratiche. Altri Fattori Contribuenti Il supporto degli Stati Uniti per l'occupazione e repressione israeliana non e' poi cosi' dissimile dal supporto degli Stati Uniti per l'occupazione e repressione indonesiana, che va avanti da ventiquattro anni, di Timor Est, e per l'occupazione e repressione marocchina nel Sahara occidentale. Quando a beneficiarne sono gli interessi strategici degli Stati Uniti, Washington e' sempre disposta a tollerare le violazioni piu' flagranti degli accordi internazionali e dei diritti dell'uomo dei suoi alleati e ad ostacolare l'opposizione delle Nazioni Unite o di qualunque altro foro. Non ci sono lobby etniche o affinita' ideologiche a motivare i politici a fare il contrario. Finche' gli imperativi amorali della realpolitik rimarranno incontestati, la politica estera degli Stati Uniti nel Medio Oriente e ovunque, non riflettera' la convinzione del pubblico americano che i rapporti internazionali degli Stati Uniti devono essere guidati di principi etici ed umanitari. Alcuni dei peggiori casi di supporto statunitense per la repressione non sono rimasti incontestati e hanno condotto a inversioni di linea politica: in Vietnam, nell'America Centrale, in Sudafrica e in Timor Est. In questi casi, i piccoli movimenti popolari per la pace e la giustizia hanno raggiunto dimensioni talmente importanti che i membri liberali del congresso, i media e tutti gli altri, hanno finito con il chiedere al governo degli Stati Uniti di dissociarsi dai regimi repressivi. In altri casi, come ad esempio il supporto americano per l'invasione e l'occupazione del Marocco nel Sahara occidentale, gli americani a conoscenza della situazione sono troppo pochi per montare una sfida seria, per cui non se ne parla per niente. Tuttavia il caso di Israele e Palestina e' differente. La linea politica degli Stati Uniti in Israele e' messa in discussione da tanti settori importanti, ma il consenso generale fra i settori dell'elite del governo americano e dei media appoggia l'occupazione e favorisce la protezione. Purtroppo, tanti congressisti liberali che hanno appoggiato i movimenti progressisti in altre situazioni di politica estera, in questa faccenda sono d'accordo con il presidente George W. Bush, o addirittura ancora piu' a destra, per cui, mentre gli imperativi strategici percepiti sono alla radice del supporto americano per Israele, ci sono anche fattori supplementari, che complicano questa situazione piu' di tutte le altre per chi chiede la pace e il rispetto dei diritti umani. Fra i fattori supplementari ci sono: * L'attaccamento emotivo di molti liberali per Israele, in particolare la generazione del dopoguerra oggi in carica al governo e nei media,. Molti americani si identificano con la democrazia interna d'Israele, con le istituzioni sociali progressiste (quali i kibbutzim), con il livello relativamente alto di uguaglianza sociale e con il suo importante ruolo di rifugio per una minoranza oppressa, in esilio da secoli. Per un insieme di sensi di colpa (a causa dell'antisemitismo occidentale), di amicizie personali con ebrei americani (che si identificano con Israele) e di timore (che criticando Israele possa venire involontariamente incoraggiato l'antisemitismo) c'e' un'enorme riluttanza nel riconoscere la serieta' delle violazioni israeliane. * La destra cristiana (Christian Right), una importante base di supporto per il partito repubblicano con decine di milioni i seguaci, ha riversato tutto il suo peso politico e la sua influenza con i media, a sostegno di Ariel Sharon ed altri leader israeliani di estrema destra. Basata in parte sulla teologia messianica che vede il raggruppamento degli ebrei nella terra santa come l'anticipazione del ritorno di Cristo, la battaglia fra gli israeliani e palestinesi, ai loro occhi, non e' altro che la continuazione della battaglia fra gli israeliti e i filistei, con Dio nel ruolo cosmico di agente immobiliare che ha deciso, malgrado nozioni secolari di leggi internazionali e di diritto all'autodeterminazione, che quella terra appartiene solo a Israele. Le organizzazioni ebraiche, non solo quelle conservatrici, hanno accumulato un numero considerevole di lobby, di contributi finanziari e di singoli invididui, che fanno pressione sui media e su tutte le tribune di discorso pubblico a sostegno del governo israeliano. Anche se il ruolo delle lobby pro-Israele e' spesso notevolmente esagerato (qualcuno e' arrivato persino a sostenere che sono l'unico fattore d'influenza nella politica degli Stati Uniti), il loro ruolo e' stato importante in determinate corse alla Camera o al Senato ed e' servito a creare un clima d'intimidazione per gli ebrei progressisti e per per tutti quelli che vorrebbero una linea politica americana piu' moderata. * L'industria delle armi, che finanzia le campagne elettorali e le lobby con contributi cinque volte piu' alti dell'AIPAC e degli altri gruppi pro-Israele, ha tutto l'interesse di provvedere alle grandi spedizioni di armi in Israele e nei paesi alleati del Medio Oriente. E' molto piu' facile, per esempio, per un membro del congresso contestare un affare di armi da 60 milioni di dollari con l'Indonesia, che un affare da 2 miliardi di dollari con Israele, anche in vista del fatto che tante circoscrizioni dei membri del congresso americano includono fabbriche che producono armamenti. * Il razzismo verso gli arabi e mussulmani, cosi' prevalente nella societa' americana, spesso diffuso e perpetuato dai media, e' rafforzato dall'identificazione degli americani con lo zionismo come riflessione dell'esperienza storica dei pionieri nell'America del Nord. Anche i pionieri americani hanno costruito una nazione fondata su valori nobili e idealistici e allo stesso tempo sulla repressione e l'esilio della popolazione indigena. I movimenti progressisti americani non hanno mai contestato in maniera effettiva la politica estera degli Stati Uniti nei confronti di Israele e Palestina. Da anni ormai la maggior parte dei gruppi promotori di pace e dei diritti dell'uomo gira intorno alla questione per non perdere il supporto dei costituenti ebrei che appoggiano il governo israeliano, e per evitare che le critiche sulla condotta del governo israeliano possano essere involontariamente scambiate per antisemitismo. Di conseguenza, senza alcuna pressione compensatoria, i membri liberali del congresso non hanno avuto motivo di ribellarsi alle pressioni dei sostenitori del governo israeliano. Nel frattempo, gruppi di estrema sinistra e tanti altri, hanno preso veementi posizioni anti-Israele che non si limitano soltanto a mettere in discussione la politica israeliana ma mettono addirittura in questione il diritto di esistere dello stato ebraico, con gravi danni alla loro credibilita'. In alcuni casi, specialmente fra gli individui piu' radicali e i gruppi piu' critici nei confronti di Israele, viene fuori un antisemitismo latente che si rivela in dichiarazioni sfrenatamente esagerate sulla potenza economica e politica degli ebrei. Queste ed altre dichiarazioni servono ad allontanare i potenziali critici della politica americana. Conclusione Anche se il supporto degli Stati Uniti per l'occupazione israeliana, come il supporto per tutti gli altri paesi alleati, e' basato principalmente su quelli che sono percepiti come gli interessi del paese, ci sono altri fattori a complicano il lavoro dei gruppi che si battono per la pace, per il rispetto dei diritti dell'uomo, e per cambiare la politica degli Stati Uniti. Malgrado questi ostacoli, la necessita' di mettere in questione il supporto degli Stati Uniti per l'occupazione israeliana e' piu' importante che mai. L'occupazione non ha solo condotto all'enorme sofferenza dei palestinesi e degli arabi, ma ha finito col danneggiare gli interessi sia d'Israele che degli Stati Uniti, creando elementi sempre piu' militanti ed estremisti nel mondo arabo ed islamico. Per concludere, non c'e' contraddizione fra supporto per Israele e supporto per la Palestina, perche' la sicurezza israeliana e i diritti dei palestinesi non si escludono a vicenda ma dipendono l'una dagli altri. Il supporto degli Stati Uniti per il governo israeliano ha ripetutamente sabotato gli sforzi dei pacifisti israeliani che vorrebbero cambiare una linea politica che, il Generale e Membro del Knesset Matti Peled, aveva visto avviarsi "verso una posizione di brutale intransigenza". Il miglior supporto che gli Stati Uniti possono offrire a Israele deve essere offerto con fermezza -- supporto incondizionato per il diritto di vivere in pace e sicurezza all'interno dei confini che gli sono stati riconosciuti dalle tribune internazionali in cambio della fine dell'occupazione palestinese. Questa e' la sfida che lanciano coloro che prendono seriamente valori di base come la liberta', la democrazia e le norme di legge.

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