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Mi vieni incontro

Di: Nadine Spaggiari Ascari

 

Nadina Spaggiari Ascari è nata a Soliera, una frazione del comune di Modena, popolato da circa dodicimila anime, le quali trovandosi a soli vent’otto metri sul livello del mare, hanno pure la gioia di un’aria sempre mite, sotto il segno dello Scorpione.

A diciannove anni si diploma alla scuola d’arte “Florentia” di Modena e dal 1970 al 1974, lavorando per Krizia come modella, ha la possibilità di visitare le più belle città italiane ed alcuni paesi esteri.

Dietro quest’esperienza le nasce dentro un entusiasmo irrefrenabile di immortalare sulla tela i suoi stati d’animo, coinvolgendola quasi istantaneamente in altre esperienze lavorative nel campo della grafica pubblicitaria e del design d’immagine.

      In quel periodo collabora con Franco Bonvicini (in arte Bonvi) e Mondadori (illustrando le copertine di alcuni romanzi), fino a raggiungere la maturità professionale che le permetterà di creare, nel 1976, un’agenzia di grafica ed illustrazione pubblicitaria.

       Nel 1996 decide di abbandonare la grafica per dedicarsi a tempo pieno alla pittura, sua prima grande passione e fonte inesauribile di calore.

      La prima immagine che abbiamo di quest’artista è un'immagine famosa:

«In punta di piedi
sulla sommità del monte
protesa verso il cielo
canto la nostalgia dell'Infinito»
i versi avallano quest’immagine perché esprimono lo stridere della favella umana mentre il vate sale «sulla sommità del monte», attraverso la fatica con cui da esso escono le parole, la gioia che il poeta ha provato nel sentire quel canto gioioso protendersi al cielo accompagnato dall’eco che ritorna dalle nuvole per penetrare dentro l’anima assetata di conoscenza. C'è una forza di rappresentazione, la cui bellezza consiste essenzialmente nella scelta appropriatissima delle parole in cui si rivela l'artista consumato.

«canto la nostalgia dell'Infinito
culla di luce che precede la nascita
nell'estasi rivivo il tuo calore
nella pienezza dello spirito
canto
canto»
La descrizione è bellissima, musicalmente perfetta, meno forte però della più breve descrizione. Ad ogni modo, possiamo dire che qui l’autrice e stata veramente degna di ascoltare quel canto.

Mi sovviene Torquato Tasso quando tratta il tema nel Canto XVI della Gerusalemme liberata, dove fa cantare un uccello che tenta di fermare i due guerrieri spediti alla ricerca di Rinaldo e nel Canto XIII, dove Tancredi, avendo ferito la pianta nella selva incantata, sente insieme al lamento di Clorinda; allora il poeta dice che l'uccello e la pianta hanno parlato, ma non tenta neppur lontanamente di dire come.

Ciò è più ammirabile nella nostra che ha affrontato la medesima situazione. E' una descrizione bellissima, evidente, pittorica.

Il canto cui parla la Spaggiari sembra udirlo nelle voci umane che si propagano, salendo verso la cima, per merito dell’eco in tutta la valle. Questo fenomeno che oggi la scienza fisica conosce perfettamente. Quasi più mirabile è il modo con cui ella fa cantare lo spirito in attesa di vedere:

«canto
e tu
anima dell'universo
principio unico
innocenza di bimbo
mi vieni incontro»
E il respiro si fa ansante, quasi mozzo per l’emozione che una volta in cima potrà vedere il principio unico e farsi notare aggiungendosi al coro delle anime dei giusti.

Quando penso al…

«canto
e tu
anima dell'universo
principio unico
innocenza di bimbo
mi vieni incontro»
mi ritornano alla mente tutte le elucubrazioni con le quali alcuni «scrivitori di versi»
offendono la nostra intelligenza, vorrei tanto che agli altri poeti contemporanei e ai modesti saggi che hanno dato della loro arte, ne convengo che nella creazione di questa poesia così vigorosa e nello stesso tempo così semplice e naturale si rivela la potenza del genio creatore.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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