Viaggio nella stazione di Ferrandina

La ferrovia locale resta al Medioevo

FERRANDINA - Il collasso della rete ferroviaria italiana non poteva essere scevro di conseguenze anche in quella che è stata definita ­alla fine ad essere presi in giro ci si fa l'abitudine- il "fiore all'occhiello del sistema della bassa velocità".
Ossia la derelitta, e da poco "fantasma", stazione di Ferrandina. E se qualcuno pensa che il Terzo mondo è lontano, vada a dare un'occhiata lì, tra i calanchi depressi e quel rivolo radioattivo denominato Basento. Vada a vedere come le Ferrovie dello Stato, per gli amici Trenitalia, siano, paradossalmente, la rete ferrata più veloce del pianeta. Basta scendere a Ferrandina che uno ha l'impressione di essere sbarcato in un posto lontano anni luce. In una stazioncina dell'Uttar Pradesh, in India, o in qualche sperduto villaggio andino. Nella remota Birmania o sugli sperduti Urali.
Da Roma al Terzo mondo in meno di cinque ore. Manco fosse un jet supersonico. Altro che Tav. E' qui, nella Valle del Basento, che le Ferrovie italiane hanno da sempre compiuto il loro capolavoro di efficienza. Ecco spiegato, dunque, il senso del famigerato spot pre natalizio. Andare a trovare lo zio Pietro a Matera, per meno di nove euro, è come compiere un viaggio in un passato che non esiste più. O forse, semplicemente, non è mai esistito. E' come raggiungere un non-luogo che potrebbe essere, e non essere, ovunque. Un viaggio dell'anima, in fondo.
Un viaggio che da oggi, di sicuro, riserverà emozioni ancora più intense. Vuoi mettere il brivido di aspettare un espresso notturno infestato da ratti giganti, nella desolazione assoluta, senza toilette e senza sala d'aspetto, lì fuori, al buio ed al gelo, senza il rassicurante capostazione e alla mercè di vandali e malintenzionati? Emozioni sempre nuove, non c'è dubbio, per i disgraziati avventori dell'ultima stazione del mondo: Ferrandina.
Ferrandina l'incompiuta. Ferrandina dal nome profeticamente ferroviario. Ferrandina che un giorno, chissà quando, collegherà Matera al resto della civiltà. Già, chissà quando.
Intanto la nuova e orrida pensilina color verde speranza, costata ben sette milioni di euro, giace, solitaria, nella campagna.
Anche i cani randagi sono andati via con la smobilitazione. Lo zio Pietro può aspettare. Prima o poi qualcuno dei suoi nipoti riuscirà a raggiungerlo.
 
Damiano Laterza