Felice
Serino
è nato a Pozzuoli nel 1941, poeta e studioso di astrologia, vive a
Torino. Ha
pubblicato le raccolte: «Il
dio-boomerang»,
«Frammenti
dell' immagine spezzata»,
«Di
nuovo l'utopia»,
«Delta
& grido»,
«Idolatria
di un'assenza»
e «Fuoco
dipinto».
Ha
ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui due primi premi assoluti e tre
premi speciali. Si sono occupati di lui numerosi critici tra cui Maurizio
Cucchi ed
è stato tradotto in ucraino, inglese e francese.
Ha
inoltre al suo attivo molti articoli pubblicati di vario genere.
Le
considerazioni di Felice Serino ci additano un significato più vasto
della vitalità, perché esse ci mostrano che la vitalità
non comprende solo il complesso degli impulsi diretti ed alla
conservazione vegetativa, ma anche tutte
quelle aspirazioni da esso sviluppate o dominate per la sua difesa e
sicurezza.
«E'
salamandra
sorpresa immobile
che finge la morte»
Nella
direzione di un simile finalismo anche la
conoscenza diviene un mezzo e la verità si riduce ad un’utilità vitale
della conoscenza. È questa appunto la tesi fondamentale della teoria
pragmatista della conoscenza, che il nostro Poeta assicura all’immobilità
della salamandra e con felice intuizione, coordina ai gradi dell'essere
vitale.
Da ciò risulta che oltre l'analogia con la
vita vegeto-vegetativa, valida solo
nell’uomo dotato di spirito esiste anche una trasformazione umana del
comportamento animale.Nelle espressioni del tipo:«sorpresa immobile»,
«che finge la morte», la singolarità dell’espressione,
nella trasfigurazione artistica, raggiunge la sua espressione letteraria.
Sotto questo punto di vista è molto importante il fatto che dai versi si
riconosca quali sono gli impulsi dell'uomo e
quali le radici della sua azione istintiva, guidata dall’«Io
creativo» non solamente gli istinti elementari, ma anche la ricerca
del timore e la curiosità, l'istinto
comunitario e sociale, l'affermazione della propria personalità, come il
bisogno di attività.
Sotto questo stesso punto di vista si possono considerare come sentimenti
vitali in un senso più largo gli stati sensitivi di benessere o di
preoccupazione, di serenità o di disperazione, come il crollo di quelle
aspirazioni o una sovrabbondanza di stati sensitivi mostri l'incalzante
approssimarsi del nulla, in quel «fingere la morte», fino
a lasciar apparire privo di senso il prolungamento dell'esistenza fisica.
«due
braccia schiuse a croce
cielo di carne vento
di memorie la vita»
Ci
rimane da considerare un terzo significato più ampio dei precedenti, per
la sua stretta relazione con la vitalità originaria. Quando si parla
della vitalità di un oratore, di un polemista, di un artista o di un
attore, non si allude né al corrispondente psichico dei fattori
biologici, né alla sua espressione esistenziale, ma si vuol mettere in
rilievo una qualità del carattere personale. In questo senso
caratteriologico, inteso però nello stesso senso della veemenza
dell'azione fisica che partecipa, senza curarsi del gesticolare selvaggio
né una manifestazione di forza fìsica. Questa come quello possono essere
anche solo accettati o adottati. Si può uscire dai gangheri per affermare
il proprio io o per motivi di prestigio, si può fingere d'essere in
collera ed eccitarsi alla collera.
Invece il Serino alla vitalità del carattere abbina la vitalità
fisica e la unisce all'espressione della vita dello spirito e la determina
con la propria profondità.
Nei confronti della pura e semplice disposizione rappresenta un più alto
grado di attuazione e quindi un progresso nello sviluppo naturale della
personalità poetica. Questo rapporto psichico lascia supporre che in
seguito all'eccitazione del campo vitale che porta con sé, esso dev'essere
legato ad un'elevata suggestionabilità, che eleva il più alto possibile
«L'io
ideale».
Nella totalità
dell’esperienza, Felice Serino, individuo umano si presenterebbe
come due uomini relativamente autonomi, uno dei quali può definirsi come «potenziale
razionale» a causa del raziocinio che in esso ha il sopravvento,
mentre l'altro potrebbe chiamarsi «potenziale primitivo»,per
lo scarso influsso esercitato dalla critica.
ora
sospesa
finché spunti
la trottola il suo perno *
L’artista,
nel nostro caso il
Poeta che adopera queste denominazioni deve essere accorto e ascoltare,
senza reticenze il suggerimento del «Sé razionale» per avere
un’Arte maggiore, ma fino a quando farà prevalere «Io creativo» avrà
sempre un’opera di persona primitiva. Non che questo sia un male, certo!
Ma l’Arte maggiore ha necessità dell’aiuto incondizionato del «Sé
razionale». Lo stesso Vittorio Alfieri ci suggerisce di: «scrivere,
verseggiare, correggere» ciò significa, che per avere un’arte
maggiore, prima ci si deve donare interamente all’«Io creativo»,
poi chiamare in aiuto il «Sé razionale» ed ecco che quando si
passa alla correzione di qualche «refuso» si ha la felicità di aver
ottenuto l’Arte maggiore. Per giustificare quest’atteggiamento,
occorre risvegliare l'io cosciente, in modo che l’opera sia veramente
maggiore, cioè che appartenga a tutti e non sia solo dell’autore.
Nonostante l'effettiva bipolarità tra «L’io creativo» e il «Sé
razionale» l’io personale, l'unità dell'individuo umano non deve
rimanere inalterata nell'esperienza del «sé», la cui
differenziazione rispetto all'io si manifesta già empiricamente nelle
espressioni: «conoscenza di sé», «affermazione di sé», «ricerca
di sé».