Nella relazione finale di Centaro molte attenzioni ai processi di Palermo e Perugia di Andreotti, nessun cenno su Dell'Utri e la condanna in primo grado per mafia. L'Unione presenta una «contro-relazione» |
La Commissione
parlamentare Antimafia si spacca
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La commissione parlamentare Antimafia si è spaccata sul voto finale alla relazione conclusiva presentata dal Presidente Roberto Centaro. La frattura prende corpo sulle 1756 pagine e si annida, tra gli eccessi di attenzione (ben 400 le pagine dedicate) ai processi di Palermo e Perugia di Andreotti. Argomento questo, denunciano i responsabili antimafia dei partiti del centro sinistra, mai trattato in Commissione. Ma a creare il muro contro muro è la totale mancanza di analisi sulla condanna in primo grado per mafia a Dell'Utri così come quelle sui legami tra mafia e politica e tra mafia ed economia. L'esponente forzista Nitto Palma, dalla dichiarazione di voto a sostegno della relazione conclusiva, replica alle accuse dichiarando di «essere onorato che il senatore Dell'Utri sia stato incaricato delle candidature in Sicilia perché selezionerà persone oneste». A pesare secondo Centaro è «la campagna elettorale alle porte e il clima diventato torrido già da un po' di tempo». Ma a suonare come un pessimo scritto propagandistico per Giovanni Russo Spena, Prc, è la relazione finale ben rappresentativa di «un governo che ha fatto leggi di favore alla mafia» e che dal punto di vista tecnico e professionale «tralascia del tutto l'analisi del rafforzarsi della borghesia mafiosa e la nuova potenza acquisita dai clan in questa era di globalizzazione finanziaria». L'Unione ha preso la distanze con decisione dal documento licenziato dall'Antimafia, tanto da presentare una vera e propria contro relazione che «offre un punto di vista istituzionale e aggiornato» del fenomeno. A spiegarlo sono stati i capigruppo del centrosinistra in commissione tra cui il diessino Giuseppe Lumia secondo cui «La relazione della maggioranza è un passo indietro nella cultura antimafia costruita con fatica negli ultimi dieci anni». Basti pensare che il ministro Castelli nella sua relazione al Senato non ha mai citato la parola mafia. Un'operazione questa che per Russo Spena pone la mafia in «stato di dissolvenza», un qualcosa che non c'è. La realtà è un'altra e la conosce bene l'on. Grillo (Udc) che ha denunciato alla Commissione Antimafia e alla polizia di essere stato contattato, ben due volte, in questa legislatura, da «Cosa Nostra» per partecipare a incontri con boss mafiosi della provincia di Trapani interessati al voto di scambio. Il responsabile Udc a San Macuto ha espresso la sua contrarietà al testo della relazione finale di Centauro abbandonando l'aula nel momento della votazione. |