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Vorrei

Di: Gerardo Sorrentino

SPERANZA, DESIDERIO E BELLEZZA

si realizzano nella Poesia di:

Gerardo Sorrentino

Bellezza e potenza sono fenomeni più appariscenti che consistenti. Gli uomini godono nella contemplazione della bellezza e restano abbagliati dallo spettacolo della potenza; ma l’una e l'altra cosa sono di breve durata: tanto che, per lo più, non raggiungono nemmeno la vita di un uomo.

Eterna invece, e vincitrice attraverso i secoli, è l'Idea, in altre parole quello che rappresenta l'attività vera dell'umana ragione. Che cosa rimane oggi di Elena argiva per la bellezza della quale innumerevoli popoli lottarono ferocemente tra loro fino a distruggersi? Nulla, all'infuori della memoria che ne ha lasciato Omero. Già nell'Odissea la bellissima donna, ritornata dopo l'atroce guerra alla casa del primo marito, si consuma lentamente nel ricordo dei mali da lei stessa provocati per il cieco volere del Fato.

La bellezza di Cleopatra che aveva affascinato Cesare ed Antonio non riuscì ad impressionare Ottaviano, tanto che la donna, comprendendo l'inutilità delle sue arti, si diede la morte. Che cosa ne è della bellezza delle famose imperatrici romane, Messalina, Agrippina e Faustina? Di esse non rimane che un fuggevole ricordo.Lo stesso si può dire delle donne famose che la storia più recente ancora rammenta.

Beatrice, Laura, la Fiammetta del Boccaccio sono vive solo perché i poeti, amandole, le hanno eternate nei loro versi: e la poesia è anch'essa un'Idea, perché è un prodotto dello spirito. E forse ancora più labile è la vita della potenza. Nulla oggi rimane dei grandi imperi dell'antico Oriente. Sono scomparsi i Babilonesi, gli Assiri, gli Egiziani, i Greci e i Romani. Il grande impero creato dalla latinità si è consunto a poco a poco, dissolvendosi sotto l'urto dei barbari che lo travolsero facendone un'immensa rovina. Allo stesso modo, e ancor più rapidamente, minò la grande costruzione di Carlo Magno e del Sacro Romano Impero. Si ridusse più tardi a nulla la potenza della Spagna e degli Asburgo sui cui domini, al tempo di Carlo V, non tramontava mai il sole. E ancor più rapidamente scomparve la grandezza napoleonica, precipitata prima ancora della morte del suo artefice: veramente la potenza è come eco di tromba che si perde a valle a mano a mano e va diffondendosi nello spazio.

L'Idea resta. Per Carducci nell'ode a «La chiesa di Polenta» quell'Idea è la Chiesa, poiché simboleggia la grande opera compiuta dalla civiltà cristiana nel Medio Evo, quando essa sola fu la vera forza che seppe ammansire i barbari e fondere insieme l'antica razza latina con le giovani stirpi germaniche a formare il nuovo popolo italiano che poi poté costruire la nuova grande civiltà dei Comuni. Questa Idea ancor oggi vive in mezzo agli uomini e insegna ad essi che non può esservi civiltà e progresso senza fratellanza, senza uguaglianza, senza quello spirito di carità che congiunge insieme tutti quanti gli uomini come figliuoli di uno stesso Dio. Questa grande Idea non potrà mai tramontare, perché è nella coscienza di tutti, anche di coloro che ignorano il Cristianesimo. Allo stesso modo non può tramontare l'Idea di patria, cioè l'amore che ci lega alla terra che ci ha visti nascere e ci ha dato i genitori, la lingua, la religione e i costumi. E neppure può tramontare quella grande Idea del bello che ha creato l'arte e con questa la poesia, la musica, la pittura, la scultura e l'architettura: finché ci saranno uomini sulla terra, la bellezza creata dall'ingegno umano desterà sempre il nostro interesse. E’ scomparsa Roma; ma dura e durerà nei secoli il diritto creato dal popolo latino, la persuasione che la legge è il fondamento vero dell'umano consorzio, perché senza la legge non possono esservi ordine e pacifica convivenza tra individui o popoli. Le meditazioni dei grandi pensatori da Talete, Socrate, Platone, Aristotele fino a Kant, Rosmini, Croce e Gentile parleranno sempre un linguaggio che tutti comprenderanno, anche coloro che non hanno notizie dirette delle conclusioni a cui essi sono giunti.

Queste conclusioni sono lo sviluppo dell'Idea, ossia dell'attività del pensiero umano attraverso i secoli; rappresentano lo sforzo compiuto dal genere umano per rendersi conto di ciò che è l'uomo, dei suoi destini, delle finalità a cui deve aspirare, dei limiti entro cui deve operare. Lo scopo a cui tende la mente umana è il raggiungimento della verità. Lo strumento di cui deve servirsi è l'Idea; e, siccome questo strumento è connaturato all'esistenza stessa dell'uomo, costituisce l'essenza della nostra vita.

      L’arte poetica di Sorrentino è tutta protesa dall’idea della bellezza e della verità nell’arte:

«per strapparti la purezza di un sorriso,

e furtiva la luna cattura una lacrima di gioia

che appartiene solo ai migliori momenti,

vorrei far delle mie parole tempi per scandire

gli aliti delle giuste emozioni»,

i suoi versi penetrando per l'orecchio nell'animo, creano in esso quel particolare stato di tranquilla beatitudine,di sereno godimento, di schietto e puro appagamento che nessun'altra parola all'infuori di quella può esprimere adeguatamente. Il poeta che è un «savio» potrebbe altro: ma non vuole, perché è pago che

«furtiva la luna cattura una lacrima di gioia

che appartiene solo ai migliori momenti»,se cioè il cielo cattura la sua lacrima furtiva, che poi trasforma in versi e in quelli, canta agli altri che nel suo canto sentiranno l'eco dell'armonia che lo ha commosso, e se il suolo odora a lui che poi si inebrierà di quel profumo e saprà, per mezzo della parola, creare immagini tali che evochino anche alla mente e al cuore dei lettori l'incanto delle

«(…) parole tempi per scandire

gli aliti delle giuste emozioni»,

a lui donate dalla natura ispiratrice e maestra.

Ha ragione Pascoli quando afferma che «il poeta, se veramente è tale, altro non può volere». Dante cercò come premio per sé l'incoronazione nel suo «bel San Giovanni», non oro ne onori: essa, a lui che aveva ottenuto quello a cui aspirava, doveva significare la gioia di coloro che avrebbero nei suoi versi sentito vibrare la sua anima assetata di bellezza e gustato insieme con lui l'ebbrezza del viaggio sovrumano attraverso i regni d'oltre tomba, o, meglio, attraverso il regno della bellezza, della grazia e dell'armonia che è la poesia, vera manifestazione dì Dio.

E' proprio la dolcezza il grande dono della poesia all'umanità. In nome e in virtù di questa dolcezza il poeta Gerardo Sorrentino canta coi suoi versi che sono i fiori ch'egli ha raccolto nel grande giardino della natura.

«vorrei costruirti un pensiero libero e sereno

come i cirri nel cielo

si fanno governare con serenità dal vento».

Si è definita la poesia come una manifestazione, un piacere disinteressato. E’ una definizione vera e il Pascoli lo afferma chiaramente. «L'artista crea per la gioia di creare. Null’altro, in realtà, mentre crea, lo interessa e, a creare nessun secondo fine lo spinge. Egli sente dentro di sé una voce che lo chiama: è la Natura che gli parla, il sentimento che lo riscalda, la fantasia che lo illumina: in quel momento vede e sente qualcosa che parla veramente a tutti, ma egli solo sa ascoltare e capire: allora crea con quella stessa spontaneità semplice con la quale il mandorlo si copre di fiori alla fine dell'inverno e la pianta della rosa si inturgida di gemme che poi sbocceranno nei fiori lussureggianti. Così la commozione fantastica muove il pennello del pittore o Io scalpello dello scultore o la mano del poeta e del musicista, e questi contemplano la loro opera giocondamente, felici di aver saputo fare una cosa bella. In questa grande e pura gioia creativa è l'essenza della poesia».

La poetica di Sorrentino risente indubbiamente dell'influsso carducciano e dannunziano, ma si distingue nettamente da questi due modelli per «l'ambizione metafisica» e per la tendenza a passare «dal descrittivo al simbolico».

C'è nei versi di Sorrentino «un lirismo intenso e vibrante, un balenare di immagini disordinate ma vivide, dai colori accesi, in grado di evocare con forza suggestiva e rapida il creato e la natura e il sentimento che gli brucia dentro come una fiamma perenne. Inutile cercare una spiegazione logica e lessicale, poiché tutto è affidato ai suoni, ai colori, alle immagini, alla potenza evocativa della parola. 

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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