Chiusa la Commissione bicamerale d’inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Tommaso Sodano (Prc):«Bisogna fare chiarezza sul Centro Trisaia di Rotondella» |
Rifiuti tossici
in Basilicata, timori fondati
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«Il timore - purtroppo fondato - che la terra lucana sia stata una realtà oggetto, nel corso degli ultimi anni, di un’attività di sversamento di rifiuti cosiddetti pericolosi, e in particolar modo, di rifiuti radioattivi, costituisce fonte di elevata preoccupazione». Queste le conclusioni della Commissione bicamerale d’inchiesta parlamentare sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse. Poca cosa? Partenza: centrale di ricerca nucleare Trisaia di Rotondella, all’epoca dei fatti di proprietà dell’Enea, oggi sotto la gestione della Sogin, Società di gestione impianti nucleari guidata dal generale Carlo Jean. Imbarco: porto di Livorno; destinazione: Somalia. Questo il losco viaggio navale denunciato da un ex boss della 'ndrangheta, con biglietto di sola andata, dei bidoni di rifiuti tossici. «Nella stiva ci sarebbero stati solo 500 bidoni, e dunque si poneva il problema di dove smaltire gli altri 100». Quale miglior posto per risolverlo se non una «terra di nessuno dal punto di vista della malavita» come la Basilicata? «Diedi ordine - continua il pentito nella sua deposizione all’Antimafia - che fossero trasportati e seppelliti in località Coste della Cretagna, lungo l’argine del fiume Vella». Un territorio tra i calanchi dei comuni di Craco, Pisticci e Ferrandina, in provincia di Matera, teatro da quasi un anno di ricerche per scovare i rifiuti. «Individuare i bidoni è difficile come trovare un ago in un pagliaio». Il senatore Tommaso Sodano, che in Commissione rappresenta Rifondazione comunista, dà una spiegazione alle parole della relazione finale: «Le conclusioni a cui si è arrivati divengono una porta aperta per continuare a indagare, su quanto avvenuto, nella prossima legislatura. Non siamo riusciti ad andare oltre». «Le indagini preliminari non sono ancore terminate». A parlare è Pino Giove, comandante provinciale di Matera del Corpo Forestale: «Procedono nel massimo dell’accuratezza e si basano sulle fonti indiziarie su cui si è attenuta la Commissione. Il primo lavoro - spiega - è stata la rilevazione di radioattività latente e i risultati escludono qualsiasi problema per le popolazioni tale da creare allarmismo. Attualmente stiamo lavorando con strumenti, approvati dalla Commissione, che si rifanno a tecniche combinate basate sul geoelettromagnetismo sia a bassa che a larga scala per individuare i bidoni». Ma basterebbe, come sostiene Sodano, che quei bidoni fossero coperti da una gettata di cemento o fossero di plastica, per non essere rilevati dai magnetometri utilizzati per le ricerche. Ma questa non è l’unica anomalia denunciata dal senatore di Rifondazione comunista. Altre pendono sul modo di agire della Prefettura del capoluogo lucano. «All’indomani delle dichiarazione del pentito, io stesso domandai se si era predisposto un piano di sicurezza adeguato per tutelare la sua figura», prosegue Sodano. Risposta? «Un secco no». Leggerezze della polizia giudiziaria denunciate anche dal pentito: «Nel verbale di sopralluogo è stato indicato l’indirizzo dove sono in detenzione domiciliare per gravi ragioni di salute». Certamente un’esposizione a pericoli. Si è dibattuto a lungo sull’attendibilità del pentito e sulla sua descrizione di un posto semisconosciuto agli stessi abitanti della zona. Il ricordo, si sa, porta a commettere qualche imprecisione. Il fluire del tempo (sono passati 17 anni dai fatti in questione) e delle stagioni cambiano la conformazione del posto, peraltro soggetto all’instabilità idrogeologica che l’attraversamento di un torrente comporta. Facile capire come abbondanti piogge abbiano potuto cambiare in tutti quegli anni la morfologia del territorio. Cosa c’è di definitivo? «Ci avevano detto che entro Natale 2005 avremmo avuto i risultati delle indagini della task force regionale. Siamo quasi a un anno dalle dichiarazioni del pentito e ufficialmente non sappiamo niente». Gianni Palumbo, componente del Coordinamento nazionale del Forum ambientalista, ha sete di verità. Le associazioni del territorio premono e denunciano «il decadimento nel dimenticatoio di una vicenda destinata nei prossimi mesi, tra cambio di legislatura e iter burocratici, all’immobilismo». Quella che i lucani avvertono, continua Palumbo, è «una sensazione di precarietà che non si è dissolta, ma si accresce e coinvolge diverse dimensioni. A quella sociale - spiega - si aggiunge una precarietà del territorio e dell’ambiente continuamente attentata. Nessuno ci ha dato elementi per cancellare questa sensazione di disagio che ci mette alla stregua di tutti i paesi sfruttati del Sud del mondo». I lucani si sentono calpestati, umiliati, ed è per questo che «indipendentemente dal fatto che a Costa della Cretagna ci siano o no i bidoni interrati di rifiuti tossici - dice Sodano - bisogna fare chiarezza sulla gestione poco trasparente delle scorie del Centro Trisaia di Rotondella. Bisogna fare luce per fugare qualsiasi dubbio tra le popolazioni di un territorio in cui sono stati rinvenuti, tra l’altro, animali nati con malformazioni genetiche e dove le morti tumorali sono all’ordine del giorno». Luce sui traffici di plutonio verso l’Iraq e sui tentativi di far sparire scorie radioattive. In Basilicata i timori sono fondati. La stessa Commissione consiglia di videosorvegliare le vie d’accesso alla regione. Ma sarà bene che a sorvegliare sia la società civile, non solo in video. |