Biografia di Vincenzo Maria Pintorno
 
(musicista)
a cura del Prof. Domenico Portera

È stato facile e naturale privilegiare la figura del concittadino Maestro Vincenzo Maria Pintorno volendo dare nome al nuovo complesso bandistico cefaludese.

Nel campo della "bell'arte" il Maestro fu ed è gloria della nostra Città.

Questo "Centro di Cultura", del quale la musica costituisce uno dei primi segmenti culturali, perseguendo tra i tanti suoi scopi quello di far conoscere alla presente generazione l'arte, la cultura, gli usi, i costumi, le tradizioni, la storia di Cefalù, sente tutto l'orgoglio di battezzare la sua nascita con una iniziativa di valore pedagogico: la pubblicazione della biografia del proprio illustre concittadino Maestro Vincenzo Maria Pintorno.

Riteniamo che è fondamentale per una comunità avere contezza che le proprie fortune poggiano sull'opera di uomini che nel loro passaggio terreno hanno lasciato un segno imperituro, nulla togliendo ai tanti che col loro silenzioso operare all'insegna della laboriosità e dell'onestà, hanno contribuito, in tutti i tempi, alla crescita della società.

Il nome di Vincenzo Maria Pintorno ha varcato i limiti del territorio comunale, regionale, nazionale, per assurgere a dignità internazionale. Si pensi che in Irlanda ed in Giappone vi sono Conservatori a suo nome.

Siamo lieti, come Centro, di poter diffondere il presente opuscoletto, curato con passione e competenza dal concittadino Prof. Domenico Portera.

Di lui non vorremmo dire cose che già avessimo dette; ma ad ogni modo ci ripetiamo volentieri notando qui le magnifiche qualità di quest' allievo dell'indimenticabile Platania che ne hanno fatto uno dei migliori direttori della scena lirica Italiana. Intuito interpretativo ragguardevolissimo, gusto musicale impeccabile, scienza dotta dell'effetto, cura paziente e meticolosa del dettaglio, energia tutta meridionale, un ascendente personale notevole, sono le qualità che rendono Vincenzo Maria Pintorno uno dei direttori e concertatori meglio amati dal nostro pubblico (Gazzetta di Torino).

Correva l'anno 1892, Vincenzo Maria Pintorno aveva appena trent'anni ed era stato già chiamato per dirigere al teatro Alfieri Le vispe comari di Windsor di Otto Nicolai (1810-1849); il Nabucco e I Vespri Siciliani di Giuseppe Verdi. Il redattore della pagina musicale del quotidiano torinese concludeva la sua nota scrivendo ancora sul Pintorno: "oltre ad un vivacissimo applauso di sortita, ebbe nella esecuzione della Sinfonia del Nabucco quel che si chiama una vera ovazione".

L'esordio tra il pubblico dell'elegante e raffinato capoluogo piemontese poteva considerarsi, per il siciliano di Cefalù Vincenzo Maria Pintorno la risultanza dell'onda lunga del triennio precedente allorché il Maestro, tornato a Milano, dopo una relativa breve parentesi (era stato docente di flauto nel Liceo "Rossini di Pesaro") si volle dedicare alla direzione d'orchestra.

Tanti i giornali nazionali ed esteri che hanno parlato di Pintorno. Ho voluto tra i tanti giudizi privilegiare quello del redattore del foglio piemontese perché nella sua sintesi, mi sembra abbia colto l'essenza della personalità artistica di Vincenzo Maria Pintorno che, poi, è il riflesso di quella spirituale.

Energia e ascendente! Aggiungo con un'espressione più suggestiva, pur nel pericolo di scadere nella retorica, che il Nostro aveva un suo "carisma" che certamente tanto ha influito nella sua attività professionale.

Le sue fattezze, il suo portamento assolutamente elegante, la scelta di abiti il cui colore non aveva altra alternativa se non il bianco e il nero; ed infine, la sua barba e il suo "pizzo" e "baffi" dal non mai scaduto stile umbertino, lo rendevano inconfondibile, quasi unico, aneddotico tanto quanto, poi, sarà per qualche generazione la sua longevità. Ben 106 anni!

Ho avuto il bene di conoscerlo quando la sua età era più che veneranda. Esattamente negli anni '60 egli aveva di poco superato il secolo di sua vita. E in qualche occasione, ho potuto godere del suo piacevole conversare.

Antonio Castelli (Castelbuono 1923 - Palermo 1988), scrittore tanto raffinato, lo "pennellò" nel suo "Gli ombelichi tenui" - "Spirito chiaro……lo dimostra nella conversazione, che rivela tuttora un gusto godibilissimo".

Antonio Castelli scriveva queste note negli anni '60…….!

Riguardando quel periodo, quei brevi momenti di incontri fortunati con il Maestro sono portato a mutuare per me quel che aveva scritto, tra tante ragguardevoli cose, Michelangelo Abbado sul "Annuario del Conservatorio di Milano" del 1967 (in quel tempo Vincenzo Pintorno aveva raggiunto i 105 anni):"Mi colpì il suo sguardo vivo e penetrante". Ma mi colpì ancora di lui il suo rapporto con il tempo. Le sue "trascorse primavere" non sembravano mai esser trascorse. Egli viveva, infatti, il presente nella sua intensità.

Come si suol dire, non si voltò mai indietro. Mai un attimo di sospiroso rimpianto per i tuoi trascorsi umani e professionali, non è stato mai vecchio… insomma.

È vero ed è certo, inoltre, che amò sempre la musica… e la bellezza.

Foscoliano, sicuramente, per l'aneddotico apprezzamento per le bellezze muliebri… musica e bellezza furono la sua autentica poesia.

Non mascherò mai il suo raffinato, delicato riguardo per quanto di più bello la natura ci può offrire.

Credo ancora che per quel che concerne questo aspetto Antonio Castelli abbia colto quella spiritualità che, in fondo, stava alla base degli aneddotici "successi col gentil sesso" quando egli scriveva che Maestro Pintorno, nonostante tutto. "Resta un signore timido e discreto, protetto sempre da un fitto velo di verecondia".

Poter affidare oggi alle stampe questo mio lavoro mi fa felice. Tentare di far conoscere attraverso questo mio scritto un personaggio che non va definito "d'altri tempi", ma vivo, attuale perché vivo e attuale è sempre perseguire un ideale di vita, le proprie passioni, valorizzando le proprie vocazioni, è un privilegio. Se mediante le mie brevi note su Vincenzo Maria Pintorno riuscirò a trasmettere quel mio intendimento di mostrare come l'identità di una Comunità si fonda essenzialmente sui contributi che ognuno di noi doverosamente da per rendere migliore la società in cui vive, mettendo a servizio le proprie capacità, qualsiasi possa essere il suo mestiere e la sua professione, se riuscirò in quest'uopo, sento di essere gratificato dal presente lavoro.

Vincenzo Maria Pintorno nacque a Cefalù il 31 Gennaio 1862 da Don Francesco e da Francesca Re nella casa che un tempo fu dei Ventimiglia sull'attuale Corso Ruggero, in quel tempo "Strada Piazza" al numero civico 55, più esattamente in quel punto che faceva unico comparto con l'Osterio Magno. Oggi i familiari vi hanno posto una lapide in quel sito. Era Sindaco di Cefalù in quell'anno Salvatore Misuraca, anche se l'atto allo Stato Civile al numero 44 del repertorio porta la firma dell'Assessore Salvatore Fava in data 1° Febbraio 1862. Il Nostro era venuto alla luce a più di due anni dal plebiscito che proclamava l'annessione della Sicilia all'Italia (21 Ottobre 1860) ed ad un anno dalla prima elezione che consentiva l'ingresso di Deputati Siciliani nel Parlamento di Torino, città questa, per allora, Capitale del Regno d'Italia (21 Gennaio 1861). Michelangelo Abbado, mi sembra in modo naturale, ineccepibile, ma soprattutto coerente a quella che è stata la carriera del Maestro Pintorno, nella biografia che volle curare, sottolinea che il 1862 è anche l'anno nel quale Vittorio Emanuele II firmava (2 agosto) il decreto che "approvava il nuovo Statuto del Regio Conservatorio di Musica di Milano". (1)

Cefalù, dunque, culla del Maestro! I di lui antenati, i Marchesi di Geraci secoli prima (cinque per l'esattezza) considerarono la Città perla del loro dominio. L'Osterio, appellato Magno fu la loro superba dimora.

Appare più che un caso che il Nostro e la sua famiglia abbiano avuto il loro sito in continuità spaziale con quello degli antenati…..

Come tanti altri giovani di un certo censo compie gli studi del grado primario a Cefalù che è ben definita urbs studioum sede di un plurisecolare Seminario Vescovile voluto dal Vescovo Francesco Gonzaga (1592) e ricca di tanti Accademici (Arcadi, Ericini), di uomini di altissimo valore culturale e artistico, Antonio e Jacopo Lo Duca, Giuseppe Fiore, i Candeloro, Marco Cambiasi, Fra Matteo D'Anna, Benedetto Passafiume, Giovan Battista Spinola, Rosario Porpora, Francesco Bevalacqua, Enrico Piraino di Mandralisca etc…

È Palermo la seconda meta del Maestro, ove intraprende gli studi di flauto e composizione presso il Conservatorio che sarà elevato a dignità di Istituto di Stato nel 1876.

Fu allievo di Maestri illuminati (Pasculli per il flauto, Fodale per lo studio dell'armonia) e tra tutti Pietro Platania, musicista catanese di nascita (1828), direttore proprio del "Buon Pastore" di Palermo, poi della Cappella del duomo di Milano, infine, del Conservatorio di S. Pietro a Maiella in Napoli ove morì nel 1907.

Il Platania è ricordato non soltanto quale compositore di musica sacra e sinfonica, ma di opere quali "Matilde Bentivoglio, "Piccarda Donati", "Spartaco".

Pubblicista di rilievo, era apprezzato teorico di contrappunto e armonia. Nelle Biblioteche dei Conservatori italiani possono ancora trovarsi il suo "Corso completo di fughe e canoni d'ogni genere" e il "Trattato di armonia".

Il Platania ha ancora un suo posto nella storia della musica italiana, anche perché considerato un continuatore della musica sinfonica unitamente a quell'Antonio Buzzini (Brescia 1818 - Milano 1897) che ebbe, giovane, il sostegno dell'immortale Paganini e l'ammirazione di grandi quali Schumann, Mendelssohn, Gade, Gaudod; e a Giuseppe Mattucci (1856-1909) e Giovanni Sgambati (1841-1914).

Non si può dire che il Maestro Pintorno non abbia saputo mettere a frutto gli insegnamenti che venivano dal Fodale, dal Pasculli e dal Platania.

E' vero, infatti, che egli conseguì il Diploma con il massimo merito e con il massimo riconoscimento: il suo diploma fu corredato di medaglie d'oro.

Aveva ventanni quando il Pintorno decise la grande svolta - Lasciare la Sicilia per un figlio di quella terra non è una cosa di poco conto, ma Milano era la grande meta per i più, specie per gli artisti, i letterati…

Era stata, come abbiamo visto, anche la scelta del Platania e di tanti altri. Fervente la vita culturale dal tempo nel capoluogo lombardo. Anche se essa in una certa fase si esprime in una sorta di rivolta, di un ripudio per una società che appare troppo materialista ed egoista.

Era abbastanza forte la presenza di quegli artisti "Scapigliati" veri "bohemien" che vivono una vita sregolata, ma, alla fine, risultano veri anticipatori di due correnti, invero, tra loro contrastanti: "Decadentismo" e "Verismo".

Milano, dunque, particolarmente vide la presenza del pittore e poeta Emilio Praga (1839-1875); Arrigo Boito (1842-1918), poeta e compositore tra i più notori del gruppo che ebbe i suoi rapporti con Franco Faccio, grande direttore d'orchestra; e conobbe, particolarmente nel periodo del suo soggiorno a Parigi, Verdi, Rossini, Berlioz; ed ancora Carlo Dossi (1849-1910), letterato-romanziere. Ed il lungo elenco potrebbe continuare.

Ma il nostro Maestro Pintorno, già apprezzato flautista, frequentò ben altri ambienti e tra gli altri il prestigioso salotto di Clara Maffei (1814-1886) nobildonna della famiglia dei Conti Carrara Spinelli, andata poi, sposa al poeta Andrea Maffei.

Negli anni '60 il salotto continuava a godere di una sua notorietà, ma non più celebre per la sua mondanità, come negli anni '50 o perché ritrovo, come avvenne successivamente di agitatori politici oltre che per la frequentazione di personaggi quali Carlo Tenca (1816-1883) letterato e politico, direttore del settimanale "Il Crepuscolo" che fu un foglio abbastanza valido per la diffusione dei principi di libertà ed indipendenza specialmente dopo il ritorno degli Austriaci a Milano a seguito dell'esito della rivolta quarantottesca e relativa Prima Guerra di Indipendenza.

A Milano il Maestro Pintorno incontrò tanti conterranei che avevano cercato fortuna fuori dall'Isola. Non solo il suo antico Maestro Platania, ma musicisti di un buon spessore artistico. Mi piace ricordare a questo proposito il compositore trapanese Antonio Scontrino (1850-1922), insegnante di contrappunto e composizione nei conservatori di Palermo e poi di Firenze, ove divenne anche direttore.

Come compositore va ricordato per alcuni melodrammi tra i quali: "Matilda", "Il progettista", "Sortilegio", "Gringoire", "Cortigiane". Ma si ha motivo di ritenere che una sua notorietà gli derivò dall'avere scritto un intermezzo sinfonico per l'opera di Gabriele D'annunzio "Francesca da Rimini".

Nel 1881 (per dire della notorietà che godeva in quel torno di tempo lo Scontrino) una sua "Ouverture" venne diretta da Franco Faccio, nel concerto inaugurale della stagione alla Scala.

Tra i siciliani conosciuti a Milano dal Pintorno vi fu Alberto Favara (1863-1923) nativo di Salemi. Questi allievo dello Scontrino fu amico, sin dal 1880, di Giacomo Puccini (1858-1924). Il Favara lasciò poi la Lombardia perché nominato professore di composizione nel Conservatorio di Palermo.

Per la maggioranza dei critici, Alberto Favara ha avuto la sua maggiore fama più che come compositore soprattutto per "le sue preziose raccolte di canti popolari siciliani" (2).

Come compositore viene ricordata l'opera "Urania" melodramma in tre atti su libretto di Ugo Flores, composta tra il 1891 e 1894, rivista nel 1914 e andata in scena alla Scala di Milano nel 1918. La composizione di Urania scaturì dall'interesse del Favara per gli scritti di Friedrich Nietzsche, specialmente "la nascita della tragedia". (3)

Con questi conterranei che, come si suol dire, avevano le loro entrature, il Pintorno si legò ben presto e attraverso loro poté godere nel tempo non soltanto dell'amicizia di Giacomo Puccini, ma anche di quella di Pietro Mascagni, originario di Livorno (1863-1945) a noi siciliani tanto noto per essere stato il compositore della "Cavalleria rusticana" ambientata nel nostro mondo e che egli presentò per la prima volta al Costanzi di Roma il 17 Maggio del 1890 riscuotendo un enorme successo.

Il Maestro Pintorno sentì, tuttavia, che fosse necessario per la sua carriera battere la strada dei concorsi possibilmente a scala nazionale. Così, anche su incoraggiamento di Filippo Filippi (1830-1887), critico musicale che fu direttore della "Gazzetta Musicale" del Ricordi e per anni collaboratore de la "Perseveranza", il Maestro Pintorno concorse alla cattedra di flauto presso il Liceo musicale "Rossini" di Pesaro, una scuola fondata e diretta da Carlo Pedrotti, veronese (1817-1893) per molti anni direttore d'orchestra all'Opera Italiana di Amsterdam, ma anche noto per essere stato tra gli istitutori dei "Concerti popolari". Il Pedrotti così ebbe ad esprimersi circa le qualità del Pintorno: "……l'ho udito suonare con tutte le qualità necessarie a rendere gradevole uno strumento che è in se stesso arido. Bel suono, bella cavata, stile, espressione……Pintorno, inoltre, è un buon musicista, suona bene il pianoforte, così che potrà accompagnare anche i suoi scolari…..".

Ma il Nostro non si ferma. Sente il bisogno di platee più vaste. Così volle tornare a Milano per iniziare la carriera di direttore d'orchestra. Venne a contatto con l'immortale Arturo Toscanini (1862-1957), colui che calcò i palchi di tutto il mondo e con il Pintorno ebbe rapporti d'amicizia, rafforzati più profondamente dopo il 1903.

Si svolgevano allora importanti stagioni liriche al teatro "Manzoni", al "Carcano", al "Del Verme", e il Pintorno vi aveva partecipato con successo dirigendovi il "Barbiere di Siviglia", "L'elisir d'amore", "Cenerentola", e, nel 1889, "Il Trovatore".

Così scrive Michelangelo Abbado (4).


Un documento che testimonia l'amicizia tra Vincenzo Maria Pintorno ed il grande Arturo Toscanini.

Risultò quasi scontato che entrasse il Pintorno nelle grazie dell'editore Emilio Treves (1834-1916) triestino trapiantato a Milano fondatore di quell'omonima casa editrice che nel tempo ebbe a pubblicare opere di letterati di fama mondiale quali D'Annunzio, Verga, Pirandello, Deledda, De Amicis, Panzini...

Nella signorile casa Treves, il Pintorno diresse l'opera "Gringoire" di Antonio Scontrino su libretto di Virginia Tedeschi (1855-1916) scrittrice nota con il pseudonimo di Cordelia moglie di Giuseppe Treves collaboratore e amministratore di Emilio.

Il Pintorno cominciò a passare di successo in successo. Tanto che nel 1892, celebrandosi il centenario della nascita di Gioacchino Rossini, il Pintorno, appena trentenne, fu chiamato a partecipare alla formazione dei cori, ricchi di ben quattrocentocinquanta voci per l'esecuzione dello "Stabat Mater" e della "Preghiera" del "Mosè" che ebbe come eccezionale direttore d'orchestra Giuseppe Verdi. (5)

Da quell'anno in poi il Maestro Pintorno calca i più famosi podii dei maggiori teatri italiani. Per esempio lo "Alfieri" di Torino, il "Nuovo" di Firenze, il "San Carlo" di Napoli, il "Carlo Felice" di Genova. Di lui parlarono in maniera entusiastica i giornali specialistici più prestigiosi del tempo. (6).

Il Maestro Pintorno accetta la sfida fuori dalla nostra Italia. Così dal 1893 al 1896 egli diresse al "San Carlos" di Lisbona una serie d'opere soprattutto di compositori Italiani il "Mosé" di Rossini, "I puritani" di Vincenzo Bellini, il nostro siciliano di Catania che pur nella sua breve vita (1809-1835) ha raggiunto le vette dell'immortalità. Ed ancora il Pintorno diresse " Gli Ugonotti" di Meyerbeer, la "Carmen" di Bizet, la "Gioconda" di Ponchielli, il "Ballo in maschera", "L'Aida", "Otello" di Verdi. In terra portoghese il Maestro Pintorno è insignito dallo stesso Re del Portogallo "Cavaliere dell'ordine di Cristo".

Alla fine del 1896 Pintorno ritorna in Italia per dirigere ancora l'orchestra nei più prestigiosi teatri italiani.

I giudizi dei critici musicali si sprecano……

"………siamo rimasti meravigliati alla sapiente tecnica, al gusto finissimo, al fuoco di questo giovane maestro curante senza meticolosità e leziosaggini inutili, pieno d'amore per l'arte sua alla quale dedica un ingegno forte di studi severissimi". (Provincia di Modena).

E dal "Fieramosca" leggiamo: " che dire del Maestro Pintorno? Questo egregio musicista siciliano ha conquistato ieri sera il bastone di maresciallo……che somma di talento, di zelo, d'intuizione e di ispirazione ha saputo profondere il Maestro Pintorno d'intorno a se'……"

"……I massimi onori e merito delle vittorie vanno, a buon diritto, condivisi con il Maestro direttore d'orchestra Pintorno che sa essere la volontà animatrice dello spettacolo e che trae la sua autorità dalla profonda dottrina e dall'intuito felice e coscienzioso di lui ha dato non dubbia prova concentrando con rara sicurezza e fusione d'assieme l'importante e ponderoso spartitore".

Così nel Giornale Marzocco del 27 Gennaio 1897.

Nel triennio successivo il Maestro Pintorno è capace di vincere, grazie anche "alla sua grande esperienza vocale" due concorsi a cattedra di canto nel Liceo musicale "B. Marcello" di Venezia e nel Conservatorio "San Pietro a Maiella" di Napoli. Vi rinunzia e resta a Milano ove nel 1903 gli venne la nomina nel Conservatorio di Milano. Il Maestro Pintorno insegna "Bel canto" dal 1903 al 1932.

Anni ricchi! Capitoli da scrivere per la dovizia di avvenimenti, di incontri, di successi, di conquiste in un nuovo campo, quello della docenza per la quale esprime una "sua" Scuola.

La scuola vocale del Pintorno! Gli allievi saranno futuri artisti di grandissimo prestigio internazionale. Tra questi voglio ricordare Ettore Casa-Bianchi, forse il più celebre allievo del Pintorno, tenore che si affermò alla Scala, al Colom di Buenos Aires, al Liceo di Barcellona. Vengono ricordati come allievi del Pintorno Letizia Montecucchi, Giovanni Manolfi e Angelo Scandiani, baritono, poi, nel 1921 nominato direttore dell'Ente Autonomo Teatro della Scala. Ed ancora allieva privata del Pintorno Elena Nicolai, mezzo soprano "ammirata nei principali teatri d'Europa e d'America, dall'Opera di Vienna alla scala di Milano, al Metropolitan di New York". (7) Elena Nicolai è anche ai cefaludesi cara, perché consorte di un medico cefaludese Andrea Maggio.

Michelangelo Abbado ha avuto la benevolenza di elencare nel suo lavoro, più volte citato, di fare il lungo elenco degli allievi del maestro Pintorno. (8) La sua fama di preparatore fu tale che per sette anni, dal 1921 al 1928, il Pintorno ricoprì la prestigiosa carica di direttore del coro del teatro della "Scala" di Milano.

Nel 1932 lasciò l'insegnamento per raggiunti limiti d'età. Rimane a Milano fino al 1942. L'anno prima, esattamente il 27 marzo, contraeva matrimonio con Annunciata Canapale. Indi si trasferisce a Roma presso la figlia Franca sposata con il cefaludese Dott. Filippo Cesare, visse con loro e con le nipoti.

Fa puntuale spola fra Roma e la "sua" Cefalù ove trova tantissimi ammiratori. La città gli volle celebrare in modo solenne il centenario……e gli anni che seguono quel centenario. A Roma, come viene persino riportato da un giornale spagnolo "La razon", Giovanni XXIII lo ricevette in udienza assieme ad altre 26 persone famose nonagenarie e centenarie. Rimane stretto il suo legame con il Papa buono. Rimane aneddotica la sua longevità! Famoso nell'arte, famoso anche per l'età.

Muore il Maestro Vincenzo Maria Pintorno il 14 marzo 1968 all'età di 106 anni e 43 giorni in piena lucidità di mente. Una curiosità per noi di Cefalù: il Maestro Pintorno muore il 14 marzo, giorno e mese della morte del martire cefaludese Salvatore Spinuzza (14 marzo 1857), patriota illustre ed amato.


L' articolo su Vincenzo Maria Pintorno apparso sul giornale spagnolo "La Razon" sopra citato.

(1) "Annuario del Conservatorio di Milano". Anno 1967 - M. 193-199

(2) In quest'ultimo decennio vi è stata una riproposta dei canti popolari con particolare riguardo proprio alla raccolta di Alberto Favara. Nella "Nuova Effemeridi". Palermo Anno III N.11-1990/III nella pagina 176-188 del Favara è stato riproposto il lavoro "Canti e leggende della Conca d'oro" scritto apparso nel 1923 sulla "Rivista d'Italia" riedito poi nel 1959 in Alberto Favara: "Scritti sulla musica popolare siciliana" a cura di Teresa Samonà Favara. Nello stesso articolo apparso sulle Effemeridi vi è un largo profilo sul Favara a cura di Sergio Bonanzinga.

(3) "Nuova Effemeridi". Op. cit. pag. 188

(4) Op. cit. pag. 194

(5) ibidem

(6) Ne riportiamo qualche esempio in appendice

(7) M. Abbado op. cit. pag. 138

(8) ibidem