Amici miei
carissimi, ben trovati. State tutti bene? Sono contento perché la salute
è il bene cui non si deve mai rinunciare. Oggi sono oltremodo contento
perché ho avuto l'onore di commentare una POESIA, una Poesia, capite? Mi
auguro soltanto di essere stato chiaro affinché avreste potuto gustare di
più. Vi saluto abbracciandovi fraternamente con tutto l'amore cui sono
capace, Reno Bromuro
V O G L I O
di Monica
Carrara
Monica
Carrara, ha 33 anni, vive a Piombino; ha cominciato a scrivere a dieci
anni. I suoi autori preferiti sono Asimov e Anne McCaffrey negli anni
della prima adolescenza; superata l’età dell’adolescenza il suo amore
si è trasferito a King, Koontz, Laymon ed altri; ma più leggeva e più
sentiva prepotente il bisogno di creare qualcosa di suo. C’è riuscita
quando ha conosciuto Stefano Massaron che, a suo parere, è uno dei
migliori giovani autori italiani.; invidiato anche un poco, al punto che
avrebbe voluto avere il suo talento, ma la strega cattiva non glielo ha
permesso (penso sia stato un Angelo a vietarglielo), facendole scoprire
che l’assenza di motivazione era l’essenza stessa del suo blocco. Il
blocco! Si è scrostato ed ha messo in luce bagliori di poesia: versi
danzanti nel cerchio magico di un caleidoscopio.
«Bello
questo momento
Bello il
sesso senza amore, bello il perdersi nel nulla che niente porta.
Bello
Bello fino
a quando
L’anima
non regge più
Finché
ogni volta ti perdi e non tutto di te torna
Bello se
niente altro vuoi dalla vita
Ma
sopravvivere e non vivere
Bello
Essere
stanchi di queste cose
Ma dormire
Nel sonno
della ragione
Nell’oblio
dei sentimenti
Sordi
muti»
Spesso il
poeta parla dell'immagine dell’amore, e riceve tale realtà nel suo
spirito commosso fino a quando esso non diventa una cosa reale, vera.
Nella dottrina dell’amore è detto che l’immagine bella balza dalle
forme sensibili e passa nell'anima con rapida successione sempre più
conforme alla divinità dell’esemplarità, secondo il grado della scala
platonica.
Ora la
prima immagine che si è affacciata è la mediatrice tra amante ed amata,
riconcilia l'amore, che gli da animo a continuare nel cammino e gli si
offre compagnia,
«Finché
ogni volta ti perdi e non tutto di te torna»
«Nell’oblio
dei sentimenti
Sordi
muti»
si rifugia
nella speranza e ritrova la certezza e la pace. L’amore gli si presenta
sotto le sembianze più vaghe e più vere insieme, ed egli cade nella
dolce illusione che realmente viva e regni sovrano.
«Quando
dentro non si fa che urlare
Prigionieri
di se stessi
Ed ogni
volta un po’ di dolcezza se ne va
Ed anche
quella torna in parte
Voglio
qualcuno
Voglio
ritrovarmi ma non so dove cercare».
Pur sapendo
che, ineluttabilmente, la risposta è già dentro di sé, sentiamo che
giunge a quella realtà poetica, cercata disperatamente, riuscendo a far
vibrare in noi la corda del sentimento:
«Voglio
qualcuno
Voglio
ritrovarmi ma non so dove cercare».
E’ anche
vero che in questi due versi, si sente la reminiscenza petrarchesca, ma
pare già di udirvi qualche nota del Leopardi, soprattutto dove dice:
«Ed ogni
volta un po’ di dolcezza se ne va»
Le parole
di questa immagine dominatrice, non meno delle parole dell’immagine
creatrice, giungono come il suono di un'armonia angelica, che all'anima
basta soffermarsi sulla prima immagine ricevuta dagli occhi e fatta quindi
più pura e più bella; aggiungendo non il proprio diletto, ma la presenza
dell'oggetto amato: l’immagine stessa che il poeta è invece ricondotto
a contemplare le forme vere:
«Ogni
piacere diventa poi dolore
Ogni tutto
diventa sempre niente
E niente
sento più adesso
Anestetizzata
Vuota
Di un vuoto
che aumenta
Che niente
riempie»
Un sottile
concetto, che s’affaccia e si sviluppa nel commento. Così l'anima del
poeta è paga di quanto avrebbe voluto e vuole.
«Voglio
qualcuno di cui aver cura
Voglio
pensieri da pensare»
Finalmente
il suo cuore, nell'incertezza, sa ritrovare negli occhi «quei pensieri da
pensare» belli o brutti che siano e contemporaneamente chiuderseli nell’anima.
È qualcosa, insomma, di ciò cui ragiona Socrate nel Fedone. Ed oltre a
ciò non possiamo accennare ad altro, se si vuole non far conto che anche
il linguaggio in generale fa risentire delle astrattezze fìlosofìche e
avere talvolta l'aria di un sillogismo ch’è proprio dell'espressione
immaginosa e poetica. Potremmo aggiungere che troppo spesso, parla di
ricercare una compagnia o un qualcosa cui pensare e perdere i suoi
pensieri in quell’immagine che l’anima gli ha fatto creare così
divina e d’infinita bellezza dell’amore; che poco manca non diventi la
divinità perché tale lo vede la sua anima. Non credo che spingendo ancor
più l'analisi si possa accennare ad altro che porti l'impronta della
filosofia di scuola, giacché questa vuol dire solamente che lo
spiritualismo non ha trovato forma assai diversa da quella ricercata da
una grandissima interprete.