Si sa, i ragazzini imparano a smontare i giocattoli ben prima di capire come rimontarli. Nel mio caso ho qualche cassetto di componentistica discreta che adesso rientra pienamente nel "vintage", smontata da vari apparecchi che il vicinato mi regalava in assenza delle isole ecologiche per il RAEE, che fra l'altro non era ancora stato inventato. Una sera, girovagando a caso in rete, capito in questo articolo su 320volt.com in cui i transistor in case TO66 hanno attirato la mia attenzione. Ricordavo di avere qualche componente in quel formato in quanto piuttosto inusuale, ma che fossero transistor, SCR o altro proprio no. Recupero il cassetto e ci trovo due coppie di transistor AD161/AD162. Possibile? Ricontrollo la pagina, sono proprio loro. Le premesse per una seconda vita c'erano tutte, ammesso che funzionassero. Li ho provati con il tester, giunzioni ok. Col provatransistor invece ho avuto qualche problema con gli NPN, immagino per la bassa tensione di giunzione dei dispositivi al germanio; ho corso il rischio e intrapreso la realizzazione.
Ho deciso di ridisegnare lo stampato e dunque ho trascritto lo schema in Eagle:
Per quanto riguarda la parte circuitale non c'è molto da dire, l'amplificatore è un classico degli anni 70 realizzato in versione dual mono, cioè con due sezioni identiche indipendenti, una per canale, e alimentazione singola. T1 funge da preamplificatore, Q1 da driver, T2 e T3 compongono lo stadio di uscita in classe AB. R9/C5 operano una retroazione su T1 determinando il guadagno in tensione del circuito. Il trimmer R12 opera come partitore del segnale in ingresso ma modifica anche il punto di lavoro dei transistor; in parole povere, va impostato in modo che sulla giunzione R10/R11 sia presente metà della tensione di alimentazione. Rispetto ai molti schemi simili questo differisce leggermente nella polarizzazione dei finali: dal momento monta un mix di transistor al silicio e germanio e che i transistor al germanio hanno una tensione fra le giunzioni inferiore a quelli al silicio, R3/D1 e R7 mantengono le basi un po' più "vicine" fra loro per limitare la corrente assorbita a riposo pur con una bassa distorsione di incrocio.
Layout componenti | Lato rame |
Oltre al recupero dei finali, buona parte dei componenti li ho trovati nel cassetto del riciclo. Ultimato il montaggio, collegati al volo due altoparlanti alle uscite e il lettore mp3 in ingresso, con una certa sorpresa il circuito ha funzionato al primo colpo. Troppo presto per valutare le prestazioni, già il fatto che i finali facessero il loro lavoro mi è sembrato un successone. Il passo successivo sarebbe stato trovare un contenitore adatto. Visto il mio debole per le scatole di latta, ne ho trovata una rettangolare della grandezza giusta. Sul lato lungo anteriore avrebbe trovato posto il potenziometro del volume, su quello posteriore ingressi audio e uscite altoparlanti. Il risultato però mi è sembrato una pentola senza coperchio, o meglio il progettino sarebbe stato ben più completo affiancando al finale un dignitoso preamplificatore. Ovviamente nello stesso spirito vintage, dunque niente integrati ma componenti discreti e possibilmente una configurazione circuitale anni 70. Sfogliando gli archivi di Nuova Elettronica ho scelto uno schema semplice ma che mi è sembrato armonico con il finale.
Schema elettrico
Lato rame
Layout componenti
Per quanto riguarda il funzionamento credo che lo schema si commenti da solo, anche qui un classico del genere. La particolarità sta forse nel fatto che il circuito di retroazione composto da R7-R8, oltre a determinare il guadagno in tensione del circuito, può essere facilmente "condizionato" mediante una rete R-C opportunamente calcolata al fine di introdurre una particolare risposta in frequenza. Dunque è possibile adattare il circuito, come ben spiegato nello stralcio dell'articolo richiamato in precedenza, a fonti quali pick-up magnetici, piezo, oppure lasciare la risposta "piatta" con una semplice resistenza. Al momento è solo una voce della "To-Do List", ma con un commutatore a 4 vie 4 posizioni si potrebbero montare in aria i componenti necessari e dotare così l'amplificatore degli ingressi "canonici" Phono, Tape, Tuner e Aux, ciascuno con guadagno ed equalizzazione adeguati. Certo che il pannello posteriore con tutti i nuovi ingressi comincerebbe ad essere un po' affollato.
Per lo stampato dell'amplificatore ho deciso di far fare un giretto alla CNC, ma vista la semplicità della scheda è possibile procedere con qualunque metodo. I finali sono fissati ad una lamiera di alluminio piegata a "C" con funzione di dissipatore termico e di supporto meccanico. Naturalmente ho utilizzato miche e rondelle isolanti per evitare cortocircuiti. Il potenziometro del volume su un lato del frontale, ed una vite in posizione simmetrica dove installerò il commutatore di ingresso all'altro lato, trattengono il circuito all'interno della scatola a distanza di sicurezza dal fondo e dalle pareti. Per quanto riguarda il preamplificatore ho fresato lo stampato direttamente col simil-dremel, fissato poi con dei distanziatori al fondo della scatola. Le boccole di ingresso sono montate su uno sfrido di basetta ramata in modo da isolare la massa dei segnali di ingresso dal contenitore. Il potenziometro visibile nelle foto vicino agli ingressi è un accrocchio montato al volo per compensare la grande differenza di segnale fra le sorgenti usate per i test: sintonizzatore, lettore DVD-CD, telefono, lettore mp3. Non appena monterò il commutatore dovrà sparire dalla vista, permettendo di mettere un po' in ordine tutta la cavetteria.
L'articolo originale riporta una tensione di alimentazione di 20-25Vcc dunque ho iniziato i test con quel valore. Regolati i trimmer ho constatato che la polarizzazione dei finali rimane sostanzialmente corretta in una gamma molto ampia di tensione; ho testato il funzionamento del circuito da 9 a 25 volt senza rilevare grossi problemi nè evidenti differenze nella resa acustica se non (ovviamente) la potenza alla quale entra in distorsione. Dal momento che la regolazione corretta dei trimmer è risultata essere prossima al fondo scala e che uno dei due "grattava" durante la taratura, ho deciso di toglierli entrambi dallo stampato e sostituirli con due resistenze da 100K. Inizialmente pensavo fosse una buona idea utilizzare un alimentatore ex laptop (19 volt, 2.5A di targa) ma purtroppo la reiezione del circuito verso i disturbi di alimentazione non deve essere eccelsa dal momento che in uscita era sempre presente il tipico sibilo dovuto allo switching. Dunque ho ripiegato su un alimentatore lineare stabilizzato da 3A regolato a 15 volt. I queste condizioni l'ampli in assenza di segnale è praticamente muto, nessun fruscio, ronzio o altro. Ottimo. Probabilmente il contenitore metallico e il fatto che l'alimentatore sia esterno aiuta molto ad eliminare i segnali indesiderati.
Pur non avendo grosse aspettative sulle qualità audio dell' accoppiata pre + amplificatore, effettuate le tarature e le prime prove di funzionamento mi sono incuriosito sulle potenzialità del circuito. Premessa: le caratteristiche del locale dove si ascolta la musica, oltre a quelle dei diffusori, pesano tantissimo nella resa di ogni impianto audio. Apparecchi e casse acustiche da migliaia di euro in una scatola di cemento armato danno comunque risultati pessimi; al contrario apparecchi e casse appena decenti ma disposti in modo corretto in un ambiente adeguato forniscono un buon ascolto. Dunque ho accantonato gli altoparlanti smontati da chissà dove e ho collegato una coppia di diffusori a due vie "finte" (mid-woofer da 12cm e tweeter piezoelettrico disaccoppiato con un condensatore). Che dire? Mica male davvero, al punto di decidere di collegare le casse dell'impianto "titolare", a tre vie con crossover e woofer da 12 pollici in sospensione pneumatica. Forse un po' troppo "dure" da muovere con la potenza a disposizione, ma a volume normale la resa acustica è comunque buona. Come prova empirica ho ascoltato lo stesso brano da cd e da file mp3 suonato dallo stesso lettore, e la differenza si percepisce nettamente. Certo le variabili in gioco sono molte, ma mi piace pensare che la definizione del suono fornita dall' amplificatore abbia un ruolo.. Comunque sia, dopo anni mi sono concesso una piacevolissima pausa per l'ascolto di un CD dalla prima all'ultima traccia. Non ho eseguito misure strumentali, nemmeno di potenza, ma visto l'assorbimento stimo per difetto circa una decina di watt per canale. Non molti, ma sufficienti a infastidire i vicini e oltre quanto necessario ad un ascolto attento ai dettagli ma in relax. Stiamo pur sempre parlando di sei transistor per canale compreso il preamplificatore! L'impiego di elettrolitici e resistori specifici per uso audio non potrebbero che migliorare la resa complessiva del sistema, che comunque ritengo già dignitosa. Per i vari "extra bass", "spatial surround" e fesserie simili basta rivolgersi a qualunque, ordinario, "compattino" attuale. Mi piace l'idea di aver riutilizzato una tecnologia più che datata, i gusti sono gusti.
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