Appena inaugurata, la nuova stazione diventa l'ennesima cattedrale nel deserto. Lo scalo strategico del materano abbandonato a se stesso. Il popolo lucano protesta
Il treno non arriva a Matera Cristo si è fermato a Ferrandina

 

Dall’abbandono al cemento “modernizzatore”, la stazione ferroviaria di Ferrandina non trova pace. Eppure chi deve raggiungere Matera è costretto a fermarsi qui.

Sino a poco tempo fa fare scalo alla stazione di Ferrandina era come ritrovarsi all’improvviso in un film western. L’orologio fermo alle ore 21,50, da chissà quanti anni. Poi i capi stazione, con le loro lente e familiari movenze nel surreale paesaggio della terra dei calanchi, set cinematografico all’aperto per film di Sergio Leone. A un tratto arriva la modernità, con il suo cemento. Tutto cambia aspetto, non il senso di desolazione che anzi accresce. Qui, a pochi giorni da Natale, è stata festeggiata, con tanto di taglio del nastro, la fine dei lavori pluriennali per l’ampliamento della stazione. Una sorta di regalo per chi torna in famiglia per le vacanze.

Tra gli interventi realizzati, l’aumento del numero di binari (diventati 6) con tanto di sottopassaggi, tre marciapiedi dalla lunghezza adeguata, la costruzione di un atrio per i viaggiatori, biglietteria, bagni, ufficio movimento e locali per le apparecchiature di segnalamento, sino ad arrivare all'ampliamento del piazzale per gli autobus. Una spesa complessiva di 7 milioni di euro. Finalmente i cittadini possono usufruire di una stazione al passo con i tempi. Chissà che fine ha fatto quell’orologio, fermo alle 21,50.

La festa dura poco, neppure il tempo di scartare il “regalo”. Dal 22 gennaio infatti, in nome dell’economicità e dell’automatizzazione, la stazione di Ferrandina perde funzionalità, tanto a livello organico quanto a livello di servizi. E pensare che lo scalo ferroviario di riferimento per chi vuol raggiungere Matera e “andar a trovare lo zio Pietro”, come in un ormai celebre spot pubblicitario, è proprio quello di Ferrandina-Pomarico-Miglionico. Insomma, i passeggeri diventano “orfani” della cara e gloriosa categoria dei ferrovieri. Tutti trasferiti. Resta il deserto di cemento, solo quello.

Domanda d’obbligo: come si può correre ad alta velocità senza saper neppure camminare? Bisogna ripristinare priorità oggettive. Se le popolazioni della Val di Susa sono in subbuglio da mesi per le proteste anti Tav, quelle lucane della Val Basento si mobilitano per impedire il forte ridimensionamento dei servizi primari legati alle Ferrovie dello Stato nel loro territorio.

Matera è l’unico capoluogo di provincia a non essere servita da Trenitalia in tutta la rete nazionale. Un fatto di inaudita gravità se si pensa che, con i suoi meravigliosi Sassi, è città patrimonio dell’Unesco. Una città dalla vocazione turistica che, a causa del suo isolamento, con troppa fatica prova a farsi conoscere e apprezzare al di fuori dei confini regionali. Ma al peggio, si sa, non c’è mai limite. «Scorie, centrali, rifiuti, stazioni chiuse.... Cosa vuoi di più dalla vita? Neanche un lucano!!». Questo lo striscione del Prc apparso tra i binari mentre si inscena un «allegro funerale» di protesta. «Si piange il morto», come nei racconti etnologici di De Martino, per la dipartita della «normalissima» velocità. Forte la reazione del mondo delle associazioni, di Legambiente Basilicata, Federconsumatori che denunciano i notevoli disagi a cui andranno incontro i circa 150 mila utenti del materano... L’Associazione Cupola Verde di Ferrandina è tra le più attive a denunciare problemi di non poco conto come «la mancanza di notizie su eventuali ritardi o soppressioni dei treni, sulla consultazione dell’orario ferroviario, sulle informazioni relative alle coincidenze in altre stazioni del territorio nazionale». Senza contare l’inutilizzo dei nuovissimi bagni e quello della sala d’attesa, sino ad arrivare all’assenza di un elementare telefono pubblico. Non proprio il massimo capitare in un luogo del genere nel bel mezzo della notte!

E’ facile capire come la nuova stazione appena inaugurata diviene ben presto una delle tante cattedrali nel deserto ai piedi di quei paesi isolati sui propri colli che Carlo Levi descriveva come piccole e bianche Gerusalemme. Rocco Rivelli, segretario provinciale Prc di Matera, non ci sta e attacca: «Nel momento in cui si stanno facendo enormi sforzi per ricostruire un’ipotesi di rilancio della Val Basento, principale polo industriale della Regione Basilicata, si tagliano servizi basilari come le ferrovie. Questa è la logica del governo delle destre fatta di soli annunci e proclami ma che vede ogni giorno i problemi del sud acuirsi».

Proclami che puntualmente entrano nelle case degli italiani grazie agli spot televisivi di governo. Un governo che vanta i suoi sforzi in materia di infrastrutture. Ma che dimentica cantieri ventennali come quello tra Ferrandina e Matera per la costruzione della ferrovia. Una ferrovia che non ha mai visto i Sassi: 27 chilometri rimasti incompiuti, che hanno assorbito 550 miliardi delle vecchie lire e che chissà quanti altri ne assorbiranno.

Eppure a livello nazionale si pensa a traforare montagne in nome dell’alta velocità, a costruire ponti per collegare la Sicilia alla Calabria. E non importa se arrivano stop dai tavoli di Bruxelles: lì siedono «kapo», «anarcoinsurrezionalisti» o peggio ancora «bolscevichi». Non importa il volere popolare. Si dibatte sulla teoria «Nimby», ma Matera continua ad essere isolata e le pagine di «Cristo si è fermato ad Eboli», purtroppo, ad essere attualissime.