Il Lavoro e l’origine Dell’Uomo

- Gli studi sull'evoluzionismo di Friedrich Engels -

Nuova versione Aprile - Maggio 2004

Di: Giandomenico ponticelli (gponticelli@katamail.com)

 

 


 

1.0 - Premessa

John E. Pfeiffer, nello scritto The emergence of Man (La nascita dell'uomo), dimostrò che nel passaggio evolutivo dalla scimmia all’uomo, lo sviluppo delle articolazioni precedette lo sviluppo del pensiero. Più precisamente, nel graduale adattamento alla vita sugli alberi, le scimmie prima di conseguire un aumento dell'encefalo, specializzarono le articolazioni superiori ed in particolare le mani.

Circa cento anni prima, Friedrich Engels, nello scritto, rimasto purtroppo incompleto, "Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia", era arrivato alle medesime conclusioni. Per Engels, lo sviluppo del lavoro e della manualità, e conseguentemente della caccia, avevano prodotto un considerevole aumento del cervello umano.

L'evoluzione umana, conseguita per stadi, aveva avuto quattro momenti fondamentali.**** La prima fase, consistette nello sviluppo della stazione eretta. Questa fase si rilevò indispensabile, perchè liberando gli arti superiori dalla locomozione, favorì il secondo stadio dell'evoluzione dell'uomo, la specializzazione delle mani, in cui gli arti superiori si organizzarono come gli organi del lavoro. Entrambi queste modifiche, furono responsabili di un'ulteriore serie di cambiamenti nell'organismo umano, (ad es. lo sviluppo delle corde vocali), che costituirono la base per un ulteriore salto organizzativo dell'umanità, l'ultimo in termini evolutivi, in cui si realizzarono le prime forme di organizzazione sociale e lo sviluppo del linguaggio.

 

La prima parte dell'evoluzione umana, ed in particolare Il rapporto tra stazione eretta, bipedismo e sviluppo umano verrà sviluppato più avanti nello scritto "Dalla scimmia all'uomo". Analizzeremo nel dettaglio il secondo aspetto, la concezione del lavoro secondo Marx ed Engels, ed i contributi di Amedeo Bordiga, Alan Woods e Ted Grant.

 

1.1 - Il lavoro e l'origine dell'uomo

Marx, nella III sezione del primo libro del Capitale, diede una prima definizione di "lavoro" umano:

«Per farza-lavoro o capacità di lavoro intendiamo l'insieme delle attitudini fisiche e intellettuali che esistono nella corporeità, ossia nella personalità vivente d'un uomo, e che egli mette in movimento ogni volta che produce valori d'uso di qualsiasi genere» (Marx, 1867).

Marx, Nella IV sezione del primo libro del Capitale, diede un'ulteriore definizione di "lavoro" ed il suo rapporto tra uomo, natura:

«In primo luogo il lavoro è un processo che si svolge fra l'uomo e la natura, nel quale l'uomo, per mezzo della propria azione, media, regola e controlla il ricambio organico fra se stesso e la natura: contrappone se stesso, quale una fra le potenze della natura, alla materialità della natura. Egli mette in moto le forze naturali appartenenti alla sua corporeità, braccia e gambe, mani e testa, per appropriarsi dei materiali della natura in forma usabile per la propria vita» (Marx, 1867).

Il lavoro, secondo Marx, è l'insieme di tutte le azioni utili all'uomo per interaggire con la natura. L'umanità, a differenza degli altri esseri viventi , diventa una "potenza della natura", perchè attraverso la sua azione sul mondo naturale è in grado di modificare a suo vantaggio le proprie condizioni di vita. Allo stesso modo, la natura condiziona l'evoluzione umana, favorendo cambiamenti fisici e culturali. Marx, osservando che: «Operando mediante tale moto sulla natura fuori di sè e cambiandola, egli cambia allo stesso tempo la natura sua propria», individua una legge che appartiene a tutto il mondo animale, e non soltanto all'uomo. La differenza, sta che gli uomini sono dotati di una marcia in più. Noi siamo capaci di programmare progetti sul lungo periodo, di elaborarli, e di condizionare la nostra volonta nell'esecuzione di azioni precise. «Non che egli effettui soltanto un cambiamento di forma dell'elemento naturale; egli realizza nell'elemento naturale, allo stesso tempo, il proprio scopo, da lui ben conosciuto, che determina come legge il modo del suo operare, e al quale deve subordinare la sua volontà». L'uomo manifesta, in maniera non accidentale, una "volontà conforme allo scopo" per tutta la durata del lavoro (Marx, 1867).

Friedrich Engels, approfondì la relazione esistente tra uomo, lavoro e natura, cercando di approfondirne l'origine paleontologica, dando una base storico-empirica agli studi del Capitale di Karl Marx.

Il "lavoro" di Engels, "...è la fonte di ogni ricchezza…accanto alla natura, che offre al lavoro la materia grigia che esso trasforma in ricchezza" (Engels, 1876).

Engels riuscì ad elaborare una legge generale, senza che nessuna delle grandi scoperte nel campo della paleontologia, fosse stata ancora realizzata. Oggi sappiamo, ad es. che gli Homo ergaster, a differenza delle altre specie, erano dediti alla caccia, costruivano arnesi di pietra e sapevano usare il fuoco, senza avere un cervello particolarmente sviluppato. Questa è una conferma postuma a quanto ipotizzava Engels, quando affermava che lo sviluppo culturale e fisico dell'uomo, (coincidente con il passaggio dalla forma Australopithecus a quella Homo Habilis), si ebbe attraverso il progressivo sviluppo delle tecniche di lavorazione, dello sviluppo della mano e della sua articolazione, e non del suo cervello. Avvenne così che il lavoro creò lo stesso uomo (Engels, 1876). Engels, come nota Amedeo bordiga, si pone agli antipodi della concezione "cerebrale" ed "idealista" dell'evoluzione umana. Nella sua concezione "materialista" e "dialettica", «l'uomo non è definito da testa, coscienza e spirito, ma dalla facoltà specifica e sociale di produrre gli strumenti di produzione al fine di trasformare la natura e piegarla ai suoi bisogni» (Bordiga, 1973).

La più grande conferma alle teorie engelsiane avvenne negli anni '70 del secolo scorso, quando vennero scoperti i resti fossili di Australopithecus e di Homo Habilis. Queste due specie, nonostante avessero una capacità cranica di poco differente, dimostrarono di avere capacità tecniche molto diverse. Mentre i primi avevano capacità identiche a quelle delle scimmie, gli Homo habilis erano abbastanza abili da costruire arnesi di pietra, anche se molto rudumentali, conosciuti come coppers di Olduvai. Il ritrovamento di utensili di pietra accanto a fossili umani dimostrarono che "la tecnica [Il lavoro] è una caratterristica specifica umana che ha giocato un ruolo decisivo come agente dell'evoluzione" (Bordiga, 1973).

 

1.2 - Le articolazioni ed i mutamenti ambientali

Se potessimo mettere una scimmia, un "selvaggio" ed un uomo moderno. Scopriremo che questi tre primati hanno molte caratteristiche fisiologiche comuni. Tuttavia, gli homo sapiens sapiens dimostrano di avere una grande capacità di articolazione degli arti superiori. La vera differenza tra gli uomini e le scimmie, consiste nella diffente capacità di usare le mani. L’uomo, come osserva Engels, anche il più selvaggio, riesce ad utilizzare le mani in un'infinità di modi differenti (Engels, 1876). L'abisso creato tra l'uomo e gli altri primati fu determinato dall'adattamento a nicchie ecologiche differenti. Mentre le scimmie si specializzarono in una comoda vita sugli alberi, gli ominidi si riadattarono alla vita nella savana e in ambienti silvicoli più aperti, di fatto più avventurosa. Tutte le articolazioni subirono un lento riadattamento, dovuto alla nuove sollecitazioni a cui vennero costantemente sottoposti. Lo svilupo del cervello fu una conseguenza dell'eleborazione di nuove attività.

"La mano non è quindi soltanto l’organo del lavoro: è anche il suo prodotto" (Engels, 1876).

La specializzazione degli arti superiori, venne preceduta dallo sviluppo la stazione eretta e del bipedismo, entrambi conseguenza dell'adattamento agli spazi aperti. In questo processo, lo svantaggio di essere più lento si trasformo nel vantaggio "difensivo" di vedere molto più lontano. Quando gli arti superiori vennero liberati dalla locomozione, la loro specializzazione fu possibile. Tutte le attività dell'uomo migliorarono: la raccolta del cibo, l’utilizzo di strumenti, i rapporti sociali. Come anche Pfeiffer, disse "il miglioramento della presa precede il miglioramento del pensiero" (Pfeiffer, 1971).

Curiosamente, l'uomo, insieme alla specializzazione degli arti superiori, sviluppò anche l'utilizzo preferenziale di una mano rispetto ad un'altra. Oggi, il 90% degli uomini e delle donne utilizzano la mano destra mentre negli altri primati vi è assoluta parità. Secondo Alan Woods e Ted Grant, questà particalorità umana è in relazione lo sviluppo del linguaggio. Coloro che usano la mano destra, hanno le funzioni celebrali localizzate nell’emisfero cerebrale opposto. In questo emisfero si trovano anche i centri responsabili del linguaggio, mentre l’emisfero destro è specializzato nelle capacità connesse allo spazio.**** Secondo i due autori, un ulteriore traccia della relazione tra linguaggio e manualità, si può riscontrare nello sviluppo iniziale del sistema nervoso del bambino, in cui le aree connesse all’uso dei strumenti e del linguaggio sono unite alla nascita, e si separano soltanto dopo i due anni di vita. "il linguaggio e l’abilità manuale si sviluppano insieme a questa evoluzione si riproduce nello sviluppo odierno dei bambini" (Woods e Grant, 1997).

 

1.3 - Lo sviluppo del cervello

Dall' homo habilis agli uomini di Cromagnon «l'evoluzione della specie umana basata sul bipidismo appare come la risultante e il contraccolpo degli effetti del lavoro sulla morfologia del cranio e la capacità encefalica, con la sparizione progressiva della prominenza sopraorbitale, l'apetura del ventaglio corticale e l'affinamento della corteccia - modificazioni che a loro volta reagiscono dialetticamente sulle possibilità tecniche della specie» (Bordiga, 1973).

La struttura del cervello degli ominidi, come ribadisce Bardiga, è dunque "in stretto rapporto con l'esercizio della tecnica [lavoro]", cioè con il grado tecnologico raggiunto dalle specie. In particolare, la porzione del cervello che si è sviluppata sotto gli stimoli dell'attività umana è la regione fronto-temporo-parietale media che, già con i primi ominidi, ha subito il continuo aumento della superficie della corteccia cerebrale (Bordiga, 1973).

"L'evoluzione della tecnica [lavoro] e quella, parallela della struttura del cervello, sono concepibili soltanto all'interno di uno stesso processo dialettico che si svolge in questo modo: il lavoro si ripercuote sulla funzione cerebrale, la quale, affinandosi, dà luogo a una tecnicità più elaborata e complessa che comporta una vita di relazioni più ricca, causa a sua volta di una nuova differenziazzione dell'encefalo, e cosi via, fino al raggiungimento dell'attuale profilo d'equilibrio cerebrale medio" (Bordiga, 1973).

 

 

Prima di sviluppare i punti successivi dell'analisi engelsiana sull'influenza del lavoro sull'evoluzione umana è necessario fare un passo indietro. Bisogna analizzare nel dettaglio, attraverso la lente marxista, Il passaggio evolutivo da una specie di primati ad un'altra, attraverso la comparazione dei cervelli, e come questi si sono sviluppati.

 

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...F. Engels...

 


 

 

Bibliografia

 

Bordiga A., Come Monod distruggerebbe... la dialettica. Parte II; I criteri distintivi umani e il ruolo avuto dal lavoto nel processo di trasformazione della scimmia in uomo. In Programme Communiste - n° 58 del 1973

Diamond J., Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni. Einaudi editore, 1998

Engels F., Parte avuta dal lavoro nel processo di umanizzazione della scimmia. Probabilmente del 1876

Engels F., Lecter of Engels to Pyotr Lavrov In London. London, Nov. 12-17, 1875. Online Version: Marx/Engels Internet Archive (marxists.org) 2000.

Fedele F., (a cura di), Aspetti dell'evoluzione umana. Guida editori, 1985

Giusti F., La scimmia e il cacciatore. Interpretazioni, modelli e complessità nell'evoluzione umana. Donzelli editore, 1994

Lewontin R. C., Biologia come ideologia. La dottrina del DNA. Bollati Boringhieri editore s.r.l.,1993

Marx K., Il capitale. Critica all'economia politica. Editori Riuniti, II ristampa dell'edizione anastatica del 1989. Vol.1 (Ed. orig. 1867)

Marx K. e Engels F., Dialettica della natura, Opere complete, Libro XXV. Editori Riuniti.

Morris D., La scimmia nuda. Studio zoologico sull'animale uomo. XV edizione Tascabili Bompiani marzo 2002

Pfeiffer J. E., La nascita dell'uomo. Arnoldo Mondadori editore, 1971.

Woods A. e Grant T., La rivolta della ragione. Filosofia marxista e scienza moderna. A C Editoriale coop arl, luglio 1997