LE SOCIETÀ PALEOLITICHE

Giugno 2004

Seconda versione Dicembre 2004

 

 

Di Giandomenico Ponticelli - gponticelli@katamail.com

 

 

 

1.1 - Gli stadi delle società paleolitiche

L'idea di dividere la preistoria dell'umanità in ère, o stadi, venne per la prima volta  a Christian Jurgensen Thomsen (1788 - 1865), primo intendente del Museo Nazionale di Antichità di Copenhagen, che nella sua guida, pubblicata nel 1836 ed edita in lingua inglese nel 1848, con il titolo A guide to Northern Antiquities, propose di organizzare il materiale espositivo del museo, suddividendolo secondo il principio delle ère tecnologiche: della Pietra, del Bronzo e del Ferro. Alcuni anni dopo alcuni scavi effettuati nelle paludi danesi e nelle abitazioni lacustri della Svizzera dimostrarono l'esattezza del suo principio classificatorio. Nel 1865 Sir John Lubbock, nel libro Prehistoric Times, avendo individuato due modi differenti di lavorare la pietra, suddivise il primo stadio culturale in due ère successive: il Paleolitico e il Neolitico (Daniel, 1968). L'idea di dividere "il passato culturale materiale dell'uomo" in ere tecnologiche (Daniel, 1968) derivava dal Darwinismo. Osservano Renfrew e Bahn: "Le idee di Darwin… suggerivano che le culture umane potevano essersi evolute in maniera analoga a quanto era accaduto per le specie vegetali e animali" (Renfrew et Bahn, 1995). L'antropologo evoluzionista americano Lewis Henry Morgan (1818-1881), nel libro Ancient Society del 1877, fornì un'ulteriore contributo alla teoria dell'evoluzione secondo stadi tecnologici di Thomsen e Lubbock. Egli suddivise la storia della civiltà in tre epoche principali (Stato selvaggio, Barbarie e Civiltà), individuando per le prime due tre sottoperiodi  (Inferiore, medio e superiore). Tale periodizzazione era scandita da invenzioni e  scoperte che erano le più rappresentative del grado di sviluppo di ciascuna fase storica (Fabietti, 2001). Scrive Morgan nel suo libro: "Tutte le grandi epoche di progresso umano coincidono, più o meno, con epoche di allargamento delle fonti di sostentamento" (Morgan, 1877). Secondo tale principio, nel primo sottoperiodo del primo stadio, gli uomini vivevano sugli alberi e si cibavano di frutta, mentre il passaggio al sottoperiodo intermedio era dovuto all'invenzione del fuoco e all'utilizzo di strumenti per la pesca, l'ultimo sottoperiodo invece si ebbe con l'invenzione dell'arco e delle frecce ed allo sviluppo della caccia. In quest'epoca, aggiunge Engels, gli uomini risiedevano all'interno di villaggi, avevano padronanza dei mezzi di sostentamento, soprattutto nella caccia. Erano abili nel costruire vasi e suppellettili in legno, nel tessere a mano  (ma senza l'ausilio del telaio), nel costruire canestri intrecciati e nel realizzare utensili di pietra. Essi erano anche degli abili navigatori (Engels, 1884). Morgan è riconosciuto come l'ultimo degli antropologi evoluzionisti positivisti.

Il nuovo secolo vedrà l'allontanamento di antropologi  ed archeologi dalle teorie evoluzioniste. Un'eccezione fu la corrente di pensiero guidata da Padre Wilhelm Schmidt (1868-1954), etnologo della scuola diffusionista - degenerazionista. Nel 1910 pubblicò in francese sulla rivista Anthropos uno Scritto, L'origine de l'idèe de Dieu. Questo scritto sarà alla base di un'opera monumentale, Der Ursprung des Gottesidee, che sarà completata nell'arco di molti anni, il cui ultimo volume uscì postumo nel 1955 (Fabietti, 2001). Lo studioso sosteneva che "… qualunque elemento [culturale], specialmente se di natura spirituale, sarebbe andato soggetto ad una alterazione, spesso concepita come corruzione e decadimento", una volta in contatto con altri complessi culturali (ibidem). Schmidt sosteneva che in alcune società umane si era avuta una "…degenerazione dell'idea di dio nell'uomo, degenerazione dovuta alla caduta dal suo stato originario", in altre parole, che anche nei popoli primitivi, o naturvölker,  esistesse in origine l'idea di un essere superiore, che in seguito al contatto con gli altri popoli, o per una naturale degenerazione, si sarebbe ridotta ad una forma più vaga di essere divino (Fabietti, 2001). Partendo da tale contesto ideologico, Schmidt definì due forme di culto che in origine avrebbero caratterizzato la vita cultuale degli uomini, il primo dedicato alla Madre-Terra ed il secondo al Padre-Cielo. Schmidt, come gli evoluzionisti, considerava valido il principio di suddividere la società primitiva in tre tipi, o stadi.

Il primo stadio, tipico delle prime organizzazioni umane del paleolitico inferiore, era costituito dai "semplici popoli". Simili gruppi, costituiti da 20-40 adulti e bambini, sono ancora reperibili in alcune parti del mondo, tra questi vi sono: alcune popolazioni della Terra del Fuoco ( i Yahgan o Yamana), altre tribù della Patagonia, gli eschimesi Caribou del Canada settentrionale, i Pigmei del Congo e delle Isole Andamane e i Kurnai dell'Australia sudorientale. In questo tipo di società, non ci fu il sopravvento di un sesso sull'altro, non esistevano ne società patriarcali, ne matriarcali (Campbell, 1990).

"Esiste[va], piuttosto, un certo equilibrio fra i sessi, ognuno dei quali svolge[va] i suoi compiti senza arrogarsi particolari privilegi o peculiari diritti al comando" (ibidem). I riti iniziatici della pubertà erano comuni a maschi e femmine, non comportano mutilazioni o deformazioni fisiche né l'apprendimento di "segreti mistici". Lo scopo delle cerimonie era quello di istruire gli adolescenti, al fine di trasformarli in buoni padri e madri. Tutto il gruppo aveva come obiettivo una vita armoniosa e solidale, fondata sul lavoro di giorno e l'intrattenimento con dei giochi dopo il tramonto (ibidem).

Durante il secondo stadio si formarono delle società "maschiliste", più grandi e più complesse. Il clan era organizzato per classi di età e per sesso. La componente maschile aveva preso il sopravvento. Nuovi riti magici e nuove tradizioni tribali presero il posto dei vecchi rituali comuni,  diventando segreti, e rigorosamente maschili. Alcune pratiche magiche, prevedevano mutilazioni sofferenze fisiche estreme, o terminavano con la circoncisione (ibidem). Alla circoncisione maschile corrispondevano pratiche analoghe per le organizzazioni femminili, ma attraverso rituali separati. Nonostante derivassero da quelli del primo stadio. Tracce di questo tipo di organizzazione erano ancora rintracciabili nel XIX secolo, tra gli Indiani-Americani delle Pianure del Nord America, tra gli Indios della pampas in Sud America e tra gli Aborigeni nei deserti dell'Australia. In queste società di cacciatori altamente organizzate predominavano gli uomini, mentre l'influenza delle donne era limitata alla sfera domestica.

Il terzo stadio, corrispondente alle culture tropicali di coltivatori, comprendeva un tipo di organizzazione sociale "completamente antitetico" rispetto a quello dei popoli di cacciatori. In queste società le donne avevano il controllo delle istituzioni religiose e sociali. Il loro potere derivava dall'esperienza della raccolta di piante che, nella fase di transizione  alla coltivazione delle piante, si rivelo fondamentale per la sopravvivenza del clan.

 

1.2 - Le società Aurignaziano - Magdaleniane.

L' interpretazione per "stadi" di Padre Schmidt, purtroppo, tende a semplificare troppo l'evoluzione culturale delle popolazioni paleolitiche. Essa non comprende, ad esempio, le società matriarcali, sorte in Europa, famose per i suoi idoletti femminili steotopigi (stear= grasso, pugh= natica), formatesi durante l'Auragnaziano (35.000 - 28.000 BP) e il Gravettiano (28.000-20.000 BP), e che meritano la giusta attenzione. Queste società Aurignaziane, si svilupparono in Europa, quando i ghiacciai lambivano ancora le porte di Oslo, e la tundra artica era diffusa ovunque. La caccia "grossa" e la raccolta erano le attività principali, ma la gente paleolitica si dimostrò anche abile nelle arti e nell'artigianato. [Sono centinaia le statuette, frutto della loro opera, localizzate nell'area, della "cultura iconografica femminile", una fascia di circa 3.000 chilometri di lunghezza e altri 300 chilometri di larghezza, limitata ad occidente dai Pirenei occidentali e ad oriente dalla valle del fiume Don (Voronez, Russia)].

Durante questo periodo, i clan di cacciatori-raccoglitrici divennero stanziali; Esistono numerose prove archeologiche che documentano la capacità delle donne di sviluppare un associazionismo al femminile molto forte. Un culto della Dea Madre, ed una serie di rituali magico-religiosi, con cui legittimavamo il loro potere. Queste società, probabilmente, sorsero nella regione renano-danubiana, diffondendosi successivamente in Francia, nella zona pireneo-aquitana (circa 25.000-23.000 BP), in Italia (circa 22.000 BP), in Russia (circa 22.000 BP) ed in fine nella regione siberiana (circa 18.000-15.000 BP). Quindi L'Europa centrale, con qualche piccola eccezione locale, fu il focolaio dell'espansione della cultura della Dea Madre, che successivamente si diresse in due, o tre, direzioni opposte. In Francia, forse anche in altre regioni, queste società entrarono in contatto con quelle già residenti. Queste società praticavano culti di tipo animistici, attestati a partire dal 35.000 BP. a Chauvet.

Anche se non è chiaro quale sia stato l'esito di questo incontro, nel Magdaleniano le società dei cacciatori riuscirono a soppiantare le società matriarcali del Aurignaziano-Gravettiano. Il clima nell'Europa meridionale cambiò, diventando più secco. I ghiacciai si ritirarono. Le steppe sostituirono la tundra. La Fauna venne sottoposta ad una pressione evolutiva differente, e di conseguenza mutò. Nuove specie animali giunsero dall'oriente, oltre alle mandrie di bisonti e di  altri bovini selvatici, arrivarono anche il cavallo della steppa, l'antilope e l'asino selvatico (Campbell, 1990). Gli uomini modificarono il loro stile di vita, diventando nomadi al seguito delle mandrie di bisonti. Le donne, forse, vennero ridimensionate nel loro ruolo (ibidem).

I culti dedicati alla Dea Madre vennero sostituiti da quelli svolti nelle caverne-santuario, come Lascaux e Tuc D’Audoubert. Gli idoletti femminili continuarono ad essere prodotti anche durante il Magdaleniano [con un vuoto durante il Solutreano ( 18.000-15.000 BP)], ma le associazioni femminili non costituivano più un epicentro magico-religioso. Le donne si ritirarono all'interno della sfera domestica, il loro culto divenne marginale, ma non scomparve del tutto. Ad est, in Russia ed in Siberia, dove il clima rimase più freddo ed i mammut sopravvissero più a lungo, anche il culto della Dea Madre sopravvisse (ibidem).

Non sappiamo, se il passaggio di potere assunse toni drammatici o sanguinosi! Molte leggende delle società patriarcali, succedute alle popolazioni matriarcali del terzo stadio (ad es., gli Ona e gli Yahgan della Terra del Fuoco), descrivono sanguinosi capovolgimenti di potere (ibidem). I rituali di queste nuove società patriarcali avevano un significato radicalmente diverso dal passato "Il fine era infatti quello di distruggere l'equilibrio armonioso fra i due sessi che esisteva in origine... e di stabilire, attraverso l'intimidazione e la soggezione delle donne, una crudele supremazia del maschi" (ibidem).

L'associazionismo maschile, nato dalla dissoluzione delle società matriarcali, diede spesso vita a società segrete; I riti praticati, costituiti da un complicato uso di tamburi e di maschere simboliche, nei casi più estremi, prevedevano il cannibalismo e la pederastia. Spesso le principali divinità di queste società erano femminili; anche il Supremo Essere veniva immaginato come una Grande Madre (ibidem).

Forse, "Tali battaglie nella guerra continua tra i sessi - espressa e sostenuta dalla mitologia - sono alla base della completa sparizione dell'Europa delle statuette femminili alla fine del periodo Aurignaziano" (ibidem), così come del matriarcato paleolitico. Forse, i numerosi segni lasciati sulle incisioni della grotta della Venere di Laussel, erano un tentativo di deturparne l'immagine, di cancellarne il ricordo, di distruggere il potere delle donne (ibidem).

Agli uomini, la forza magica attribuita alle donne, appariva grande quanto l'universo. Le associazioni femminili, in conseguenza di ciò, godevano di un potere prodigioso, a cui gli uomini ambivano, e facevano di tutto per entrarne in possesso. In molte popolazioni primitive di cacciatori sopravviveva il mito di un epoca ancora più remota in cui le donne erano le sole a possedere l'arte magica. Ad esempio le leggende degli Ona, della Terra del Fuoco, che descrivevano un tempo in cui la magia era conosciuta soltanto alle donne. Esse avevano una loro tenda in cui nessun uomo poteva entrare. Anche tra gli Yahgan (Yamana), confinanti con gli Ona, esisteva il mito di un epoca in cui le donne erano delle state astute maghe. Secondo, Spencer e Gillen, anche fra gli Australiani in passato, le donne avevano una posizione diversa nei confronti degli oggetti sacri e delle cerimonie. Dei rituali ancestrali realizzati dalle donne Australiane, rimangono ancora delle tracce ad Emily Gap. Nel luogo sacro degli Aranda esiste uno spazio, definito da un disegno sulle rocce che nei tempi passati, indicava il posto in cui le donne, ornate con le loro pitture cerimoniali, guardavano gli uomini, mentre eseguivano le loro cerimonie rituali, da cui oggi le donne sono assolutamente escluse. Altre tracce simili sono riscontrabili nel deserto nordoccidentale, in una zona nota come Mangulagura "Isola della donna", dove padre E. F. Worms, scoprì un gruppo di petroglifi, in cui vi erano rappresentate soltanto donne (Campbell, 1990).

 

1.3 - I sistemi di parentela.

Il giurista svizzero Johann Jacob Bachofen (1815- 1887) fù, ne Il matriarcato del 1861, il primo antropologo che studiò le forme di trasmissione della discendenza (Fabietti, 2001). Bachofen immaginò un passato ancestrale in cui vigeva la promiscuità sessuale tra i membri del clan, che egli definì eterismo (Engels, 1887). Questo genere di abitudini sessuali escuteva la possibilità di stabilire la paternità, per cui la discendenza veniva calcolata soltanto per linea femminile, chiamata matrilineare. In conseguenza di ciò, le donne godevano di una maggiore autorità verso le giovani generazioni, anzi godevano di così tanta autorità, che secondo Bachofen, giunsero al completo dominio sugli uomini, creando ciò che lui definì Ginecrazia, o Matriarcato (ibidem). Successivamente John Ferguson McLennan (1827 - 1881), giurista scozzese, scrisse Matrimonio primitivo nel 1865, in cui sosteneva la precedenza storica del sistema di discendenza matrilineare su quello patrilineare (Fabietti, 2001). McLennan riscontrò in molte popolazioni, l'abitudine degli uomini, soli o insieme ad altri, di rapire la propria sposa ai suoi parenti. Egli riteneva che questo costume fosse una sopravvivenza di un costume più antico secondo il quale gli uomini si procuravano le donne rapendole da altre tribù (Engels, 1887). McLennan osservò che alcune tribù erano esogame mentre altre erano endogame. Nelle prime il matrimonio era proibito ai membri dello stesso clan, gli uomini potevano prendere in moglie soltanto donne di altre tribù, e siccome molto spesso i clan erano in guerra, l'unico modo per sposarsi era il ratto (ibidem). Un altro costume molto diffuso tra i "selvaggi" era l'assassinio dei neonati di sesso femminile. Questa abitudine, secondo McLennan, avrebbe portato ad un'eccedenza di maschi in ogni singola tribù, per cui più uomini finivano per possedere la stessa donna. Anche in questo caso l'unica discendenza possibile era quella matrilineare (ibidem).

"Siccome esogamia e poliandria sorgono da una sola e medesima causa - la sproporzione numerica tra i due sessi - dobbiamo ritenere che tutte le razze esogame fossero originariamente dedite alla poliandria… E dobbiamo ritenere perciò inoppugnabile che tra razze esogame il primo sistema di parentela fu quello che conosce legami di sangue solo per parte di madre" (Mclennan, 1865).

McLennon riconobbe tre forme di matrimonio: poligamia, poliandria, e monogamia. A queste Lubbock, in The origin of Civilization del 1870, aggiunse il matrimonio di gruppo, in cui una serie di uomini possedevano in comune una serie di donne (Engels, 1887). Un anno dopo Morgan …

 

 

 

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Bibliografia

Campbell J., Mitologia Primitiva. Le maschere di Dio, Arnoldo Mondadori Editore, 1990.*

Collins D., L'avventura della preistoria. Viaggio nel passato dell'uomo dalla scimmia all'artista, Newton Compton Editori, 1980.***

Daniel G., L'idea della preistoria, Sansoni editore, Firenze 1968.

Engels F., L'origine della famiglia della proprietà privata e dello stato, Editori Riuniti, IV edizione, Roma 1972 (ed. orig. 1887).

Fabietti U., Storia dell'antropologia. Seconda edizione, Zanichelli editore, Bologna 2001.

McLennan J.F., Il matrimonio primitivo, Pieraldo editore, Roma 1991 (ed. orig. 1865)

Morgan L. H., La società antica, Feltrinelli, Milano 1970 (ed. orig. 1877).

Pfeiffer J. E., La nascita dell'uomo, Arnoldo Mondadori Editore, 1971.**

Renfrew C. e Bahn P., Archeologia. Teorie, metodi, pratica, Zanichelli Editore, Bologna 1995.