Dalla proposta di relazione finale del 15 febbraio 2006, approvata dalla Commissione Parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse:

 

... Particolare attenzione la Commissione ha, poi, rivolto al Piemonte ed alla Basilicata, sia per la presenza in entrambe le regioni di impianti di stoccaggio di materiali radioattivi, sia per il fatto che si tratta di territori caratterizzati da un'ancora incompleta attuazione dei piani in materia di ciclo integrato dei rifiuti.

Per quanto concerne la Basilicata, regione dalla non notevole estensione territoriale e dalla non elevata intensità demografica, va rilevato che, sebbene, non versi in stato "emergenziale", merita una particolare attenzione sia perchè ubicata a ridosso di due importanti e critiche realtà regionali come quella campana e quella pugliese, sia perchè al centro di una delicata vicenda attinente la gestione e lo smaltimento dei rifiuti pericolosi e radioattivi.

L'analisi delle peculiarità presenti sul territorio delle predetta regione, non può prescindere dall'analisi - prioritaria - del fenomeno dello smaltimento dei rifiuti radioattivi, analisi che ha preso decisivo impulso a seguito delle dichiarazioni rese da un collaboratore di giustizia, precedentemente inserito all'interno di una locale organizzazione criminale di stampo mafioso.

Il timore - purtroppo fondato - che la terra lucana sia stata una realtà oggetto, nel corso egli ultimi anni, di un'attività di sversamento di rifiuti cd. pericolosi, ed in particolar modo, di rifiuti radioattivi, costituisce fonte di elevata preoccupazione, soprattutto se si parte dal dato che ci si trova di fronte ad una situazione che, eccezion fatta per l'appena richiamato aspetto, non presenta come detto elementi di particolare criticità.

Ferma restando la necessità di approfondimento in ordine a tutto quanto in tema di sversamento di rifiuti radioattivi, necessità ancora più sentita se si considera la circostanza - di estrema gravità - di una specifica e più elevata incidenza di fenomeni tumorali sui soggetti residenti nelle zone che ci occupano, gli stimoli e gli impulsi per il raggiungimento di più lusinghieri risultati in ordine a tutto quanto inerente il ciclo dei rifiuti deve necessariamente partire - anche in questo caso - da una ancora più incisiva attività di monitoraggio e repressione delle attività criminali ed illecite ad esso ciclo.

Il costante e capillare controllo del territorio, anche a mezzo dell'utilizzo di specifiche e sofisticate tecniche di controllo (quali ad esempio la video sorveglianza delle vie d'accesso alla Regione), unitamente ad un maggiore ricorso alla raccolta differenziata, attestata su percentuali che possiamo definire basse se non mortificanti, sono gli elementi dai quali muovere per addivenire ad un controllo più o meno organico di tutto ciò che è inerente il ciclo, la raccolta e - da ultimo - lo smaltimento dei rifiuti tutti.

Proprio su quanto appena argomentato è singolare il fatto che, in alcune zone nelle quali sono stati effettuati concreti progetti mirati alla diffusione delle cultura della raccolta differenziata, si è raggiunti la lusinghiera percentuale del 35%.

Elemento quest'ultimo che impone una necessaria (ed al contempo amara) riflessione: dovrebbero essere sicuramente più incisive le politiche di educazione ambientale - delle quali si parlerà anche più avanti - al fine di far attecchire in modo maggiore la cultura della raccolta differenziata in una popolazione, come quella meridionale, altamente recettiva ma non sempre compulsata nel modo più opportuno.

L'assunzione e la contestuale maggiore qualificazione professionale del personale addetto ai controlli in seno all'agenzia regionale di protezione ambientale contribuisce, nel caso di specie, a definire un quadro regionale non sicuramente di eccellenza. ...