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Tra rabbia e gorgoglio

Di: Davide Bee

L’autore che si cela dietro lo pseudonimo di David Bee, dice di sé:
«Sono nato venticinque anni fa in Toscana, e tuttora vivo in un comune di una delle sue dieci province; terra di tappezzieri e tessitori;terra che lentamente si amalgama agli strati di catrame e asfalto della crosta terrestre, sprofonda e si trasforma come un cadavere in decomposizione. La “provincia” in cui vivo  è sempre stata mia  grande fonte d’ispirazione; la spirale continua che regola i cicli, l’involucro vuoto che tutte le mattine guardo, annuso, dalla mia finestra; mi porta ad immaginare infiniti oceani, fingere sensazioni indescrivibili, cosmici sofismi. La mia grande  tranquillità spirituale e affettiva, mi spinge a scavare dentro i miei incubi, demoni e angeli, a guardarli negli occhi, a baciarli sulla lingua, senza scottarmi, quasi indifferente. In letteratura  non ho titoli, né premi, né elogi. Ma in fondo, da quando ho imparato, ho sempre scritto qualcosa, fosse solo la lista della spesa, e non trovo niente di straordinario nel farlo, nessuna predisposizione naturale, solo una raccolta di storielle. Quarantacinque storielle stilate in perfetto ordine cronologico dalla più recente alla meno, in un arco temporale di circa tre anni,secondo una logica caotica quanto precisa di un grafico cartesiano, in cui sull’asse X scorre il tempo lento o veloce, comunque terribilmente costante; e sull’asse Y i miliardi di byte che bombardano la mia testa. Le mie storielle sono i punti d’incontro sul grafico, e la raccolta la naturale conseguenza. Fate delle mie parole l’uso che ne riterrete opportuno e, prendetele per quello che vi sembrano».
(…) «solo sulla luna si accendono lampare», il grado di dominio esercitato dalla mente sulle emozioni e gli impulsi varia a seconda del tipo psicologico e di altre caratteristiche individuali, ma in ogni caso la mente può esercitare un certo grado di influenza, la quale può essere accresciuta con l'uso deliberato e l'allenamento. Il soggetto può e deve essere incoraggiato a servirsi della propria mente mediante l'osservazione e la discriminazione; a riconoscere la natura irrazionale dei propri impulsi e delle proprie emozioni e i vantaggi o i danni, per lui stesso e per gli altri, prodotti dalla loro manifestazione. Il senso di responsabilità derivante da tale riconoscimento, e anche soltanto la paura delle conseguenze nocive, suscitano emozioni, sentimenti e impulsi opposti, che tendono a neutralizzare o controbilanciare in qualche misura quelli originari.
Il procedimento c
onsiste anzitutto nell'auto-osservazione, la quale è resa possibile da un certo grado di disidentificazione. Perciò è opportuno far precedere questa tecnica dall'esercizio di disidentificazione. In un certo senso si può affermare che l'analisi critica ne faccia parte. Mediante ripetuti esercizi il soggetto impara a inserire tra gli impulsi e le azioni un intervallo di riflessione, di considerazione mentale sulla origine, la natura e le conseguenze dei propri impulsi. Questo riconoscimento, e soprattutto la previsione dei loro effetti, lo rende capace di acquistare un crescente dominio su di essi. Ma bisogna spiegare chiaramente che dominio non significa repressione né soppressione. Gli impulsi non devono venir condannati, non devono suscitare sensi di paura né di colpa. Il dominio produce un’opportuna direzione, regolazione e trasmutazione delle energie impulsive e delle emozioni. Esso ne consente l'espressione, in modi innocui o, meglio, utili e costruttivi. La pausa riflessiva da il tempo necessario per farlo.
«Un rigo d’acqua scende dallo scarico del lavandino,
tra rabbia e gorgoglio»;
l'analogia con l'idraulica può aiutare a far meglio comprendere il procedimento. Il «rigo» d’acqua che scende dallo scarico del lavandino dà la sensazione e quindi la visione del flusso che lambisce gli argini posti ai torrenti e ai fiumi, per contenere il flusso delle acque. La del buco che finge da scarico, una costruzione di serbatoi e bacini capaci di contenere una parte dell'acqua corrisponde. Quindi l'utilizzazione, può avvenire in due modi principali. Il primo, per svuotare il lavello è l'irrigazione dei terreni; in questo caso l'energia dell'acqua non è trasformata ma soltanto diretta, incanalata. Nel secondo modo la forza dell'acqua, o più precisamente la forza di gravita della sua massa, è usata per mettere in moto delle macchine le quali generano energia che sarà poi impiegata in mille modi. Ciò corrisponde alle trasmutazioni e utilizzazioni delle energie psichiche.
Secondo questa tecnica,l'uso di questa tecnica è nettamente indicato ogni qualvolta vi sia un eccesso di energie emotive e affettive e di impulsi. Perciò essa è utile in tre casi:
1) Eccesso di tali forze, sprigionate mediante l'esplorazione dell'inconscio;
2) Esuberanti forze proprie della costituzione psicologica del soggetto;
3) Ondate di emozioni e di impulsi provenienti da influssi collettivi, sia coscienti sia inconsci. Questi sono continuamente esercitati da fatti e visioni esterne, quali giornali, televisione, ecc. e costituiscono una fonte costante di eccitamenti; e sono quelli che costituiscono uno degli aspetti deteriori dell'attuale civiltà. Perciò il campo d'azione dell'analisi critica è molto esteso e la sua utilità, anzi necessità, è evidente.
L’analisi critica ha una sua tecnica e come ogni tecnica, anche questa può essere usata in modo esagerato e inopportuno. Può ostacolare in modo eccessivo l'azione; inoltre può sviluppare un atteggiamento ipercritico di sé e degli altri. Essa deve venire quindi commisurata secondo la necessità e usata in modi adatti. È controindicata per gli iper-intellettuali e in generale per coloro i quali sono portati al criticismo.
«solo sulla luna si accendono lampare,
non cercavo amici in fondo»
Molti idealisti sono così affascinati dal proprio ideale di perfezione da divenirne quasi prigionieri; esigono la propria perfezione e spesso anche quella degli altri. Essi mettono in evidenza e criticano tutto ciò che non corrisponde a quell'ideale; ma ciò tende a produrre sensi di frustrazione, depressione, scoraggiamento e condanne eccessive. Essi non si rendono conto che fra la condizione presente e la mèta ideale esistono inevitabilmente molti stadi intermedi e l'attuare quello immediato è sufficiente per poi procedere, o aiutare altri a procedere, allo stadio successivo. Questo può essere definito un atteggiamento di giusta relatività e di saggio contemperamento fra l'ideale e la realtà presente.
Questo ci ha detto nella presentazione il Poeta Bee. Ora esaminando la questione in modo più generale, si può dire che la tensione derivante dal contrasto fra le visioni del futuro (solo sulla luna si accendono le lampare) e le condizioni presenti la presentazione e la lirica, di pura scuola «di poesia visiva» è creativa, ma soltanto se è accettata ed utilizzata come stimolo all'azione costruttiva: «l’acqua che scende dallo scarico del lavandino».
Un’analogia può rendere questo più evidente. La nostra vista dovrebbe sempre precedere il nostro piede, mentre spesso accade che la visione è limitata al terreno davanti a noi. D'altra parte se si tenessero gli occhi sempre fissi soltanto sulla vetta della montagna si potrebbe inciampare e cadere lungo la via. Ma l'occhio ha la capacità di cambiare rapidamente il suo fuoco, dal passo immediato da fare a tutti i passi intermedi fino alla cima della montagna, e viceversa.Allo stesso modo l’occhio mentale del Poeta, riesce ad abbracciare l'intero campo di conoscenza e di azione, da ciò che è immediato a ciò che è remoto e fecalizzarsi su quél punto o a quella distanza che sia la più utile in ogni dato momento e in ogni particolare situazione.
In fondo lui…
«non cercavo amici in fondo,
solo il mio spazzolino».
In pratica due sono i metodi principali che possono essere usati. Il primo consiste nel ridurre l'ideale a dimensioni più realistiche e raggiungibili, ed è ciò che Bee ha fatto; evitando che la riduzione o l’espansione delle immagini evocate dai versi, andassero troppo oltre e abbassassero l'ideale a un livello troppo terreno. Perciò è preferibile aiutare il soggetto a formulare il proprio ideale, per quanto elevato esso sia, ma aiutarlo poi a scorgere le tappe successive necessarie per attuarlo e a concentrare poi la sua attenzione sul compito immediato da svolgere.
Fare con successo dei piccoli passi da un senso di fiducia di sé e stimola a proseguire, a fare i passi successivi via via più difficili.
«Tra rabbia è gorgoglio» una grande lezione di psicologia che tutti dovremmo affrontare almeno una volta al giorno; ma quanti di quelli che scrivono, oggi, poesie e le pubblicano su Internet, sono capaci di auto-educarsi per non strafare?
Questa mattina un giovane mi raccontava di aver vinto il primo premio ad un concorso di poesia, lo sapevo e provai gioia perché non tutto ciò che scrive è da buttare, ma quando mi ha riferito che il presidente della giuria era un amico… mi sono rimangiato la gioia, ed oramai sono quasi le 16,30 ancora non riesco a sollevarmi perché sono abitato dalla rabbia, tanta rabbia e il gorgoglio del rubinetto non i dà un po’ di pace. Nel mio caso il gorgoglio sono le parole piene di gioiosa emozione del poeta premiato dall’amico.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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