La Nascita Della Caccia
- Gli studi sull'evoluzionismo di Friedrich Engels Part. III-
Versione del Maggio 2004
Di: Giandomenico ponticelli (gponticelli@katamail.com)
3.1 - L'uomo e la caccia
Lo sviluppo della tecnica e la specializzazione degli arti aumentarono il margine di controllo dell’uomo sulla natura. Gli uomini, partendo dagli Homo Ergaster, passarono dall'essere prede a predatori. Gli individui di ogni gruppo familiare diventarono più collaborativi, soprattutto in riguardo al reperimento del cibo, e meno individualisti, ad esempio favorendo un consumo sociale del cibo procurato. La caccia, nella sua forma più avanzata, diventò un azione di gruppo molto elaborata, che rese necessaria la comunicazione e lo sviluppo del linguaggio. "Il bisogno sviluppò l’organo ad esso necessario: le corde vocali" (Engels, 1876). Il lavoro ed il linguaggio insieme, favorirono un ulteriore crescita del cervello, che passò dai 600-650 cc. degli Homo habilis, ai 800-850 cc. degli Homo ergaster ed i 1000 cc. degli Homo erectus. Raggiungendo, quasi, le dimensioni del cervello dell'uomo moderno.
Questo sviluppo, come abbiamo già visto, venne scaturito da una serie di fattori: la stazione eretta, la specializzazione degli arti inferiori, lo sviluppo della comunicazione e del linguaggio, la propensione dell'uomo alla caccia e molti altri aspetti che abbiamo già analizzato precedentemente (Ponticelli, 2004). Il contributo maggiore venne dato probabilmente dalla caccia e dalle modifiche all'organizzazione sociale del gruppo che tale pratica determinò. Una conferma di tale balzo si ha, proprio, dal confronto del volume del cervello dei diversi ominidi. Il cranio degli ominidi quasi raddoppio durante lo sviluppo della tecniche della caccia, passando da meno di 600 cc degli Australopithecus agli oltre 1000 cc degli Homo erectus.
"La caccia riplasmò il cervello, arricchendo l'esperienza e premiando in modo particolare la capacità di apprendimento" (Pfeiffer, 1971).
Gli Homo erectus, gli inventori dei bifacciali, si muovevano in gruppi molto piccoli e cacciavano animali di piccola taglia. La loro organizzazione sociale, costituita da piccoli nuclei familiari che integravano caccia e raccolta, anche se era molto semplice, era comunque molto più complessa di quella degli Homo habilis, costituita da branchi molto competitivi e principalmente necrofili (Ponticelli, 2004).
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3.2 - Lo sviluppo delle società dei cacciatori - raccoglitrici
Le società umane subirono un notevole sviluppo nel paleolitico medio, quando si svilupparono le tecniche per cacciare gli animali di grossa taglia. Tracce importanti dei meccanismi messi in opera per la caccia al mammut furono scoperti in Spagna a Torralba ed Ambrona, mentre a Nizza, in Francia, furono trovati i resti di alcune delle loro abitazioni (Pfeiffer, 1971).
John E. Pfeiffer sottolinea l'importanza di questo processo, definendolo fondamentale per l'evoluzione culturale dell'uomo: "se il vitto di carne si fosse sempre limitato alla selvaggina minuta, il corso dell'evoluzione umana sarebbe stato assai meno spettacolare, e sarebbe rimasto piuttosto nella tradizione dell'evoluzione per mutamenti generici piuttosto che per mutamenti culturali" (ibidem).
La disponibilità di erbivori di grossa taglia nella savana, circa 23 mila chili per kmq, ne favorì la loro caccia. Queste grandi riserve di carne stimolarono i progressi tecnici nella costruzione degli utensili nuovi, come i percussori, e dell'organizzazione della caccia vissuta come pratica sociale. Gli uomini attraverso di essi avevano un occasione per sfidare se stessi e la natura, "vi era nella caccia un eccitamento, una sfida che trovarono rispondenza nei primi ominidi, i quali inoltre dovettero ben presto apprezzare il vantaggio economico di cacciare grossi animali invece che selvaggina minuta" (ibidem).
La crescente richiesta di risorse alimentari allargò progressivamente gli orizzonti dei primi ominidi, ampliandone il raggio d'azione. Come è noto, i cercopitechi vivono tutta la loro vita in un'area grande soltanto 1 kmq. I gorilla, che possiedono una corporatura maggiore, vivono in un territorio molto più largo, compreso tra i 40 e i 50 kmq. Gli uomini avevano bisogno di spazzi molto più grandi, paragonabili a quello di altre specie cacciatrici, come i lupi e cani selvatici, che si muovono su una superficie che varia da 1300 a 4000 kmq (ibidem).
Le nuove dimensioni del territorio, portarono gli uomini ad approfondirne la conoscenza, fin nei minimi particolari. I boscimani dell'Africa meridionale, per esempio, conoscono perfettamente le abitudini di vita di più di cinquanta specie di animali differenti. Sono in grado di riconoscere anche impronte di zoccoli, ed altri segnali, poco visibili. Riconoscono le zone che formano il loro territorio di gruppo, anche se non sono segnate da alcun confine (ibidem). Anche se non sanno leggere e scrivere, "imparano e ricordano". I cambiamenti generati dallo sviluppo della caccia grossa permisero all'uomo di sviluppare "cultura e tradizione", fattori sempre più determinanti nell'evoluzione umana a discapito delle mutazioni genetiche e dalla selezione naturale. La conseguenza fu, che il volume del cervello aumentò perchéstimolato dalla necessità di una maggiore capacità mnemonica, di un numero di unità memoriali maggiori (ibidem).
3.3 - I mnemoni di Young
John Young, della University College di Londra, definisce queste unità (mnemoni): un circuito elettrico naturale, che nel caso del octopus, comprende... "una mezza dozzina di cellule celebrali collegate e destinate a immagazzinare ricordi elementari di cose passate. L'elemento principale di un mnemone è una cellula classificatrice, che riceve impulsi elettrici nervosi da un organo di senso e ha due fibre che trasmettono impulsi ai muscoli. Gli impulsi trasmessi attraverso una delle due fibre fanno avanzare l'animale verso l'oggetto, mentre l'altra fibra trasmette solo messaggi di «ritirata». In altre parole, le fibre rappresentano l'espressione anatomica di schemi comportamentali alternativi...Così a livello di base la memoria comprende l'inibizione di una fra due possibili alternative" (ibidem).
Il mnemone, secondo John E. Pfeiffer, deve essere considerato come l'elemento primario di tutti i sistemi mnemonici, compreso quello dei primi cacciatori. L'evoluzione favorì la sopravvivenza dei gruppi umani in cui vi erano individui capaci di ricordare di più, cioè con un numero maggiore di mnemoni. D'altronde, nel comportamento umano, come nel mnemone, esiste un rapporto molto stretto tra memoria ed autocontrollo. Non è forse una caratteristica umana la capacità di inibire un comportamento non desiderato? La capacità di sapersi frenare è il frutto dell'esperienza umana, della capacità di fare progetti per il futuro e della capacità di ricordare. "Gli eventi della vita quotidiana eliminavano senza pietà gli individui che avevano una capacità di imparare e di ricordare inferiore alla media. La caccia richiede pazienza, richiede di saper aspettare la preda vicino alle pozze d'acqua dove va ad abbeverarsi...e aspettare dopo l'uccisione, per non divorare tutta la carne sul posto ma conservare la maggior parte per gli altri, che attendono al campo base. L'uomo è l'unico primate che regolarmente divida il cibo" (ibidem).
La considerevole crescita del cervello, che da solo consuma il 20 % dell'energia prodotta dall'organismo, verificatasi nell'uomo non sarebbe stata possibile senza il consumo di carne. La carne, il cui consumo era nato casualmente, con il suo contenuto di calorie, proteine e grassi fornì una serie di sostanze importantissime per lorganismo umano. Gli antenati dell'uomo vennero trasformati, fisicamente, psicologicamente e socialmente dalle attività che elaborarono per procurarsi questo nuovo cibo. "Rispondendo a un semplice bisogno essi crearono nuove condizioni, un nuovo ambiente dovuto in parte alla mano dell'uomo, e tutto un complesso di bisogni" (ibidem).
Alcune parti del cervello si svilupparono di più di altre. "Dovette provocare un aumento nelle capacità dei circuiti integrati del cervello, centri che aiutano ad analizzare l'incessante flusso di messaggi provenienti dagli organi di senso, e a far scattare l'azione appropriata in base a tali analisi" (ibidem). Le aree frontali della corteccia, legate alla capacità di progettare, subirono una maggiore espansione.
3.4 - La nascita e la crescita degli esseri umani
La crescita delle dimensioni della testa dei neonati avrebbe richiesto un allargamento notevole del bacino femminile, ma le pressioni evolutive che avevano spinto l'umanità verso il bipedismo, non permisero che nella donna si sviluppassero delle anche troppo larghe che le impedissero la mobilità. Infatti, anche se il bacino ideale per la corsa è quello maschile, le donne conservarono comunque un elevato grado di mobilità. Ma i bambini che nascevano prematuri, (la mortalità tra i bambini con un peso inferiore ai due chili e mezzo, è circa tre volte più alta che nei bambini nati a termine), avevano minori probabilità di sopravvivenza: "più presto un individuo nasce, minori sono le sue probabilità di sopravvivere".*** L'evoluzione umana si è diretta verso una soluzione di compromesso, facendo nascere i neonati con un cervello, abbastanza grande per consentire la sopravvivenza, ma non ancora sviluppato completamente (Woods e Grant, 1997; Pfeiffer, 1971).
Una scimmia appena nata ha una testa che è i 3/4 del volume di un adulto, negli Homo erectus questo rapporto è di 1/4. Negli uomini la maggior parte della crescita del cervello avviene dopo la nascita. La conseguenza di questo ritardo è il prolungamento dello stato di infanzia. Molti mammiferi sono capaci di provvedere a se stessi a pochi mesi dalla nascita, altri come le scimmie cercopitecidi dipendono dalla loro madre per circa un anno, mentre gli antropodi per due o tre anni. L'infanzia degli Homo erectus durava circa quattro o cinque anni, mentre negli uomini moderni questo periodo, in cui i bambino è completamente dipendente dagli adulti, è il più lungo di tutti, circa 6-8 anni.
Il neonato, che nella maggior parte dei casi fa parte di un parto singolo, diviene così un centro d'interesse come individuo, potendo ricevere più attenzioni e più cure. Nella riproduzione umana la quantità si trasforma in qualità. Come dice Campbell "L'evoluzione ha selezionato nell'uomo un processo riproduttivo che gli consente di mantenere i suoi vantaggi in un ambiente ostile non con la produzione di massa, ma con la protezione prenatale e le cure postnatali" (Pfeiffer, 1971).
L'infanzia prolungata è parte di un processo evolutivo più amplio che ha portato anche all'allungamento dell'adolescenza e della vita stessa; Il rallentamento della crescita favorirono un apprendimento maggiore, indispensabile per assimilare le tecniche e le regole complesse della società (Engels,1876). Il gruppo ed in particolare la famiglia, diventarono il nucleo attorno alla quale i giovani crescevano ed apprendevano, e dove probabilmente nacque il linguaggio (Pfeiffer, 1971).
Alan Woods e Ted Grant, sostengono che i primi uomini ad elaborare un linguaggio furono gli homo habilis (Woods e Grant, 1997). A sostegno di questa tesi ci sono una serie di caratteristiche del cranio, indispensabili per lo sviluppo della parola. Gli Homo habilis avevano la faccia piatta e la base del cranio corta e ripiegata, che secondo Francesca Giusti, erano le caratteristiche necessarie affinchési sviluppassero le capacità di linguaggio ed il rimodellamento della gola ed il riposizionamento della laringe in basso (Giusti, 1994). Per John E. Pfeiffer Il linguaggio venne elaborato durante il periodo di transizione fra la caccia alla selvaggina minuta e la caccia grossa, quando la vita degli uomini stava allungandosi. É probabile che esista un legame, tra la lenta maturazione degli uomini e l'acquisizione della capacità di linguaggio: "Un fanciullo docile e un adulto esperto dovevano essere un'efficiente combinazione per l'instaurarsi di comunicazioni sociali, almeno in tempi preistorici" (Pfeiffer). L'Homo ergaster aveva elaborato quelle strutture sociali complesse, originate dalla nascita della caccia, indispensabili per lo sviluppo della parola.
3.5 - Il dimorfismo sessuale
La formazione di gruppi stabili non conflittuali all'interno di famiglie o di tribù ha come indicatore il dimorfismo sessuale, la differenze di dimensioni tra i maschi e le femmine. Nei primati strutturati in gruppi guidati da un maschio dominante questa differenzaè molto marcata. Nel caso degli Australopitecus Afarensis, troviamo un dimorfismo sessuale abbastanza accentuato, probabilmente la loro organizzazione sociale era basata sulla competizione tra maschi, come per molti primati. Gli scimpanzé sono gli unici primati, insieme all'uomo, in cui tra maschi e femmine vi è soltanto una differenza del 15 – 20%, ed infatti è riscontrabile un organizzazione sociale che diverge dalle altre scimmie (Ponticelli, 2004). In queste ultime, come nel caso dei babbuini della savana, i maschi lasciano il gruppo originario appena raggiunta la maturità sessuale, migrando in altri gruppi dove entrano in competizione con gli altri maschi. La competizione tra maschi, secondo il principio selettivo "il più forte si accoppia", fa aumentare la mole dei maschi, mentre la dimensione delle femmine rimane stabile. Gli scimpanzé maschi, contrariamente a quanto fanno le altre specie, restano nel gruppo originario mentre le femmine emigrano. I maschi di scimpanzésono più collaborativi e la dimostrazione più evidente è nella crescita più contenuta dei maschi rispetto alle femmine. A partire dagli Homo habilis, e maggiormente negli Homo ergaster, il dimorfismo sessuale si riduce rispecchiando certamente un cambiamento intervenuto nell’organizzazione sociale.
3.6 - La sessualità
I rapporti familiari vennero modificati dalla nuova organizzazione sociale determinata dalla caccia, in particolare il rapporto tra gli uomini e le donne divenne più stretto, tendendo probabilmente verso relazioni monogamiche. Il motivo principale fu che con il prolungamento dell'infanzia, ed il prolungamento del periodo della dipendenza degli figli dalla madre, questa veniva ridotta per lunghi periodi all'immobilità. Inevitabilmente le donne dipendevano a loro volta dal proprio compagno. "Quanto più lungamente e intensamente un piccolo ha bisogno della madre, tanto più lungamente e intensamente la madre ha bisogno di un maschio adulto di cui si possa fidare" (Pfeiffer, 1971). Lo sviluppo della caccia rese necessario la formazione di legami più forti tra maschio e femmina. La tesi dei cacciatori monogamici è sostenuta da Desmond Morris che fa risalire innamoramento e fedeltà, tendenza diffusa in molti animali ad esclusione dei primati, allo sviluppo delle società di cacciatori. "Le femmine rimanevano legate e fedeli ai loro maschi mentre questi erano lontani a caccia e le gravi rivalità sessuali tra maschi diminuirono, agevolando così lo sviluppo dello spirito di collaborazione. Cacciando insieme con successo, sia il maschi più debole che quello più forte dovevano fare la loro parte" (Morris, 2002).
un' agevolazione alla costituzione di rapporti stabili, fu la scomparsa dell'estro sessuale. Molti mammiferi durante l'ovulazione, o poco dopo, entrano in estro (calore) anche se stanno allattando ancora la prole. Durante questo periodo le cure parentali sono sospese. Questo comportamento "sconsiderato" da parte della donna sarebbe estremamente rischioso per la vita dei sui figli, che come abbiamo visto, hanno bisogno di molte attenzioni. La selezione naturale operò a salvaguardia della prole già nelle scimmie cercopitecidi e antropoidi. In queste specie l'estro sessuale si interrompe durante l'ultima fase della gravidanza e la prima fase dell'allattamento. Nella donna, questo processo evolutivo si completò circa un milione o mezzo milione di anni fa quando si formarono le bande di cacciatori-raccoglitori del genere Homo Ergaster-Erectus, in cui si ebbe la scomparsa dell'estro e comparsa dell'orgasmo femminile. La donne diventarono ricettive sessualmente in ogni momento, riuscendo a porre un limite all'aggressività dell'uomo. La comparsa dell'orgasmo femminile contribuì ad accrescere l'interesse per l'altro sesso, generando nella donna delle spinte monopolizzatrici e contrapposte alle tendenze associazioniste di soli maschi. Il cambiamento del comportamento femminile, contribuirono a legare più stabilmente il maschio al gruppo madre-figlio, creando le premesse per la nascita della famiglia:"Erano queste le prime fasi della preistoria dell'amore, almeno dell'amore in senso umano" (Pfeiffer,1971).
In queste società venne a crearsi una divisione del lavoro tra gli uomini "cacciatori" e le donne "raccoglitrici", diversità che tendeva a rimarcare maggiormente le differenze sessuali. I rituali propiziatori per la caccia e le assenze prolungate dall'accampamento, lontano da altre femmine, portò alla formazione di associazioni per soli uomini. Ugualmente, all'interno del villaggio, le donne costituiscono le loro associazioni femminile, creando le basi per le società matriarcali che si sviluppavano nel paleolitico superiore (ibidem). La scelta sessuale "cosciente" e la formazione di associazioni maschili o femminile determino la nascita di pratiche omosessuali e lesbiche."In un ambiente di forze potenzialmente distruttici il problema evolutivo era quello di creare una struttura sociale sicura e stabile, un tipo del tutto nuovo di società, forte e flessibile abbastanza da includere associazioni fra maschio e femmina non meno che associazioni fra soli maschi", o sole femmine (ibidem).
"Il cambiamento dei modelli di comportamento sessuale portò con sè nuovi ordini di complessità sociale, nuove cose da imparare e ricordare, nuove inibizioni e proibizioni" (ibidem). I cacciatori e le raccoglitrici svilupparono tabù incestuali, sistemi e regole anticoncezionali, riuscendo a stabilire un controllo demografico. La procreazione, come nei cacciatori-raccoglitrici contemporanei, veniva rinviata attraverso l'istituzione di cerimonie e pratiche rituali, in modo che l'uomo avesse il tempo di imparare a cacciare ed a provvedere a se stesso ed alla sua famiglia. La nascita del tabù dell'incesto, aveva uno scopo in più, quello di eliminare le gelosie e le rivalità che potevano nascere all'interno della famiglia. Queste restrizioni riducevano i conflitti sia all'interno della famiglia, che al suo esterno, attraverso le unioni esogamiche (ibidem).
3.7 - Collaborazione ed Organizzazione
La caratteristica più importante dell'uomo, come osserva Pfeiffer, è la sua attitudine alla collaborazione con altri suoi simili, diversamente dagli altri primati riesce a controllare la sua aggressività ed a trarne benefici in termini evolutivi, quindi paragonare semplicemente gli uomini agli altri animali può essere pericoloso (ibidem). Le teorie Darviniane, sintetizzate nella formula "Struggle for life"; non trovano nessuna conferma nella organizzazione sociale degli uomini, neanche nelle epoche più remote. F. Engels aveva già notato i limiti delle teorie social-evoluzioniste in una lettera scritta a Pyotr Lavrov del 17 novembre 1875: "Of the Darwinian doctrine I accept the theory of evolution , but Darwin's method of proof (struggle for life, natural selection) I consider only a first, provisional, imperfect expression of a newly discovered fact [una nuova scienza in formazione]" (Engels, 1875).
Nella dialettica della Natura, leggiamo:"Fino a Darwin, coloro che sono attualmente suoi seguaci mettevano appunto in evidenza l'armonico coordinamento del lavoro nel mondo organico: come il regno vegetale offre agli animali cibo e ossigeno, e questi ultimi alle piante letame e ammoniaca e acido carbonico. Appena le teorie di Darwin vennero accettate, le stesse persone videro ovunque e soltanto lotta. Tutt'e due le concezioni giuste entro certi limiti, ma tutt'e due ugualmente unilaterali e limitate" (Marx e Engels, ...).
"The interaction of bodies in nature — inanimate as well as animate — includes both harmony and collision, struggle and cooperation [L'interazione dei corpi nella natura - inanimati quanto quelli animati - include contemporaneamente armonia e collisione, lotta e cooperazione.]" (Engels, 1875).
"Tutta la teoria della lotta per l'esistenza è semplicemente il trasferimento dalla società al mondo organico della teoria hobbesiana del bellum omnium contra omnes, e della teoria della concorrenza dell'economia borghese, come pure della teoria di Malthus sulla popolazione" (Marx e Engels, ...).
Mentre le idee di Darwin, riassunte nel concetto: "struggle of life", essendo una trasposizione degli ideali ottocenteschi della borghesia europea in ascesa, senza nessun fondamento scientifico, riscuotevano grande successo. Le tesi Engels sintetizzate nel concetto di "struggle and cooperation", vennero presto dimenticate.
Richard C. Lewontin condivide in pieno le osservazioni di Engels. "Quel che fece Darwin fu di prendere l'economia politica dell'inizio del secolo XIX e di espanderla fino a includere tutta l'economia naturale" (Lewontin, 1993). In particolare "Con il cambiamento dell'organizzazione sociale indotto dallo sviluppo del capitalismo industriale, comparve una concezione completamente nuova della società, in cui l'individua era fondamentale e indipendente...La società viene a questo punto pensata come la conseguenza, e non la causa, della proprietà dell'individuo. Sono gli individui che fanno le società". Per questo tipo di società si formò una nuova visione "riduzionista" della natura (ibidem).
Le doti collaborative degli uomini si tradussero nell'elevato grato di complessità della sua organizzazione sociale. Anche gli altri primati possono essere altamente organizzati, ma questi sono in grado di esprimerla soltanto all'interno del gruppo, il loro sistema sociale è generalmente chiuso, non riescono ad esportare all'esterno la loro organizzazione. Le diverse bande di scimpanzéo di gibboni tendono ad ignorarsi, o a combattersi. L'uomo è l'unico primate che riesce a costituire "organizzazioni di organizzazioni", unioni tribali e confederazioni (Pfeiffer, 1971). Alcuni aspetti di questa apertura all'esterno, furono i matrimoni esogamici e lo sviluppo della caccia grossa.
Secondo Washburn, il territorio di caccia di ogni tribù venne definito in base ad accordi con le bande vicine, perchéle discussioni per i confini, oltre a disturbare la caccia, disperdevano le energie dei cacciatori. Gli scambi matrimoniali tra gruppi vicini contribuì ad instaurare relazioni amichevoli, attraverso la diffusione dei legami di sangue su una vasta area (ibidem).
Un salto considerevole nell'organizzazione degli uomini venne fatto quando questi scoprirono che era possibile controllare il fuoco, e che il suo impiego poteva essere molto vantaggioso. L'utilizzo del fuoco, permise all'umanità di compiere il primo grande passo verso la comprensione delle leggi della natura, e dall'emancipazione da essa. I vantaggi acquisiti riguardavano sia miglioramenti della vita nelle dimore che nelle tecniche di caccia.
All'interno delle caverne e nelle capanne vennero create zone di sonno, calde e luminose di notte, in cui era possibile difendersi dai grossi predatori. La fobia del fuoco degli animali venne utilizzata all'interno delle strategie di caccia, in cui venne impiegato per spingere gli animali in una trappola, come si faceva nel paleolitico medio nella valle di Torralba. L'uso delle fiamme nella fabbricazione di lance e giavellotti rese questi strumenti più duri ed efficaci.
"Quanto più l’uomo si allontanava dalla pianta, tanto più si elevava anche al disopra della bestia" (Engels, 1876).
Come dice Pfeiffer, avvicinandosi alle conclusioni di F. Engels: "Con la pratica della caccia l'uomo primitivo si trovò sempre più staccato dal resto del regno animale... La caccia spalancò un abisso fra l'uomo e le altre specie, creando effettivamente due mondi là dove prima ce n'era uno solo...L'uso di mangiar carne condusse, impercettibilmente, a tecniche di caccia sempre più elaborate e gradualmente trasformo l'uomo. In lui per la prima volta la cultura e la tradizione divennero sempre più responsabili dei mutamenti che una volta erano provocati quasi esclusivamente da mutazioni genetiche e dalla selezione naturale" (Pfeiffer, 1971).
Si pensa che l'uso di cuocere le vivande risalga a circa 80 mila anni fa. Prima di allora, i denti utili per macinare e frantumare tendono a rimanere grandi. Ma l'usanza di cuocere il cibo può aver contribuito a rimodellare i contorni del volto umano. "I cibi più morbidi sollecitano meno la mascella e i muscoli mascellari, che divennero più piccoli insieme ai molari. Questo a sua volta si ripercosse sul disegno dell'intera faccia: le grosse e prominenti sporgenze ossee sopraorbitali, e altre spesse protuberanze ossee, sostegno dei potenti muscoli mascellari, si ridussero di molto quando il volume dei muscoli diminuì. Il cranio divenne più sottile, favorendo un'espansione della calotta cranica che doveva ospitare un cervello di maggior volume" (ibidem).
Per Alan Woods e Ted Grant, la modifica delle relazioni sociali è in relazione con il consumo di carne, l'organizzazione della caccia e l’aumento del volume del cervello (Wood e Grant, 1997). Quest’ultimo consuma il 20% dell’energia prodotta dall’organismo, nonostante costituisca soltanto il 2% del peso totale. A sostenere incremento dell'encefalo, come conferma anche Francesca Giusti, vi fu il passaggio all'alimentazione carnea (Giusti, 1994). La carne con il suo contenuto di calorie, proteine e grassi fornì una serie di sostanze importantissime per l’organismo umano, soprattutto per il rinnovamento dei tessuti (Engels, 1876). Inoltre, tale alimentazione, e la sua cottura, accorciò i tempi di digestione e i processi vegetativi. In definitiva, la carne "portò all’acquisto di tempo, di sostanze e di energia" (ibidem).
Insieme ai cambiamenti fisici si verificarono nuovi stimoli alla vita di gruppo. Gli uomini potevano passare più tempo nelle loro dimore attorno al focolare, mangiando insieme agli altri membri del gruppo oppure passando il tempo a chiacchierare. Le ore dopo il tramonto, di relativo riposo, potevano essere impiegate per progettare le attività sempre più complesse del giorno successivo. Questa nuova complessità richiedeva l'evoluzione di più elaborati e raffinati mezzi di comunicazione. "Il linguaggio, la forma più umana dell'umano comportamento, deve aver preso un enorme impulso quando la caccia si sviluppo e i focolari ardevano allegri dopo il tramonto" (Pfeiffer, 1971).
Il focolare, luogo di incontro giornaliero del gruppo, dove si consumava il cibo frutto dell'organizzazione sociale e della caccia, fu probabilmente il posto dove si sviluppo il linguaggio umano. L’uomo elaborò una forma di comunicazione straordinariamente complessa, riuscendo a dare ad ogni cosa un significato specifico. Questo perché, l’uomo riuscì ad articolare suoni più complessi grazie all’uso delle consonanti, possibile soltanto con lo sviluppo della stazione eretta (Wood e Grant, 1997). Con il bipedismo, l'uomo sviluppo una serie di modifiche che riguardarono la testa. La sua posizione rispetto al corpo cambiò, diventando anch'essa eretta ed allineandosi con la spina dorsale. La mandibola subì un ridimensionamento. La posizione della lingua cambiò, invece di essere situata completamente all’interno della bocca, una parte di essa si posizionò all’interno della gola andando a formare la parte posteriore del tratta orofaringeo. La mobilità della lingua consentì la modulazione della cavità orifaringea. "La forma dell’apparato vocale e la capacità fisica di combinare vocali e consonanti sono i presupposti fisici del linguaggio umano, ma niente di più. Solo lo sviluppo della mano, connesso inscindibilmente con il lavoro e la necessità di sviluppare una società altamente cooperativa, ha reso possibili l’aumento delle dimensioni cerebrali e del linguaggio" (ibidem).
Il fuoco, come vedremo più avanti, ebbe un ruolo centrale nelle prime esperienze mistico-religiose dell'uomo. Nascono nel Paleolitico inferiore, nei più remoti meandri delle caverne, i primi dipinti o graffiti di animali all'interno di scene di caccia.
Da una serie di circostanze che si verificarono contemporaneamente modificarono la vita degli uomini attraverso la nascita della caccia, del linguaggio, dell'arte e di relazioni familiari complesse. Favorendo, piuttosto che un processo lento e graduale, un balzo rivoluzionario (ibidem).
"La materia diventa cosciente di sé. L’inizio della storia si sostituisce all’evoluzione inconsapevole" (ibidem).
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Bibliografia
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