Il dibattito in Rifondazione (articolo tratto da "Liberazione" del 18/10/2003)

Negli ultimi mesi si è aperta una discussione attorno alle prospettive politiche di Rifondazione Comunista. Accanto a dissensi espliciti, mi pare vi siano nel partito forti elementi di confusione sulla linea proposta. Vorrei quindi tentare di precisare i punti essenziali della linea che indichiamo. In primo luogo proponiamo di radicalizzare e qualificare l'opposizione al governo Berlusconi che, con l'approvazione della legge 30 e con la proposta di manomettere le pensioni sta determinando un vero e proprio salto di qualità. Il governo infatti - di concerto con Confindustria - punta ad uno sfondamento del nostro blocco sociale, distruggendo le basi materiali su cui è cresciuto il movimento operaio in Italia. Basti pensare agli effetti devastanti che l'applicazione della legge 30, con la precarizzazione e l'individualizzazione completa dei rapporti di lavoro, produrrà sulla possibilità stessa di organizzare un conflitto operaio efficace.Ci troviamo di fronte ad un attacco pericoloso, rapido e profondo. In reazione a questo attacco, vediamo crescere il malcontento popolare, che rischia però di essere rappresentato, sul piano politico, da una sorta di autiberlusconismo privo di contenuti.E' infatti evidente che l'opposizione del centro sinistra è radicale nei toni e assai più dialogante nei contenuti, in particolare per quel che riguarda le questioni sociali.

Qualificazione politica e sociale dell'antiberlusconismo
Il primo obiettivo che ci proponiamo è quindi la qualificazione politica e sociale dell'antiberlusconismo. Non è un obiettivo semplice; si tratta, su questo terreno, di aprire una lotta per l'egemonia con la sinistra moderata. Il punto è che la lotta per l'egemonia - in un contesto in cui la nostra gente chiede giustamente di cacciare Berlusconi - non si può esprimere nella separatezza, ma bensì dentro la proposta di costruire un fronte unitario al fine di battere le destre e le loro politiche.Se di fronte all'attacco di Berlusconi noi ci limitassimo a denunciare che una parte dell'Ulivo attacca il governo da destra, non faremo un passo in avanti. Noi dobbiamo proporre che l'opposizione a Berlusconi si traduca in lotta di massa, portando dentro la lotta i nostri contenuti e su questi proporre l'unità del movimento. Le proposte indecenti di Letta e di Fassino sulle pensioni non si sconfiggono solo denunciandole (cosa che pure abbiamo fatto), ma lavorando alla costruzione di un fronte di lotta unitario che abbia al centro il ritiro della controriforma presentata dal governo. La difficoltà del governo a determinare una stabilizzazione moderata, evidenziata dalla crisi del patto per l'Italia, apre la strada alla costruzione di un movimento di massa radicalizzato, che è la base materiale da cui tentare di battere Berlusconi e le ipotesi moderate all'interno dell'Ulivo.
La radicalizzazione dello scontro infatti non è un fatto estetico, ma brucia le possibilità di un'alternanza indolore per le classi dirigenti.I poteri forti, con ogni evidenza, stanno prendendo le distanze da Berlusconi e puntano a rendere trasversale la linea antioperaia, slegandola dai destini del governo. Noi,al contrario, dobbiamo puntare a far coincidere questi due elementi in modo che l'obiettivo della sconfitta di Berlusconi coincida - nella testa della gente e nei fatti - con la sconfitta della linea antioperaia. Dobbiamo appunto lavorare per una qualificazione dell'opposizione, fare una battaglia politica sui contenuti dell'antiberlusconismo.

La costruzione dell'opposizione
Qui si pone il secondo problema. Noi proponiamo che la costruzione dell'opposizione, al fine di sconfiggere Berlusconi, si accompagni alla costruzione di una alternativa programmatica di governo. Questo per due ragioni principali. In primo luogo è evidente che in un sistema tendenzialmente bipolare, in cui il bipolarismo è passato nella testa della gente, è diventato senso comune di massa, non è possibile separare la lotta per buttare giù Berlusconi dalla proposta di cosa ci si mette al posto. E' un artificio idealista, un tentativo di rimuovere la realtà. Nel contesto dato, la separazione tra lo sconfiggere Berlusconi e il proporre un' alternativa, la possiamo pensare nella nostra testa ma non esiste nei fatti.
A livello di massa, mi pare chiaro che chi ha scioperato contro l'abolizione dell'articolo 18, contro la legge 30 e contro il taglio delle pensioni, ti chiede di sconfiggere Berlusconi e di avere una maggioranza che abolisca queste norme inique, che cambi indirizzo. Ti chiede di battere le destre e di battere le politiche di destra costruendo un'alternativa. In secondo luogo, due anni di movimenti di massa e la crisi del neoliberismo, hanno modificato sensibilmente il senso comune del paese e mutato la collocazione politica di alcune significative organizzazioni di massa. Questo apre contraddizioni tra le forze del centro sinistra e tra queste e la propria base sociale; questo apre uno spazio politico che prima dei movimenti non avevamo. Per questi motivi di fondo mi pare necessario che la nostra proposta di radicalizzazione e qualificazione dell'opposizione sia intrecciata con la proposta di costruire un'alternativa programmatica. Se non facessimo così, regaleremmo una clamorosa centralità politica ai DS, che a quel punto sarebbero immeritatamente ma realisticamente - identificati a livello di massa l'unico soggetto in grado di rispondere - sia pure contraddittoriamente - ai due problemi che ci sono: battere Berlusconi e proporre un'alternativa. Se avessimo una proposta politica buona solo per cacciare Berlusconi e non per il dopo, verremmo visti come utili sul piano delle lotte ma inutili tanto per garantire che la destra sia cacciata all'opposizione,quanto per determinare la piattaforma di coloro che si oppongono a Berlusconi. Non capisco per quale ragione, in un contesto di crescente sentimento antiberlusconiano, dovremmo fare questo clamoroso regalo alla sinistra moderata, dandogli, senza concorrenza, il monopolio della proposta politica e dei suoi contenuti. Sarebbe una scelta minoritaria, non perché di troppo di sinistra,ma perché non darebbe una risposta al problema politico che proprio lo sviluppo del movimento e dell'opposizione pongono: cosa si mette al posto di quel governo di destra che vogliamo cacciare? Una linea che separasse l'opposizione dalla prospettiva, indebolirebbe il nostro partito, la prospettiva dell'alternativa e la stessa efficacia dell'opposizione. A scanso di equivoci, voglio precisare che nessuno pensa che la costruzione di un programma di governo alternativo alle politiche di destra sia semplice o scontato. Per nulla. E' del tutto evidente che le posizioni di larga parte dei gruppi dirigenti del centro sinistra - nonostante la crisi del neoliberismo tolga anche a loro molte sicurezze - sono assai distanti quando non antitetiche alle nostre. Nessuna faciloneria quindi ma la necessità di lavorare a fondo per ricercare un accordo programmatico che oggi non c'è.
Questo, nella consapevolezza che se dovessimo fallire non ci sarà nessun accordo ma che questo costituirebbe una sconfitta e non una vittoria.

Un percorso per realizzare un accordo
Il nodo è quindi individuare il percorso più efficace al fine di realizzare un accordo programmatico buono. Da questo punto di vista credo sarebbe sbagliato affidare questo risultato solo ad una "dura" trattativa tra Rifondazione e L'Ulivo. Non porterebbe a nulla di buono perché sarebbe del tutto velleitario e idealistico pensare di "spostare" le posizioni politiche maggioritarie nell'Ulivo con le nostre sole forze. Occorre imboccare una via più lunga ed articolata; soprattutto più partecipata.In primo luogo si tratta di radicalizzare e qualificare l'opposizione, ma su questo ho già detto. In secondo luogo si tratta di costruire il programma in un processo che valorizzi al massimo le espressioni del movimento, gli spostamenti positivi che vi sono stati in alcune organizzazioni di massa e in larga parte dell'opinione pubblica di sinistra. Due anni di movimento hanno modificato significativamente il quadro, come dimostrano sia le posizioni assunte dalla Cgil che il risultato del referendum sull'articolo 18, dove la maggioranza degli elettori del centro sinistra non ha seguito le indicazioni dei vertici ed ha votato SI. La costruzione del programma deve quindi essere un percorso partecipato fatto di seminari aperti, di assemblee pubbliche, del coinvolgimento di migliaia e migliaia di persone. Un processo trasparente, non occultato nelle segrete stanze. Noi dobbiamo far leva sul nuovo senso comune di massa che alberga a sinistra e valorizzarlo dentro la costruzione del programma. Il problema non è di fare una trattativa tra partiti in cui noi poniamo 4 punti irrinunciabili e su questo decidiamo se firmare o rompere. Questo l'abbiamo dovuto giustamente fare quando eravamo soli e relativamente isolati. Oggi - anche in virtù della correttezza della linea tenuta nella rottura con Prodi a all'ultimo Congresso - il problema si pone in termini più avanzati. Ad esempio, sostenere con la Fiom e il sindacalismo di base la necessità che i lavoratori votino sugli accordi che li riguardano; con la Cgil che la legge 30 deve essere abrogata; con il movimento della pace che l'articolo 11 della costituzione deve essere rispettato integralmente, senza se e senza ma.Dobbiamo cioè usare il bipolarismo contro chi l'ha voluto, per portare le opposizioni - in nome della sconfitta delle destre e delle politiche di destra - ad una discussione di massa sui contenuti del programma con cui proporsi l'obiettivo di battere Berlusconi. Allargare e rafforzare il movimento, radicalizzare e qualificare l'opposizione, aprire un processo di costruzione partecipata di un programma di alternativa. Dentro questi processi lavorare all'aggregazione - fuori dai confini del partito riformista - della sinistra di alternativa. Per fare questo è necessario superare un certo immobilismo del partito ed è necessario battere le interpretazioni "di destra", alleantiste a tutti i costi", che di questa linea vengono date. La nostra proposta di costruire una opposizione unitaria e una alternativa programmatica di governo, è il contrario dell'appiattirsi sul centro sinistra; è il modo concreto in cui cercare di sconfiggere Berlusconi e nello stesso tempo mettere in difficoltà il trasversalismo dei poteri forti che vogliono una alternanza tutta all'interno del blocco borghese. Il nostro obiettivo è quello di battere l'offensiva neoliberista e modificare i rapporti di forza tra le due sinistre. Per questo serve il dispiegamento di tutta l'iniziativa politica del partito, il protagonismo di ogni compagno e compagna, a partire dalla lotta sulle pensioni.

Paolo Ferrero

Home page

Bacheca