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Il filo logico

Di: Marisa Cordioli

Marisa Cordioli è nata a Verona il 9 gennaio, e là vive col marito e i tre figli. È laureata in Medicina ma non esercita, si occupa prevalentemente della famiglia. E’ operatore di tecniche di rilassamento, s’interessa di psicologia e problemi riguardanti la coppia e la famiglia. Persona eclettica e con interessi diversi, quali: viaggiare, dipingere, leggere, fotografare. Ha frequentato un corso di grafologia e lezioni d’inglese, francese e arabo; ha scritto poesie fin da bambina ma solo ora si è resa conto di quanto sia bello condividere ciò che chiama “giochi di parole” con le altre persone. La sua scrittura è semplice e spontanea; di quella spontaneità che le suggeriscono persone, emozioni, colori, suoni in alcuni momenti della sua vita.

“Se in mezzo alle parole

trovassi il filo logico

potrei,

come filo d’Arianna

arrivare

a dove sei,

come Penelope

tessere all’infinito,

finché tu arrivi

alla conclusione del tuo riandare”.

Da secoli gli uomini cercano di individuare gli elementi costitutivi del bello. Si domandano in che cosa consista effettivamente l'arte, che cosa sia la poesia e quando l'opera del poeta o dell'artista possa essere giudicata veramente bella. Il Tommaseo ha riassunto in un suo breve  componimento le varie opinioni che sono state espresse da coloro che trattarono il difficile argomento. Secondo il mio modesto parere, la poesia non è soltanto creazione d’immagini intuite dalla fantasia, non è nemmeno elaborazione di concetti nati nella nostra mente. Meditati nel loro valore e nella pienezza del loro significato; non è metro puro e semplice che accarezzi l'orecchio come la musica i suoni; non è solo sentimento del cuore; ma creazione risultata dalla fusione d’immagini, d’idee, d’armonie e di sentimenti che l'artista sa concordare insieme, ottenendo; qualche cosa d’omogeneo, d’organico, così come dalla fusione di tutti questi elementi Dio ha prodotto il creato e la natura.

La poesia esplica la sua attività nella bellezza dei prodotti, tra i quali spicca in modo particolare ciò che di più bello esiste nel mondo.

Quindi è giusta, e corrispondente alla realtà, la concezione del Tommaseo, quando afferma che: “la poesia è l'espressione più alta dello spirito e questo non è soltanto fantasia, oppure ragionamento, o ricerca di armonie o sentimento; ma è proprio fantasia, idea, armonia e sentimento uniti insieme. Se all’idea manca la fantasia, noi potremo avere il fìlosofo, lo scienziato, il ragionatore, ma non avremo mai il poeta. Se colui che vuole scrivere dei versi è ricco dì fantasia ma e privo di idee e freddo nel suo animo, mancherà ai suoi versi quel calore, quella forza di persuasione che racchiude l'animo umano e lo obbliga a fermarsi di fronte all'opera”.

Se il lettore di poesia ha buon orecchio e sa cogliere il valore musicale che è nella parola, può ottenere effetti notevoli che non durano però un solo momento, perché hanno acquistato forza e dolcezza nella semplice sincerità, proprio come una sinfonia di Beethoven; altrimenti il sentimento scatenante e profondo non potrebbe colpirgli l'anima, anche perché è espresso in una forma adeguata, che non parla di pianto e di riso indifferentemente, senza cioè aver pianto e riso loro stessi prima di prendere in mano la penna. Perciò si è avvolti dalle parole magiche che l’animo del Poeta ha messo insieme perché sia musica celestiale alle nostre orecchie. Ed ecco il motivo che lo fa sentire al centro delle parole attaccato al “filo logico” che lo porta a sognare in un cielo terso e sfavillante come fosse acceso dal sole più puro e sincero. Ma non è già la voce intonata caldamente a piena gola, modulata e variata nella ricchezza della melodia; è una voce che lascia cadere il verso come cosa venuta di lontano, da un invisibile mondo; voce piana, uguale, forse un poco stanca cui le parole non importano, poiché la sua anima è assorta; e gli basta che in quell'abbandono duri fin quanto dura l’eco dei sogni.

Perché a fattura e struttura, il verso della Cordioli è molto semplice; le parole seguono l’una l'altra secondo la legge dell'uso più comune. Non c'è discorso, non c'è disegno, c'è composizione; e la frase è quella, che si trova su tutte le bocche. Uno ne può scriverne di seguito quante vuole, senza che nessuno si accorga di avere innanzi dei versi, fino a quando non sente che la melodia armoniosa del canto gli avvolto l’anima. Insomma, sono versi senza forma; ma in quella mancanza di forma è la loro forma propria. In quell'indefinibile contrasto fra l’intensità del ritmo e la ricchezza del suono, fra la profondità delle intenzioni e il languore dell'espressione, in quella musica piena di vaghe risonanze e di echi,di suggestioni e di accentuazioni la Cordioli ha ascoltato se stessa; ha creato la qualità ultima della sua poesia.

Io non saprei descriverla meglio che con le sue parole; che veramente i suoi versi, come filo d’Arianna/ arrivano (…) /come Penelope… a tessere l’Infinito, finché lui non arriva/ alla  conclusione del  riandare”.

Il canto è forte ma i versi non fanno rumore: è musica che lievita, proprio così. Ora, se spazio e luogo me lo consentissero, mi piacerebbe fare più curiosa ricerca: e sorprendere nella raccolta “Ed è poesia…” quell’elocuzione sostenuta e di un gradevole e grato sapore classico; fin dai primi versi, dove si sente,un vibrare lungo e cristallino; la Cordiali se li è cantati e ha goduto in sentirli cantare; e seguitare poi nella felicità calma e sonora, nella mobilità vivissima fremente, nell’esasperazione degli atteggiamenti successivi è il pieno svolgimento della maniera.

“Paziente

come umile ancella

o più fedele sposa

il sogno del tuo abbraccio

attenderei

finché ogni filo dei capelli

miei argenteo vedrei”.

L’uguaglianza del metro che è anche segno uguaglianza di ispirazione e di animo, esclude certi eccessi, certe sottilità, certi abbandoni e sùbite vertigini. E poi il poeta Marisa Cordioli, dalla stessa materia trae un qualche senso buono,saggio e chiaro, che risuona come una musica serena. Il loro canto è riposato e uguale; ma così dolce! Crea intorno un senso di pace, e pare allora che le parole risuonino in un grande silenzio, lo stesso cui tanto anelò Pasternak e cantino nel silenzio lungamente con un’eco nei cuori di infinita tacita melodia.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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