"RUBY TAKES A TRIP"
Articolo di Mark Glendening pubblicato su "Flying Machine" nr.5 (Marzo 1997) e "Interstellar Overdrive" nr.6 (Marzo 1997, di Nino Gatti)

Per la serie "e passarono in sordina", questo film del 1991 merita una menzione non solo per l'accompagnamento musicale a cura di David Gilmour, ma anche per i suoi sorprendenti contenuti. Proprio la presenza di quest'ultimi rendono difficile trovare un'etichetta al film: a dire il vero potrebbe trattarsi di un film per la TV (dura 70 minuti scarsi, quasi come un cortometraggio) o piu' semplicemente di un documentario, visto che in piu' di un'occasione da l'impressione di essere stato girato in presa diretta. La protagonista e' Ruby Wax, una paffuta signora americana di mezza eta''che bazzica nel business televisivo delle sit-com, giunta ormai alla saturazione della popolarita''del suo personaggio e prossima ad un esaurimento nervoso. Il bisogno di un qualcosa di piu''autentico e di piu''vero la spingeranno a prendersi una vacanza tra ridenti cittadelle californiane e paesaggi incontaminati sulla costa e sulla montagna. Sara' un vero e proprio excursus per una ricerca interiore e spirituale e la nostra divertente e divertita amica le provera' proprio tutte: passera' con facilita' dai guru californiani, che forse adottano delle filosofie troppo spicciole, ad alcune sette che insegnano ad amare la propria persona semplicemente ripetendoselo piu' volte e sposando se stessi al termine di un rituale tutto particolare. In tutto questo e' notevole la capacita' di Ruby di sdrammatizzare e di ironizzare su tutto cio' che le passa davanti agli occhi; è il suo personaggio da sit-com che prevale e lei comincia ad essere stanca del suo cinismo e delle sue battute facili. Il suo prossimo passo sara' quello di inserirsi in un gruppo che passera' una settimana all'aperto nei boschi, adattandosi ognuno alla meno peggio e facendo della terapia di gruppo, per poter condividere questa nuova ed insolita esperienza. Sara' qui che Ruby vomitera' tutte le sue angosce, dando finalmente l'impressione di aver ritrovato se stessa ("i primi giorni la presenza di questi enormi alberi mi infastidiva; ora invece, svegliarsi al mattino e sapere che sono sempre li' mi rassicura…"). Sara' anche l'ultima scena del film, accompagnato in qualche occasione dai soli di Gilmour, molto riconducibili a quelli della "Carrera Panamericana". Non sappiamo se esista una versione italiana del film, in ogni caso ne consigliamo la visione e non solo, lo ripetiamo, per la musica ma anche e soprattutto per i suoi significati.