La legge del 28 marzo 2003 n.53, meglio conosciuta come Riforma Moratti e il Decreto Legge del 15 giugno 2005 relativo alla ‘riforma del secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione’, nella sua struttura duale, licei e istruzione - formazione professionale, sancisce lo smembramento della scuola superiore in due realtà distinte e separate, colpendo al cuore il sistema dell’ istruzione pubblica.
L’articolo 2 del Decreto legge recita infatti: i percorsi liceali forniscono allo studente gli strumenti culturali e metodologici per una comprensione approfondita ed elevata dei temi legati alla persona ed alla società nella realtà contemporanea, affinché egli si ponga, con atteggiamento razionale, creativo, progettuale e critico, di fronte alle situazioni, ai suoi fenomeni ed ai problemi che la investono, ed acquisisca la padronanza di conoscenze, competenze, abilità e capacità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, e le competenze adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro.
Nel capitolo III del decreto, l’articolo 16 concernente il percorso di istruzione e formazione professionale recita invece che al posto dello Stato le Regioni assicurano quali livelli essenziali l’offerta formativa:
a) il soddisfacimento della domanda di frequenza;
b) l’adozione di interventi di orientamento e tutorato;
c) l’adozione di misure che favoriscano la continuità formativa;
d) la realizzazione dei tirocini formativi.
Nei suoi principi fondamentali, dunque, il decreto si palesa senza ombra di dubbio come progetto politico che determina una profonda discriminazione tra gli studenti, privando molti di loro della possibilità di accedere alla fruizione del sapere.
Infatti, l’ingresso nel mondo dell’istruzione e poi in quello della cultura è in tal modo riservato e agevolato a quanti vengono eruditi dal ‘sistema dei licei’, mentre a tutti gli altri vengono sottratti sin da subito gli strumenti necessari per potervi accedere, poiché preparati al solo fine di gremire le fila della futura manovalanza, precaria, nell’ambito delle singole realtà produttive.
Una soluzione che, oltre ad essere anacronistica in un’epoca che richiede competenze, non solo specifiche ma generali, rivela il suo più bieco liberismo costringendo ragazzi di soli 14 anni a “scegliere” forzatamente il loro destino condizionati dalla posizione reddituale e dallo status sociale della famiglia di appartenenza.
La protesta che sta coinvolgendo studenti e docenti di ogni ordine e grado, ricercatori, professori universitari e rettori impegnati nelle assemblee studentesche e nelle occupazioni degli Atenei, dimostra come la legge Moratti riguardi non singoli segmenti della scuola bensì i cardini stessi dell’istruzione. In questi giorni i movimenti di protesta ed i giovani parlano dei problemi, non più rinviabili, di tutto il mondo della scuola, dagli asili nido all’università, dall’attacco al ‘tempo pieno’ alla insopportabile riduzione del sostegno ai disabili, dalla volontà di rendere eterno il precariato dei ricercatori universitari con il consequenziale taglio ai fondi, e quindi declassamento della ricerca italiana nel panorama europeo, al tema dell’edilizia scolastica sino alla urgenza di ripristinare la gestione pubblica dei servizi forniti agli studenti universitari come le mense e le ‘case degli studenti’.
Gli imponenti tagli della finanziaria alla Cultura, poi, chiudono scientificamente il cerchio di questa assurda parabola del governo Berlusconi.
Il continuare a considerare la cultura ‘spesa corrente e non investimento’ ha dato vita alla protesta di tutto il mondo della cultura e dello spettacolo, che rivendica il valore di crescita intellettuale, oltre che occupazionale, proprio delle molteplici espressioni artistiche contro un pericoloso modello di omologazione cui tendono sistematicamente la riforma Moratti e altri simili provvedimenti del governo Berlusconi.
Per questi motivi, sostenendo l’importanza dell’impegno e della partecipazione sinora dimostrate dai giovani, si condividono appieno le ragioni che hanno indotto nei giorni scorsi - e vedranno domani a Matera – migliaia di studenti scendere in piazza per protestare pacificamente insieme alle loro famiglie contro un provvedimento che li vede pesantemente penalizzati.
Matera, 25 ottobre 2005
L’assessore alla Pubblica Istruzione Rosa Rivelli