I SITI DELLA MURGIA MERIDIONALE
Agosto 2004
di Giandomenico Ponticelli
gponticelli@katamail.com
All'interno di quest'Area, sono stati scoperti siti archeologici di eccezionale valore. Già, nel estate 2003 in occasione di visita ad mio caro amico Alessandro, in vacanza ad Ostuni, ebbi modo di accertare dell'importanza dei ritrovamenti conservati all'interno del piccolo Museo di "Civiltà preclassiche della Murgia meridionale", situato all'interno del centro antico di Ostuni, nell'ex monastero carmelitano di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, nella chiesa di San Vito Martire.
Il museo conserva reperti provenienti da Grotta di Sant'Angelo, Grotta di Santa Maria di Agnano, Fasano e Lamacornola, utili per la comprensione delle società Paleolitiche e Neolitiche della zona.
Grotta di Sant'Angelo
Nel 1984 venne eseguito uno scavo a campione nella Grotta di Sant'Angelo. L'area complessiva misurava, 12 mq. circa, ed al suo interno vennero individuati 3 strati geologici. Il terzo strato, quello più antico, apparteneva al Pleistocene (Paleolitico) mentre gli altri due, più recenti, appartenevano all'Olocene (Neolitico). I materiali emersi dal terzo strato e dal secondo, hanno contribuito a chiarire alcuni aspetti ancora oscuri, riguardanti le pratiche rituali e le abitudini sociali dei cacciatori Magdaleniani e degli agricoltori neolitici. Dal terzo strato, sono stati raccolti numerosi frammenti di ossa animali, utili per capire le abitudini alimentari dei cacciatori paleolitici: Cavallo (Equus Caballus), Cervo (Cervus Elaphus), Uro (Bos primigenius), lupo (Canis lupus), donnola (Mustella nivalis) e gatto (Felis silvestris). Dagli strati successivi sono emersi inoltre: cinghiale o maiale (sus scofa), cervidi (cervidae), capriolo (capreolus capreolus), avvoltoio monaco (aegypius monacus), lepre (lepus europaeus), riccio europeo (erinaceus europaeus), tasso (meles meles) e volpe (vulpes vulpes). Nel secondo strato, è stata fatta una scoperta ancora più importante. Si tratta di un focolare delimitato da una serie di pietre, risalente al 6890 ± 70 BP. La particolarità consiste che, al suo interno e nelle immediate vicinanze, sono state rilevate tracce di farro dicocco (triticum dicoccum) carbonizzato. Probabili residui di cerimonie propiziatorie. Ad avvalorare questa ipotesi, il ritrovamento al disopra di esso di un piano di pietrame su cui erano stati impiantati diversi focolai, ed alcune buche contenenti cereali carbonizzati. In aggiunta, nello stesso livello sono state scoperti diversi frammenti di ceramica di varia forma, tra cui una rappresentazione antropomorfa a braccia alzate.
La Grotta di Santa Maria di Agnano
Gli scavi all'interno della grotta sono iniziati nel 1991, sotto la direzione del dott. Donato Coppola. I lavori di scavo hanno portato alla luce diversi tipi di industria litica, Musteriana, Gravettiana ed Epigravettiana. Al secondo periodo appartengono anche due due sepolture, OSTUNI 1 (23.450 ± 170 BP) e OSTUNI 2 (24.410 ± 320 BP). OSTUNI 1, era una donna incinta di circa 20 anni, con un corredo funebre comprendente alcuni manufatti di conchiglie. Si tratta di un braccialetto ed un copricapo, simile a quello supposto della Venere di Willendorf, impastato con ocra rossa. Il bracciale era composto da 6 cyclope nerea, 6 hinia mutabilis, 1 cypraea lurida, 1 trivia ed 1 canino di cervo forato. Il copricapo era interamente composto da circa un centinaio di cyclope nerea. Alla sepoltura vi erano associati resti di uro (bos primigenius) e di cavallo (equus caballus). Tra i materiali lavorati risalenti al paleolitico vi è una lastra calcarea con profilo di bovide ed incisioni angolari (Vedi figura in basso). Tale reperto conferma la tendenza dei cacciatori paleolitici a rappresentare le specie vittime della caccia. All'esterno del sito, che veniva considerato sacro nel paleolitico, così come in tempi recentissimi, vi è posizionata una crosta stalagmitica (25.000-12.000 BP ) su cui è stata realizzata un incisione, la cui forma può suggerire le rotondità di un ventre, e tagli di vario tipo e forma, appartenenti ad epoche diverse (vedi figura in basso). All'interno della grotta vi sono tracce di frequentazioni neolitiche, resti di un focolare, cereali ed immagini schematizzate della Dea Madre presente su due colli di vasi risalenti al V millennio Ac (figura in basso).
Conclusioni
Grazie ai numerosi reperti ritrovati nella zona è possibile ricostruire l'ambiente in cui vivevano gli uomini paleolitici 25 mila anni fa'. Il paesaggio era costituito prevalentemente da conifere. I cacciatori erano organizzati in piccoli gruppi familiari di dieci persone al massimo. Il ruolo di ogni familiare era tipico delle società di cacciatori-raccoglitrici. La donne erano specializzate nella raccolta di vegetali mentre gli uomini si erano specializzati nella caccia del cavallo (Equus Caballus) e dell'uro (Bos primigenius). A tale scopo utilizzavano la sommità della Gola di Agnano per scrutare le mandrie dall'alto e poterle cacciare. Le prede, una volta pulite, venivano portate all'interno del riparo, dove prima di essere consumate venivano cotte sul fuoco. I cacciatori si cibavano anche del midollo contenuto nelle ossa, che per essere consumato venivano spaccate (Coppola, ...). Particolarmente significativi, sono i resti di sepolture paleolitiche, in quanto da esse si evince l'adozione di pratiche rituali. Nel caso di Ostuni 1, la defunta è stata sepolta in posizione rannicchiata, con la mano sinistra posta sotto il capo e la destra appoggiata sul ventre. La pratica di adornare il corpo con dei gioielli di conchiglia ha degli equivalenti nelle sepolture liguri dei Balzi Rossi e delle Arene Candide (Ponticelli, 2004). Un'altro gesto rituale consisteva nel cospargere il capo con dell'ocra rossa e nel posizionare accanto alla defunta frammenti di ossa animali.
Il neolitico
Fasano
Nel sito di Fasano sono state scoperte tracce di cereali risalenti al Neolitico, circa il 6900 ± 80 BP (datazione dell'intonaco). Si tratta di due tipo di grano, il farro piccolo monococco (triticum monococcum) e il farro dicocco (triticum dicoccum). Due tipi di orzo, orzo a due file (hordeum distichum) ed orzo a 6 file (hordeum vulgare). Diverse piante spontanee: agrostemma sp., bromus sp., lolium sp., polygonum sp. Tracce di Olivo (olea europaea) e di vite (vitus).
Lamacornola
All'interno del sito di Lamacornola è stata scoperta una sepoltura maschile risalente al 6010 ± 60 BP, su cui sono stati collocati alcuni massi, probabilmente a scopo rituale. Si tratta di un pastore di capre, sepolto senza alcun corredo funebre.
1) Calco di uno dei Frammenti di vaso ritrovati. 2) Delia.
3) Particolare del cranio dipinto con ocra rossa e dei resti del copricapo. 4) Venere di Willendolf