Postioma: cenni storici
(a cura del Prof. Mario De Conto del Collegio Vescovile Pio X –
Treviso)
Postioma è oggi un paese di 2760 abitanti, situato a
m. 58 s.l.m. sull’alta pianura trevigiana, a metà strada tra
Treviso e Montebelluna sulla via Postumia, da cui prende il nome. L’origine
dell’abitato è, infatti, strettamente collegato alla costruzione
della strada consolare Postumia, voluta dal console Spurio Albino Postumio
nel 148 a.C.. Tale importante arteria partiva da Aquileia e, attraversando
tutta la Pianura Padana, giungeva a Genova. La Postumia presentava tutte le
caratteristiche delle vie di comunicazione romane, tra le quali sicuramente
è notevole la presenza di lunghi tratti perfettamente rettilinei: tuttora
è possibile rilevare anche nelle attuali carte stradali la presenza
di uno di questi rettilinei proprio nel tratto che va da Oderzo alla periferia
di Castelfranco. A circa metà strada tra queste due località
appena nominate, laddove la Postumia incrocia la Feltrina, antica strada commerciale
paleoveneta, sorge Postioma, che per la sua posizione strategica fu dotata
molto probabilmente di un torrione di avvistamento e per il riposo delle truppe.
Le antiche vie consolari, infatti ebbero inizialmente una funzione eminentemente
militare e Postioma si trova a 14 Km da Ronchi di Maserada, punto di attraversamento
del fiume Piave, che corrispondono a 10 miglia romane: era questa la distanza
media che l’esercito romano riusciva a percorrere in mezza giornata
in assetto di guerra. Alla fine degli anni Ottanta, nel corso dei lavori di
ampliamento della scuola elementare sono state rinvenute le fondazioni di
un torrione medievale molto probabilmente costruito su una precedente fortificazione
romana; tutto ciò può confermare l’ipotesi che a Postioma
vi fosse una “statio”, ovvero un posto di sosta per le truppe.
Durante la scoperta del torrione sono stati rinvenuti anche frammenti di balsamari
in vetro di pregevole fattura (I–II sec. d.C.). Contestualmente alla
costruzione della strada si attuò anche la centuriazione dell’agro
circostante, con lo scopo di rendere produttivi terreni fino ad allora occupati
da una fitta boscaglia; i primi coloni – agricoltori furono quasi sicuramente
dei veterani militari, pronti in caso di necessità ad impugnare nuovamente
la spada. A testimonianza di questa importante presenza romana, oltre al rinvenimento
delle fondazioni del torrione e tracce ancora evidenti della centuriazione,
nel 1939 a nord-est di Postioma fu rinvenuta una tomba ad anfora segata con
corredo costituito da ossuario fittile coperto da una ciotola ed una moneta
d’argento accanto al coperchio di una brocca ( I sec. d.C.). Nel 1976
il Gruppo Archeologico di Treviso ha rinvenuto lungo la Postumia, verso Musano,
diversi frammenti fittili di età romana (I–II sec. d.C.).
Alla caduta dell’Impero Romano dobbiamo ipotizzare che anche Postioma,
come molte altre località del trevigiano sia stata sottoposta a saccheggi,
rapine, incendi a causa delle orde barbariche, che in varie ondate percorsero
la Pianura Padana. Una traccia della presenza longobarda è data dal
santo patrono della parrocchia e tuttora titolare della chiesa: San Giorgio.
Infatti questo santo era molto venerato presso i Longobardi, dopo la loro
conversione al cristianesimo. Sempre a testimonianza di ciò va ricordato
che a Postioma, anche se in tempi successivi, vennero eretti due capitelli
in onore di S. Giorgio, uno dei quali è tuttora esistente in località
“Castello”. Ma il primo documento ufficiale in cui viene nominata
esplicitamente la parrocchia di Postioma, che risulta essere pieve, è
la bolla del Papa Eugenio III del 3 maggio1152. A dire la verità la
località era stata indirettamente interessata già precedentemente,
anche se non viene esplicitamente citata, da un diploma del 1000, con cui
Ottone III, imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, faceva concessioni
di territori da Montebelluna a Musano e lungo la via Postumia fino al Piave
a Rambaldo di Collalto, conte di Treviso. La pieve di Postioma crebbe d’importanza
e nel 1344 aveva sotto di sé le seguenti chiese: S. Martino e S. Sisto
(chiesa campestre) di Musano, S. Maria di Posnovo (Signoressa), S. Bartolomeo
e S. Vito (chiesa campestre) di Merlango, S. Zeno (oggi S. Lucia; chiesa campestre)
S. Maria di Porcellengo, S. Leonardo e Rocco di Ponzano, S. Pallè di
S. Pelagio, S. Maria di Paderno. Frequenti furono i passaggi di truppe per
Postioma durante il medioevo e nei secoli successivi, data la sua ubicazione.
Tra questi significativo fu l’incontro nel 1283, avvenuto in questa
località, tra Bonifacio Castelli con Andrigo Da Campo ed i rispettivi
eserciti; quest’ultimo era giunto troppo tardi in aiuto del Castelli
contro i Da Camino. Nella documentazione storica della vita medievale a Postioma
abbiamo una quasi totale assenza di documenti, in quanto l’archivio
storico parrocchiale venne completamente dato alle fiamme “per fare
un po’ di pulizia” dallo zio dell’arciprete Giorgio Tomasello,
che in occasione della visita pastorale del vescovo di Treviso nel 1575 dovette
con evidente imbarazzo riferire il fatto.
Grazie alle visite pastorali, che vengono fatte con sistematicità e
diligenza dalla seconda metà del secolo XVI, possiamo avere una grande
quantità di informazioni molto circostanziate. Spulciando gli inventari,
infatti, sappiamo che sono del Cinquecento il battistero, una preziosa croce
astile ed un reliquiario con un frammento “ex ossibus” di S. Valentino,
patrono degli animali, che tuttora sono conservate nella chiesa parrocchiale.
Nella visita pastorale del 1575 viene registrata nella pieve di Postioma la
presenza della confraternita della Madonna e di S. Giorgio; ancor oggi si
conservano due stendardi, entrambi ottocenteschi, che si richiamano a quell’antica
confraternita. Non è da escludere che nella dedicazione alla Madonna
non si possa ravvisare la presenza della confraternita penitenziale dei Battuti.
Sempre nello stesso periodo viene registrata anche la presenza della confraternita
del SS. Sacramento, che continuerà ad esistere fino agli anni Settanta
del secolo scorso. La visita del 1575 è importante anche perchè
in essa si segnalò la presenza di un’usanza superstiziosa che
il vescovo stigmatizzò: “Alcuni vogliono che (il cadavere) si
seppellisca col viso inzoso per essere nassudo cussì et altri levar
i morti senza crose o che questa restasse al confin de la villa …. Pigliano
una ingranada de filo et ognuno fa un gropo e lo metono a traverso el corpo
et o sepeliscono el corpo co esso filo o lo metono in chiesa per devozion”.
Qualche decennio prima, nel 1556, Wenceslao II de’ Bitignoli da Brescia,
appassionato di agricoltura e residente a Postioma, volle in questa zona dar
vita ad un nuovo villaggio di coloni per avviare una forma di cooperativa
tendente a sfruttare più razionalmente ed efficacemente il terreno
coltivabile. Nominò questo villaggio “Belvedere” per il
bel panorama che vi si scorgeva; tuttora a nord-est di Postioma vi è
una località chiamata Belvedere.
Nel Seicento la religiosità popolare di Postioma fu arricchita dall’istituzione
della confraternita della Madonna della Cintura, patrona delle gestanti; è
da tener presente l’alta mortalità neonatale ed infantile, a
cui si aggiungeva non di rado la morte di gestanti, dovute entrambi alle pessime
condizioni igienico-sanitarie. Non dimentichiamo che in questo periodo la
possibilità di vita in media non andava oltre i 40–45 anni. Anche
Postioma nel 1629–31 fu interessata dalla peste di manzoniana memoria;
in tale periodo vi furono 63 vittime su una popolazione che contava poco più
di 300 anime. Sempre nel Seicento, il territorio postiomese fu interessato
da vari fatti delittuosi che videro vittime ed assassini degli abitanti del
posto e forestieri.
Ma sicuramente il secolo più significativo per Postioma fu il Settecento.
Nel 1765 il parroco Domenico Maggion ci informa che “si diede fine alla
fabbrica del campanile” e che nel 1776 “si diede principio alla
Chiesa nuova nell’ampio Cimitero. Monsignor Giustiniani benedì
la prima pietra”. La chiesa sorse sullo stesso luogo in cui era collocata
quella precedente ed il parroco Maggion dovette sostenere non pochi contrasti
con la potente famiglia confinante, gli Emo. I lavori tuttavia procedettero
e l’edificio sacro fu portato a termine nel 1791. Lo stesso Maggion
finanziò la costruzione della canonica, che, iniziata nel 1780, fu
terminata nel 1781, come recita una lapide posta sopra la porta d’ingresso.
Tutti gli edifici sopra citati sono tuttora esistenti ed in buono stato di
conservazione. La fine del Settecento, per la precisione l’anno 1797,
vide Postioma interessata in modo massiccio dalle vicende legate alla campagna
napoleonica. Il parroco Maggion puntigliosamente annota le devastazioni procurate
dalle truppe francesi nei giorni in cui fecero sosta in questa località,
che al tempo contava circa 500 abitanti a confronto della presenza di 14.000
soldati francesi.
L’inizio dell’Ottocento vide a Postioma la presenza di un parroco
letterato, Giuseppe Monico, amico del Canova, del Rosmini, del Giordani, tra
l’altro autore dell’iscrizione funebre tuttora conservata presso
la tomba del Monico a Postioma, del Cesari, del Paravia. L’amicizia
con il Canova fu tale che nel 1822 il feretro del celebre scultore, nel trasferimento
da Venezia a Possagno, sostò per una notte nella chiesa di Postioma,
dove fu fatta una veglia funebre. Il Monico fu anche giornalista e diede vita
al “Giornale sulle scienze e lettere delle Province Venete”. Lo
stesso nel 1817 commissionò al pittore G.B. Canal la decorazione della
chiesa. Il celebre artista veneziano affrescò il ciclo pittorico che
tuttora si può ammirare nella chiesa settecentesca. Postioma vide un
altro parroco celebre, Giuseppe Gobbato, che dal 1829, dopo la morte del Monico,
resse la comunità per cinque anni. Egli fu filo-risorgimentale e compose
varie opere letterarie.
Procedendo con il tempo si giunge al 1905, anno in cui venne istituita la
scuola materna ed nel 1956 vi fu la benedizione della nuova chiesa, di stile
romanico – moderno, voluta dal parroco Giovanni Capoia con la fattiva
collaborazione di tutta la comunità. La costruzione della nuova chiesa
si rese necessaria per l’aumento della popolazione che nel frattempo
era stato considerevole. La decorazione dell’edificio sacro con importanti
affreschi del M.o Angelo Gatto e del M.o Ennio Boccacci fu voluta dal parroco
Emilio Ballan con il contributo di alcuni donatori a partire dagli anni Ottanta
e fu completata con gli ultimi due affreschi nel 2001.
Nel territorio postiomese sono degne di nota due chiesette campestri. A nord,
sulla Feltrina, tuttora vi è la chiesa di S. Elena Imperatrice, di
cui abbiamo testimonianza fin dal 1330, quando veniva citata con l’appellativo
di “S. Elena de l’asè (aceto)” proprio perchè
nelle sue vicinanze vi era un ospedale ed anticamente l’aceto era usato
come disinfettante. Va ricordato che a partire dagli inizi del Novecento a
S. Giorgio fu affiancata come copatrona S. Elena Imperatrice. A sud, sempre
sulla Feltrina, vi è tuttora la chiesetta campestre di S. Lucia, citata
in un documento del 1021 come chiesa di S. Zeno; anche presso questo luogo
sacro vi era un ospedale.
Tra gli edifici civili di interesse storico presenti a Postioma, sicuramente
vanno ricordati Palazzo Labia, antecedente il XVII sec., antica proprietà
della famiglia Emo ed ora della parrocchia, Palazzo Tassoni, al cui interno
sono stati rinvenuti recentemente pregevoli affreschi di varie epoche, tra
i quali spiccano quelli attribuiti a Tommaso da Modena e/o alla sua scuola,
e Villa Carlesso (sec XVIII-XIX) con cappella familiare nell’ampio parco.
Per saperne di più
AA.VV. Postioma – Itinerari nella memoria storica
Ass. Pro Loco Postioma, 1997