Casella di testo: Piattaforma del comitato per l'acqua

L’acqua è fonte di vita. Senza acqua non c’è vita. L’acqua costituisce pertanto un bene comune dell’umanità, un bene irrinunciabile che appartiene a tutti. Il diritto all’acqua è un diritto inalienabile: dunque l’acqua non può essere di proprietà di nessuno, ma deve essere condivisa equamente da tutti. Il suo carattere «insostituibile» significa che l'insieme di una comunità umana — ed ogni suo membro — deve avere il diritto di accesso all'acqua, e in particolare, all'acqua potabile, nella quantità e qualità necessarie indispensabili alla vita e alle attività economiche.
Mentre negli ultimi 40 anni i consumi si sono triplicati, circa 1 miliardo e 400 milioni di persone del pianeta su 5 miliardi e 800 milioni di abitanti non hanno accesso all'acqua potabile (e si calcola che nel 2020 saranno circa 3 miliardi). Sul nostro pianeta ci sono ancore troppe guerre legate all’acqua perché molti stati continuano a usare l’acqua come strumento a supporto dei loro interessi strategici di tipo geo-economico, al fine di acquisire un potere egemonico sulla regione circostante. E’ necessario e possibile liberare l’acqua dall’influenza degli stati orientati egemonicamente. L’acqua è « res publica », ma la gestione della distribuzione è stata fatta diventare un affare privato: ci si è appropriati di un bene che appartiene a tutti! 
I Poteri che si stanno attivando nel mondo per il controllo dell’Acqua, delle fonti di approvvigionamento e delle reti di distribuzione, le inimmaginabili risorse finanziarie che si stanno investendo, le catastrofi ambientali ed umane che si stanno creando, ma anche le lotte popolari, democratiche e di base per la salvaguardia, per la tutela e la utilizzazione territoriale del Bene esprimono fino in fondo quanta rilevanza abbia la questione in discussione e le scelte che vengono fatte. I processi di privatizzazione, proclamati dal sistema economico dominante, stanno trasformando l’acqua da diritto di tutti gli esseri umani in bisogno sottoposto alle regole del mercato. E l’Italia rappresenta un terreno privilegiato di sperimentazione. Il modello Pubblico - Privato imposto per la gestione del servizio idrico integrato in molte città sta svelando le prime drammatiche conseguenze: aumento incontrollato delle tariffe, scarsa qualità del servizio, peggioramento della qualità dell’acqua erogata, esclusione delle fasce più deboli, diminuzione occupazionale. Appare evidente quanto sia categoricamente necessario il totale controllo di tale risorsa da parte del Pubblico, e l’assoluta non delegabilità ad interessi non collettivi.
E’ un falso confronto quello di solito fatto con la privatizzazione dell’energia elettrica, della telefonia e del gas, basta guardare alla mafia dell’acqua in Sicilia per farsi un’idea di ciò che può accadere.
In tutto il mondo e in centinaia di territori italiani sono nati comitati civici, coordinamenti di associazioni e cittadini per battersi insieme contro le scelte delle istituzioni internazionali, governi nazionali e locali che in questi anni hanno tentato di imporre la logica che vuole il bene acqua ridotto a merce, snaturato, inquinato. Il 30 gennaio i comitati dell’Ato2  della Campania hanno vinto: l’Assemblea dei sindaci ha ritirato la delibera che avrebbe comportato l’avvio alla privatizzazione della gestione delle risorse idriche e iniziato il percorso per la creazione di una società pubblica al 100%. Purtroppo nell’Ato3, che comprende 76 comuni dell’area vesuviana, sarnese e nolana (tra cui Torre Annunziata) i servizi idrici sono già stati dati in gestione alla società mista pubblico-privata GORI, quest’ultima, nata con un capitale interamente pubblico, ha visto l’inserimento nel proprio assetto societario di azionisti privati come ACEA, discutibile multinazionale italiana. 
Nonostante la situazione dell’Ato3 sia molto complicata, non è mancata neanche in quelle città la formazione di agguerriti comitati per la difesa dell’acqua, che a Nola, a Nocera e ad Angri hanno lanciato una vasta campagna di mobilitazione territoriale che vede persino il prolungarsi deciso e motivato dello sciopero della bolletta. 
 
Torre Annunziata non può restare spettatrice dinanzi ad una questione così vitale per tutti. In questa città l’amministrazione Cucolo fu una delle prime a votare (durante la prima consiliatura) la privatizzazione totale dell’acqua, anticipando come al solito le pessime scelte che solo negli ultimi tempi stanno interessando altri comuni della Campania. La delibera che consegnò le nostre acque nelle mani dei privati mise d’accordo un po’ tutti, maggioranza e opposizione, con l’unico voto contrario di Rifondazione Comunista.
 E’ per questo che adesso avvertiamo l’esigenza di creare anche in questa città un Comitato per la difesa del diritto all’acqua che abbia come obiettivo immediato quello del ritiro della Delibera di Privatizzazione,  per riscattare e promuovere la gestione pubblica, sociale, comunitaria e integrale dell’acqua, tenendo conto che già tanti cittadini hanno firmato l’appello al sindaco per la ripubblicizzazione dell’acqua promosso dall’Arci Oplonti. 
Un privato gestisce l’acqua seguendo la logica del profitto, con un conseguente aumento delle tariffe (che abbiamo tutti avuto modo di constatare con l’ultima bolletta), disinteressandosi di garantire l’efficienza del servizio e il diritto all’acqua per tutti. 
Noi vogliamo inoltre un settore pubblico ben diverso, in cui i cittadini e i lavoratori possano esercitare un controllo reale e partecipare attraverso assemblee democratiche alla gestione dei beni comuni, come hanno scritto i movimenti toscani nella loro proposta di legge regionale di iniziativa popolare per l’acqua pubblica che ha ottenuto 40mila firme a sostegno della sua presentazione nel Consiglio regionale della Toscana. 
I cittadini devono essere al centro del processo decisionale. Gli utenti possono e devono giocare un ruolo chiave mediante scelte e modi di vita più ragionevoli, equi e responsabili necessari per assicurare la sostenibilità ambientale, economica e sociale. La gestione dell’acqua integrata e sostenibile appartiene alla sfera della democrazia. Non è l’affare delle competenze e del know-how dei tecnici, degli ingegneri, dei banchieri. 
Chiediamo inoltre che la magistratura indaghi sulle modalità in cui la privatizzazione dell’acqua è avvenuta, che ci dimostri che chi sta gestendo questo patrimonio di tutti i cittadini sia pulito come la nostra acqua, al di là di ogni dubbio. 
La lotta per l’acqua pubblica è ancora lontana dall’essere vinta, in Campania e a livello nazionale e internazionale. La privatizzazione dell’acqua è ancora nell’agenda politica dell’Unione europea, che con la direttiva Bolkestein lancia un’offensiva su tutti i servizi pubblici e sulla dignità del lavoro in questo settore; inoltre l’acqua è oggetto di negoziazione nell’ambito del trattato sul commercio dei servizi (GATS) che impone a tutto il mondo la liberalizzazione degli investimenti esteri nei servizi pubblici, e quindi il loro smantellamento. 
E’ necessaria una iniziativa autonoma, unitaria e dal basso dei movimenti per l’acqua in Italia e nel mondo, per sconfiggere gli interessi delle multinazionali. 
Vincere si può. Vincere si deve.



I PROMOTORI:
Arci Oplonti
Altronauti
Miez a’ teglia
Suore Comboniane di Torre Annunziata
Partito della Rifondazione Comunista
Arci – Nei giardini che nessuno sa