EL SALVADOR

Il Salvador ha vissuto episodi di terrorismo di stato di una crudeltā particolare, e anche qui si parlō molto dell'America.
Undici dicembre 1981, villaggio di El Mozote, provincia di Morazān, El Salvador. Un corpo d'elite dell'esercito salvadoregno, il
battaglione Atlacatl, circonda le abitazioni. Gli abitanti sono separati in gruppi, uomini, donne e bambini. Lo sterminio inizia dagli uomini, poi le donne e poi i bambini, questi ultimi uccisi dentro la chiesa a fucilate e coltellate come agnelli in gabbia. Alla fine la strage conterā quasi 1.200 morti, tutti civili inermi. Il battaglione Atlacatl lascerā la sua firma. I terroristi del battaglione Atlacatl, gli uomini capaci di fare questo a 400 bambini e a 800 civili inermi, ebbero un sostegno diretto, ripetuto e consapevole proprio dalla nazione che oggi si č posta alla guida della guerra al terrorismo. Le prove nei documenti di stato americani.
Documento di Stato:
"Dal Sotto Segretario alla Difesa, all'Onorevole John Joseph Moakley"
"Il battaglione Atlacatl fu in effetti addestrato dai militari degli Stati Uniti nel 1981. Furono addestrati un totale di 1383 soldati. L'addestramento fu condotto nel Salvador"
.
Un anno prima
quattro suore missionarie americane furono rapite e trucidate dall'esercito della giunta militare. All'arrivo della notizia, l'amministrazione Reagan finge di indignarsi, e sospende gli aiuti al Salvador. Ma un documento del Congresso dimostra al contrario che gli aiuti economici ai terroristi di stato salvadoregni, agli assassini delle quattro suore, verranno ristabiliti dopo 12 giorni, quelli militari dopo appena un mese. L'unica suora superstite afferma "Noi portavamo un messaggio di libertā, ma soprattutto eravamo le uniche a portare negli Stati Uniti le notizie di quello che veramente stava accadendo in Salvador. La veritā non veniva raccontata agli americani, noi denunciavamo in particolare le sparizioni, i massacri di preti, di uomini e di donne".
Terroristi furono gli assassini del cosiddetto santo protettore dei poveri salvadoregni, il Monsignor Oscar Romero, ucciso in una chiesa nel marzo del 1980, ma anche questi godettero della protezione americana, a partire dal maggiore Roberto D'Aubuisson, il mandante dell'omicidio. Dai Documenti di Stato emerge che l'allora ambasciatore americano in Salvador, R. White, ha dichiarato che "l'amministrazione statunitense sapeva da tre anni che Roberto D'Aubuisson aveva pianificato e ordinato l'assassinio di Monsignor Romero, e che per tre anni l'amministrazione Reagan aveva soppresso quei fatti". 
L'ex agente CIA, D. Mac Michael, e l'ex capo di Stato Maggiore dell'esercito del Salvador, Gen. O. Blandon, affermano entrambi che nel Salvador vi era una presenza costante di militari americani (presenza del tutto illegale) che partecipavano alle varie operazioni militari sul campo e, soprattutto, erano rei di violare i diritti umani.
Oggi il Salvador appare come un Paese pacificato, ma il lascito degli anni del terrorismo di Stato č come un velo che opacizza la vita di tutti qui. Il paesaggio poi inquieta. Queste cittā sono
la brutta copia dell'America di provincia, costellate di fast food e ipermercati in puro stile USA sullo sfondo della solita povertā estrema e tutto qui sembra essere stato prodotto negli Stati Uniti e importato da lā. E allora viene spontanea una domanda: il nostro terrorismo, quello voluto o appoggiato dai paesi democratici, č servito davvero a garantire i nostri investimenti nel sud del mondo?
Secondo E. Herman (Pennsylvania University) "
tutte le ragioni politiche che si sono date per l'egemonia occidentale nel mondo sono il corollario di quelle economiche. L'occidente č business e il business deve espandersi. Per espandersi in condizioni favorevoli richiede accettazione del libero mercato, soppressione dei sindacati e liberi investimenti, e li pretende dalla classe politica. Fu cosė dal Cile di Pinochet all'Indonesia di Suharto o nelle Filippine del dittatore Marcos. Solo col terrorismo su scala globale si potevano tacitare milioni di persone contrarie a queste politiche".

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