Veltroni: «I sopravvissuti di Auschwitz incontreranno le tifoserie romane»
Undici fermi per i fatti dell'Olimpico. Pisanu: «Vicini a Forza Nuova»

 

«Allo stato attuale delle indagini si può ragionevolmente sostenere che i responsabili dei fatti di Roma appartengano a gruppi politici e non alla tifoseria ultras della Roma». Queste le parole del Ministro dell'Interno, Giuseppe Pisanu che dal convegno "Il calcio, l'Italia, le leggi" torna sulla questione degli striscioni apparsi all'Olimpico domenica scorsa durante la partita Roma - Livorno. «Quasi tutti gli undici denunciati - ha aggiunto - appartengono a "Tradizione e Distinzione", formazione politica di estrema destra legata a Forza Nuova». Un gruppo che Pisanu spiega avere «l'accertata attitudine a divulgare ideali nazifascisti negli ambienti sportivi, segnatamente negli stadi. Alcuni loro dirigenti gestiscono uno spazio su una radio privata, altri divulgano una pubblicazione, altri sono stati trovati in possesso del Mein Kampf e di pubblicazioni sulla storia delle SS: nel campionato 2003-2004 alcuni di loro, in occasione di Roma - Brescia, avevano organizzato una raccolta di firme tese a chiedere la liberazione di Priebke». Il ministro a capo del Viminale augura che si arrivi ad una punizione esemplare per chi fa riaffiorare quei simboli nazisti che il sindaco Veltroni bolla come «nemici di Roma».

L'intreccio tra curve e politica è un campo su cui le parole corrono veloci.

«Non credo si possa parlare di estraneità tra il gruppo in questione e chi frequenta la curva. Quest'ultimi sanno bene che è impossibile esporre striscioni a propria discrezionalità. Più giusto parlare di affinità ideologica che di strumentalizzazioni esterne.» Queste le parole di Carlo Bavestri di Progetto Ultras, organizzatore dei mondiali antirazzisti, da Barcellona. Nella città catalana si tiene proprio in questi giorni la conferenza Uefa sul razzismo che registra, tra l'altro, il declinato invito delle società calcistiche romane.

Sulla questione striscioni, intanto, interviene anche il presidente della Lazio, Claudio Lotito che avverte: «Lo stadio Olimpico è un colabrodo dove può entrare di tutto». Da qui l'affondo sulla tematica stadio: «Finché non mi danno uno stadio di proprietà cosa si può fare? Se lo stadio è mio gli striscioni non entrano».

«Lotito parla a pro domo sua - tanto per usare un linguaggio caro al presidente laziale - Meglio: cerca di tirare l'acqua al suo mulino, fatto di investimenti a carattere commerciale e business. Non parlerei di stadio di proprietà o meno ma, invece, della latitanza assoluta delle società nel cercare di investire in progetti educativi per le tifoserie organizzate tramite i suoi giocatori più rappresentativi». Queste le parole di Bavestri che sembrano andare nella stessa direzione presa dal sindaco di Roma Walter Veltroni. In Campidoglio si è già al lavoro per organizzare un incontro tra i sopravvissuti del campo di sterminio di Auschwitz e tifosi, dirigenti, calciatori di Roma e Lazio, nonché con rappresentanti degli arbitri «per far sentire loro direttamente dalla viva voce dei sopravvissuti ai campi nazisti che cosa hanno rappresentato per Roma e per tante famiglie di romani croci celtiche e altri simboli messi sugli striscioni all'Olimpico».

La polemica, intanto, incalza sulle parole pronunciate dal Ministro Pisanu. E se la Mussolini le definisce «gravissime», il segretario di Forza Nuova, Roberto Fiore, esprime forti perplessità e annuncia di aver già dato mandato ai suoi legali per «perseguire civilmente e penalmente il Ministro Pisanu e tutti gli organi di informazione che concorreranno a diffondere simili calunnie». Ma a prendere le difese di Pisanu ci pensa Pino Rauti, leader del Movimento Sociale (neo alleato di Berlusconi): «Non e' che si debba credere sempre, e a priori, a quel che dice il ministro dell'Interno, ma se su una vicenda cos“ grave ha rilasciato dichiarazioni del genere avrà i suoi buoni e documentabili motivi».

A gettare acqua sul fuoco è la stessa tifoseria romanista, vogliosa di normalità e di metter fine a quanto accaduto domenica scorsa.

Emblematico lo striscione apparso in Curva Sud nell'incontro di Coppa Italia contro la Juventus: «Gli unici colori in cui crediamo sono il giallo e il rosso».