Vigna in caso di minori rapiti propone lo “sblocco” dei beni familiari per il riscatto |
Tommaso, il magistrato: «Grave la scarcerazione di Alessi per decorrenza dei termini» |
A Parma, in mattinata il giudice per le indagini preliminari renderà pubblica la sua decisione sulla richiesta di convalida del fermo dei due indagati per il sequestro e l’uccisione del piccolo Tommaso Onofri. E proprio mentre si torna a parlare di inasprimento di pene due penalisti di opposto orientamento politico, il Ds Guido Calvi e il forzista Carlo Taormina dichiarano, concordando, che «la legge Gozzini non si tocca». Le differenze, però, ci sono eccome: mentre Calvi punta l’indice sulla politica della giustizia della Cdl, Taormina se la prende con i magistrati di sorveglianza: «sono malpreparati, svogliati e applicano male la legge». «La legge Gozzini è stata una conquista di civiltà per il Paese e rispecchia il principio sancito dalla Costituzione per cui il carcere, la pena, deve essere strumento per il recupero sociale del condannato» dice Calvi. Intanto sulla figura di Mario Alessi, un nome già noto alla giustizia, è incalzata, nelle ultime ore una forte polemica giuridica. Non sempre la morte di un bambino porta ad un doveroso silenzio. Il muratore siciliano già quattro anni fa, fu condannato per lo stesso reato che lo vede protagonista oggi, in una delle pagine più nere della cronaca del nostro paese. Nonostante la pena confermata in secondo grado di appello, era libero, libero di compiere il sequestro di Tommaso. Alessi in passato sequestrò una coppia di ragazzi ad Agrigento e li terrorizzò, violentando lei e picchiando il suo fidanzato. Niente carcere, soltanto obbligo di dimora nonostante sia stato ritenuto responsabile di sei reati e nonostante il fatto che sulla sua testa penda una spada di Damocle: la condanna penale a 6 anni di reclusione. D’altronde la Suprema corte dovrà valutare soltanto il 23 giugno se convalidare, oppure no, la condanna emessa dalla Corte di appello di Palermo l’11 febbraio 2004. La vicenda processuale non si è ancora conclusa: ecco il motivo della libertà di Alessi. Il ministro della Giustizia Roberto Castelli, intanto, ha dato mandato agli ispettori ministeriali di compiere accertamenti presso il Tribunale di Agrigento: vuole sapere come mai un imputato per un così grave reato fosse libero, sottoposto soltanto all’obbligo di dimora. C’è da chiedersi come possano passare sei anni per arrivar ad una sentenza di condanna. Certamente ci sono vari gradi di giudizio, si possono fare i ricorsi in cassazione, però forse i tempi tecnici potrebbero essere minori di quelli che ci sono. «Non potrebbero, devono essere minori» tuona il magistrato Maisto. «Bisogna mettere gli ordini di giustizia in condizione di lavorare con profondità e celerità con l’aumento di investimenti di risorse per la giustizia. I giudici - spiega- molte volte sono costretti a rinviare udienze perché non ci sono aule disponibili e devono rispettare orari fissi, interrompendo così audizioni di testimoni. Insomma c'è un problema che riguarda le risorse materiali e personali. In secondo luogo esiste un problema che riguarda l’organizzazione stessa degli uffici giudiziari: all’interno dei tribunali ci devono essere dei pool da occupare con criteri di specializzazione». Una situazione non certo soddisfacente quella attuale. «La giustizia italiana è sempre stata lenta ma mai come in questo periodo. - lamenta Maisto - Viviamo una carenza voluta: non sono state fatte riforme finalizzate ad accelerare attività processuali. Il Parlamento è stato bloccato da riforme che non coinvolgono da vicino i cittadini, ma si è occupato di rogatorie e falsi in bilancio. Si è creato così solamente un problema di affastellamento di leggi (basti pensare alla Cirielli, alla Fini-Giovanardi, alla Pecorella) e quindi confusione». Sulla scia del caso di Tommaso Onofri, il procuratore Pierluigi Vigna, (direttamente dall’ultima puntata della trasmissione di “Chi la visto? ”) ha proposto di non applicare il sequestro dei beni per permettere il pagamento del riscatto in caso di minori e persone in difficoltà. «Quella di Vigna - è il parere di Maisto - è una soluzione che può avere un suo esito, ma ricordo casi concreti di sequestri in Brianza negli anni ’70 quando, con il blocco dei beni, si riuscì ad ottenere la liberazione di ostaggi. Altre volte, invece, la trattenuta dei beni confiscati non ha funzionato. Su queste questioni qui bisogna muoversi in ottica clinica, discuterne di caso in caso. Il problema grave, nel caso di Alessi, è che si è arrivati alla scarcerazione da parte dei giudici per decorrenza di custodia cautelare. La legge prevede a garanzia dell’imputato il fatto che non stia in galera ma non si deve arrivare alla scarcerazione per decorrenza di termini». |