Imma
Todisco è nata a Sant'Antonio Abate (NA) il 1° febbraio 1956,
attualmente vive a Pontecagnano (SA), lavora e studia all'Università
degli Studi di Salerno dove si è laureata in Pedagogia a indirizzo
psicologico discutendo la tesi in Psicologia Sociale il 24 ottobre 1991.
Ha
continuato nel corso degli anni ad approfondire lo studio della Filosofia
del linguaggio.
Dai ventuno
metri di altitudine di Sant'Antonio ai 0,39 di Pontecagnano non si ha
sensazione di essere scesi proprio vicino all'inferno, ma ha la certezza
di vedere, da qualsiasi angolazione, passare stormi di Gabbiani. Le sue
"Riflessioni poetiche" sono state pubblicate in numerose
riviste, fra cui «Sardegna oltre», n. dicembre 1990, pag. 38; n.
settembre 1991, pag. 43 ; n. gennaio 1992, pag.54 e sul n. di luglio '92,
pag. 36; nell'antologia dell'Accademia del pittore Alfonso Grassi, 1992,
pag. 71; «Miscellanea», n. 2 marzo-aprile 1994, pag. 17; n. 5
novembre-dicembre 1994, pag. 17; nel volume Armoniche, Roma - Salerno,
Ripostes, 1995; ed altre opere su Internet. Al Premio «Parmenide» le è
stato assegnato il secondo premio assoluto per la narrativa inedita.
Afferma
Gadamer ne «Il concetto del Bello» che «la poesia lirica viene trattata
come paradigma dell'arte moderna». E mai, la sua teoria ha trovato punto
di riferimento reale più che in questa poesia di Imma Todisco.
A mio
avviso, il problema dell'arte moderna è più un problema di estetica che
di arte stessa. L'estetica dell'arte moderna, come si presenta oggi è
più una ricerca che si orienti verso la poesia orientaleggiante (Vedi
«Liriche Cinesi» prefazione di Eugenio Montale, edizione Einaudi 1963) e
la vedo fondata sulla posizione predominante dell'arte figurativa nel
pensiero estetico.
Il
principio greco dell'ocularità e l'uso fatto da Platone dei concetti di
eidos e mimesis a dominare l'intero pensiero estetico, in cui il
«linguaggio», però, non è materiale come lo è il marmo e il bronzo; o
del disegno e del colore con cui si costruiscono sia l'universo ottico sia
l'universo delle immagini dell'arte.
Certo,
questo è materiale inanimato, poiché in esso la storia della visione, i
valori dello stimolo e gli effetti dell'immagine ad essi associati, non lo
evolvono in movimento: è materiale ottico fine a se stesso, che, però,
si lascia docilmente trasformare integralmente nel materiale di una
composizione figurativa. Invece la composizione che caratterizza l'oscura
poesia dell'epoca moderna è anch'essa qualcosa come un lento dissolversi
di tutti i significati oggettivi e, certo, questa comunanza si estende a
tutte le forme artistiche, ben più diffusamente di quanto oggi sia mai
possibile riconoscere.
Per la
Todisco, la poesia, e l'opera d'arte linguistica in genere, come testo
udito o letto, è fin dal primo ascolto o dalla prima lettura una specie
di reminiscenza per ogni singola parola.
«Gabbiani
affollano la spiaggia deserta.
Sembrano
bianche persone».
In ciò non
c'è solo la parola che potrebbe rimanere chiusa in casa nello scrigno
della memoria invece sullo scoglio ha un posto che non abbandona mai: il
posto del pensiero. Sulla deserta spiaggia i Gabbiani hanno trovato il
loro abitat, come persone che abbiano trovato la pace in cima agli scogli.
«Ridono
sensazioni,
soffi di
vita.
Sei tu.
Ti
accompagno per mano.
Ti guido al
benessere, all'illuminazione».
E in mezzo
a queste persone che hanno trovato la loro pace sugli scogli insieme ai
Gabbiani, ci sei tu, che ancora non hai capito il valore della vita e
dello spirito; ma ci sono io pronta a prenderti per mano e accompagnarti
sulla via del benessere e dell'illuminazione.
Per la
Todisco la poesia si innalza come arte della parola. E' arte in un modo
diverso dalle altre arti, e la poetica in un altro senso della teoria
dell'arte. La poesia, è comprensibilissima sia nel concepire che nel
concepito. In questo caso la sua opera si basa sullo stretto rapporto di
poesia e filosofia. Mi pare che tale rapporto non sia stato messo già
sufficientemente in risalto rispetto all'estetica.