Elezioni politiche 2006: le ragioni di una candidatura

Ci sono momenti in cui avvertiamo, improrogabile, l’urgenza di uscire dal silenzio.
Il bisogno di raccontare che ciò che accade, così lontano da ogni speranza di un mondo migliore, non è frutto di un destino inesorabile, ma di meccanismi messi in moto da interessi di pochi, che riescono ad imporsi anche perché spesso non troviamo tempi e spazi per tradurre il nostro malessere in qualcosa di più che borbottii e lamenti.
Perché in questo nostro mondo c’è più di qualcosa che non quadra.
Se il 20% della popolazione del mondo dispone dell’80% della ricchezza prodotta sul nostro pianeta...
Se si produce molto più cibo di quanto ne occorrerebbe per tutti gli esseri umani, mentre circa 20 milioni di persone ogni anno muoiono di fame…
Se abbiamo farmaci per curare quasi tutte le malattie e 3 milioni di persone all’anno muoiono di Aids, più di 2 milioni di diarrea, un milione e mezzo di tubercolosi…
Se la scienza ha raggiunto risultati strabilianti e si muore per frane, inondazioni, cicloni, prodotti da questo sconsiderato modello di sviluppo, che mette in forse la sopravvivenza stessa della vita sul pianeta…
Se la tecnica non è mai stata così avanzata e la maggior parte delle lavoratrici e dei lavoratori del mondo continua a lavorare, per pochi dollari al mese, 12 ore al giorno in condizioni disumane; e qui da noi, i nostri giovani per avere accesso al lavoro, devono rinunciare a diritti che pensavamo definitivamente acquisiti, subire ricatti, fare a meno di un qualunque programma di vita…
Se qualcuno può diventare incredibilmente ricco facendo un semplice clic del mouse…
Se la conoscenza e l’informazione sono il nuovo paradigma della società attuale e il livello culturale e la capacità di lettura e analisi critica della realtà, nelle società dell’opulento nord, arretrano inesorabilmente, soprattutto fra le giovani generazioni, sempre più inebetite da videogiochi, programmi televisivi al di sotto della decenza, corsa al consumo…
Se l’occidente, baluardo di diritti e democrazia, può permettersi di ignorare o calpestare trattati internazionali, esportando la guerra, le torture, le carceri speciali…
Se le donne non hanno ancora diritto ad una maternità scelta con consapevolezza…
Se il nostro corpo di donne è ancora violato, negato, esposto, venduto…
Se…
Allora, è quanto mai necessario uscire dal silenzio, riprendere la parola, occupare tutti gli spazi, per narrare di altri mondi possibili, utilizzare ogni occasione per discutere, confrontarsi, costruire relazioni sul territorio; portare anche nelle massime istituzioni un altro punto di vista, per cambiare genere alla politica, uscire dai personalismi e dagli egoismi e riportare al centro la condivisione e l’interesse comune; consapevoli che la nostra voce potrà essere ascoltata a condizione che fuori dal palazzo ci sia chi la modula e la amplifica.

Anna Maria Palermo
Capolista al Senato per Rifondazione Comunista