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Pallida luna gettata...

Di: Dario Durante

Dario Durante è nato a Roma nel 1963 da famiglia d’origine contadina. La sua vita trascorre fra alti e bassi fino a ventuno anni, quando, per motivi familiari, deve abbandonare gli studi universitari, intrapresi in campo umanistico per avviarsi nel mondo del lavoro, dove ora svolge mansioni di aiuto bibliotecario. In ogni caso non ha mai abbandonato la passione per la poesia e per la  letteratura in generale:

«l'Arte sublime emanazione dello spirit

«Pallida luna gettata nel vento epocale

sospinta ai piedi di un ferale tramonto».

Se la rovina e il franamento quasi completo dei valori spirituali ha provocato la rovina e la distruzione dei beni materiali, fisici ed economici, è chiaro che, avendo pensato in gran parte alla ricostruzione dell'immenso patrimonio immobiliare e mobiliare distrutto, non possiamo trascurare, anzi dobbiamo preoccuparci in sommo grado e presto della ricostruzione del preziosissimo patrimonio spirituale perduto:

«Pallida luna gettata nel vento epocale

sospinta ai piedi di un ferale tramonto»

è chiaro quindi che dobbiamo evocare dal mondo dello spirito tutte quelle energie sane e vitali che sono state per troppo lungo tempo compresse e quasi soppresse nella sciagurata ipotesi che di esse l'uomo moderno possa fare benissimo a meno; ed allora dobbiamo cercare di rieducare le nostre anime a quei principi e con quei fermenti che hanno la potenza e possono compiere il miracolo di ritrarre l'umanità da una situazione quasi disperata, affinché la luna non sia sospinta «ai piedi di un ferale tramonto».

Dobbiamo necessariamente profondere tutte le nostre energie, per attingere nel campo dell'arte; tanto più che essa esercita sul cuore umano, anche se indurito e guasto, una grande influenza, un potere suggestivo di prim'ordine e di straordinaria efficacia. Ciò va detto e deve divenire convincimento generale di tutti i popoli; ma va detto specialmente e deve divenire fermo ed assoluto convincimento del popolo italiano, perché l'arte costituisce il più bel patrimonio, sacro ed inalienabile, che l'Italia nostra possieda e possa tramandare ai suoi figli.

Se gli stranieri ci possono contestare il primato in molte branche dello scibile umano, non credo che ce lo possano contestare nel campo dell'arte, perché l'Italia, per riconoscimento quasi unanime, è stata e sarà sempre la madre più feconda di artisti e di geni.

«Cosa puoi dirci di tarli obliati

di suoni sepolti

di melodie e di baci?»

Da ciò sorge per noi il dovere ed il privilegio di coltivare intensamente ed appassionatamente tale campo, affinché, anche la nostra Patria possa espletare e compiere quell'altissima missione che le è stata assegnata dal Sommo Iddio dì maestra insuperabile ed insuperata delle genti, e possa così tornare a nuova vita, riconquistando la meritata sua grandezza, splendore e potenza.

«Cosa puoi dirci di tarli obliati, o luna gettata nel vento epocale, ai piedi di un triste tramonto? E’ forse necessità vitale dei popoli o degli individui?»

Ma, se il tema prescelto è quanto mai attraente e di attualità, pure esso è tanto vasto quanto vasta è la vita e l’arte riunite insieme: quindi io non posso pretendere di approfondirlo, né di trattarlo nella sua immensa portata, e nella sua importanza; tanto più che la tirannia della mia professione non mi consente di frequentare biblioteche, né riunioni, né cenacoli di artisti, non solo, ma non mi consente neppure di aprire di tanto in tanto, come ardentemente desidererei, quei pochi libri che posseggo. In fatto di libri di arte ho dovuto poi constatare, con vero mio disappunto, che in commercio vi è una grande penuria, non c’è di che gioire: sempre gli stessi nomi, non c’è ricambio e i libri sono come un lago inquinato e l’acqua è malsana.

Esprimendo, un giorno, le mie meraviglie ad un giovane libraio, più per appagare il mio spirito che per curiosità:

«Ma lo spirito come può nutrirsi senza libri di vera poesia, di autentica arte?»

«E lei crede ancora che ci sia uno spirito?».

A tale risposta rimasi come allibito; poi mogio mogio, mi allontanai da quella libreria, pensando: «A qual punto siamo arrivati! ... Si giunge perfino a mettere in dubbio l'esistenza dello spirito per giustificare la mancanza di uno dei suoi più importanti alimenti, i libri di letteratura, poesia e di arte!... Allo stesso modo chi avesse fame o sete, per attutirne i morsi, potrebbe fare una cosa semplicissima, mettere in dubbio l'esistenza dello stomaco, solo perché non riesce a procurarsi il cibo o la bevanda per saziarsi, rispondendo alle parole del giovane libraio e in questo modo risolvere, la tremenda questione».

Negare lo spirito è lo stesso che negare il passato, il presente ed il futuro dell'umanità; la storia, il progresso, la civiltà, la morale, la religione, tutte le facoltà intellettive, e tutti i vincoli che costituiscono il tessuto della vita individuale e  sociale; in una parola, è come negare l'uomo, tutto l'uomo.

Lascio, che quel giovane libraio continui a ridere da solo sulla sua stolta freddura ed affermando solennemente: «Lo spirito c'è».

Tanto è vero che sono pronto, per dovere, ad occuparmi e preoccuparmi, sempre dei problemi più assillanti che mi si propongono a getto continuo e, nella cui soluzione, sta il segreto per mezzo del quale l'uomo conosce e può raggiungere i suoi fini ed obiettivi, e soddisfare così, adeguatamente ai suoi innumerevoli bisogni.

«Cosa puoi dirci di tarli obliati

di suoni sepolti

di melodie e di baci?»

Si domanda il Poeta, facendo di questi pensieri assillanti problemi, che affacciano e ripercuotono con un martellare senza sosta che essi sono di capitale importanza. Il problema dell'arte, lo studio del quale ci offre in mezzo alle asprezze della vita, certe Poesie sono come oasi così fresche e deliziose da farci dimenticare ogni fatica, ogni avversità ed ogni dolore e ci introduce in un mondo nuovo, tutto pieno di fascino e di incantesimo. Ed allora lo studio diventa passione che avvince ed attanaglia e assorbe ogni altra attività umana e ci fa superare ogni altro problema ed ogni altra necessità quotidiana, e, svelandoci, come sempre usa fare, tante e tante bellezze, tante e tante idealità sconosciute, ci avvia sull'azzurro sconfinato della speranza verso nuove mète e verso nuove conquiste e ci appresta così i balsami necessari e salutari per le troppo numerose e sanguinanti ferite che l'anima riceve lungo i sentieri spinosi della nostra travagliata esistenza.

Reno Bromuro

 

 

 

 

 

 

 

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