Interlingua e Analisi degli Errori

Prof.ssa Campisi Orsolina

Italiano - Scuola Secondaria di I grado

 

 


 

L’interlingua è un insieme di varietà di lingua che si colloca nel continuum che va dalla lingua di partenza alla lingua di arrivo (lingua target): è un sistema linguistico in continua evoluzione, organizzato sulla base di una “grammatica” specifica, cioè di un sistema di regole (relative alla fonetica, alla fonologia, morfologia ecc…) che l’alunno “costruisce, elabora”, a partire dalle caratteristiche dell’input. Si può parlare di una vera e propria “costruzione della grammatica”.

L’interlingua è frutto dell’interazione di due principi concorrenti:

  • pPrincipi universali, in base ai quali certe categorie sono più facili da apprendere di altre (perché cognitivamente più naturali): l’indicativo è più facile da apprendere del congiuntivo, il singolare è più facile del plurale, il presente è più facile del passato o della forma progressiva.

  • cCaratteristiche tipologiche della L1: Struttura della parola, della frase, del discorso, caratteristiche pragmatiche e sociolinguistiche.

 

Ovviamente non è tutto qui: l’apprendimento di una lingua nella fase adolescenziale si intreccia con altri fattori di natura non linguistica:

  • qla costruzione dell’identità, anche e soprattutto attraverso l’interazione all’interno del gruppo;
  • qil successo scolastico e l’autoaffermazione.

E' un dato di fatto facilmente osservabile negli studi recenti di glottodidattica che sempre maggiore attenzione venga riservata alla domanda “come avviene l'apprendimento?” Questa domanda sostituisce in parte quella di tipo metodologico “come insegnare?”. E' in quest'ottica che gli studi linguistici sull'acquisizione delle lingue possono essere presi in considerazione da chi si occupa di insegnamento delle lingue, in particolar modo da chi si occupa di insegnamento di una lingua straniera nel contesto dei parlanti nativi o di chi insegna l’italiano ai nativi stessi.

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All'interno di questo campo di ricerca possiamo individuare un momento fondamentale noto come “analisi degli errori”.
 

Possiamo distinguere varie tipologie di errore, classificando gli errori in base al fenomeno riscontrato (omissione, aggiunta, sostituzione, inversione di elementi), al livello linguistico interessato (fonologia, morfologia, sintassi), all'effetto comunicativo (incomprensione, impressione di sciattezza, dialetto). Importante dal punto di vista teorico è poi stato l'accento messo sulla distinzione fra errori sistematici e isolati e fra descrizione dell'errore e ipotesi sulle sue cause. Il risultato osservativo più rilevante è stato il riscontro di fenomeni di regolarità nelle tipologie di errore per ogni specifica lingua di apprendimento e nei tempi di manifestazione e scomparsa dei diversi tipi di errore. Tali regolarità sono state ricondotte in parte all'influenza della lingua di partenza derivata dall’ambiente familiare o da influenze dialettali (errori interlinguali) e in parte riconosciute come indipendenti da essa (errori intralinguali).

L'esistenza di questo ultimo fenomeno – errori sistematici e indipendenti da interferenza di lingue già conosciute e sistematicità di evoluzione dei tipi di errore – ha condotto a riconsiderare le tacite ipotesi fino a quel momento diffuse sui meccanismi psicologici che guidano l'apprendimento. La presenza di errori sistematici non poteva neppure essere semplicemente ricondotta al ricorso – ancora di tipo imitativo – alle competenze linguistiche già possedute. E' sembrata insomma necessaria l'ipotesi di un meccanismo di apprendimento innato (Language Acquisition Device) che dà origine a percorsi di apprendimento comuni (inbuilt syllabus, per contrapposizione ai sillabo "esterni" all'apprendente dettati da metodi di insegnamento) e che è stato naturale associare e confrontare al meccanismo di apprendimento che guida l'acquisizione della prima lingua.